2. Stato dell’arte sulla coesistenza
2.2 Influenze economiche
La domanda del consumatore di prodotti GM è stata analizzata da Moon and Balasubramanian, (2001) attraverso il metodo della Valutazione Contingente (CV) negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dimostrando, che, rispettivamente il 37% e il 56% dei consumatori sono disposti a pagare di più per avere la disponibilità dei cereali GM. James & Burton (2002), seguendo lo stesso metodo di analisi in Australia hanno evidenziato che i consumatori sono disposti ad acquistare il cibo geneticamente modificato se vi è una riduzione di prezzo, rispetto a quello GM free, compresa tra il 20% e il 47% utile a
compensare le attitudini negative. Dall’altro lato sarebbero disposti a pagare il 36% in più per ridurre l’uso di prodotti chimici in agricoltura del 30 %.
Burton et al. (2001) mettono in luce la minore disponibilità dei consumatori della Gran Bretagna a comprare GM, dall’analisi emerge che tutti i gruppi di consumatori oggetto di studio erano disposti a pagare dal 26% al 46% in più per avere cibo non GM. Huffman et al. (2001) hanno riscontrato negli Stati Uniti una differenza media di prezzo dei prodotti GM e prodotti non GM del 14% (prodotti di riferimento: oli vegetali, patate e mais). Un altro lavoro (Rousu et al. 2002) con gli stessi prodotti indica che la tolleranza per la contaminazione da GM non è lineare: i consumatori scontano (valutano) il cibo contenente 1% di OGM allo stesso modo del cibo contenente il 5% di OGM.
Charles B. Moss; Schmitz G. Troy and Andrew Schmitz, (2002) descrivono la significativa alterazione dei mercati negli Stati Uniti generata dall’introduzione degli OGM e fanno emergere le condizioni di coesistenza di due mercati separati relativamente alle colture GM e non-GM. In breve essi hanno sviluppato un modello producer-decision per spiegare il basso tasso di adozione delle colture GM e il suo declino. La maggior parte del mais non-GM non è vendibile sul mercato come tale e ad oggi non riceve alcun premio aggiuntivo sul prezzo che sia sufficiente a coprire i costi di preservazione dell’identità (IP); nei casi in cui il mais non GM è vendibile come tale il premio sul prezzo (netto dei costi IP) appare molto ridotto. Sottolineando che la maggiore percentuale di mais coltivato è, tutt’oggi, non GM lo studio mostra un declino del reddito totale dei produttori di mais non GM generato dall’aggiunta dei costi di IP.
Demont M., Tollens E. and Fogarasi J. (2005) hanno effettuato uno studio con l’intento di stimare la misura e la distribuzione degli effetti delle colture transgeniche ex ante in Ungheria sviluppando un parziale modello di equilibrio seguendo un approccio reale per la stagione agricola del 2003. In Ungheria nell’anno di riferimento erano coltivati mais, barbabietola e colza rispettivamente per 1150000 ettari 53000 ettari e 71000 ettari. Lo studio conclude che l’incremento di benessere totale generato dall’introduzione di colture GM è compreso tra 0,8 milioni a 16 milioni di euro in funzione dell’importanza della coltura. La distribuzione dei benefici agli agricoltori varia da ½ a ¾ e questo dipende principalmente dall’etereogeneità delle spese della tecnologia convenzionale e quelle dell’innovazione. A un estremo, il mais BT è un’innovazione marginale con potenziale limitato per la creazione di dipendenza dall’industria sementiera. All’altro estremo la barbabietola HT permette all’innovatore di catturare una parte ragguardevole dei benefici. Lo studio evidenzia alcuni elementi importanti che limitano la possibilità monopolistica dell’industria sementiera nell’aumentare il prezzo e conseguentemente acquisire una larga fetta dei benefici; essi sono l’etereogeneità degli agricoltori (Oehmke and Walf, 2002, Weaver and Kim, 2002), l’incertezza e l’inreversibilità dell’agricoltore (Weaver and Wesseler, 2004), la competizione dall’industria chimica (Weaver and Kim, 2002), l’adozione incompleta (Lapan and Meschini, 2000) ed in fine la competizione all’interno dell’industria delle biotecnologie(Giacessi et al.
2002). Questo beneficio distribuito è in linea con la maggioranza degli studi in letteratura sugli impatti delle biotecnologie. Demont and Tollens (2004b) rilevano che in relazione all’adozione del mais BT in Spagna nel 1998-2003 gli agricoltori acquisiscono i 2/3 (65%) dei benefici totali, ed 1/3 (35%) viene percepito dall’industria sementiera. Demont e Tollens (2004b) analizzano 14 stime di distribuzione dell’impatto sulle colture transgeniche. La meta-analysis di queste evidenzia che in media, agricoltori e consumatori ottengono il 61% dei benefici locali totali con un 95% di intervallo di confidenza tra il 52% e il 70%, il resto è rilevato dall’industria sementiera. Nell’analisi, il modello ungherese che si configura come un piccolo produttore che si rivolge ad una infinita domanda elastica, non evidenzia alcuna riduzione dei prezzi, impedendo ai consumatori ungheresi di percepire alcun guadagno dalla nuova tecnologia. La sola possibilità che può portare ad un beneficio per i consumatori ungheresi si potrà generare da una riduzione dei prezzi mondiali dovuto all’adozione a larga scala delle colture transgeniche in economie di larga esportazione come per esempio l’USA per il mais, il Canada per la colza e l’Europa per la barbabietola (Demont and Tollence, 2004a).
Nel 2002 uno studio effettuato nel Regno Unito (www.strategy.gov.uk; Field work: Weighing up the Costs and Benefits of GM crops) riguardante le problematiche legate alle colture geneticamente modificate, intrapreso allo scopo di migliorare le conoscenze sulle evidenze di base e creare un dialogo tra i soggetti che presentavano opinioni divergenti nei confronti di questa tematica; ha previsto una analisi di scenario che ha permesso di descrivere differenti aspetti futuri possibili relativi alla coltivazione degli OGM nel Paese. In breve, lo studio descrive le possibili alterazioni generate dall’introduzione di OGM a livello di impresa, di catena di approvvigionamento, di mercato, di economia rurale e di comunità, ed impatti internazionali. Alcuni esempi relativi alla coltivazione di colza, barbabietola e mais mostrano le seguenti situazioni: nel contesto del Regno Unito la colza occupa il 10 % della SAU, la spesa per gli erbicidi varia da 36-45 sterline per ettaro (in comparazione con i costi variabili totali di coltivazione che sono intorno a 200 sterline per ettaro). Si potrebbe manifestare un incremento di produzione della coltura GM dovuto ad un migliore controllo delle infestanti e/o ad un maggiore vigore degli ibridi. Il range in cui si muove il l’incremento della produzione è molto grande, varia da –15% a +22%. Anche la variazione del margine lordo si muove su un range molto grande perché vi sono studi che indicano un incremento del 30% rispetto ad una coltura convenzionale (tenendo anche conto dei più alti costi del seme GM) e studi che ne mostrano un decremento del 7%. Riguardo alla barbabietola, dove il controllo delle infestanti è attualmente difficoltoso e costoso (gli agricoltori possono spendere tra 84 – 167 sterline per ettaro per il controllo delle infestanti inclusi i costi di applicazione). Studi di simulazione fanno osservare che gli agricoltori coltivando barbabietola GM potrebbero essere capaci di ridurre questi costi a 26-40 sterline per ettaro anche se ci potrebbero essere costi addizionali in altre aree della produzione, particolarmente dovuti all’incremento di prezzo per l’acquisto del seme GM. Inoltre, ci sono evidenze che
dimostrano nella peggiore delle ipotesi, nessun beneficio legato all’incremento di produzione e nella migliore delle ipotesi un incremento di produzione dal 5 al 15 % dovuta ad un più corretto controllo delle infestanti. Altro caso, il mais i cui metodi correnti del controllo delle infestanti sono ragionevolmente economici, con costi totali per gli erbicidi che ammontano a 15-42 sterline per ettaro considerando che i costi totali sono 400 sterline a ettaro si osserva che i costi per gli erbicidi per una varietà GM potrebbero oscillare attorno alle 25 – 60 sterline a ettaro in dipendenza di quante applicazioni sono necessarie.
Relativamente al mercato e all’approvvigionamento, molti consumatori europei richiedono una scelta tra cibo GM e non GM introducendo costi necessari per mantenere separate le linee non OGM da quelle OGM che incrementano all’aumentare dei cibi GM indipendentemente che le colture siano coltivate nel paese o siano importate. Si aggiungono costi gestionali se le colture GM vengono coltivate nel paese visto che sarà necessario tenere separate le linee produttive già a partire dall’azienda agraria. Tali costi possono variare in funzione del tipo e dalle caratteristiche della coltura e dell’estensione sulla quale sono coltivate. Tramite accordi e cooperazione tra gli agricoltori si potrebbe raggiungere una significativa riduzione dei costi necessari all’attuazione di misure utili al mantenimento della separazione fra le due linee produttive; comunque sia tali costi avranno ripercussioni significative sulle aziende convenzionali e/o biologiche. Un esempio di costi di mantenimento delle linee produttive separate sono quelli relativi al monitoraggio, nel 2002- 2003 il Laboratorio Centrale di Scienze del DEFRA (una Agenzia del Governo, responsabile per ispezioni in campo del rilascio degli OGM) ha effettuato 124 ispezioni di routine con un costo indicativo medio di 400 sterline ed alcune chiamate di analisi di emergenza al costo di 430 sterline per visita. Ciò induce a considerare ottimisticamente i costi di ispezione e monitoraggio intorno alle 40.000 sterline per anno in Inghilterra e nel Galles. La possibile riduzione dei costi e l’incremento di produzione offerti dalle colture GM potrebbero contribuire a migliorare la competitività delle medesime sul mercato. Importante sottolineare però che gli agricoltori della comunità europea non esercitano in un libero mercato competitivo e perciò le loro azioni sono determinate dalle decisioni politiche nazionali ed europee per esempio relative alla PAC, piuttosto che rispetto alla possibile riduzione dei costi dovuta alla coltivazione di colture GM.
Si potrebbero generare anche interazioni internazionali in funzione della politica adottata verso le colture GM che avrebbero ripercussioni ed influenzerebbero l’atteggiamento tenuto dall’Europa e conseguentemente si potrebbero generare tensioni commerciali dovute a differenti approcci nella gestione degli OGM dell’Europa e di altri paesi, rimarcando così l’importanza della politica degli OGM esercitata da ogni paese membro.