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Il fascio democratico

Il blocco democratico è il terzo soggetto politico che si viene a costituire nel semestre antecedente le elezioni amministrative ed è formato dai radicali dell'associazione democratica sociale, dai repubblicani dell'associazione democratica fiorentina e dai socialisti riformisti. Tuttavia, il progetto del fascio democratico naufragherà prima delle elezioni.

L'asse potante del blocco è costituito dai radicali e dai repubblicani, che costituiscono all'interno del blocco la forza politica più numerosa.492 Nel pensiero politico di questi partiti è vivo

il desiderio di costituire una forza alternativa a liberali e socialisti. Proprio la necessità di affermarsi come autonomi ed indipendenti finisce per definire l'elettorato a cui radicali e repubblicani vogliono attingere per vincere le amministrative del 1914. La base da conquistare sembra infatti essere costituita dalla realtà bottegaia fiorentina, dalle associazioni economiche di categoria, entrambe deluse per l'allargamento della cinta daziaria, nonché dall'elettorato liberale anticlericale, insoddisfatto per l'ambiguità dimostrata dall'Unione alle elezioni del 1913. In sintesi, il nucleo centrista si propone di rappresentare quella parte di elettorato che non si identifica né con i rivoluzionari, né con i liberali disposti a scendere a compromessi con la Chiesa.

La costituzione di un forte nucleo democratico, che racchiuda in sé delle ambizioni nazionali oltre che meramente locali, viene auspicata per evitare il trionfino dei socialisti, da cui il fascio centrista si sente lontano, non condividendone la visione classista della società. Oltre a ciò, gioca un ruolo estremamente importante l'anticlericalismo condiviso da radicali e repubblicani, condizione imprescindibile che impedisce ai due partiti di scendere a patti con conservatori nazionali e liberali dopo la costituzione reazionaria del blocco dell'ordine.

I socialisti riformisti si aggregano a questo sodalizio poiché non hanno alternative, rigettati dai liberali ed esclusi dall'assise di Ancona. Il loro è un atteggiamento attendista. Vivono infatti passivamente le decisioni degli altri due soggetti politici, dimostrando una certa inconsistenza programmatica e politica. Ispirandosi esclusivamente alle direttive nazionali, non proporranno né un programma politico locale, né una lista di candidati.

Tuttavia, una volta naufragato il blocco democratico andranno ad ingrossare le fila dei socialisti ufficiali. Di fronte al rischio di non poter incidere alle elezioni, riemerge la difficoltà dei riformisti di scegliere una via da percorrere e il conseguente spirito di solidarietà con il PSI. Questa

492“Il Nuovo Giornale” riporta una statistica redatta da “Il Giornale del Commercio” in cui vengono elencate le forze numeriche dei singoli partiti. Secondo questa statistica, i radicali contano 500 iscritti (di cui 200 dell'associazione democratica sociale e 300 di associazioni professionali); i repubblicani contano 3.500 iscritti (di cui 500 della sezione del partito repubblicano italiano e 3.000 della fratellanza artigiana); i socialisti riformisti fiorentini contano solo 100 iscritti. Cfr. 'Le forze dei partiti politici in Firenze', “Il Nuovo Giornale”, 7 marzo 1914.

condizione, che aveva portato il PSRI a lasciar liberi i propri tesserati alle elezioni del 1913, porta, alle amministrative del 1914, ad appoggiare i socialisti ufficiali. Nella decisione presa dai riformisti gioca un ruolo importante il fatto che le principali organizzazioni economiche e sindacali del socialismo fiorentino siano dirette, ancora dopo Reggio Emilia e Ancona, da riformisti del PSRI. Diverso l'atteggiamento di repubblicani e radicali, che sembrano condividere molto del loro progetto politico. Entrambi i partiti politici ritengono doveroso disciplinare il capitale anziché combatterlo, nonché schierarsi in difesa della piccola borghesia.

L'associazione democratica sociale, presieduta dall'avv. De Giovanni, raccoglie in sé i radicali fiorentini. Il 10 gennaio viene stabilito che il programma dell'associazione: 'rimarrà quello

fondamentale del partito […]. Programmi ed indirizzi devono però [...] assumere formule determinate siccome esigono le speciali contingenze del periodo storico'.493 A detta del programma,

il radicalismo sta attraversando un periodo di crisi. Questo sarebbe dovuto alle condizioni peculiari del partito che si sarebbe interessato maggiormente alla vita parlamentare, trascurando le relazioni con il resto del paese. I radicali fiorentini identificano pertanto nell'assenza di una struttura partitica radicata nel territorio la causa della crisi del loro partito.

Nello specifico il programma dei radicali fiorentini si occupa della questione sociale. 'Il

nostro partito trova quindi la sua più importante funzione del conflitto dei partiti che assumono la difesa degli interessi di una data classe, sia quella borghese, detentrice della ricchezza, sia quella operaia, che tende ad emanciparsi'.494 I radicali sostengono che invece di combattere il capitalismo

sia necessario disciplinarlo opportunamente, indirizzandolo ai fini della produzione e, in tal modo, assumere la tutela delle classi lavoratrici, compresa quella operaia.

Sebbene il partito radicale sembri tutelare maggiormente la piccola borghesia, il piccolo industriale, il picciolo commerciante, la classe degli impiegati, in altri termini tutto il ceto medio, in realtà il suo programma si occupa anche di altre classi sociali. Il partito radicale infatti, 'collocato

fra la borghesia ed il proletariato [si dimostra] ricco della fiducia dell'una, forte dell'alleanza con l'altro'.495 Per i fiorentini infatti 'fra classe e classe non esiste un profondo distacco, ma vi è tutto un

nesso di continuità, e mentre la media borghesia italiana è troppo povera per sentirsi del tutto separata dal proletariato, vi sono una quantità di interessi che solo apparentemente possono sembrare in contrasto, mentre si armonizzano in difesa di tutti i lavoratori, nella tutela dell'economia nazionale e della giustizia sociale'.496

493'La democratica sociale, contro l'atteggiamento del gruppo parlamentare radicale, l'assemblea di stanotte', ivi, 11 gennaio.

494Ibidem.

495A. G. Garrone, I radicali in Italia, un'opera fondamentale sul 'partito delle riforme' nell'Italia risorgimentale e

postrisorgimentale, Milano, Aldo Garzanti editore, 1973, p. 390.

Per questo motivo i radicali intendono interessarsi delle classi agricole, per le quali è necessario costituire delle casse infortuni, e più in generale della classe operaia, con pensioni di vecchiaia, casse di assistenza per le malattie, assicurazioni contro la disoccupazione. Sostengono inoltre la necessità di una riforma per la scuola da quella elementare all'università, una riforma dei tributi, una maggiore tutela della maternità e dell'infanzia ed una completa e radicale riforma della legislazione sulla pubblica beneficenza. Il programma conclude auspicando una politica internazionale che risponda agli interessi dell'Italia in relazione all'importante posizione geografica, considerando i suoi commerci ed i moti migratori.

Per quanto concerne la strategia elettorale, i radicali, prendono posizione contro i socialisti ufficiali, poiché questi si ispirano ad un'intransigenza ritenuta dannosa all'idea democratica ed al paese.497 Avendo inoltre abbandonato la pregiudiziale antimonarchica già ad inizio secolo, i radicali

non hanno niente a che spartire con la visione classista della società idealizzata dal PSI, specialmente dopo la svolta massimalista di Reggio Emilia, ribadita dall'assise di Ancona.498

Allo stesso tempo i radicali dichiarano che non si alleeranno con partiti che 'male

nascondono le loro origini reazionarie e che nelle pieghe di programmi non bene definiti, consentono la contemporanea presenza di uomini dalle tendenze più opposte, uniti solo nel quietismo di una politica ispirata a direttive personali'.499 In altre parole, i radicali fiorentini

dichiarano fin da subito di non voler correre né con i conservatori né con i liberali. Ad aprile De Giovanni, parlando della 'tendenza a costituire un blocco antisocialista per reazione al metodo

rivoluzionario adottato dal partito socialista [sostiene che] ad un simile blocco non può in nessuna maniera aderire l'associazione democratica sociale'.500

Il presidente della demosociale fa riferimento al blocco dell'ordine. L'impossibilità di legarsi ai conservatori nazionali è dettata dal legame che questi stanno creando con i cattolici.

'L'anticlericalismo [è] sempre stata una caratteristica importante del movimento […]. Per i radicali si [tratta] quasi di un'intima vocazione, di una seconda natura […] [una] concezione al

497Il presidente della democratica sociale ribadisce che non sia possibile un'alleanza con i socialisti, in seguito alle decisioni prese ad Ancona. Se i socialisti gestiranno il comune e la provincia con l'unico scopo 'di dimostrare

l'impossibilità di amministrare, data l'attuale legislazione […] sembrerebbe forse inutile, poiché è opinione diffusa essere indispensabile una riforma della legislazione comunale, specie per quanto concerne i tributi. […] Se, invece, l'esperimento dei socialisti volesse inaugurare una amministrazione di classe, com'è stato ripetutamente dichiarato, mi pare si incorrerebbe in un errore dal momento che più e diverse sono le classi cittadine. […] L'interesse d'una città non è che la risultante degli interessi delle varie classi, che costituiscono la popolazione. […] Sarebbe utile cercare nelle future competizioni elettorali amministrative di ottenere la rappresentanza d'ogni classe'. 'Nella imminenza delle elezioni amministrative, nostre interviste, con i maggiorenti di diversi partiti, II, l'avv. Vittorio De Giovanni e la democrazia sociale', ivi, 27 aprile 1914.

498Cfr. A. G. Garrone, I radicali in Italia, cit., p. 363.

499'La democratica sociale, contro l'atteggiamento del gruppo parlamentare radicale, l'assemblea di stanotte', cit. 500'Nella imminenza delle elezioni amministrative, nostre interviste, con i maggiorenti di diversi partiti, II, l'avv.

limite dell'intolleranza'.501 I radicali hanno da sempre mantenuto 'un vigilante e combattivo

anticlericalismo […] in contrasto con le direttive della politica giolittiana'.502 Siccome la Firenze

liberale non è nuova ad accordi clerico-moderati, i radicali hanno l'obbligo di prendere le distanze anche dall'Unione e dal nascente blocco. Al congresso del PRI del dicembre 1914, 'questa

insurrezione antigiolittiana della maggioranza [traboccherà infatti] incontenibile.'503

La particolare posizione dei radicali, lontani dal PSI e dal blocco dell'ordine, li spinge pertanto a dover rimarcare la propria autonomia politica. 'La tendenza della democratica sociale è

[…] ispirata al criterio di stabilire una netta distinzione fra il [proprio] ed i partiti stessi […] per impedire che si arrivi a confondersi con detti partiti fino a rappresentare una propensione socialista attenuata o una democrazia costituzionale avanzata. La distinzione, tuttavia, non esclude le intese'.504

La necessità dei radicali di affermarsi come forza autonoma e indipendente nasce dal fatto che i governi liberali di età giolittiana e la nascita del PSRI 'tendevano ad inaridire sempre più lo

spazio politico e la funzione autonoma del radicalismo',505 sottraendo consensi elettorali al partito.

Si rivela pertanto necessario ritagliarsi uno spazio politico proprio, in cui affermarsi come forza politica indipendente.

Per De Giovanni quindi è necessario conquistare una nuova base elettorale: 'quella massa

[…] che non è né socialista, né moderata, ma forse, in sostanza, democratica […] quindi potrebbe apparire opportuno studiare un'intesa, per un avvenire più o meno immediato, fra i democratici d'ogni tinta con partecipazione di tutte le classi cittadine, ivi compresi quanti vivono di lavoro, nei quali si riassume la vera forza di Firenze nostra'.506 Questo è il vero progetto politico dei radicali

fiorentini: ergersi a rappresentare quella porzione di cittadini che non si identifica né con i rivoluzionari, né con i liberali, né coi cattolici. La necessità di rimarcare la propria identità politica finisce pertanto per definire lo spazio politico in cui i radicali si collocano. Viene insomma identificata la base elettorale da conquistare.

Intanto, agli inizi di gennaio, nasce l'associazione democratica fiorentina, presieduta dal prof. Panichi. L'associazione raccoglie in sé poco più di un centinaio di repubblicani fiorentini e non è affiliata a nessun partito nazionale. Lo scopo principale dell'associazione è quello di costituire un legame con i radicali della democratica sociale fiorentina.

501A. G. Garrone, I radicali in Italia, cit., p. 381. 502Ivi, p. 385.

503Ivi, pp. 391-392.

504'Nella imminenza delle elezioni amministrative, nostre interviste, con i maggiorenti di diversi partiti, II, l'avv.

Vittorio De Giovanni e la democrazia sociale', cit.

505A. G. Garrone, I radicali in Italia, cit., p. 360.

506'Nella imminenza delle elezioni amministrative, nostre interviste, con i maggiorenti di diversi partiti, II, l'avv.

Il presidente Panichi sostiene infatti di aver titubato: 'sull'opportunità di fondare una nuova

associazione o su quella di entrare ad ingrossare le fila della democratica sociale, ma poi, essendo quella troppo compromessa nelle vicende politiche passate, [ha preferito unirsi] a parte'.507 Il

presidente dei repubblicani fiorentini dichiara di volere: 'che a Firenze [sorgano] fra i liberali ed i

socialisti, forti partiti centrali, capaci di avere vittoria'.508

Per le amministrative si tenterà di costituire un'alleanza con i socialisti riformisti ed i democratici sociali. 'Costituendo un forte nucleo di democratici [si eviterà] che, per reazione

all'Unione liberale, sia eletto un socialista come avvenuto alle ultime elezioni. Questi partiti centrali potrebbero aver loro il posto ora tenuto dal socialista'.509 Nelle parole del presidente

Panichi è evidente lo scopo dell'associazione di svincolarsi da una realtà meramente locale e di puntare a quella nazionale. I repubblicani, come i radicali, vogliono affermarsi come forza alternativa, fra liberali e socialisti.510 Comune ai radicali è quindi la necessità di ritagliarsi una

nuova parte di elettorato.

Come i radicali infatti, anche i repubblicani attraversano un momento di crisi, resa manifesta già nel congresso nazionale del 1910 a Firenze in cui non c'era stata 'nessuna proposta politica […] [e] solo all'ultimo minuto, quasi si trattasse di un atto dovuto, venne votato, per acclamazione, un

odg breve e sbrigativo per la conquista del suffragio universale'.511 Ad accomunare quindi le due

fazioni politiche è la necessità di ridefinire il proprio spazio politico. Per questo motivo, 'a un certo

punto […] i repubblicani agiranno […] su uno stesso terreno di lotta. […] Il piano della battaglia contro le contaminazioni politiche, contro le degenerazioni ideologiche, contro gli abbandoni morali, contro le insufficienze di una classe dirigente che non avrà neppure il coraggio, al momento supremo, di difendere sé stessa'.512

Il manifesto programmatico dei repubblicani viene pubblicato il 5 gennaio ed approvato il mese successivo513. L'obiettivo che si prefigge l'associazione è quello di: 'dimostrare […] che la

città di Firenze non è tutta socialista' 514 I repubblicani, in linea con i radicali, sostengono che la

507'Le idee e i propositi nella nuova associazione democratica fiorentina', ivi, 7 febbraio 1914. 508Ibidem.

509Ibidem.

510La necessità di differenziarsi dalle altre forze politiche viene manifestato anche dall'assemblea dei repubblicani. Il partito repubblicano, a detta dei soci, deve essere considerato come una scuola politica, con idee e finalità precise. Le altre forze politiche sono abituate a cercare consensi giorno per giorno, motivo che le porta ad essere vaghe ed indeterminate. Per questo motivo i partiti in generale sono portati a precludersi l'accesso ad una profonda penetrazione nelle masse popolari, che per formazione sono portate a non considerare la vita politica in sé. I repubblicani dipingono così il quadro sociale italiano e fiorentino e per questo motivo si prefiggono di preparare ed educare le masse. Cfr. 'I repubblicani per le elezioni amministrative', ivi, 17 aprile 1914.

511M. Tesoro, I repubblicani nell'età giolittiana, Firenze, Felice Lemonnier, 1978, pp. 18-19. 512G. Spadolini, I repubblicani dopo l'Unità, Firenze, Felice Lemonnier, 1960, p. 94. 513Cfr. 'L'associazione democratica fiorentina', “Il Nuovo Giornale”, 5 febbraio.1914.

loro organizzazione sia apertamente anticlericale e che miri ad una rapida ed assoluta separazione fra Stato e Chiesa. Riconoscendo i diritti delle masse proletarie, i repubblicani si prefiggono di svilupparne le condizioni economiche, intellettuali e morali, nel rispetto del contesto istituzionale. Proprio per questo, nel manifesto programmatico, viene stabilita fin dall'inizio l'incompatibilità con i socialisti, votati all'antistatalismo stabilito ad Ancona.

I repubblicani riconoscono il diritto di sciopero e di organizzazione. Tuttavia, per la risoluzione dei conflitti fra capitale e lavoro auspicano la creazione di tribunali arbitrali obbligatori le cui sentenze, nella loro esecuzione, siano tutelate dallo Stato. A differenza dei socialisti si pongono inoltre a tutela della piccola borghesia., troppo trascurata da tutte le forze politiche in campo.

Per quanto riguarda la politica estera, invece, i repubblicani sostengono che l'Italia, mantenendo alta l'attenzione sulle questioni interne, si cimenti in una politica internazionale

'decorosa e nobile',515 dato il ruolo che la Nazione ricopre nella scena europea e mondiale,

commisurando gli eventuali interventi alle reali risorse a disposizione.

Il programma dell'associazione democratica auspica un 'saggio liberismo'516 per quanto

concerne la politica doganale, coordinato con le politiche degli altri Stati. Ampio spazio viene lasciato alla questione scuola che deve essere laica. Gli istituti professionali ed industriali dovranno acquistare maggior prestigio, mentre le scuole medie dovranno essere riservate esclusivamente a coloro che siano intenzionati a frequentare le università e gli istituti superiori.

L'associazione si pone a tutela anche della categoria degli impiegati dello Stato e degli insegnanti. Per questi si propone un'azione che sia volta al miglioramento delle loro condizioni economiche, commisurato all'importanza del lavoro svolto.

La penultima parte del programma amministrativo è dedicata all'istituzione di casse pensioni per i lavoratori in genere: operai, impiegati di aziende private e professionisti. L'ultimo punto, invece, identifica l'associazione come 'alacre fautrice di qualsiasi istituzione che sorga ad

incremento della scienza e delle arti, considerando che l'Italia, per mantenersi fedele alle sue tradizioni ed al suo passato, debba sopratutto mirare ad un predominio spirituale tra i popoli'.517

Come emerge dai programmi, radicali e repubblicani hanno come obiettivo quello di costituire un nucleo centrista indipendente, laico e contrario al sovversivismo socialista. Entrambe le forze politiche sono accomunate da un forte anticlericalismo e non condividono la concezione della democrazia di classe.

Il rischio di restare schiacciati fra il PSI, che dopo Ancona riconferma la propria matrice

515Ibidem. 516Ibidem. 517Ibidem.

massimalista, e il nascente blocco dell'ordine, promosso dai conservatori nazionali, è molto alto. Tuttavia il nucleo centrista può contare sul malcontento dell'elettorato liberale.

A Firenze, a differenza di altre città, la periferia non raccoglieva le classi più bisognose 'ma

molti proprietari di villini e moltissime abitazioni di case signorili (75.000 persone circa)'.518 Ad

esser colpiti direttamente dall'allargamento della cinta daziaria furono, quindi, commercianti, consumatori e bottegai. Il fatto stesso che nel 1914 venga a costituirsi il Beneconomico Fiorentino prova che le associazioni economiche di categoria non si sentono rappresentate da nessuna forza politica in campo.

Radicali e repubblicani mirano proprio a rilevare questa parte dell'elettorato che, per far pressione sulla classe dirigente politica, potrebbe facilmente far convergere dei voti sul nuovo nucleo allo scopo di indebolire gli oligopoli di potere. Sottrarre in breve consensi ai liberali per consegnarli a repubblicani e radicali potrebbe significare, per le organizzazioni economiche di categoria, far saltare qualche seggio liberale per esercitare pressione diretta sulla classe dirigente cittadina. Il nucleo centrista, inoltre, può contare sul malcontento dei liberali anticlericali, delusi dall'atteggiamento ambiguo mantenuto dall'Unione in occasione delle elezioni nazionali dell'anno precedente. In un contesto del genere, si apre realmente la possibilità di una vittoria centrista per le amministrative del 1914, cosa dalla quale scaturisce la nascita del fascio democratico.

L'associazione democratica sociale stabilisce a metà maggio519 di scendere in campo 'da sola

o eventualmente con altre organizzazioni latamente concordi in un programma, ispirato a principi decisamente democratici [per] a dare a Firenze una rappresentanza di persone competenti che tutelino gli interessi di ogni classe di cittadini'.520 L'atteggiamento dei radicali sfocia quindi nella

decisione di allearsi ai partecipanti al fascio democratico.521

Nell'assemblea del 30 maggio, il presidente De Giovanni spiega infatti che il consiglio direttivo aveva portato avanti le pratiche per fare un passo a sinistra, unendosi ai socialisti riformisti ed uno a destra, mettendosi in contatto con i repubblicani. De Giovanni sottolinea inoltre come non si fosse tentato in nessun modo un contatto con i liberali522. L'assemblea approva così l'ordine del 518N. Capitini Maccabruni, Liberali, socialisti e Camera del Lavoro a Firenze, cit., p. 282.

519Cfr. 'L'ordine del giorno dei radicali fiorentini', “La Nazione”, 14 maggio 1914.

520L'ordine del giorno votato nell'assemblea sostiene: 'considerato che il partito socialista va sempre più

racchiudendosi nella sua intransigenza e coll'affermazione del carattere esclusivamente rivoluzionario e antistatale, concentra la sua azione diretta nella lotta di classe; considerato sopratutto che più di un'affermazione rivoluzionaria sia necessario ai supremi interessi della città l'attuazione di un programma che tenga presenti i bisogni complessi di tutti […]; premesso che il partito radicale nella sua logica concezione non è partito di classe, ma solo centro di azione e collaborazione democratica […] propone all'assemblea generale dei soci, che l'associazione scenda in campo […] da sola o eventualmente con altre organizzazioni latamente concordi in un programma, ispirato a principi decisamente democratici […] [e] miri a dare a Firenze una rappresentanza di persone competenti che tutelino gli interessi di ogni classe di cittadini'. 'Il Partito radicale e il suo atteggiamento nella imminente lotta elettorale', “Il Nuovo Giornale”, 14 maggio 1914.

521Cfr. 'La democrazia sociale, aderisce al blocco coi costituzionalisti', “La Nazione”, 31 maggio 1914.

giorno Banchi, che stabilisce la partecipazione 'alla prossima lotta elettorale amministrativa in