• Non ci sono risultati.

Il mondo della vita: Husserl e Merleau Ponty

1. La fenomenologia di Merleau Ponty e la lettura di Husserl

1.4 Il mondo della vita: Husserl e Merleau Ponty

Ma seguiamo ancora Merleau Ponty e vediamo come ci descrive invece il nostro percepire, per arrivare poi a vedere il termine originario in Husserl da cui deriva la sua filosofia della percezione e il mondo pre-oggettivo: se la coscienza ci restituisse il mondo nella sua completezza tra i due non ci sarebbe nessuna distanza e arriveremmo al cuore stesso dell’oggetto, mentre invece abbiamo un oggetto inesauribile. Il soggetto percipiente non è una coscienza assoluta, ha uno spessore

31

storico, si trova in una certa situazione e si confronta con un certo presente. Scrive Merleau Ponty:

Che cosa abbiamo dunque all’inizio? Non una data molteplicità con un’appercezione sintetica che la percorre e la attraversa da capo a fondo, ma un certo campo percettivo sullo sfondo del mondo. Nulla qui è tematizzato. Né l’oggetto, né il soggetto sono posti. Nel campo originario non si ha un mosaico di qualità, ma una configurazione totale che distribuisce i valori funzionali in base all’esigenza dell’insieme [...] ogni atto percettivo si rivela come prelevato da un’adesione globale al mondo. […] Da ogni punto del campo primordiale partono delle intenzioni vuote e determinate; effettuando queste intenzioni, l’analisi perverrà all’oggetto di scienza, alla sensazione come fenomeno privato e al soggetto puro che li pone entrambi. Questi tre termini non sono se non all’orizzonte dell’esperienza primordiale9.

L’ambiguità fonda la definizione della coscienza e dell’esistenza. Non dobbiamo dimenticarci di questa ambiguità se vogliamo cogliere l’esperienza antepredicativa che precede le idealizzazioni scientifiche e quotidiane.

Questa esperienza primordiale di Merleau Ponty deriva tutta la sua forza da Husserl. Il mondo della vita di Husserl (lebenswelt) è quel mondo intuibile e sottostante il mondo oggettivo e obiettivo delle scienze moderne. Il primo viene definito da Husserl come soggettivo e si contrappone all’altro, oggettivo, il mondo ritenuto vero. In realtà la scienza obiettiva è invece un’operazione di persone del mondo della vita e quindi per comprendere il mondo obiettivo dobbiamo prima comprendere l’altro. Questo mondo della vita sarà presentato come intersoggettivo e se proviamo a confrontare le tesi sostenute nella Crisi e quelle della Quinta Meditazione vediamo che il mondo della vita si dà nell’intersoggettività e che quindi, per quanto lontani, questi testi possono condurci lungo un percorso comune; il terreno primordiale, nel suo essere preliminare al compimento della riduzione trascendentale, va tenuto presente in un processo inverso a quello cartesiano. La

32

prima cosa è il mondo della vita semplicemente dato e solo partendo da qui possiamo arrivare alla riduzione trascendentale che ci porti non al singolo ego costituente, ma agli ego dati trascendentalmente insieme. In questo senso il mondo della vita è intersoggettivo, ma crediamo di poter dire che se i punti di vista tra i due testi husserliani sono diversi, è forse possibile vederli anche come affini. Nel testo si parla di crisi delle scienze europee, ci dice Husserl, perché le scienze, pur nei continui successi, sono invischiate in una crisi di senso profondo. Con la positivizzazione delle scienze la filosofia perde la sua funzione di comprendere l’umano. Le radici di questa crisi si possono ritrovare nella falsa disputa tra oggettivismo e soggettivismo, ma anche dalla matematizzazione e geometrizzazione della natura che porta a sempre maggiori idealizzazioni. Lo scienziato non prende in considerazione il proprio rapportarsi al mondo, mentre dovrebbe sempre tenere presente che è anch’egli immerso nel tessuto del mondo (come sottolinea sempre poi nei suoi testi Merleau Ponty). Con la scienza obiettiva va di pari passo il dualismo di cui abbiamo spesso parlato, primi tra tutti quello di mente-corpo e di soggetto-oggetto. E’ la filosofia che attraverso la comprensione del mondo della vita, che è il fondamento anonimo presupposto in ogni idealizzazione della scienza, può portarci fuori dalla crisi. Sembra che la filosofia faccia da punto di inizio così come punto di arrivo di tutto il processo. Indagando il mondo della vita vediamo che è caratterizzato da una duplice struttura: «cosa e mondo da un lato, coscienza della cosa dall’altro10». Il mondo della vita è sempre

già dato per noi, non è prodotto da noi né dato occasionalmente. E’ l’orizzonte di qualsiasi prassi reale o possibile. Abbiamo fin da subito questa coscienza della

10 E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore,

33

datità del mondo per noi e dobbiamo quindi attuare realmente la certezza d’essere del mondo e non attuare invece un atto di sustruzione.

In Merleau Ponty questa tematica del mondo antepredicativo viene messa al centro: accanto al Cogito di Cartesio va posto un Cogito tacito, che esprime la vita che sfugge a ogni determinazione, è l’autoesperirsi e l’autopresenza del soggetto, la soggettività indeclinabile, quella soggettività che non costituisce niente intorno a sé, ma semplicemente sente qualcosa come un campo già presente, è l’esistenza stessa. Il Cogito tacito è quindi l’Io primordiale che non conosce né il pensiero oggettivo, né la coscienza tetica di sé e del mondo. Dobbiamo comprendere la soggettività come inerenza al mondo, sempre data insieme a un punto di vista, ma mai fissata in nessuna prospettiva. L’”io penso” per Merleau Ponty avrà senso solo se inteso come “io inerisco a me”. Il soggetto sarà quindi una possibilità di situazioni e la sua identità sarà ricavata esclusivamente attraverso l’essere al mondo del corpo. Saranno quindi dati come inseparabili il soggetto, la corporeità ed il mondo che abita. Proprio dal mio rapporto con le cose nasce il tempo, un tempo che non è da identificare con una successione reale, ma una temporalità in un continuo farsi e che non è mai completamente costituita. Merleau Ponty riprende qui la distinzione di Husserl tra ritenzioni, con cui il passato si tiene in pugno pur rimanendo al di sotto dei presenti, e protensioni, con cui si fa presa sull’avvenire.

Attraverso l’analisi del tempo, che costituisce un punto centrale della filosofia merleaupontiana, l’oggetto e il soggetto non saranno più due termini separati e dicotomici, si riveleranno come due momenti di un’unica struttura, la presenza. Il per sé, come luogo in cui si forma il tempo, e l’in sé, come l’orizzonte del mio

34

presente, si dissolvono quando il presente, il passato e il futuro sono inscindibilmente legati.

Ci viene allora proposto un nuovo genere di analisi: una vera esperienza del mondo e l’uomo come l’uomo nel mondo, ricondotto a una natura antepredicativa e primordiale, una vita irriflessa, che viene prima di ogni scienza e di ogni riflessione tetica. Dobbiamo quindi esplicitare il nostro sapere primordiale del reale e non dobbiamo chiederci se percepiamo un mondo, ma partire dal presupposto che il mondo è ciò che percepiamo e che la percezione sarà ciò che fonda per sempre la nostra idea di verità. La percezione non equivale a una scienza o a un atto determinato, è lo sfondo su cui si staccano tutti gli atti, è il punto di partenza.

Se riprendiamo il saggio a cui abbiamo già fatto cenno, Il filosofo e la sua ombra, possiamo forse capire pienamente ciò che abbiamo cercato di mostrare:

Progetto di possesso intellettuale del mondo, la costituzione diviene sempre più, via via che il pensiero di Husserl matura, il mezzo per svelare un rovescio delle cose che non è stato costituito da noi. Era necessario questo insensato tentativo di sottomettere ogni cosa allo statuto della coscienza, al limpido gioco dei suoi atteggiamenti, delle sue intenzioni, delle sue imposizioni di senso – bisognava spingere all’estremo il ritratto di un mondo saggio che la filosofia classica ci ha lasciato, per rivelare tutto il resto: quegli esseri, al di sotto delle nostre idealizzazioni e oggettivazioni, che le alimentano segretamente, e in cui si stenta a riconoscere dei noemi […] Queste analisi del tardo Husserl non sono né scandalose né sconcertanti, se si tiene presente tutto ciò che le annuncia fin dal principio. Esse esplicitano “la tesi del mondo” prima di ogni tesi e di ogni teoria, al di qua delle oggettivazioni della conoscenza, di cui Husserl ha sempre parlato, e che soltanto è divenuta per lui il nostro unico mezzo per uscire dal vicolo cieco in cui esse hanno condotto il sapere occidentale. Lo volesse o meno, contro i suoi disegni e secondo la sua audacia essenziale, Husserl risveglia un mondo selvaggio e uno spirito selvaggio11.

35