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Lyda Borelli (1887-1959) nasce il 22 marzo 1887 a La Spezia Il padre Napoleone

di origini emiliane è noto attore della Compagnia Bellotti Bon, poi in quella di Ernesto Rossi e Adelaide Tessero e la madre Cesira Banti, bolognese, si ritira dalle scene ancora giovane. Lyda Borelli debutta a tea tro nel 1901, con la Drammatica Compagnia Italiana

Virginia Reiter - Francesco Pasta e, dal marzo 1903, è nella Compagnia Drammatica Italiana

Virgilio Talli - Irma Grammatica - Oreste Calabresi. In questi anni interpreta testi di Alfred Capus, Pietro Cossa, Enrico Annibale Butti, Giannino Antona Traversi, Alfredo Testoni, Henry Bernstein, Carlo Bertolazzi, Paolo Ferrari, Georges Henriot, Hermann Suder- mann, Alexandre Dumas Fils, Roberto Bracco, Maksim Gor’kij, Victorien Sardou, Giu- seppe Giacosa, Gerolamo Rovetta, Émile Bergerat, Guy de Maupassant, Alfred Delacour, Théodore de Banville, S. T. Przybyszewski, Nino Martoglio, Francesco Coletti, Gabriele D’Annunzio e altri.

A soli 17 anni, nel marzo 1904, è Favetta nel grande evento della prima de La figlia

di Iorio di D’Annunzio, al Teatro Lirico di Milano. Dal 1906, entra nella Drammatica

Compagnia Sociale, diretta da Virgilio Talli, interpretando ancora molti testi degli stessi autori sopra citati, oltra a Eugène Scribe, Felice Cavallotti, Eduard Pailleron, Maurice Hennequi e Pierre Veber, Henri Lavedan, Alessandro Varaldo, Georges Feydeau, Paul e Victor Margueritte, Vincenzo Morello, Edouard Pailleron, Théodore Barrière, Oscar Wilde, Louis Forest, Tristan Bernard, Guelfo Civinini, Yorickson (Umberto Ferrigni), Paul Gavault, Decio Guicciardi, Paul Gavault e altri. Nel 1909, fonda con Ruggero Ruggeri la Compagnia Ruggeri - Borelli (Impresa con Paradossi-Consigli) e interpreta

Salomè di Oscar Wilde, suo cavallo di battaglia. Ampia il suo repertorio con titoli di Henry Bataille, Maurice Donnay, Henri Meilhac e Ludovic Halévy, Edmond Rostand, Pierre Francis de Marigny Berton e Charles Simon, Georges Henriot, Carlo Goldoni, Pierre Wolff, Joaquin Alvarez Quintero, Arnaldo Fraccaroli,, Nino Oxilia, Sacha Guit- ry, Fausto Maria Martini, Massimo Bontempelli, Sem Benelli e altri. Nel 1912 la com- pagnia si trasforma in Drammatica Compagnia Italiana Gandusio - Borelli - Piperno; nel 1915 Lyda Borelli entra nella Compagnia Drammatica FERT diretta da Ermete Novelli, per tornare poi, nella Compagnia Drammatica italiana con Ugo Piperno, dall’aprile 1916 fino al ritiro nel 1918. Tra il 1913 e il 1918 è la protagonista di 14 film, con la regia di Mario Caserini, Alberto Degli Abbati, Carmine Gallone, Enrico Guazzoni, Nino Oxilia, Amleto Palermi; produzioni prima della Film Artistica Gloria di Torino, poi della Cines di Roma.

Nel 1918 partecipa gratuitamente a due documentari di propaganda che il Ministe- ro della Guerra chiede alla Cines: Per la vittoria e per la pace! e L’altro esercito o La leggenda

La grande trasformazione. Il teatro italiano fra il 1914 e il 1924 140

Gandusio-Borelli-Piperno, diretta da Flavio Andò e ammi- nistrata da Carlo Broggi Zampa, con Vittorio Giardini come direttore di scena.

In questa nuova veste continua a mietere grandi successi pubblici, tra cui quello ottenuto nell’aprile 1912, quando interpreta, per la prima volta sulla scena italiana, la comme- dia di Henri Bernstein La Raffica: le cronache descrivono la serata a lei dedicata in cui appare elegantissima, sofisticata e «superiore a se stessa e a ogni aspettativa»15.

Tra aprile e maggio la Compagnia compie una trionfale tournée in Spagna, a Barcellona e Madrid, da cui Borelli trae una nuova ennesima affermazione personale, come si ricava dai numerosissimi articoli che la stampa spagnola le dedica. Su «L’Arte Drammatica» del 18 maggio viene ri- prodotto un articolo uscito sul giornale madrileno «España nuova», in cui il critico Enrique Amado azzarda un con- fronto fra la Duse e la Borelli, che Polese Santernecchi, appassionato sostenitore della giovane attrice, traduce in- tegralmente:

[…] Io non so come capissero la Duse in Norvegia: molto bene, penso, perché sapevano le opere di Ibsen a memoria. La Borelli a Madrid si capisce a meraviglia: senza bisogno di conoscere le opere e l’idioma. Basta ed è sufficientissimo il suo spirito, che è come il sole generoso che tutti illumi- na e irradia. E anche di un’altra cosa si meravigliavano i norvegesi: della versatilità del talento della Duse. Come è possibile, dicevano, che ieri abbia fatto la Locandiera e domani faccia La signora delle camelie? E lo stesso fa, senza andare troppo lontano, Lyda Borelli, che a poche sere di distanza, interpretò la commedia di Goldoni e quella di Dumas la sera della sua serata d’onore. E, infatti, non si arriva a capire come la stessa attrice che una sera era la tenera, sensibile e appassionata Margherita possa essere dopo Mirandolina, la gentile albergatrice, con tanta raf- finata e spirituale civetteria. […] Lyda Borelli è la sola fra tutte a cui la successione di Eleonora Duse, spetta di diritto. L’unica capace di interpretare i più opposti caratteri, […] scompare quando si alza la tela. Ieri era Zazà, oggi sarà Margherita, domani Salomè […]16.

15. S.a., Lyda Borelli nella “Raffica”, «L’Arte Drammatica», 6 aprile 1912.

Lyda Borelli attrice

fra tea tro e cinema

Maria Ida Biggi

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Alla fine di agosto, Lyda Borelli partecipa, unica donna e capocomica al Congresso dell’Assemblea del Teatro Italia- no, dove è apprezzata per il suo coraggio e la fermezza della sua posizione. Nel secondo semestre del 1912, trionfa ed è acclamata dal pubblico come una vera grande diva, anche in titoli difficili tra cui la riduzione tea trale della novella di Giovanni Verga, Cavalleria rusticana, che lei stessa interpreta per la prima volta e che le permette di superare felicemente una notevole prova di abilità attoriale, richiedendole un impegno espressivo nella recitazione naturale e istintiva, basata esclusivamente sull’espressività corporea17.

Poco dopo, grande sforzo e impegno produttivo per la sua Compagnia sono l’allestimento, al Teatro Lirico di Mila- no, nell’aprile 1913, di una commedia storica, ultima scritta da Victorien Sardou in collaborazione con Émile Moreau e tradotta in italiano da Giovanni Targiotti Tozzetti, Madame Tallien. L’allestimento punta sullo sfoggio di ricche sceno- grafie dipinte dal prof. Luigi Bosio di Milano e conta su più di un centinaio di sfarzosi costumi firmati dal bravissimo e ormai famoso Luigi Sapelli detto Caramba18.

In questo momento inizia una tappa fondamentale per la carriera artistica di Lyda Borelli, la sua entrata nel mon- do del cinematografo in cui debutta con Ma l’amore mio non muore di Marco Caserini, prodotto dalla casa di produzione Film Artistica Gloria di Torino. La prima proiezione del film si tiene il 30 ottobre 1913, a Milano, nel Cinema Centrale in Piazza Duomo al 23, nei portici della Galleria, con una straordinaria affluenza di pubblico.

Nel 1914, Lyda fa ancora parte della Compagnia Gandu- sio-Borelli-Piperno e con loro, fra i tanti titoli che realizza senza sosta nel vastissimo repertorio di questi anni, si trova una novità importante per l’Italia, la messa in scena della prima rappresentazione del testo di D’Annunzio, Il Ferro, in versione italiana da lei interpretata al Teatro Valle di Roma il 27 gennaio19. Qui rivaleggia con Tina Di Lorenzo prota-

17. s.a., Ultime tea trali, «Corriere della Sera», 30 agosto 1912.