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Fausto Maria Martini (Roma 1886-1931) poeta e drammaturgo, dal 1909 critico tea-

trale per «La Tribuna». Nel 1915 scrive il soggetto per Rapsodia satanica film interpretato da Lyda Borelli con musiche appositamente composte da Pietro Mascagni.

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primavera è spietata, quassù. Scrivetemi, Lyda: vi supplico. Forse le mie lettere non vi sono giunte. Parlatemi d’arte. D’Arte! Che sogno! Che spasimo! Scrivetemi se vi annoio. Ma stasera, è quasi una crisi di languore e tali crisi non sono concesse quassù. Ho lavorato, ho lavorato tanto in questa vigilia noiosa. Ma, a volte, mi sembra che la mia povera voce non arriverà più nel mondo. Lyda, come mutato sono! Come religiosamente vivrò la mia vita di lavoro se tornerò! […]Rinasco, alfine! Ditemi di voi, Lyda. Ditemi che tutta la primavera d’Italia fiorisce per voi! è bello.

Che fa Piperno? C’è altri ch’io conosca nella vostra com- pagnia? A Clausura sono seguiti due atti, l’uno dal titolo:

Come vive un cortile. L’altro dal titolo: Un sasso ride. Ambienti diversi, ma in entrambi lo stesso protagonista di Clausura: l’aprile. È l’aprile il nastro di cielo che lega i tre atti in una trilogia. Come sono lieto che voi battezzaste dell’arte vostra

Clausura! Ma, domani? Che strana cosa la vita! Scrivetemi vi prego. E scusate il tedio della lunga lettera. Ma a chi scrivere d’arte se non a voi, magnifica artista e tanto tanto buona amica. Salutate tanto per me donna Cesira. Vi bacio la mano con devozione infinita F.M. Martini30

Roma, 14/09/1916

Cara Lyda, appena qui giunti, ho chiesto a comuni ami- ci a voi della vostra salute. So con gioia viva, che le giornate del male sono passate, e che avete ripreso la vostra serenità e l’opera. Che gioia! Voi sapete, Lyda, quale ammirazione d’artista e affetto fraterno io abbia per voi. […] Io sono uscito dall’ospedale, ove ho passato un mese sano in con- valescenza. Di tutto il mio guaio mi resta soltanto la sordità dall’orecchio destro. Mi vergogno della mia ferita quando penso quello che altri ha dato alla patria. Da l’inverno cre- do non potrò tornare a battermi: se la guerra continuasse, risarò in trincea appena sciolte le nevi. Riprenderete le recite a Milano? Lyda, come sarei contento se per caso ri- pensaste a mettere in scena Il fanciullo! Avete Palmarini adesso: credo che egli potrebbe amare quella parte: vero che questa commedia va tanto bene anche in interpretazio- ni ben diverse da quella magistrale che ne avete data voi: ieri a Livorno, che Successone. Ecco perché il mio sogno a Milano la portiate voi! Scrivetemi qualche cosa in pro- posito, Lyda! Io spero di poter venire presto a baciarvi la mano. Se vi fermate a lungo a Milano, chissà che una sera

Lyda Borelli attrice

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non possa salire da voi a salutarvi. Debbo passar da Mila- no, prima di tornare a presentarmi al mio ospedale, per la nuova visita. Allora, parleremmo d’una nuova cosa per quest’inverno, scritta nelle pause della guerra. Perdonate, Lyda, il mio lungo divagare. Ma se voi sapeste come la feb- bre di lavorare e di sognare mi abbia ripreso, come tutta l’anima mia vibri nella nuova fiamma di arte e di poesia, avreste pietà di me. Io devo dissetarmi d’una sete di bel- lezza, acuita in 14 mesi d’esilio. E tutta la mia vita è ormai offerta al mio sogno. […] Il vostro devoto amico Fausto M. Martini Via Gregoriana 2. Roma o Tribuna31

Zona di guerra, senza data 6° Batteria assedi 12° Capo d’armata.

Cara Lyda, dunque siete perfettamente guarita? Assisto […] alle vostre recite al Valle: vi applaudo dalla mia poltro- na immaginaria. Tanto faccio nelle sere in cui la stanchezza non mi piega più, quasi spezzato. Si son vissute, di questi giorni, ore di grande attività, Ora, pare che il mio destino di guerra muti, ch’ io debba cambiar guerra. L’artificiere si muta in bombardiere. Aspetto l’ordine di partenza. Lyda, non vi nego che certo […] di nostalgia sono troppi, troppi […] ma viene il momento in cui mi redimo di questo mio volgermi verso il passato. Certe volte, Lyda, pensare sé stes- si davanti a un tavolo, con un bel libro aperto, sotto una lampada è un sogno che tocca gli estremi dell’impossibilità! Lyda, scrivetemi qualche volta. Scriverò a Piperno per la Trilogia. […] Anche, un altro ne è scaturito, che amo, ma che temo non possa esser mai rappresentato. Come lo amo! Mi pare d’avervi chiuso la mia sensibilità definitiva. Manda- temi magari una cartolina illustrata! Come sta Donna Ce- sira? Che avete fatto a Roma? Che cosa era il pubblico del Valle? Che farete, adesso? Che cosa è la vita? Certe volte, non ci si capisce più niente! Vi bacio, con tanta devozione, la mano. E vostro fratello dov’è? Vostro Fausto M. Martini32

Senza luogo e senza data [forse 1917, dopo essere stato ferito]

Mia buona e [illustre] amica, approfitto d’un mio com- pagno d’armi che viene a Torino in licenza per mandarvi un cimelio di guerra, un po’ raro: è un camice che indossa- va un austriaco, […] la sera in cui fui anch’io ferito. Il mio

31. 29 – S.28: «Roma, 14/09/1916»

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amico, tenente […] vi porta i miei più cari saluti. […], Lyda! Ancora la paralisi del braccio mi impedisce i movimenti, ma la ferita va guarendo. Ossequi alla signora Cesira. Vi bacio la mano. Vostro Fausto M. Martini33

A conclusione, mi pare importante riportare il testo in cui Antonio Gramsci esprime un severo e complesso giudizio sull’attrice Lyda Borelli, pubblicato sulle pagine de «L’A- vanti!» nel febbraio 1917, nei mesi più duri della Grande Guerra34. Si tratta di un pezzo molto interessante e spesso,

dal mio punto di vista, frainteso: è innanzi tutto il frutto del particolare momento storico e dei rigidi presupposti mora- listici, oltre che dalla indubbia posizione ideologica, dell’au- tore che era fortemente contrario al tea tro commerciale e borghese. Ma questo pezzo va inserito in un discorso più generale, e come tale va letto, in cui è evidente un atteggia- mento contrario alle convenzioni diffuse nel mondo della comunicazione dell’epoca che l’autore ben conosce e ritiene troppo manipolatrici dell’opinione pubblica. Gramsci, dopo una lunga premessa in cui tenta di spiegare il fenomeno mediatico che sfrutta l’immagine della Borelli, afferma:

[…] Questa donna è un pezzo di umanità preistorica, pri- mordiale. Si dice di ammirarla per la sua arte. Non è vero. Nessuno sa spiegare cosa sia l’arte della Borelli, perché essa non esiste. La Borelli non sa interpretare nessuna creatura diversa da se stessa. Ella scande semplicemente i periodi, non recita. Perciò preferisce le opere in versi, e predilige Sem Benelli, il quale scrive per la musica delle parole più che per il loro significato rappresentativo. Perciò anche la Borelli è l’artista per eccellenza della film, in cui lingua è solo il corpo umano nella plasticità sempre rinnovantesi. L’elemento “sesso” ha trovato nel palcoscenico la sua mo- derna possibilità di contatto con il pubblico. E ha rapinato le intelligenze. Il caso Borelli, se può essere bello per chi lo suscita, non è certo confortante per chi vi si lascia pren- dere. L’uomo ha lavorato enormemente per ridurre l’ele- mento “sesso” ai suoi veri limiti. Lasciare che esso di nuovo si dilati a scapito dell’intelligenza è prova di imbestiamento, non certo di elevazione spirituale.

33. 31 – S.19: «Senza luogo e senza data» [forse 1917, dopo essere stato ferito].

34. A. Gramsci, In principio era il sesso…, «L’Avanti!», Torino, 16 febbraio 1917, ora in Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950 pp. 272-274.

Lyda Borelli attrice

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Negli anni di guerra, la Compagnia FERT continua la pro- pria attività e compie un esteso giro nei numerosi tea tri ancora aperti nelle piazze italiane. E, nonostante le diffi- coltà, riesce a presentare un repertorio basato su un incre- dibile varietà di titoli: oltre alla sempre presente Salomé di Wilde, molti sono gli autori francesi e per citarne alcuni: Sardou, Henri Bataille, Maurice Hannequin, Antony Mars e Hippolyte Raymond, Pierre Veber, Pierre Wolff, Geor- ge Courteline e Jules Lévy. Si tratta di nomi che rendono l’idea di un repertorio che stenta a cambiare e che non vuole cercare nuove sorgenti d’ispirazione. Tra gli italiani, si trovano Gaetano Costa, Camillo Antona Traversi, Alfredo Testoni, Paolo Ferrari, Gerolamo Rovetta, Enrico Annibale Bruti, Augusto Berta. Lyda Borelli alla fine del 1917 porta a termine i suoi impegni e decide di interrompere la sua carriera artistica, per dedicarsi completamente alla famiglia, sposando Vittorio Cini. La serata d’addio si tiene al Teatro Valle di Roma, nel febbraio 1918, con la rappresentazione de La vita più lunga di Bernstein.

Il mito della grande attrice tea trale e cinematografica è vivo ancora oggi e continua a mantenere il fascino della donna divenuta consapevole testimone della propria arte e non prigioniera di un’epoca. Durante la sua brillante car- riera ha incontrato le espressioni del Decadentismo e del Liberty di cui è divenuta una icona. Quindi la figura arti- stica della Borelli è di grande interesse ancora oggi per la capacità di provocare dibattiti e confronti fra i diversi modi di intendere il fenomeno dello spettacolo e tutto quanto si lega al mondo effimero delle apparenze, che forse così leggero non è nel momento in cui arriva ad influenzare la mentalità del pubblico e della società stessa che in esso si identifica.

La grande trasformazione. Il teatro italiano fra il 1914 e il 1924 150 Virgilio Talli. Prove di riforma Donatella Orecchia1 1

Prologo a due voci

Virgilio Talli è forse il più acuto critico che oggi esista in Italia. Non credo che le librerie vendano suoi volumi di saggi, il suo nome probabilmente non apparirà mai nelle storie dell’estetica o della letteratura, ma ciò poco importa2.

Così inizia l’articolo che Antonio Gramsci dedica a Virgilio Talli nel maggio del 1918: un grande elogio per un maestro della scena che proprio in quei giorni è a Torino in tournée. E prosegue:

L’energia critica del Talli si rivela e si esaurisce nell’am- bito della compagnia drammatica di cui è direttore: i suoi