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nazisti 39 , non sono sfuggite le analogie tra il fenomeno della tratta delle bianche e la vicenda dei campi di concentramento del Terzo Reich, al punto da sottolineare

4. Fase oltre la pubblica morale (1983-1994).

Queste scansioni, dettate più dalle risultanze documentarie che da fattori politici, segnano il passo nell’evoluzione del fenomeno. Nella prima fase il fenomeno è seguito attentamente (e gestito) dall’Interpol che, in linea con le istanze statunitensi, all’indomani dell’Assemblea generale di Stoccolma del 1952

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(a cui seguirà un’ulteriore ratifica nell’Assemblea di Oslo dell’anno dopo98), intensificherà la lotta contro pornografia, prostituzione, omosessualità e pedofilia. L’iniziativa faceva tesoro di anni di trattati internazionali e di Convenzioni che, a partire dall’inizio del XX secolo avevano cercato di regolamentare un settore, come quello della morale pubblica, alla cui repressione viene dedicata una cura analoga a quanto compiuto, negli stessi anni, per la

sistematizzazione degli schedari biografici. Questa attenzione verrà

gradualmente meno col passare degli anni, fino a quando si riterrà di riaffidare la gestione del fenomeno ai singoli stati con l’attuazione di norme che, in maniera differente per ogni singolo caso nazionale, inserivano il fenomeno dell’omosessualità in quello più ampio (e “criminogeno”) della prostituzione, anche quando non c’erano i presupposti a livello giudiziario per l’imputazione di un simile reato. In Italia la fase coinciderà con la promulgazione della Legge Merlin, che giungerà a colmare un vuoto sulla questione della prostituzione, tema sul quale l’Italia si muoveva in ritardo rispetto agli altri paesi occidentali, ma che verrà subito seguita da una circolare del 1958, diramata dal Ministero dell’Interno sui “fenomeni derivanti dall'applicazione della Legge Merlin”, che sistematizzava per gli anni a seguire il controllo di prostitute e omosessuali e dei locali ove essi si davano convegno, assimilando tout court gli omosessuali alla prostituzione maschile. Questa circolare agiva in parallelo con l’uso massiccio della Legge 1423/1956, la legge sul domicilio coatto, pensata per i mafiosi, ma utilizzata in maniera estensiva e dichiarata per la gestione dell’ordine pubblico, e in particolare, quando era violata la morale pubblica99, per omosessuali e prostitute, attraverso l’uso generalizzato del “foglio di via obbligatorio” per tutti i casi di persone individuate in luoghi o atteggiamenti sospetti; o, addirittura, l’uso sistematico del domicilio coatto (versione aggiornata del confino fascista) per tutti quegli individui che, indifferenti ad ammonizioni, diffide e fogli di via, generalmente per tre anni, secondo una gradualità crescente prevista per legge, venivano destinati al soggiorno in comuni isolati come extrema ratio per la persecuzione di condotte che in sé non costituivano reato. Dal 1965 verrà predisposto un apposito modello, analogamente a quanto fatto per altre specie di

98 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Centro Nazionale di Coordinamento Operativo di Polizia Criminale (Interpol) 1923-1961 b. 8.

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reato, in cui voci specifiche chiedevano di indicare il numero di omosessuali e prostitute perseguiti.

La prima metà degli anni Sessanta coincide anche con una ascesa delle preoccupazioni per lo spazio guadagnato dal centrosinistra in Italia, timori che si riverberano non solo sulle relazioni politiche del decennio, ma determinano precise strategie a livello di ordine pubblico, come si può affermare per i fatti connessi alla vicenda del “Piano Solo”100, come evidenzieremo ancora nell’analisi dei dati. Nel timore di un “contagio comunista” la morale pubblica entra a piè pari come la prova evidente della corruzione sociale e morale indotta dalle ideologie di sinistra. E così partono vere e proprie crociate contro omosessuali e capelloni101. I livello parossistico raggiunto in quegli anni è evidenziato nei mattinali della Prefettura di Modena, dove, unitamente alle relazioni giornaliere inviate al Prefetto, vi è, a partire dal 1963 circa, una vera e propria pletora di informative sulla situazione politica, relativa a dichiarazioni, ma anche a semplici contatti dei principali esponenti di sinistra102. Il nesso omosessualità- comunismo è esplicitato nel progetti di legge del 1960, del 1961 e del 1963 miranti all’introduzione del reato di omosessualità103 e coincide in quegli anni col raddoppio delle misure di pubblica sicurezza nei confronti dei gay, ma anche delle lesbiche, che a partire dal 1964 vengono perseguite con evidenza, con l’intento di reprimere quei comportamenti associativi che la pubblica sicurezza vede manifestare nei bar e nei club e che sempre più spesso diventano luoghi di ritrovo per la nascente comunità omosessuale.

Il punto più alto del fenomeno, così come individuato nella seconda fase, quasi una premessa della fase successiva, è, nel 1969, la condanna di Aldo Braibanti, responsabile esclusivamente di aver condotto delle relazioni

100 M. Franzinelli, Il Piano Solo. I servizi segreti, il centro-sinistra e il “golpe” del 1964, Mondadori, Milano 2010. Si veda al riguardo anche l’opera di M. Franzianelli, A. Giacone, Il riformismo alla prova. Il primo governo Moro nei documenti e nelle parole dei protagonisti (ottobre 1963-agosto 1964), Annali Feltrinelli, Feltrinelli, Milano 2013.

101 ACS, MI, GAB 1971-1975, busta 62 fasc 10001/116 “Comunità hippies”. Dagli inventari prodotti dal Ministero, differenti dagli elenchi di versamento prodotti dall'ACS all'atto del ricevimento delle carte, risulta l'esistenza anche di un fascicolo 10001/98 “Capelloni”, che però non risulta versato.

102 ASMO – Prefettura – Gabinetto – Atti Generali 1862-1987 – Atti classificati secondo il titolario del 1963 (1963-1987). Si veda ad esempio: Anno 1964, busta 10, fasc. 3 “Mattinali della Questura”.

103 Si veda capitolo 2, ante.

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omosessuali stabili alla luce del sole104.

Le ipotetiche finalità eversive degli omosessuali vengono alla fine esplicitate sul finire degli anni Sessanta, quando le relazioni periodiche sulla pubblica morale vengono in parte inviate dalla Sezione III (Polizia Amministrativa e Sociale) alla Sezione IV (Affari Generali e Riservati, ossia l’ufficio politico)105. Si tratta di un punto ancora ignoto della nostra storia recente, e che non è possibile studiare in maniera adeguata per il mancato versamento dei relativi fondi archivistici. Tuttavia l’invio, nel 1969, delle relazioni (non tutte) agli AA. GG. RR. è solo l’ulteriore passo, su spinta della nascita dei movimenti politici di liberazione sessuale, di un percorso che si era tracciato già negli anni precedenti.

Davanti alle lacune documentarie ci viene in aiuto la consapevolezza del fatto che la morale pubblica è un tutto unico facente capo, nelle sue sfaccettature, agli stessi settori della Pubblica Amministrazione nella gestione dell’ordine pubblico. Questi possono variare nel corso degli anni, ma non sembra variare l’unitarietà data al fenomeno. È questo che ci permette di individuare alcuni elementi importanti per via indiretta, ossia attraverso quegli aspetti che al momento è possibile studiare grazie all’accessibilità dei documenti, come ad esempio la pornografia.

La vicenda della pornografia è analoga a quella sull’omosessualità, non solo per l’interessamento mostrato nei suoi confronti dall’Interpol nel 1952, ma nelle sue stesse origini circa la sua definizione, “sovversiva” della pubblica morale: infatti tale collocazione viene data alla stampa pornografica fin dal 1865 dal ministro Luigi Zini con la circolare n. 17 del Ministero dell’Interno106, analogamente quanto fatto con la promulgazione della legge Pica, sempre del 1865 su “oziosi e vagabondi”, eufemismo usato per colpire gli omosessuali, equiparandoli a dei girovaghi quando incontrati nei luoghi di incontro all’aperto senza un giustificato motivo.

Sempre per la stampa sovversiva, che continua a includere la pornografia,

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G. Ferluga, Il processo Braibanti, Zamorani, Torino 2003.

105 ACS, Ministero dell’Interno, Polizia Amministrativa e Sociale, busta 619, fasc 13600 “Prostituzione. Relazioni trimestrali 1968-1969”. Alcune relazioni riportano in calce la seguente annotazione: “ sez. IV”.

106 ACS, Direzione generale della pubblica sicurezza. La stampa italiana nella serie F.1 (1894- 1926). Inventario a cura di Antonio Fiori, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Roma 1995, p. 21.

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seguiranno altre circolari per tutta l’età liberale e lungo il ventennio fascista. A partire dal 1904, in parallelo con la sistematizzazione dei casellari dei sovversivi, la pornografia sarà oggetto di particolari attenzioni che si espliciteranno attraverso la promulgazione di un trattato internazionale in quell’anno, ampliato poi nel 1910 e adottato nel 1919 dalla Società delle Nazioni. Tale risoluzione verrà poi ratificata nel corso degli anni Venti e Trenta a livello internazionale dai paesi che intrattenevano rapporti politici con la Società, e verrà recepita dall’Onu nel 1947, redigendo nel 1949 una nuova Convenzione, fino a quando, nel 1973, la Repubblica Federale Tedesca impugnerà il Trattato producendone, di fatto, la decadenza107. Pertanto i desiderata del Patto Atlantico, che trovavano ascolto nelle assemblee dell’Interpol, non facevano che inserirsi in un percorso già consolidato attraverso un sistema di controlli, schedature e repressione generalizzata, aggiungendovi però un particolare fino allora rimasto per anni dietro le quinte: il timore che la sovversione morale e l’omosessualità in particolare, veicoli dell’ideologia comunista o comunque punto debole della riservatezza, potessero costituire non solo un pericolo per l’integrità morale della società ma anche un rischio per la sicurezza degli stati occidentali108.

Significativo al riguardo è un elenco dell’aprile 1953 in cui sono indicati gli uffici di riferimento per la repressione della pornografia: si può subito notare che, almeno per i casi nazionali dove si è studiata la repressione dell’omosessualità, gli uffici di riferimento sono gli stessi della pornografia (l’Home Office per il Regno Unito), e sono comunque legati alla sicurezza dello Stato (la Direction générale de la Sureté nationale in Francia); tuttavia merita particolare attenzione l’indirizzo indicato per l’Italia: “Presidenza del Consiglio dei Ministri - Servizio informazioni – Roma, Via Vittorio Veneto 64”. Tradotto dal linguaggio burocratico vuol dire che, almeno per l’Italia degli anni Cinquanta, la morale pubblica (e all’interno di questa pornografia,

107 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Polizia Amministrativa e Sociale 1925-1980, b. 972. categoria 12985, (detta busta. “0”). Con questa catalogazione provvisoria si è indicata la busta (in realtà contenente materiale proveniente da sottofascicoli diversi della categoria 12985, sulla morale pubblica. Si tratta della documentazione prelevata dal funzionario dell'Interpol Dosi nel 1952 e ricollocata negli archivi del Ministero dell'Interno nel 1957. Sul tema della pornografia si veda anche P. Ortoleva, Il secolo dei media, in particolare alle pp. 176 e 188.

108 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Polizia Amministrativa e Sociale 1925-1980, b. 902, categoria 10100 “Accordi internazionali. NATO”.

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prostituzione, omosessualità, pedofilia) era materia di competenza dei servizi segreti.

Il binomio (omo)sessualità/sovversione verrà poi rafforzato durante gli anni dei movimenti politici, tra i quali fioriranno il movimento di liberazione sessuale e quello, omologo, omosessuale.

La terza fase può dirsi aperta dalla circolare riservata del 1969, inviata come telefax alle prefetture che, pur senza menzionarlo, prende ispirazione dall’assassino del giovane Ermanno Lavorini: delitto che per anni, prima che se ne individui la matrice di estrema destra, verrà ritenuto proveniente dagli “ambienti” omosessuali e che, come abbiamo già detto, fu oggetto di pressanti strumentalizzazioni politiche. Da questi anni l’omosessualità, prima ancora che una questione di pubblica morale, diventerà un affare politico, come evidenzia, in forma discontinua, il costante riferimento alla matrice “rivoluzionaria” del Fuori (si veda un eloquente articolo pubblicato dal Borghese nel 1972, al sorgere del movimento gay in Italia, che contrappone in maniera esplicita i valori del movimento omosessuale a quelli istituzionali dello Stato109), e come emerge dallo studio degli stessi documenti conservati nel fascicolo dell’associazione, dove risulta che già dal 1976 le attività del Fuori erano seguite dall’Ispettorato Generale per l'Azione contro il Terrorismo110 e che le attività dell’associazione, oltre che essere attentamente sorvegliate nella sua dimensione pubblica, erano con buona probabilità anche seguite al suo interno attraverso un lavoro di intelligence con informatori inseriti a livelli direttivi, come lascia intendere la relazione della Digos che nel 1982 informa sugli argomenti trattati in una riunione del Fuori svoltasi a porte chiuse111.

Il 1969 e il 1972 sono due momenti topici di questa fase: nel 1969 parte, in risposta alla circolare menzionata, una accurata e pressante serie di controlli in

109 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Polizia Amministrativa e Sociale 1940-1975,. busta 620, fasc 13600 “Prostituzione. Rassegna stampa”, Fior di pisello antifascista, in: Il Borghese, n. 28, 7 luglio 1972, pp. 633-639.

110 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Segreteria, Categoria G – Associazioni, busta 326, fasc. G5/33/68 “F.U.O.R.I.”, sottofasc. “Cenni costitutivi”. Lettera della Prefettura di Genova (n. 877 Gab. Del 10 marzo 1976) in cui si comunica l'apertura della locale sede del Fuori presso la sede del Partito Radicale.

111 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Segreteria, Categoria G – Associazioni 1945-1985, busta 326, fasc. G5/33/68 “F.U.O.R.I.”, sottofasc. “Congresso indetto dal Movimento Transessuali”. Telegramma del 25 gennaio 1982 dalla Questura di Napoli al Ministero dell'Interno – Sicurezza – 224 442 – Roma. Cat. A.1/1982 DIGOS.

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tutte le provincie d’Italia, mirante a reprimere il fenomeno dell’omosessualità, presentata come pericolo per i minori112; nel 1972, analogo come dinamiche al primo e riportato in forma martellante dalla stampa, che inizia una vera e propria campagna mediatica contro il movimento omosessuale, ha luogo un vero e proprio raid repressivo nei confronti del nascente movimento di protesta e, con l’obiettivo di stroncare sul nascere il fenomeno, vengono disposte operazioni con 400 agenti impegnati, nella stessa notte, a pattugliare il territorio alla ricerca di “travestiti”, ossia di omosessuali, da arrestare e schedare; i fermi, in quelle notti, giungono fino a un centinaio per ogni grande città. Come riportato dalla stampa, nel corso di pochi mesi, tra il finire del 1971 e l’inizio del 1972, gli omosessuali schedati, nella sola Torino, passano da 800 a 1200 circa, con un incremento, in soli sei mesi, del 50%. Il caso di Torino potrebbe essere a sé stante, essendo la città in cui nasce il Fuori e nel quale si manifestano le forme di protesta più esplicite, anche con scritte sui muri. Tuttavia anche nelle altre città il fenomeno della schedatura degli omosessuali non riguarda solo poche persone. A Bologna, sempre nello stesso 1972, risultano schedate 1200 persone; 5000 risultano schedate a Roma, 1000 a Napoli, 800 a Catania, solo per indicare i dati esplicitati dalla cronaca e provenienti da fonti delle questure. In realtà i giornali parlano di travestiti, ma, al di là dell’inverosimiglianza dei dati forniti, è lo stesso Capo della Squadra Mobile di Torino, Montesano, a ridimensionare in un’intervista il fenomeno, riducendo il numero dei travestiti torinesi a 100-150 circa, e minimizzando il dato comparso come “la solita esagerazione dei giornalisti”. Intanto, a tale “esagerazione” si affiancano dati analoghi in altre città d’Italia, del tutto compatibili con quelli torinesi; e si affianca pure la denuncia compiuta dal Fuori, in una assemblea tenuta presso la sede di Re Nudo a Milano, e ampiamente recensita dalla stampa, dove si denuncia l’abbinamento discriminatorio tra omosessuali e prostituzione operato dalle forze dell’ordine113. La prova che non si tratti più solo di una questione di ordine pubblico è esplicitata proprio dalla circolare del 1969, che sottolinea la tendenza recente degli omosessuali di riunirsi in forme associative (il riferimento è ai circoli e ai

112 ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, 1968-1970, busta 56, fasc. 11027 “Buon costume e pubblica moralità”, sottofasc. 2 “Omosessualità. Repressione”.

113 ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, , Polizia Amministrativa e Sociale 1940-1975, busta 620, fasc 13600 “Prostituzione. Rassegna stampa”; Per i dati su Roma cfr A. Pini, Quando eravamo froci, Il Saggiatore, Milano 2010.

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bar che, specie a Milano e Roma, vengono a crearsi nel corso degli anni Sessanta). Una tale attenzione sembra venir meno a partire dal 1981, con la chiusura del Fuori, ma anche col mutato interesse verso altri fenomeni associativi, come il Movimento Italiano Transessuali, che il Dipartimento Generale Pubblica Sicurezza assimila al movimento gay, essendone in sostanza una costola, ma che desta minore preoccupazione verso presunte finalità sovversive114. La vera svolta, a livello di controllo, giungerà però solo col 1983, quando la morale pubblica non sarà più oggetto di attenzioni specifiche, e vedendo la derubricazione dei reati specifici a reati comuni, non più conteggiati separatamente115.

Le forze dell’ordine continueranno a monitorare circoli politici e luoghi di incontro, ma senza quello stato di allerta che era possibile percepire negli anni precedenti. Tuttavia, come dicevamo nel primo capitolo, gli omosessuali continueranno a essere considerati un gruppo sociale potenzialmente orientato a violare la legge almeno fino al 1994, quando il prefetto di Roma Masone chiederà la collaborazione delle associazioni di gay e lesbiche considerandole parte lesa nei crimini “maturati negli ambienti omosessuali”, come la stampa usava definire al tempo le violenze nei confronti degli omosessuali. Da quell’anno avrà inizio una progressiva apertura nei confronti del fenomeno, che si evolverà fino ai fatti di

cronaca più recenti116. Dal 1968 in avanti, purtroppo, non sono ancora

disponibili i dati statistici che possano descrivere nella sua compiutezza il fenomeno.

b. I dati

Prima di passare all’analisi dei dati finora reperiti, unpunto che merita attenzione è la questione del confino inflitto agli omosessuali dal 1956 in avanti attraverso la legge 1423/1956, e che, all’interno di questa ricerca, pur essendo trattato come “case study” nel terzo capitolo, non è oggetto di un dettagliato

114 ACS Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Segreteria, Categoria G – Associazioni 1945-1985, busta 326, fasc. G5/33/68 “F.U.O.R.I.”.

115 ASMO – Prefettura – Gabinetto – Atti Generali 1862-1987 – Atti classificati secondo il titolario del

1963 (1963-1987), Anno 1983, busta 8, fasc. 10.5 “Relazioni semestrali del Prefetto”, sottofasc, “Segnalazioni dell'Ufficio Politico della Questura”.

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esame circa il dibattito parlamentare che precedette l’approvazione di questa legge. La scelta di limitarsi a una menzione marginale della questione è dovuta anche alla mancanza, tra i dati raccolti, di statistiche complete sul fenomeno. Tuttavia il materiale individuato ci permette di gettare uno spiraglio su un fenomeno che sarebbe degno di uno studio a sé stante. Sappiamo che la legge sul domicilio coatto fu utilizzata sistematicamente per colpire varie forme di condotta non costituenti reato (ne parliamo in maniera più ampia nel terzo capitolo); e sappiamo anche, grazie ad articoli di stampa e autobiografie, che il confino agli omosessuali era assegnato ancora nei primi anni Settanta117. Abbiamo anche uno spiraglio sulle dimensioni del fenomeno, anche se solo relativamente agli anni 1967 e 1968. Per quei due anni le relazioni statistiche riportano, tra i vari dati su prostituzione e omosessualità, l’accoglimento di complessive 121 domande di confino (di cui 19 verso minori) nei confronti di omosessuali di sesso maschile (66 nel 1966 e 55 nel 1968, si veda tabella). Un fenomeno sul quale non è stata ancora fatta sufficiente luce.

Passiamo adesso all’analisi dei dati per il periodo 1952-1967.

Come già evidenziato, nel 1952, l’omosessualità, insieme a tutti i “delitti sessuali”, divenne materia della XXI Assemblea generale della “Commission international de police criminelle”, meglio nota, dal 1956, come Interpol, con l’impegno, da parte di quest’ultima a operare per la prevenzione di pratiche come omosessualità, prostituzione, pornografia, pedofilia118.

Tre mesi dopo, l’emanazione da parte dell’Interno di una circolare recante come oggetto la repressione dell’omosessualità (Ministero dell’Interno, Dipartimento generale della pubblica sicurezza, circolare n.10.41397/13000.7 del 7 settembre 1952. Oggetto: Omosessualità - repressione).

La circolare prende spunto in premessa, dall’omicidio di un medico omosessuale, tale Quintino Caucci, sul cui omicidio verrà anche posta un’interrogazione parlamentare dal senatore Menghi:

Ai Ministri dell'Interno, di Grazia e Giustizia e all'Alto Commissario per l'igiene e la

117 Si vedano le testimonianze di Antonio Capone su Oggi (Neera Fallaci, Un ragazzo chiamato Lola, in: “Oggi”, n. 13, 17 marzo 1972, pp. 82-87 e l'autobiografia di Romina Cecconi: Io, la Romanina. Come sono diventato donna. Vallardi, Milano 1976.

118 Si veda primo capitolo.

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sanità pubblica, per sapere se, dopo le gravi rivelazioni avutesi sull'ambiente dei pervertiti in seguito all'uccisione del dottor Caucci, non intendano prendere drastici provvedimenti onde reprimere un vizio che riverbera un'ombra sinistra sulla morale dell'odierna società. Non bastano più le diffide, l'ammonizione, la vigilanza di polizia, i momentanei arresti, le denuncie con i relativi processi e le detenzioni negli istituti penitenziari, che, lungi dai correggere il male, lo aggravano, ma occorre isolare i tarati dalle turpi abitudini e se non è possibile rieducarli al buon costume bisogna confinarli in coatte colonie dì lavoro119.

In realtà il caso, non unico né raro, è utilizzato in maniera strumentale per giustificare l’esecuzione di provvedimenti repressivi. Il Capo della Polizia, infatti, dopo aver menzionato il caso, prosegue:

[…] tanto la vittima quanto gli uccisori – rapidamente assicurati alla giustizia – erano affetti da pervertimento sessuale, e […] il Caucci era solito ospitare nella sua casa, a scopi innominabili, giovani di ogni età e condizione, celando tale sua attività sotto la professione di medico.

Si lamenta poi la mancanza di una specifica legge atta a reprimere il fenomeno:

Pur nella carenza di norme dirette ad una specifica prevenzione e repressione del fenomeno, che dalla legislazione vigente viene considerato solo per quegli aspetti particolari che si concretino in delitti punibili per configurazione giuridica propria, il ministero, mentre auspica, al fine accennato, l’intervento di rigorose disposizioni legislative, ritiene che gli organi di polizia