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2. Stato dell’arte sulla coesistenza

2.1 Opinione pubblica e del consumatore

La valutazione del rischio generato dall’introduzione di nuove tecnologie come l’uso di OGM nelle produzioni agricole, risulta enormemente complessa; in quanto essa non può essere limitata alla pura analisi naturale-scientifica, ma deve inglobare anche fattori socio- economici ed in particolare lo studio della condivisione ed accettazione da parte dei soggetti (Schermer M. 2004). Vi sono studi che hanno affrontato l’analisi della percezione e dell’opinione pubblica riguardo a tale tematica, come quello di Zecherdorf (1994), che analizza 24 sondaggi di opinioni di differenti paesi distribuiti in dieci anni osservando che l’accettazione delle biotecnologie è differente in base alle diverse applicazioni (per esempio, le applicazioni mediche sono preferite rispetto a quelle sul cibo e sugli animali); a livello individuale, dipende dalle conoscenze riguardanti le biotecnologie, la percezione del rischio e le preoccupazioni etiche. L’autore, inoltre, fa notare che gli individui che incrementano le proprie conoscenze nell’ambito delle biotecnologie tendono ad accettarle maggiormente. La tendenza dell’accettazione delle biotecnologie che varia in funzione delle diverse applicazioni è stata confermata anche da Norton (1998) il quale analizza 16 sondaggi di opinione in Australia, Nuova Zelanda, Nord America e Europa; in aggiunta, lo studio fa emergere le preoccupazioni dell’opinione pubblica per le conseguenze non conosciute delle biotecnologie e la mancanza di fiducia nell’abilità dei gestori delle probabili situazioni di rischio.

Campbell et al. (2000) descrivono la percezione dei consumatori riguardo agli organismi geneticamente modificati analizzando circa 100 lavori riguardanti questa tematica. Tra questi molto significativo è il progetto PABE (Public Perceptions of Agricultural Biotechnologies in Europe), che è stato basato sulla costruzione di focus groups in numerosi paesi d’Europa allo scopo di captare le preoccupazioni delle persone riguardo alle biotecnologie. Più recentemente, Marris et al. (2001) nello stesso progetto, sottolineano differenze della percezione del problema tra gli stakeholders e confermano che i consumatori in generale tendono ad accettare le applicazioni delle biotecnologie in ambito medico, ma rifiutano gli OGM utilizzati nel cibo e in agricoltura, inoltre, i consumatori richiedono espressamente una etichettatura dei cibi in maniera da poter esercitare correttamente e consapevolmente la loro libertà di scelta; infine, è stata evidenziata una perdita di fiducia da parte dei cittadini nei

confronti delle istituzioni che sono viste come soggetti non in grado di gestire il problema. Lo studio si spinge oltre, dimostrando che in generale la popolazione è scarsamente informata a proposito dei fatti scientifici riguardanti gli OGM, e ciò rende più difficile l’analisi delle problematiche innescate dagli OGM e la presa di posizione consapevole e condivisa da parte del decisore pubblico. Riguardo alla necessità dell’etichetta sui prodotti Noussair et al. (2002) confermano attraverso uno studio condotto tra i consumatori francesi l’esigenza di avere maggiori informazioni attraverso l’etichettatura dei prodotti in modo da conoscere esplicitamente la percentuale di OGM presente nel prodotto in questione; sottolineando, tuttavia, il fatto che i consumatori non sono normalmente predisposti alla lettura dell’etichetta del prodotto.

Gamble e Gunson (2002) riferendosi alla sicurezza del cibo GM, hanno osservato che circa un terzo dei consumatori intervistati dichiarano di aver cambiato i loro comportamenti di acquisto perché i prodotti erano OGM. Come nelle casistiche presentate precedentemente anche questi autori hanno riscontrato una variazione nelle risposte dei consumatori in base alle differenti applicazioni delle biotecnologie.

Cook et al. (2000) nel contesto della Nuova Zelanda hanno investigato sette casi di studio di introduzione di organismi geneticamente modificati nella produzione del cibo, includendo quattro studi di Gamble et al. (2000) riguardanti il periodo 1990-2000. Dall’analisi emerge che le conoscenze sugli OGM sono incrementate nel tempo e che l’accettazione delle biotecnologie rimane piuttosto alta rispetto ad altre aree nel mondo fino al 1998, quando comincia a decrescere. La risposta differenziale alle varie applicazioni delle biotecnologie viste in altre parti del mondo sono evidenti anche in questo caso (in particolare si evidenzia che le applicazioni biotecnologiche sulle piante sono più accettate rispetto a quelle sugli animali e l’uomo). In unisono con gli studi sopra presentati anche Cook et al. (2000) rilevano preoccupazioni significative riferite alla sicurezza del cibo, agli effetti ambientali e sulla non naturalità dei prodotti GM.

Notevoli differenze di percezione del problema si evidenziano tra nord americani ed europei; in particolare Kamaldeen e Powell (2000) hanno analizzato dei sondaggi sulle opinioni nel Nord America riguardanti le biotecnologie relazionandoli con sondaggi di opinione internazionali. Essi illustrano che preoccupazioni sulle biotecnologie e il cibo geneticamente modificato in particolare non sono significanti per i Nord Americano come lo sono per gli Europei, circa il 61% di Canadesi sono favorevoli alle biotecnologie in generale, mentre il 39% non lo sono. Comunque lo studio fa emergere che il 59% dei Canadesi sondati vedono il cibo geneticamente modificato come una applicazione negativa delle biotecnologie. Il quadro sopra esposto è stato confermato anche da Thomas Hoban (1989, 1994, 1995, 1996, 1997, 1999a, 1999b, 2000) che ha estensivamente esaminato la percezione dei consumatori in vari paesi, in particolare negli Stati Uniti. Questi studi hanno riscontrato che esiste un più basso livello di preoccupazione sulle biotecnologie negli Stati Uniti rispetto all’Europa dove le persone sono più propense a provare varietà di cibo GM. Anche in questo studio si evidenzia

che esistono risposte differenziali rispetto alla accettabilità di alcune applicazioni delle biotecnologie (le tecnologie mediche sono maggiormente comprese e condivise rispetto alle applicazioni sugli animali e sul cibo).

La situazione Europea è stata rilevata e descritta nel sondaggio Eurobarometer che è stato avviato nel 1999 (http://www.europa.eu.int/comm/dg10/epo/eb.html). I risultati mostrano che i consumatori (circa 16.000 coinvolti) sono preoccupati dalla scarsa conoscenze riguardo alle biotecnologie ed in più mostrano un decremento di fiducia nelle sorgenti di informazione disponibili sulla materia, anche se gruppi di consumatori come il 26% dei medici 24% delle organizzazioni ambientaliste sono i più fiduciosi. Lo studio evidenzia, come già ampiamente descritto da quelli precedenti, una diversa accettabilità delle applicazioni delle biotecnologie, indicando che quelle sul cibo risultano meno accettate rispetto a quelle in ambito medico e farmaceutico che in alcuni casi erano viste positivamente. Dal 1999 Eurobarometer ha condotto un grande numero di sondaggi in molti paesi rilevando carattere pubblico (sociale) e politico del problema OGM. Molti di questi sono stati svolti in Nord America (il maggiore produttore di colture GM) e in Europa (il principale oppositore di tali colture), e in paesi sviluppati piuttosto che in paesi in via di sviluppo. In questi ultimi l’analisi fa emergere una minore percezione e quindi rilevanza ed importanza dei possibili rischi generati dall’introduzione di OGM per la salute umana. La comparazione tra alcuni paesi in via di sviluppo evidenzia che il background politico, culturale e storico di ogni paese influenza significativamente i problemi portati avanti nel dibattito nazionale sulle biotecnologie. I sondaggi dell’International Food Information Council (IFIC) suggeriscono che le opinioni a proposito delle biotecnologie sono statiche. Questi studi sono stati condotti da Wirthlin Group fino al gennaio 2001 e più tardi da Cogent Research e indicano che l’accettazione di cibo geneticamente modificato è rimasta equamente consistente dal 1997 fino al 2002. Lo scenario qui descritto di stazionamento dell’opinione del consumatore rispetto al tema trattato risulta in contrapposizione con quanto evidenziato da Cook et al. (2000) in Nuova Zelanda che sottolinea un marcato trend negativo nell’accettazione delle biotecnologie a partire dal 1998.

Bredahl, (2001) ha riscontrato una correlazione negativa tra l’incremento del pensiero naturalistico dei consumatori e l’accettabilità dei prodotti GM. In scia con quanto affermato Siegrist (1998) osserva che i consumatori con una visione ecocentrica sono meno favorevoli ai cibi GM rispetto agli altri in relazione al fatto che si è sviluppata una visione dei prodotti GM come prodotti non environmentally friendly (Small et al., 2002). In generale l’accettazione dei GM è risultata meno probabile quando è percepito un maggior rischio ambientale (Small et al. 2001, Macer 1992).

Altro punto rilevante che riveste un’importanza strategica per il decisore pubblico è l’esame delle ragioni che stanno dietro alle controversie pubbliche associate all’introduzione di cibo GM; Frewer L. et al. (2004) le hanno esplorate in Europa a partire dagli anni novanta, rilevando che il problema dell’accettazione pubblica dei cibi GM e dell’emergenza delle

biotecnologie più in generale deriva dalla percezione del rischio, dalla perdita di fiducia degli stakeholders nei confronti delle istituzioni, degli scienziati, dell’industria e dalla necessità di sviluppare strategie di comunicazione che esplicitamente contengano le preoccupazioni pubbliche piuttosto che escluderle. Molte delle controversie associate con la commercializzazione di cibo GM, che hanno contribuito alla perdita di fiducia, sono state il risultato del fallimento di regolamentazioni che non tenevano conto delle preoccupazioni della società. L’incremento della partecipazione pubblica viene promossa come uno strumento per restaurare rapporti di fiducia tra cittadini e decisore pubblico. Attraverso una analisi qualitativa lo studio fa emergere le preoccupazioni della società che riguardano i probabili effetti delle biotecnologie non conosciuti e difficilmente valutabili sulla salute umana e sull’ambiente; nonché le conseguenze potenzialmente irreversibili di alcuni impatti negativi. Successivamente altre ricerche qualitative e quantitative hanno mostrato i dettagli di preoccupazioni morali relativamente al cibo GM mettendo in luce problemi quali la non naturalezza, “la manomissione della natura”, il benessere animale, il bilancio di potere tra produttori e consumatori, la democrazia e la disparità tra il mondo industriale e il terzo mondo (Bredahl, 1999; Bredahl et al., 1998; Grunert et al., 2001; Miles e Frewer, 2001; Lassen et al., 2002; Gaskell et al. 2001). In linea con quanto sopra descritto Barling et al. (1999) descrive che l’applicazione delle moderne biotecnologie al cibo ha aumentato le preoccupazione tra i cittadini europei, le quali includono la perdita di fiducia, e di scelta. Lo studio propone un modello di analisi del rischio OGM e cibo GM che incorpora la dimensione sociale attraverso l’integrazione dell’analisi del rischio con una analisi di impatto sociale allo scopo di costruire una maggiore fiducia popolare nei processi decisionali, promuovendo un maggior coinvolgimento dei cittadini nei processi di decision-making. Schermer M. (2004) discute l’influenza dell’uso in agricoltura di OGM sullo sviluppo di regioni che si presentano ecologicamente sensibili e con caratteristiche non idonee all’introduzione evidenziando come possibile via di sviluppo la definizione di aree libere da OGM. L’accettazione sociale di aree OGM free è stata testata in uno studio condotto nel 1999 in Austria i cui risultati suggeriscono una buona fattibilità. Schermer M. presenta un caso di studio per applicazioni locali: aree OGM free come parte di un “biosphere park” economicamente stimolato verso uno sviluppo endogeno sostenibile.