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QUARTO CAPITOLO
1. Il caso francese e la comparazione dei dati tra Italia e Francia (e Germania e Regno Unito)
La vicenda narrata finora, per quanto esposta all'interno del contesto italiano, assume in realtà un ambito internazionale, se osservata in tutto il suo svolgersi, e per un arco temporale ben superiore a quello previsto da questa ricerca. Se il periodo 1952-1957 riguarda solo, nei dettagli principali, i paesi Nato e i loro alleati, quando andiamo agli altri decenni del XX secolo, fino ai primi anni Ottanta, notiamo come gli accordi internazionali, le legislazioni nazionali, le operazioni di polizia, gli obiettivi da colpire, le metodologie investigative, perfino i modelli statistici, le date degli apparati normativi e delle attività operative coincidono al punto tale da lasciare stupiti. Una vera e propria gestione “globale” dell'ordine pubblico attraverso il controllo sociale e il controllo della vita privata; una attività imperniata attorno al simulacro della lotta alla prostituzione e della tutela delle donne e dei minori, quindi, in premessa, un'operazione in difesa dei diritti umani; tuttavia forzata e travisata al punto tale da trasformarla in una imponente violazione dello stato di diritto, come fa giustamente notare
Jean-Michel Chaumont1.
Le stesse carte di polizia amministrativa della Pubblica Sicurezza, conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato, traboccano di documentazione proveniente dai paesi di ogni latitudine, a riprova che il fenomeno, oltre che mondiale, è anche frutto di contatti stabili e continui2. La Commissione Internazionale di Polizia Criminale, odierna Interpol, nelle riunioni di coordinamento di tali operazioni, fornisce indirizzari con i referenti in materia di pubblica morale per tutti i paesi del globo3.
È pertanto appena il caso di dire che questo fenomeno non meritava di restare relegato nell'angusto spazio di un caso nazionale, ma necessitava, data la sua portata, di qualche elemento di raffronto che potesse offrire non solo una visione più articolata della vicenda, ma anche la prova che il caso è nazionale solo se ci si ferma alle sue peculiarità, ma, appena valicati i confini dell'Italia, appare essere il frutto di un immenso lavoro di coordinamento internazionale durato decenni.
1 J. M. Chaumont, Le mythe de la traite des blanches, La Decouverte, Paris 2009. 2
ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Centro Nazionale di Coordinamento Operativo di Polizia Criminale (Interpol) 1923-1961 b. 8.
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ACS, Ministero dell'Interno, Dipartimento Generale di Pubblica Sicurezza, Centro Nazionale di Coordinamento Operativo di Polizia Criminale (Interpol) 1923-1961 b. 8.
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In quest'ultimo capitolo, quindi, dopo aver analizzato quindi il fenomeno in Italia, andremo ad affrontare un caso per molti versi tra i più simili a quello italiano, sia per vicinanza culturale e geografica, sia per il susseguirsi di avvenimenti che hanno segnato lo sviluppo storico della vicenda. Stiamo parlando della Francia.
2. Punti in comune e differenze.
La Francia è il caso che, sia per gli aspetti giuridici, che per quelli amministrativi, è, sotto parecchi aspetti, uno dei più simili al caso italiano. A partire da una comune radice nelle fonti del diritto, che, quando pone i due Paesi davanti a delle decisioni di carattere legislativo, li orienta spesso sulla stessa linea di pensiero, sia l'Italia che la Francia sono due paesi privi di una normativa specifica che punisca l'omosessualità come reato; la morale pubblica è permeata da una forte impronta religiosa di matrice cattolica; e, fatta salva la differenza nelle forme dello Stato nelle varie fasi del periodo in esame (dittatura/democrazia, monarchia/repubblica, repubblica parlamentare/presidenziale), si può dire che il dibattito culturale e politico sia per molti versi affine. Insomma, giusto per usare un'espressione un po' desueta, italiani e francesi sono “cugini”.
La scelta di effettuare un lavoro di comparazione col caso francese rispondeva alla necessità di verificare il carattere internazionale del fenomeno con dei dati documentali che andassero oltre l'ipotesi di lettura formulata a inizio ricerca. In questo, gli archivi francesi hanno corrisposto brillantemente alle nostre aspettative, dimostrando che la polizia francese e la polizia italiana, pur in differenti contesti nazionali, con leggi non sempre sovrapponibili, agivano comunque palesando degli obiettivi comuni, quando non addirittura all'unisono con le disposizioni di carattere internazionale provenienti dall'Interpol, tramite per l'applicazione sul piano giudiziario delle Convenzioni Sdn e Onu.
Per questo lavoro di comparazione si è scelto un archivio non pienamente sovrapponibile, per funzioni amministrative, a quelli del Ministero dell'Interno italiano, conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma; la scelta è infatti caduta sull'Archivio della Prefecture de Police a Parigi; esso, pur non essendo l'archivio del Ministero dell'Interno francese, che per analogia si sarebbe dovuto comparare a quello consultato in Italia, considerata la particolare funzione esercitata dalla Prefecture de police, si prestava bene a un raffronto con un caso nazionale. Oltre a ciò, presso questo archivio era già nota la presenza, ben ordinata e consultabile, delle statistiche, redatte dalla Brigade Mondaine, sulla repressione dell'omosessualità per il secondo dopoguerra, grazie a un lavoro pionieristico
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compiuto di recente dalla fotografa Veronique Willemin4.
a. La Brigade Mondaine
Le istituzioni francesi citate, essendo una struttura specifica dell'organigramma del Ministero dell'Interno francese, sono assimilabili solo a grandi linee a quelle italiane. È pertanto necessario introdurre questo lavoro di ricerca con alcuni dati tecnici e storici.
La Prefecture de police di Parigi è, nella struttura gerarchica del Ministero dell'Interno francese, un organismo a sé stante e diverso dalle altre prefecture. Infatti il prefetto di polizia di Parigi (da non confondere col prefetto di Parigi, che è sotto il suo comando) è alle dirette dipendenze del Ministro dell'Interno e ha sotto la sua giurisdizione il controllo della sicurezza di Parigi, dell'Ile de France e dei dipartimenti circostanti (la “petite couronne”). Le Direzioni sotto il suo comando fanno riferimento anche alle Direzioni Generali del Ministero, ma sono gerarchicamente sottoposte alla Prefecture de police. Tra le Direzioni di quest’ultima si annovera quindi quella di polizia giudiziaria, all'interno della quale operano le varie Brigate, tra le quali, fino al 1975, compariva anche la Brigade Mondaine, oggi divisa tra “Brigade de répression du proxénétisme” e “Brigade des stupéfiants”.
La Brigade Mondaine era un corpo di polizia specializzato nei reati relativi alla pubblica morale. Già esistente fin dalla fine del Settecento come “Brigade des moeurs”, era stata incorporata nella Prefecture de police, nata nel 1800 e, a parte l'ultimo ventennio dell'Ottocento, durante il quale era stata soppressa, schiacciata da alcuni scandali, la Brigade Mondaine attraverserà, seguita da una fama non proprio edificante, tutto l'Ottocento e il Novecento francese fino ai nostri giorni, occupandosi, tra l'altro, di prostituzione, tutela dei minori e pubblica morale5.
Veronique Willemin ha portato alla luce i “fichier homo”, integrando il significativo studio di Florence Tamagne sull'omosessualità tra le due guerre in Francia, Regno Unito e Germania, che riportiamo in queste pagine da una traduzione inglese, essendo la versione francese ormai irreperibile sul mercato6.
Negli anni in cui Tamagne ha scritto il suo lavoro, le statistiche sull'omosessualità non erano ancora disponibili, o comunque non erano ancora state scoperte. Tuttavia, basandosi sulle risultanze provenienti dalle Archives Nationales, Tamagne ricostruisce l'andamento del
4 V. Willemin, La Mondaine, cit. 5 Ivi, pp. 8-25.
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fenomeno, individuando i picchi e le fasi discendenti, che corrispondono cronologicamente sia in Francia, sia in Germania, sia nel Regno Unito.
Questi picchi si verificano in corrispondenza con le promulgazioni delle convenzioni Sdn, che forniscono un nuovo terreno applicativo al fenomeno della repressione della prostituzione, allargando progressivamente l'ambito di intervento e fornendo così nuovi obiettivi alla forze di pubblica sicurezza nazionali, peraltro autorizzate ad agire in base alle direttive dei rispettivi governi, ai quali la Sdn aveva lasciato piena autonomia per l'attuazione dei suoi orientamenti all'interno della legislazione dei singoli stati.
E così anche in Francia, fra le due guerre, vi è una progressiva ascesa del fenomeno, che toccherà il suo apice tra il 1936 e il 1939, in applicazione delle Convenzioni Sdn del 1936 e del 1938, e che si affievolirà nel corso della seconda guerra mondiale per prendere nuovo vigore dal 1946 in avanti, in un processo senza soluzione di continuità che è sottolineato dalle carte francesi in particolare, ma anche da quelle italiane. Se nella documentazione italiana ciò è meno evidente, lo dobbiamo al fatto che l'Italia, negli anni della Repubblica, ha dovuto confrontarsi con le responsabilità del Ventennio fascista, e con la sua continuità istituzionale negli anni del dopoguerra; fatto che, negli anni Cinquanta e Sessanta in particolare, era
quantomeno inopportuno evidenziare7.
Tra le carte francesi, nella serie della Polizia Amministrativa, è comparso un “historique” che conferma in maniera inequivocabile il nesso tra tutte le operazioni di polizia dal 1927 al 1956, anno, quest’ultimo, in cui la memoria è stata redatta. La vicenda tuttavia è addirittura antecedente alla nascita della Sdn, e risale al 1904, anno in cui il primo accordo internazionale fu firmato da alcuni stati nazionali.
Questo è il “resumé” della polizia francese. Si tratta di un documento che riassume tutte le tappe del controllo sulla prostituzione e la morale pubblica, che avevano condotto alle integrazioni di legge del 1958 e del 1960, e che avevano introdotto in Francia un'aggravante per gli atti osceni compiuti da omosessuali (introducendo di fatto il carcere per gli atti osceni in luogo pubblico) e introducendo un aggravamento per una infrazione già esistente, l'incitamento alla “debauche”, che, dall'atto della sua promulgazione nei primi anni Sessanta vedrà, nella sola Parigi, la produzione di 50.000 denunce all'anno.
Il testo, allegato a una lettera del 5 giugno 1956, all'interno di un fascicolo intitolato “Rapport biennal de la prostituzion de 1953 à 1969”, è il seguente:
7 Per un'analisi più approfondita del fenomeno si reinvia al capitolo II
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Historique succint de la convention
Le comité de la Traite des femmes et des enfants de la Societé des Nations, dans sa 6e session (April 1927), au vu du rapport d'un Comité d'experts chargé en 1923 par le Conseil de la S.D.N. d'une vaste enquete, pria le Secretariat de la SDN d'ètabilir “un resumé des legislations des differents Pays en ce qui concerne les sanctions à appliquer aux personnes qui vivant partiellement ou en totalité des gains des prostituées”.
Aprés une étude approfondie comprennant notemment pluisieurs consultations d'experts et de gouvernments, un projet fuit établi en 1937. La 19e assemblée de la SDN, constatant que le projet était approuvé en général, reccomanda la convocation en 1940 d'une conference diplomatique, qui prendreit pour base de ses travaux, le 2éme projet de convention relative à la repression de la prostitution d'autrui.
Le trait essentiel de ce projet était de rendre punissable quiconque “pour satifaire les passions d'autrui et dans un esprit de gain, enbauche, entraine ou detourne […] meme avec son consentement, une personne majeure de l'un ou de l'autre sexe, en vue de l'exploitation de sa prostitution”. Etait également déclaré punissable celui qui tient une maison de prostitution, les souteners, et tous autres exploiteurs de la prostitution d'autrui.
La guerre empecha la réunion de conférence prévue pour 1940.
Le 29 mars 1947 le conséil économique et social des Nations Unies chargea le Secrétaire Général de reprendre