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7. Analisi dei vincoli e delle opportunità

7.7 Filiera dei fitofarmaci di origine vegetale

Sulla base delle diverse modalità attraverso cui si esplica l’azione biocida, possono essere distinte tre differenti tipologie di utilizzo, tali da considerarle categorie merceologiche distinte:

colture miglioratrici bioattive, il cui effetto positivo sulla fertilità chimica e biologica dei terreni e sull’autoimmunità dell’agro-ecosistema, accresce le difese intrinseche del sistema agricolo e conseguentemente diminuisce la necessità degli interventi; colture destinate all’ottenimento di estratti e farine, utilizzabili in formulati come i

prodotti di sintesi, i cui principi attivi hanno un’azione fitoiatrica;

colture destinate alla produzione di molecole che contribuiscono alla difesa delle colture nella forma di coadiuvanti; tra i possibili esempi si cita l’estrazione di oli per la produzione di co-formulati in sostituzione di quelli di origine minerale, utilizzo che sembra avere notevoli possibilità sia per i quantitativi superiori rispetto alla produzione di principi attivi, sia per i notevoli progressi ottenuti sul piano tecnologico che permettono di ottenere oli qualitativamente superiori2.

Nell’analisi dei fattori di vincolo ed opportunità saranno prese in esame le prime due tipologie perché più direttamente attinenti la filiera di interesse per il progetto. Alla luce di quanto emerso nelle fasi di ricerca del progetto Activa, i principali fattori sono riassumibili come segue3:

2 A questo proposito si segnala la convergenza con la filiera dei biolubrificanti.

Vincoli:

Per tutte le categorie merceologiche:

ambito di filiera coinvolto: tecnico, fase di consumo, nonostante le buone prospettive di sviluppo dei fitofarmaci di origine naturale, bisogna ricordare che il loro utilizzo richiede un approccio diverso alla difesa delle colture, in quanto raramente la sostituzione integrale di prodotti di sintesi si è mostrata in grado di fornire risultati soddisfacenti. Le esperienze più interessanti sono state ottenute mediante sinergie tra le diverse tecniche, come ad esempio il sovescio di piante ad azione biocida cui far seguire la solarizzazione, in linea anche a quanto previsto da alcuni disciplinari proposti dalla grande distribuzione e in corso di attuazione nell’orticoltura (in Sicilia, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia).

ambito tecnico, fase di consumo, rispetto all’immissione di una molecola di sintesi, i cui prodotti di degradazione sono conosciuti e facilmente isolabili, le molecole naturali interagiscono con l’ambiente in modo complesso da cui deriva una maggiore difficoltà nell’analisi degli effetti. Applicando disegni sperimentali classici (a parcelle randomizzate di limitate dimensioni e per periodi brevi), risulta difficile stabilire la reale efficacia di queste molecole per le quali occorre sviluppare e finanziare la ricerca di nuove metodologie di studio e di sperimentazione.

ambito sociale; fase di consumo, le colture miglioratrici ad azione biocida e i prodotti di origine naturale devono essere supportati da un punto di vista tecnico al fine di ottimizzare i risultati, quindi il collegamento tra il produttore, il tecnico agronomo e l’utilizzatore deve essere quanto più stretto possibili. Nel trasferimento di conoscenza risulta fondamentale la formazione dei tecnici, quindi il ruolo che l’associazione di categoria può fornire in tal senso.

Per i fitofarmaci di origine vegetale:

ambito economico; fase di distribuzione, un altro vincolo alla diffusione di questi prodotti è la scarsa organizzazione e capillarità della distribuzione.

ambito tecnico; fase di consumo, nel settore del florovivaismo, in concorrenza con altre realtà che non hanno interesse a contenere l’uso di sostanze pericolose, i limiti alla diffusione di molecole naturali sono dovuti alla loro efficacia in quanto le soglie di tolleranza estetica del prodotto finito sono praticamente nulle.

ambito economico; fase di produzione e consumo, è più conveniente economicamente registrare un prodotto di pieno campo piuttosto che per produzioni che riguardano le produzioni ad elevato impatto ambientale ma di piccole dimensioni (come le piccole coltivazioni di ortaggio in ambiente protetto). Questa situazione comporta una carenza di prodotti specifici per questi settori che potrebbero ottenere benefici particolarmente importanti dalla applicazione di molecole naturali.

ambito normativo; fase di produzione, in Italia il DPR 290/2001 stabilì che le sostanze di origine naturale potevano essere immesse sul mercato senza registrazione, questo ha comportato una deregulation del settore con conseguente squalifica del prodotto agro-farmaceutico. Una conseguenza immediata è stata quella di demotivare le società produttrici alla ricerca di nuovi prodotti di origine vegetale, in quanto non difendibili a livello di registrazione. Questa legge è stata bloccata dalla Commissione Europea; è ora al vaglio del MIPAF la possibilità di stilare, aggiornare (e quindi) supervisionare una lista di sostanze denominate corroboranti (e non fitofarmaci) per le quali non è necessaria la registrazione.

ambito normativo; fase di produzione, ad oggi, qualsiasi prodotto fitoiatrico immesso sul mercato deve essere registrato; i prodotti di sintesi o di origine naturale prevedono gli stessi dossier registrativi, caratterizzati da fasi autorizzative lunghe e costose, senza tenere in alcuna considerazione la maggiore ecocompatibilità intrinseca all’uso di prodotti naturali. La Commissione Europea DG VI sta studiando la revisione della lista che comprende le sostanze di cui parliamo per cui è prevista una registrazione semplificata. L’auspicabile aumento della concentrazione di molecole bioattive nelle varietà dedicate attraverso interventi di selezione genetica classica, richiede però di definire quale unità di prodotto dovrà essere considerata per la registrazione.

ambito normativo; fase di consumo, occorre stabilire da subito la compatibilità di ciascuno di questi nuovi prodotti con disciplinari del biologico e dell’integrato, sebbene l’utilizzo di queste tecniche esclusivamente in specifici settori di mercato non consentirebbe il miglioramento di tutta l’agricoltura;

ambito tecnico; fase di produzione, si segnala la necessità di supportare la ricerca e la sperimentazione di varietà con elevata attività biocida e dei prodotti maggiormente richiesti dai mercati.

Per le colture miglioratrici ad azione biocida:

ambito tecnico; fase di produzione, in generale, si segnalano due specifici punti critici: 1) per la produzione di sementi, un fabbisogno in termini di ricerca e sperimentazione per l’individuazione di varietà ad elevata attività biocida; 2) per la coltivazione, la necessità di ottimizzare la tecnica colturale al fine di ridurre i costi di produzione e i tempi fenologici della coltura da sovescio.

ambito sociale; fase di consumo e produzione, la produzione di sementi è fortemente limitata dalla scarsa informazione presso gli agricoltori dei principi di agroecologia e della convenienza nell’uso di queste tecniche che mirano ad accrescere la fertilità e l’autoimmunità dell’agroecosistema.

Opportunità:

Per i fitofarmaci di origine vegetale:

ambito economico; fase di consumo, la riduzione dell’impiego di fitofarmaci di sintesi e soprattutto dei trattamenti a calendario esclude il rischio di contestazioni in seguito alla presenza di residui chimici superiore ai limiti consentiti.

ambito sociale e ambientale; fase di consumo, in generale, costituiscono un’importante opportunità per promuovere uno sviluppo eco-compatibile perché, contrariamente alle molecole di sintesi, rispondono a requisiti di rinnovabilità, biodegradabilità, ipotossicità, oltre a non produrre impatti sulle emissioni di CO2. Inoltre, la riduzione dell’impiego di fitofarmaci di sintesi e soprattutto dei trattamenti a calendario migliora in modo evidente la qualità dell’ambiente di lavoro degli addetti alla produzione, soprattutto per quei settori in cui particolarmente elevato è il rischio sanitario degli operatori.

ambito tecnico; fase di produzione, con riferimento ad essenze coltivabili in Toscana, interessanti prospettive riguardano l’utilizzo di farina da semi di Brassica carinata non solo in pieno campo (sottoforma di pellet), ma anche in fase di post-raccolta, oltre alle farine di semi di aglio e nicotina. Con riferimento ad essenze coltivabili in Toscana, a costi contenuti, alcuni sistemi dei glucosidi sono da considerarsi di maggiore interesse: (1) disulfidi prodotti in seguito a degradazione di tessuti di aglio e cipolla; (2) composti cianogenici prodotti dal sistema diumina-glucosidasi tipico del sorgo bicolor e della cassava; (3) composti di degradazione dell’idrolisi enzimatica dei glucosinolati, sistema tipico delle famiglie delle Brassicacee; (4) saponine da erba medica.

ambito tecnico; fase di consumo, nel florovivasmo riscontra interesse la possibilità di utilizzare colture miglioratrici in grado di ripristinare un buon livello di fertilità e conseguentemente di limitare il successivo uso di trattamenti fitosanitari di difesa. ambito economico e sociale; fase di produzione e consumo, la produzione di

fitofarmaci di origine vegetale genera una positiva ricaduta da un punto di vista sociale ed economico in quanto l’agricoltore stesso diventa produttore di composti ad azione biocida, ritagliandosi una nuova fonte di reddito (se immessi sul mercato) e/o risparmio (se riutilizzati in azienda), trasferendo localmente produzioni ordinariamente accentrate nelle mani di poche industrie agro-farmaceutiche. Da sottolineare che nel caso delle suddetta filiera, coloro che operano in forma diretta (azienda agricola) o indiretta (agroindustria di trasformazione di materiale vegetale e di conservazione di prodotti orto-frutticoli in fase post-raccolta) possono essere coinvolti nella fase di produzione, trasformazione, utilizzo e consumo di fitofarmaci di origine vegetale.

ambito normativo e economico; fase di produzione e consumo, le recenti restrizioni e controlli sul mercato degli agro-farmaci, tali da determinare anche l’eliminazione

(come nel caso del Bromuro di metile a seguito dell’attuazione del Protocollo di Kyoto), rappresentano un altro fattore fortemente incentivante la produzione di fitofarmaci di origine vegetale. Questa valutazione se vale in senso generale, anche alla luce dei recenti indirizzi normativi a livello comunitario (es. Direttiva Reach), assume un significato ancora più pregnante nell’ambito di progettualità territoriali (es. distretti agricoli/agroindustriali biologici ed integrati) o commerciali (es. linee di prodotti commercializzate dalla grande distribuzione) orientate a garantire prodotti salubri ai consumatori.

Per le colture miglioratrici ad azione biocida:

ambito di filiera coinvolto: tecnico; fase di processo cui si riferisce l’opportunità: consumo, la difesa delle colture trova nella fertilità del suolo un fattore sinergico di primaria importanza, infatti, l’aumento di sostanza organica sviluppa un effetto allelopatico che favorisce i meccanismi di competitività tra i patogeni e di autoimmunità dell’agroecosistema. In tal senso la difesa attraverso la pratica di sovesci (con colture miglioratrici ad azione biocida) produce una positiva ricaduta da un punto di vista ambientale anche perché costituisce un’alternativa alle matrici su cui lavora l’industria dei fertilizzanti organici, molto spesso contenente quantità non trascurabili di metalli pesanti.

ambito di filiera coinvolto: tecnico; fase di processo cui si riferisce l’opportunità: consumo, l’azione sterilizzante del bromuro di metile, il cui utilizzo non era particolarmente diffuso in Toscana, può essere ottenuta dal ripristino dell’equilibrio del suolo e dalla sinergia di diverse tecniche, difficilmente contestabili, anche se da applicare in modo differenziato a seconda della coltura. Tra le tecniche applicabili si ricordano: (1) l’utilizzo di funghi antagonisti e in generale di lotta biologica; (2) la solarizzazione per cui si applicano teli di plastica (anche biodegradabile) al fine di aumentare la temperatura del suolo in seguito all’irradiazione solare; (3) la biofumigazione che, oltre al sovescio di brassicacee o all’apporto di materiale proveniente da brassicacee di cui abbiamo parlato, prevede anche l’apporto di grandi quantità di sostanza organica che una volta bagnata mostra fenomeni di idrolisi e fermentazione con produzione di sostanze ad elevata attività biocida; (4) l’utilizzo di portainnesti resistenti che ha delle limitazioni derivanti dai costi elevati, ma che possono risultare fondamentali nella fase di ripristino della fertilità biologica di un suolo; (5) la sterilizzazione con vapore che però, se è vero che ha un basso impatto in termini di biodegradabilità e tossicità, non si può dire altrettanto in termini di consumi energetici e produzione di CO2, soprattutto se applicata nei mesi invernali. ambito di filiera coinvolto: tecnico; fase di processo cui si riferisce l’opportunità:

miglioratrici in grado di ripristinare un buon livello di fertilità e conseguentemente di limitare il successivo uso di trattamenti fitosanitari di difesa.

8. Individuazione delle ipotesi strategiche attuabili per ciascuna filiera in relazione ai