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3. Fenomenologia del fantasma

3.2. Fantasmi raccontati

Già nel primissimo lavoro di Marías, scritto quando l‘autore era ancora un adolescente, compare il riferimento alla figura del fantasma. Cuñado rimarca questa presenza tanto caratterizzante sin dagli esordi:

[...] el autor madrileño comenzó su carrera de escritor con el temprano cuento ―La vida y la muerte de Marcelino Iturriaga‖, protagonizado por un muerto que habla tranquilamente desde el silencio y la soledad de su tumba. Este cuento encierra ya el germen de lo que más tarde será la obra de Marías: voces de muertos que nos siguen hablando. Voces a veces misteriosas e inexplicables, otras olvidadas u ocultas, como la de Marcelino Iturriaga. Voces siempre inquietantes que nos confunden porque remueven las fronteras de lo que creíamos estable: la vida y la muerte, la realidad y la ficción, la presencia y la ausencia, el yo y el otro, el presente y el pasado280.

La voce di Marcelino, dopo avere ricordato brevemente le circostanze della propria morte, si congeda sottolineando lo smarrimento provato per l‘illusione di far ancora parte del mondo. I sensi lo ingannano crudelmente: sente i discorsi altrui, ma non può parteciparvi; la sua voce non sarà più ascoltata da nessuno. La morte corrisponde al nulla, all‘apnea dell‘intenzione; è una dimensione claustrofobicamente sadica:

Poco a poco toda la gente se fue y me quedé solo. No sabia qué hacer. Pensaba, veía y oía, luego existía, luego vivía, y mañana me iban a enterrar. Luché para moverme, pero no pude. Entonces me di cuenta de que estaba muerto, de que

279 Ivi, pp. 177-178.

111 detrás de la muerte no había nada, y que lo único que me quedaba era quedarme en mi tumba para siempre, sin respirar, pero viviendo; sin ojos, pero viendo; sin oídos, pero oyendo281.

Voci di fantasmi o accenni a figure fantastiche trovano spazio soprattutto nella narrativa breve di Marías. Nella raccolta Cuando fui mortal (1996), ad esempio, sono presenti ben due racconti che hanno come protagonisti dei fantasmi. Il breve testo No más amores mostra il sentimento discontinuo e delicato fra una ragazza dalla voce ammaliante, Molly Morgan Muir, e il fantasma di un giovane contadino che ama sentirla leggere: una storia in cui l‘eco del film The Ghost and Mrs. Muir si rende oltremodo evidente. La frequentazione fantasmal che viene rappresentata, sempre lontana dal suscitare inquietudine, sarà compromessa dal sopraggiungere della vecchiaia, nemica della musicalità nella lettura della donna. Infatti, avendo imparato a leggere in autonomia, il fantasma sceglie di non farsi più vedere, provocando così la rabbia di Molly. Mesi dopo, il giovane irriconoscente le fa giungere un messaggio denigrante tramite il segno lasciato in un libro: «―Y ella envejeció y se llenó de arrugas, y su voz cascada ya no le resultaba grata‖»282.

In questa occasione la figura del fantasma non è legata a una condizione propriamente tragica della vita: c‘è sì la solitudine e l‘ingratitudine, ma il tutto viene stemperato da una sottile ironia e dalla vigorosa reazione dell‘anziana che, come una furente sposa abbandonata, accusa lo spettro di essere stato ingiusto nei suoi confronti, dato che la sua voce gli ha offerto per molti anni una piacevole compagnia. Ora è lei ad avere bisogno della sua silenziosa ma consolante presenza. La storia, infine, ha una conclusione positiva: il fantasma, a seguito del rimprovero, torna a mostrarsi alla mortale; l‘attesa dell‘appuntamento allunga la vita della protagonista, impaziente di rivedere ogni settimana il suo impossibile amore. Il comportamento provocatorio del giovane spettro non dà angoscia: è paragonabile ai dispetti di uno spirito birichino, come d‘altronde era già stato annunciato dalle frasi iniziali della storia: «Es muy posible que los fantasmas, si

281 J. M., Mientras ellas duermen, Barcelona, Debolsillo, 2007, p. 23. 282 J. M., Cuando fui mortal, Barcelona, Debolsillo, 2006, p. 161.

112 es que aún existen, tengan por criterio contravenir los deseos de los inquilinos mortales, apareciendo si su presencia no es bien recibida y escondiéndose si se los espera y reclama»283. Come accade a volte in Shakespeare, dunque, la figura del

fantasma in Marías travalica scherzosamente i confini del tragico e ci ruba un‘effimera risata.

Ma ora passiamo all‘altro racconto: Cuando fui mortal (1993). Il titolo non è che un‘ulteriore citazione shakespeariana, tratta, come nel caso di Mañana en la batalla piensa en mí, dal Riccardo III. È interessante notare come il verso selezionato appartenga ancora una volta al passo in cui i fantasmi delle vittime del sovrano ne tormentano i sogni:

GHOST OF HENRY to King Richard When I was mortal, my anointed body By thee was punched full of deadly holes Think on the Tower and me: despair and die! Harry the Sixth bids thee despair and die284!

Il testo che dà il titolo alla miscellanea è narrato da uno spettro che, godendo di un‘onniscienza in apparenza privilegiata, conosce ogni dettaglio, persino il più cruento, sul passato della sua famiglia e sul proprio assassinio. Il fantasma è condannato alla totale comprensione e alla riappropriazione forzata del passato; vive in una dimensione atemporale, da lui definita crudele, in cui ogni episodio è innaturalmente intellegibile:

[...] ahora no sólo recuerdo lo que vi y oí y supe cuando fui mortal, sino que lo recuerdo completo, es decir, incluyendo lo que entonces no veía ni sabía ni oía ni estaba a mi alcance, pero me afectaba a mí o a quienes me importaban y acaso me configuraban. Uno descubre ahora la magnitud de lo que va intuyendo a medida que vive, cada vez más cuanto se es más adulto, no puedo decir más viejo porque no llegué a serlo: que uno sólo conoce un fragmento de lo que le ocurre, y que cuando cree poder explicarse o contarse lo que le ha sucedido hasta un día determinado, le faltan demasiados datos, le faltan las intenciones ajenas y los motivos de los impulsos, le falta lo oculto: vemos aparecer a nuestros seres más cercanos como si fueran actores que surgen de pronto ante el telón de un teatro,

283 Ivi, p. 157.

284 W. Shakespeare, Riccardo III, trad. it. di Vittorio Gabrieli, Milano, Garzanti, 2007, atto V,

113 sin que sepamos qué hacían hasta el anterior segundo, cuando no estaban ante nosotros285.

Tutto si fonda su un paradosso: la vicinanza alla realtà e il far parte del mondo ci offrono protezione perché siamo privati, felicemente, della visione d‘insieme; siamo lontani dalla verità perché vi siamo immersi. Il castigo si concretizza nella impietosa conoscenza di quello che avremmo preferito ignorare. È un‘idea, questa, già sviluppata in Corazón tan blanco, in cui le resistenze a sapere di Juan vengono annientate dall‘ascolto della confessione di Ranz. Al narratore, ormai edotto, non rimane che già la nota constatazione della sconfitta dei suoi intenti di proteggersi: «No he querido saber, pero he sabido». Pittarello sottolinea la sofferenza perpetua a cui è costretto il fantasma del racconto:

El protagonista desencarnado sufre la maldición de ser eterno y de recordarlo todo acerca de sí mismo y de los que estuvieron en relación con él mientras vivía. No se adapta a su condición y vuelve al mundo que había habitado desandando el trayecto del tiempo y rondando por la extensión del espacio. Gracias al conocimiento sincrónico y ubicuo que lo atormenta, no hay intención humana que se le oculte, lo que marca la diferencia con el tiempo anterior, como puede verse cuando retrocede por ejemplo a su infancia, en época de Franco, con el padre intelectual, la madre elegante y un médico asiduo y cariñoso. Lo que creía saber cuando era mortal nunca coincide con lo que ha descubierto desde que es un fantasma. Nadie era lo que parecía. Todo el mundo engaña a todo el mundo. Y es ese no estar protegido ya por la ignorancia lo que tiñe de infelicidad la condición del fantasma, que ahora, como un narrador omnisciente, lo sabe todo286.

Ad esempio, il narratore scopre che Arranz, il medico che visitava sempre la sua casa, minacciava suo padre, repubblicano sconfitto: in cambio del silenzio, il ricattatore avrebbe potuto disporre a suo piacimento dei favori sessuali della moglie. Il fantasma, oltre a ciò, viene a sapere che la propria morte è stata causata dall‘amante della sposa, con la quale credeva ingenuamente di condurre una vita tranquilla.

Come lo spettro del padre di Amleto, il narratore conosce la verità grazie alla condizione di fantasma e potrebbe cercare subito vendetta. Eppure, in nessuna delle sue parole traspare l‘intenzione di agire e farsi giustizia: anche questa voce

285 J. M. Cuando fui mortal, cit., p. 58.

114 narrante si limita, immobile, a osservare. Mentre Shakespeare lascia intravedere una luce, un riscatto, Marías usa lo spettro per indebolire e incupire il nostro cuore. Così il fantasma torna a svolgere il ruolo angosciante che gli è più consono: è la rappresentazione di un incubo eterno, in cui la tortura della verità ci fa sperare in una morte basata sull‘ignoranza del passato; è uno strumento impareggiabile per riflettere sulla nostra impossibilità, in vita, di dominare il mondo. Un mondo che, all‘improvviso, potrebbe sferrare contro di noi il suo attacco mortale.