2. Deleuze a partire da Bergson
2.1 Filosofia e arte
Ora che abbiamo presentato a partire da Husserl, sebbene ancora nei suoi primi sviluppi, ciò che ci propone Merleau Ponty credo sia il caso di iniziare a vedere, e lo faremo in questo capitolo, l’originale concezione filosofica propostaci da Deleuze. Prima dobbiamo però chiarire fin da subito qual è il nostro scopo, per non perdere di vista ciò che ci prefiggiamo di dimostrare.
Merleau Ponty e Deleuze, come diremo più volte ed è importante tenere presente questo presupposto, affrontano percorsi filosofici molto diversi e sicuramente le differenze non sono poche. Merleau Ponty porta avanti l’idea della fenomenologia, della riduzione e della sospensione del giudizio ed è sicuramente ancora molto legato alla filosofia husserliana, anche se è evidente un forte allontanamento appunto dalla fenomenologia tradizionale soprattutto nelle sue ultime opere; Deleuze è invece lontano dall’impostazione fenomenologica e critica anzi Merleau Ponty proprio a partire da questa distanza. La fenomenologia è ancora troppo ancorata alla soggettività e Merleau Ponty si sofferma sul corpo proprio, il corpo che quindi apparterrebbe a un soggetto determinato, invece di sondare il mondo decostruendo le dicotomie classiche.
Cercheremo invece di dimostrare quanto l’originalità di Merleau Ponty stia esattamente nel rifiuto delle opposizioni classiche e che la concezione che ci dispiega nelle sue opere è attraversata da continui svelamenti e pieghe, da stratificazioni, da continue intersezioni, che rendono impensabile il centro attorno
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a cui era ruotata tutta la filosofia precedente: il soggetto e l’oggetto sono presi nel chiasma. Proveremo quindi a seguire i due filosofi nei loro punti d’incontro più che nelle divergenze, che sicuramente ci sono.
L’idea che sta alla base delle loro filosofie è quindi avvicinabile e due testi, E’ possibile oggi la filosofia? di Merleau Ponty e Che cos’è la filosofia? di Deleuze, sono illuminanti su questo proprio perché trattano specificatamente il nostro tema: cosa è la filosofia per i due autori e in che rapporto è con ciò che entrambi definiscono non filosofia. Sia Merleau Ponty che Deleuze descrivono la filosofia e la non filosofia (tutto ciò che sta fuori dalla filosofia, tutto ciò che non sarebbe appunto filosofia) come co-appartenenti e anche in questo la prossimità è tangibile. Leggendo i due testi la sensazione è di trovarsi davanti a due filosofi che credono a un medesimo scopo della filosofia, che vedono una stessa finalità e che vedono un uguale rapporto tra filosofia e arte, che appunto fa parte di quella non filosofia di cui parlano. L’arte è una piccola parte della non filosofia, ma è anche ciò di cui la filosofia non può fare a meno; il fuori sembra essere anche interno alla filosofia stessa, sembra essere l’altro lato della piega, l’altro termine chiasmatico. Merleau Ponty scrive in E’ possibile oggi la filosofia? che la filosofia non può essere theoria, che per comprendere che cosa sia dobbiamo «pensare lo spirito prima di ogni idealizzazione» e leggiamo proprio all’inizio del testo: «la filosofia troverà aiuto in poesia, arte ecc., in un rapporto molto più stretto con esse, rinascerà e reinterpreterà così il proprio passato di metafisica- che non è passato.»12
La filosofia è allora sempre in rapporto, per entrambi, con la non filosofia, da intendere come lo stato di crisi della filosofia stessa ma anche come tutto ciò che è
12 M. Merleau Ponty, E’ possibile oggi la filosofia?, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003, p.
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al di fuori di essa e che la filosofia non può non considerare. La pittura è definita poche pagine più avanti come una sorta di filosofia, «coglimento della genesi» e puntualizza subito di che tipo di pittura sta parlando: «la pittura è un mondo per sé, non una copia del mondo». Che cosa deve fare l’artista? «Il visibile (con tutto l’invisibile che si trascina dietro) è l’Essere che ci è comune e il linguaggio dell’artista (in quanto indiretto e inconscio) è il mezzo per portare a compimento la nostra partecipazione comune a tale Essere13».
Deleuze segue esattamente questa concezione e anche per quanto riguarda l’arte vedremo che sarà interessato proprio al non rappresentativo, all’arte non come copia di un modello, ma come creazione e manifestazione sulla tela delle sensazioni. Leggiamo nell’introduzione di Che cos’è la filosofia? che «il filosofo è l’amico del concetto, è in potenza di concetto. Ciò vuol dire che la filosofia non è una semplice arte di formare, inventare o fabbricare concetti, poiché i concetti non sono necessariamente delle forme, dei ritrovati o dei prodotti. La filosofia, più rigorosamente, è la disciplina che consiste nel creare i concetti». La dimensione creativa e dinamica sarà la dimensione propria delle riflessioni filosofiche di cui parleremo.
Per Deleuze ogni creazione di concetti è singolare e ogni creazione è intuizione. E’ nel capitolo che tratta del rapporto tra filosofia, scienza, logica, arte e nello specifico nel paragrafo sul percetto, affetto e concetto che troviamo che cosa può fare l’arte secondo Deleuze e leggiamo: «ciò che si conserva, la cosa o l’opera d’arte, è un blocco di sensazioni, ossia un composto di percetti e di affetti»14. Qual
è il rapporto tra filosofia e arte secondo Deleuze?
13 Ibidem, p. 186
38 Scrive alla fine del paragrafo:
Pensare è pensare per concetti, oppure per funzioni, oppure per sensazioni e ciascuno di questi pensieri non è migliore dell’altro, e non è nemmeno più pienamente, più completamente, più sinteticamente pensato. Le cornici dell’arte non sono coordinate scientifiche, così come le sensazioni non sono concetti e viceversa. I due tentativi recenti per avvicinare l’arte alla filosofia sono l’arte astratta e l’arte concettuale; ma esse non rimpiazzano la sensazione con il concetto, creano sensazioni e non concetti. […] La filosofia fa sorgere degli eventi con i suoi concetti, l’arte erige dei monumenti con le sue sensazioni, la scienza costruisce degli stati di cose con le sue funzioni. Un ricco tessuto di corrispondenze può stabilirsi tra i piani. […] Ogni elemento creato su un piano fa appello ad altri elementi eterogenei, che devono essere creati sugli altri piani: il pensiero come eterogenesi15.
E leggiamo ancora, alla fine del testo:
ogni disciplina distinta è a suo modo, in rapporto con un negativo: anche la scienza è in rapporto con un non-scienza che ne rinvia gli effetti. Non si tratta soltanto di dire che l’arte deve formare, stimolare, insegnare a sentire a noi che non siamo artisti – e la filosofia insegnarci a concepire e la scienza a conoscere. […] Pensiero non pensante che alberga in tutti e tre, come il concetto non concettuale di Klee o il silenzio interiore di Kandinskij. E’ qui che i concetti, le sensazioni, le funzioni diventano indecibili, così come la filosofia, l’arte e la scienza diventano indiscernibili, quasi condividessero la stessa ombra, che si stende attraverso la loro diversa natura e non cessa di accompagnarle.16
Abbiamo pensato che fosse giusto far comprendere il forte nesso che intercorre sia secondo Merleau Ponty sia secondo Deleuze tra filosofia e arte e partire da questo presupposto sarà molto utile per il nostro scopo: ci occuperemo infatti, dopo aver presentato nel dettaglio le visioni filosofiche dei due autori, delle loro trattazioni sulla pittura, su Cézanne per quanto riguarda Merleau Ponty e su Bacon per quanto riguarda Deleuze, anche se Cézanne rimarrà un punto nodale. Ci occuperemo quindi del pensiero filosofico in pittura. Vedremo inoltre quanto le distanze tra i due sembrano colmarsi proprio a partire dalla concezione dell’arte che portano avanti e dallo scopo che si prefiggono nel trattare della pittura. La filosofia
15 Ibidem, pp.200-201 16 Ibidem, pp.222-223
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e l’arte saranno inscindibili per entrambi, e per quanto si tratti di mondi distanti, troviamo anche continue intersezioni. Non possiamo ragionare su questo però se prima non approfondiamo i concetti chiave della loro filosofia.
Per presentare i termini che Deleuze pone al centro della sua riflessione dobbiamo parlare prima di tutto di Bergson, poiché è a lui che Deleuze si rifà costantemente; anche se infatti, come accade anche in Merleau Ponty, i riferimenti e i cosiddetti predecessori possono essere molti e le rivisitazioni di filosofie precedenti diffuse, Bergson rappresenta forse ciò che Husserl rappresenta per Merleau Ponty. Entrambi possono essere definiti la base concettuale su cui ognuno imposta la propria filosofia, per poi dare il proprio originale e personale sviluppo.