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Filiera corta, innovazione economica ed efficienza

La filiera corta rappresenta un’innovazione rispetto al sistema della distri- buzione agroalimentare oggi dominante soprattutto nei grandi bacini di consumo urbani. Secondo quanto detto sopra, il tema dell’innovazione rappresenta una chiave di lettura non soltanto rispetto alla competizione tra le forme distributive di tipo convenzionale e quelle di tipo “corto”, ma anche di quanto va accadendo all’interno di queste ultime.

L’accorciamento della filiera non comporta un’eliminazione della funzione distributiva, la cui realizzazione continua anzi a rappresentarne lo scopo ultimo, ma una sua differente configurazione che richiede sistemi di organizzazione degli scambi e della produzione ad essa coerenti. L’innovazione della filiera corta dal punto di vista economico va dunque analizzata avendo riguardo a tre livelli diversi: quello della struttura dei canali commerciali attraverso cui le aziende produttrici e distributrici immettono sul mercato beni e servizi; quello delle modalità di orga- nizzazione delle relazioni di scambio tra gli operatori che in tali canali commerciali operano; quello delle modalità di organizzazione e gestione della produzione agri- cola che ne consegue.

presentata dai sistemi produzione-distribuzione-consumo, intesi come sistemi di attività separate ma tra loro interrelate e guidate da logiche tra loro compatibili. I sistemi produzione-distribuzione-consumo sono entità omogenee identificabili all’interno delle singole filiere, costituite da reti di attori che intrattengono tra loro relazioni di competizione/collaborazione finalizzate alla migliore valorizzazione del prodotto agricolo agli occhi del consumatore finale, e alla distribuzione del valore creato da tali attività.

Il parametro chiave qui proposto per l’analisi dell’innovazione economica nella filiera corta è rappresentato dall’efficienza, considerata come fattore gene- ratore (la ricerca di guadagni di efficienza rappresenta la motivazione che guida le scelte degli attori) e allo stesso tempo come criterio ordinatore tra le alternative possibili (in una logica darwiniana, sono le soluzioni con maggiore livello di effi- cienza ad affermarsi a scapito della altre). Il criterio di efficienza è peraltro indi- pendente dallo specifico obiettivo perseguito dagli attori mediante la filiera corta; vale a dire che, una volta definito l’obiettivo si presume che la risposta più efficien- te in termini di sistema di distribuzione e di organizzazione degli scambi e della produzione tenderà a prevalere.

Negli ultimi decenni un insieme di fattori di tipo demografico, sociale, eco- nomico e culturale, ha spinto verso l’affermazione del modello incentrato sulla grande scala che si è consolidato nel connubio tra grande industria e grande distri- buzione e nell’affermazione di circuiti di approvvigionamento di tipo globalizzato, dove la distanza tra produzione e consumo – anche in virtù dei grandi volumi movi- mentati – non sembrava generare problemi. Oggi questo modello è però oggetto di una pluralità di critiche e manifesta segnali di difficoltà, anche se certamente non di crisi, ma tanto da fare ipotizzare che al ciclo della concentrazione (basato cioè sulla riduzione del numero di imprese e sul conseguente aumento delle dimensio- ni medie in tutte le fasi delle filiere) stia succedendo un ciclo di deconcentrazione, dove cresce lo spazio per la piccola e media impresa e dove i fattori localizzativi e le economie di prossimità tornano ad assumere un certo rilievo.

E’ certamente prematuro parlare di un’inversione di tendenza, ma ciò rap- presenta un segnale del fatto che, almeno rispetto ad alcune sue dimensioni, l’ef- ficienza del modello basato sul trinomio grande scala, filiera lunga e delocalizza- zione è messa in discussione. Per sviluppare un’analisi della capacità competitiva della filiera corta è però necessario scomporre l’efficienza nelle sue dimensioni costitutive, che possono essere identificate nelle seguenti quattro, cui corrispon- dono altrettanti criteri di valutazione delle prestazioni (Figura 1).

festa nella capacità di contenimento dei costi di distribuzione, ovviamente senza generare un parallelo aumento dei costi di produzione, e dunque nella capacità di incrementare il valore creato a beneficio degli attori operanti agli estremi del sistema produzione-distribuzione-consumo.

Il secondo criterio è quello dell’efficienza nella distribuzione del valore cre- ato all’interno della filiera, il che equivale a interrogarsi se la filiera corta riesce a rimuovere le numerose imperfezioni competitive e a distribuire tra le varie fasi della filiera il valore creato in modo più equo.

Il terzo criterio è quello dell’efficienza informativa, che si manifesta nella capacità di veicolare attributi di qualità di tipo complesso, cui fasce crescenti di consumatori prestano un’attenzione crescente, meglio (e a un costo inferiore) di quanto avvenga sulla filiera lunga.

Il quarto criterio è quello dell’efficienza ambientale. Si tratta di un criterio chiave alla luce della presa di coscienza dei devastanti effetti negativi che il mo- dello dell’agricoltura «industrializzata» esercita su numerosi aspetti ambientali, che porta a interrogarsi se la filiera corta riesca a contenere i danni ambientali generati ma anche a promuovere le esternalità positive generate da alcuni modelli di agricoltura, ad esempio in termini paesaggistici o di tutela dell’agrobiodiversità. Figura 1 – I criteri di efficienza della filiera corta

EffiCiEnza LogistiCo-organizzativa EffiCiEnza dELLa fC EffiCiEnza amBiEntaLE EffiCiEnza nELLa distriBuzionE dEL vaLorE EffiCiEnza informativa

Queste dimensioni non possono essere considerate in modo separato le une dalle altre, se non a fini espositivi; così come non c’è una dimensione di efficienza che possa essere considerata prevalente sulle altre, almeno a priori.

Un’ulteriore questione riguarda la prospettiva da assumere nel valutare le prestazioni e l’efficienza della filiera corta, che può essere focalizzata sul comples- so della filiera o del sistema agroalimentare secondo una prospettiva di benessere collettivo oppure su particolari categorie di portatori di interesse e/o su specifici obiettivi di politica economica, agricola e/o alimentare.

Nel contesto della filiera corta agricoltori e consumatori sono le categorie chiave di portatori di interesse ed è spesso in base alle loro attese che l’efficienza della filiera corta viene misurata. Le attese degli agricoltori riguardano tipicamen- te i prezzi, in termini di livello e sua stabilità nel tempo, ma anche aspetti quali la possibilità di diversificare i canali di vendita o di consolidare le relazioni commer- ciali; a queste aspettative se ne aggiungono altre meno “economiche”, quale la ricerca di gratificazione sociale o la consapevolezza di contribuire alla salvaguar- dia dell’ambiente. Le attese dei consumatori sono altrettanto eterogenee: dalla ricerca di prezzi più bassi al migliore accesso ad alcune tipologie di prodotti e a determinate categorie di attributi di qualità, fino al maggiore protagonismo nelle scelte di consumo.

Nei paragrafi che seguono verranno discusse le prime tre dimensioni, men- tre per quanto riguarda la quarta si rimanda allo specifico contributo pubblicato in questo volume.