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Il fantasma come impossibilità d’azione

3. Fenomenologia del fantasma

3.3. Il fantasma come impossibilità d’azione

Nel prologo di Vida del fantasma, Marías sottolinea l‘assenza di un filo conduttore fra gli articoli raccolti. Il collegamento è costituito unicamente dal ricordo, «fantasmal», di avere scritto i testi in un tempo reso vago e remoto dalla rarefazione della memoria. La lontananza è il sintomo di distanza mentale, della percezione di analogie e differenze rispetto al passato; è il frutto di un divario temporale: una forma di sdoppiamento perturbante, di sentirsi diversi o simili rispetto un qualcosa che, in ogni caso, torna sotto la forma dell‘ombra. Il distacco impedisce di riconoscerci appieno in quel che eravamo. Chi scrive, per forza di cosa, nutre questa sensazione straniante:

Quienes van dejando constancia escrita de lo que opinaron un día, de lo que les gustó o divirtió o indignó, de lo que pensaron en el pasado, van teniendo de su vida una percepción fantasmal a medida que transcurre el tiempo y ellos van comprobando que son y no son a la vez los mismos. Supongo que esto le sucede a todo el mundo, pero para la mayoría de las personas debe de ser una sensación intermitente tan sólo, mientras que para los escritores es una constatación y una certeza (también para quienes llevan diario, estoy seguro). Claro que hablo por mí mismo, pero cada vez me voy sintiendo más cercano a una de mis figuras literarias predilectas, el fantasma: alguien a quien ya no le pasan de verdad las cosas, pero que se sigue preocupando por lo que ocurre allí donde solían pasarle y que —aun no estando del todo— trata de intervenir a favor o en contra de quienes quiere o desprecia. Todo escritor, yo creo, se asemeja un poco a esta figura: habla e influye, pero no siempre se deja ver; a veces desaparece o calla durante largo tiempo, en otras ocasiones arma grandes estrépitos con sus ficticias cadenas o intenta ahuyentar con su sábana blanca de intangibles palabras. No está del todo presente, pero asiste a los acontecimientos, y sobre todo ronda. De ahí el título de este volumen, en el que este fantasma creciente se asoma al exterior y vive, o lo

115 simula. Mira y opina y va al cine, lee y fuma, se enoja y se traviste, viaja y hace reseñas, va al fútbol y también recuerda, lo que le es más propio287.

Così, la figura del fantasma non incute timore, ma provoca disagio e la percezione di un senso di perdita. È innanzitutto la concretizzazione dell‘impotenza umana. E le voci narranti messe in campo dallo scrittore spagnolo, tanto perse in elucubrazioni e ricordi, sono fantasmi che non riescono a intervenire nella realtà, ma che illustrano bene il loro distacco da essa. Come ai fantasmi, viene concessa loro la memoria, non l‘azione.

L‘impossibilità di conferire una direzione agli eventi, insieme all‘assurdità dell‘esistenza umana, viene condensata nella figura del Coronel Chabert, creata da Balzac e ripresa in Los enamoramientos. Marías, attraverso uno dei protagonisti del romanzo, si interroga sull‘utilità del ritorno di chi è dato per morto o è comunque considerato parte del passato. La diegesi è puntellata dalla riflessioni su questo tema della narratrice, María, e dell‘amante, Javier Díaz-Varela. Per argomentare una sua tesi, l‘uomo cita e traduce la frase di Balzac: «‗¿Los muertos hacen mal en volver?‘, o acaso (también podría entenderse así): ‗¿Se equivocan los muertos al regresar?‘. Lo que dice en francés es esto: ‗Les morts ont donc bien tort de revenir?‘»288. Il dialogo che segue risponde negativamente alla domanda.

Infatti, il ritorno fra i vivi del Colonnello Chabert, dato erroneamente per morto durante una battaglia, è oltremodo traumatizzante: la moglie, Madame Ferraud, ha ereditato tutti i suoi beni e si è risposata, migliorando la propria condizione economica. L‘uomo è consapevole che il suo ritorno rappresenta per la moglie una «desdicha absoluta» e ne comprende bene l‘imbarazzo e la difficoltà, tanto che leggiamo:

La Condesa le lanzó una mirada impregnada de tal reconocimiento que el pobre Chabert habría querido volver a meterse en su fosa de Eylau‘. Es decir, hay que entender, habría querido no causarle más problemas ni perturbaciones, no entrometerse en un mundo que había dejado de ser el suyo, no ser más su pesadilla ni su fantasma ni su tormento, suprimirse y desaparecer289.

287 J. Marías, «Prólogo», in Id., Vida del fantasma, cit.

288 J. Marías, Los enamoramientos, Madrid, Alfaguara, 2011, p. 167. 289 Ibidem.

116 In altre parole, il valoroso combattente, dopo avere affrontato disavventure e sofferenze per tornare a casa, si percepisce come una specie di fantasma che infastidisce il naturale fluire della vita; è disarmato e non lotta strenuamente per riappropriarsi di ciò che un tempo era suo. L‘associazione fra il colonnello e la figura del fantasma torna ancora una volta:

Cuando al comienzo de la novela se presenta en el bufete del abogado, uno de los pasantes o mandaderos le pregunta el nombre. Él responde: ‗Chabert‘, y el individuo le dice: ‗¿El Coronel muerto en Eylau?‘. Y el espectro, lejos de protestar, de rebelarse y enfurecerse y contradecirle en el acto, se limita a asentir y a confirmárselo mansamente: ‗El mismo, señor‘290.

La condanna più atroce è diventare fantasmi quando si è ancora in vita: «No hay mayor desgracia, para el que regresa, que descubrir que está de sobra, que su presencia es indeseada, que perturba el universo, que constituye un estorbo para sus seres queridos y que éstos no saben qué hacer con él». Javier ricorre alla storia di Chabert per convincersi di avere una possibilità con Luisa, la moglie dell‘amico che ha fatto uccidere da un sicario. Tutti, prima o poi, smettono di pensare ai morti, il lutto non può essere eterno e anche Luisa, come la moglie del Colonnello, saprà presto andare avanti. Del fantasma, dunque, si sottolinea di nuovo la profonda solitudine dell‘essere intrappolati in un mondo che in cui non si può intervenire; in cui il ricordo viene rigettato in nome dell‘istinto alla sopravvivenza.

Successivamente persino Javier, paragonato a Chabert da María, sarà definito un fantasma. I due uomini sono accumunati dall‘attesa; il compimento del loro desiderio è subordinato a scelte altrui:

[...] los dos se habían mantenido a la espera de un gesto, de una especie de milagro, un aliento y una invitación, Chabert del casi imposible reenamoramiento de su mujer y Díaz-Varela del improbable enamoramiento de Luisa [...]. Los dos eran como espectros haciendo visajes y señas e incluso algún aspaviento inocente, aguardando a ser vistos y reconocidos y quizá llamados, deseosos de oír al fin estas palabras: ―Sí, está bien, te reconozco, eres tú‖, aunque en el caso de Chabert supusieran sólo concederle la carta de existencia que se le estaba

290 Ivi, p. 168.

117 negando y en el de Díaz-Varela significaran bastante más: ―Quiero estar a tu lado, acércate y quédate aquí, ocupa el lugar vacío, ven hasta mí y abrázame‖291. In un atteggiamento come quello del Colonnello emerge chiaramente la sostanziale differenza fra i fantasmi shakespeariani e quelli proposti da Marías: i primi sono esseri vendicativi, concentrati sulla realtà per modificarla e prendersi una rivincita e, dunque, profondamente ancorati alla realtà; i secondi, fra cui ricordo la voce narrante di Cuando fui mortal, sono confinati nella vaghezza della rassegnazione e dell‘attesa, non si impongono con forza. Sono ridotti a spettatori sconcertati di un mondo che va avanti senza di loro.

Come vedremo nei prossimi paragrafi, mentre la comparsa dei fantasmi degli scellerati sovrani shakespeariani sono premesse alla riconquista di un ordine morale e sociale, in Mañana en la batalla piensa en mí essi diventano l‘esplicitazione di un‘angoscia senza redenzione: dato che il finale delle opere dello spagnolo non prevede la punizione degli assassini o dei traditori, le voci spettrali non sono che un turbamento fine a sé stesso destinato a implodere senza fornire speranza. Le vittime non trovano giustizia e, contemporaneamente, condannano i vivi a un continuo tormento. Víctor, la voce narrante del romanzo, convivrà con i suoi fantasmi personali senza opporsi alla presenza del passato: i suoi passi saranno guidati da un colpevole malessere.