IL POST COVID-19. Ripartenza, ricostruzione e rilancio possibili solo con il più grande piano di investimenti economici e sociali della storia
29 ottobre 2020
“Ripartenza, ricostruzione e rilancio possibili solo con il più grande piano di investimenti economici e sociali della storia”. Questo il titolo del secondo focus organizzato dal Coordinamento Attività Internazionali dedicato all’analisi della realtà post covid-19. L’evento, svoltosi interamente in forma di webinar lo scorso 29 ottobre, ha visto un’ampia partecipazione di quadri e delegati sindacali.
Ad aprire i lavori è stato il Coordinatore delle Attività Internazionali, Nino Sorgi, che, dopo aver dato il benvenuto ai partecipanti, ha ricordato l’esperienza della riforma delle Poste vissuta, su fronti opposti, con l’allora a.d. delle poste, Corrado Passera (oggi alla guida di Illimity Bank e relatore dell’incontro) per sottolineare come qualunque riforma, per concretizzarsi, richieda la capacità di costruire una solida rete di alleanze. Questa, anche oggi, è la sfida che si pone al sindacato.
La parola è quindi passata al Presidente della Fondazione Tarantelli, Giuseppe Gallo, il quale nel suo intervento ha illustrato la fine del modello attuale di economia e società.
La pandemia come una moderna apocalisse disvela verità nascoste o rimosse che riemergono: l’attuale modello socio-economico non regge l’equilibrio ambientale né la coesione sociale. Inevitabilmente la crisi si ripercuote anche sull’equilibrio e la tenuta dell’istituzione democratica. La CISL ha fatto le sue proposte con due manifesti “L’Europa unita e solidale” e “Oltre la pandemia”. Il governo ha commesso l’errore di gestire solo l’emergenza e con logiche tradizionali. La strategia deve essere più complessa e creativa, operando secondo tre mosse distinte ma sincroniche: 1) Gestire l’emergenza; 2) Rafforzare provvedimenti emergenziali con immediate investimenti strutturali che abbiano un effetto a lungo termine; 3) incorporare elementi sistemici del nuovo modello di sviluppo.
Tre le nostre proposte: 1) una riforma fiscale, socialmente ed eticamente giusta;
2) ripensare l’organizzazione del lavoro, superare le discriminazioni a partire da
quelle di genere, ridefinire profili e ruoli, non solo dando servizi aggiuntivi ma mirando al benessere lavorativo all’interno di una nuova organizzazione di lavoro; 3) sollecitare operazioni strutturali socialmente e ambientalmente sostenibili che cambino il genoma del modello di sviluppo.
Il secondo momento di riflessione è stato fornito dalla relazione di Ester Crea, che ha dato il titolo al nostro focus odierno (vedi relazione).
Corrado Passera, a.d. di Illimity Bank, nel suo intervento, ha richiamato gli elementi sul tavolo: la crisi, un nuovo modello di sviluppo, ruolo dell’Europa, rilancio dell’economia, rivisitazione del modello di sviluppo: componenti che insieme possono ricreare la fiducia persa. Ha inoltre sottolineato che l’Italia nel sistema bancario ha fatto un passo avanti non comune, consolidandosi e creando operatori e banche sociali, con un paradigma nuovo, come la sua Illimity. Banche che creano sviluppo e occupazione, finanziano e aiutano le piccolo/medie imprese da risanare, e recuperare. Ha suggerito di lavorare contemporaneamente sull’emergenza, sulla crescita sostenuta e sostenibile, attraverso la revisione del modello di capitalismo, modello da correggere ma non buttare; da evolvere per raggiungere obiettivi sociali. I fondi europei sono un fatto storico che va completato aumentando le risorse da destinare a investimenti selezionati, gestiti e finanziati a livello federale, oltre quindi la solidarietà agli stati in difficoltà.
Nella sua analisi, il dott. Passera ha suggerito quattro operazioni, tra loro interdipendenti, necessarie da attuare: 1) gestione del contagio 2) rafforzamento delle strutture sanitarie, 3) finanza di emergenza per imprese e famiglie, 4) riavvio dell’economia.
È necessario avere una visione sistemica, finanziare l’apprendistato, la riqualificazione dei lavoratori, finanziare le imprese che investono nella digitalizzazione; avere il coraggio di incentivare anche fiscalmente le imprese virtuose che assumono, investono, rischiano i propri capitali, sanno aggregarsi e internazionalizzarsi. Ma non sarà possibile se non saranno eliminate 4 zavorre:
1) riforme da fare su istruzione, giustizia, burocrazia, progetti di ricerche e investimenti energetici: tutti progetti che devono essere selezionati e gestiti a livello federale; 2) modello di sviluppo: l’economia non si autoregola. Il neoliberismo esasperato ha portato alle crisi che abbiamo avuto, e in parte anche questa attuale benché determinata da un fattore esterno. Dobbiamo attuare un capitalismo responsabile e regolamentato da leggi che già esistono. Le leggi sull’
PAGINA 61 livelli di povertà in tutto il mondo. Stabilita un’interlocuzione con le grandi istituzioni economiche, FMI e Banca mondiale, i sindacati mondiali hanno fatto richiesta che, in tutto il mondo, 1) il covid-19 sia riconosciuto malattia professionale; 2) la salute e la sicurezza diventi una delle Convenzioni fondamentali dell’Oil, al pari dei principali divieti contro le discriminazioni. Il panorama offre poche luci e tante ombre. Il FMI ha riconosciuto l’inadeguatezza delle misure di contrasto ma continua a promuovere il ritorno all’austerità per i paesi in via di sviluppo. La Banca mondiale ha previsto 12 miliardi per il vaccino per tutti; la proroga di 6 mesi della sospensione del debito per i paesi più poveri, frenata della speculazione e crolli di borsa. In prospettiva c’è la possibilità di raggiungere un accordo sull’agenda fiscale internazionale dell’OCSE, tra le richieste sindacali: la tassazione delle società digitali che hanno realizzato profitti altissimi durante la pandemia. Intanto si chiederà un fondo globale di protezione sociale, oltre a dover attuare gli impegni passati: resilienza, lavoro dignitoso, investimenti pubblici nel settore della cura, politiche per una giusta transizione, mettendo insieme ministri del lavoro e quelli delle finanze del G20.
Il dibattito, vivo e stimolante, è continuato con diversi interventi. Rosanna Riuscito ha proposto alcune riflessioni sulle conseguenze della crisi in atto:
aumento della povertà, aumenti dei disordini sociali, congelamento degli investimenti da parte delle imprese fino all’autunno 2021, consumi bloccati delle famiglie, la perdita di milioni di posti di lavoro, sperequazioni tra differenti categorie di lavoratori e lavoratrici, grandi difficoltà nel trovare coesione tra sindacati europei anche su temi fondamentali come il salario e la trasparenza salariale. Azzeramento delle prospettive di reimpiego e riqualificazione per moltissime lavoratrici se l’utilizzo dei fondi europei nell’agenda delle competenze non sarà ridiscusso con le parti sociali. Democrazia in discussione in alcuni paesi europei con cancellazione dei diritti civili e della persona, come ad esempio il caso della Polonia che ha abolito la legge sull’aborto. Andrea Mone ha posto al centro del dibattito due aspetti 1) il ruolo e protagonismo del sindacato europeo, anche con il contributo della Cisl sulla strategia sindacale. 2) Il ruolo dell’Europa: per la prima volta strumenti finanziari entrano nell’economia reale, il che non era scontato. L’interesse europeo, però, sarà raggiunto quando sarà sciolto il nodo dei paesi del Nord. Ci sarà un avanzamento reale delle politiche europee quando i paesi frugali riusciranno a leggere l’avanzamento dell’Europa in un’ottica di avanzamento nazionale. Gigi Sedran della Flaei Cisl, ha invece introdotto il tema della misurazione del benessere di un Paese. È ancora attuale utilizzare come unità di misura il Pil? Allo stesso modo si può riflettere sull’idea di cittadinanza collegata ancora ad entità statali rispetto ai grandi fenomeni di portata globale che stiamo vivendo: la pandemia, la digitalizzazione e la crisi climatica. Infine, anche alla luce del Manifesto della Business Roundtable, è percorribile l’idea di grandi aziende multinazionali che si
trasformano in imprese benefit? E, a fronte di queste sfide, quali nuove tutele occorrerà assicurare ai lavoratori e ai cittadini? Sedran, nel suo intervento, ha sollevato il tema del riconoscimento dei diritti digitali. Per Barbara Arsieni della Fim Cisl, la pandemia ha rimesso al centro la questione della vulnerabilità umana: a fronte di un mondo sempre più interconnesso e ipertecnologico da un lato, e i rigurgiti nazionalistici e protezionistici dall’altro, il bisogno di un sindacato portavoce di un messaggio di condivisione e solidarietà. Anche il segretario confederale Angelo Colombini ha arricchito il dibattito sottolineando l’esigenza del sindacato di ricostruire alleanze nel sociale, capaci di promuovere un cambiamento in direzione della partecipazione e della solidarietà, a livello nazionale, europeo e mondiale. Per l’Europa, in particolare, Colombini ha ribadito la necessità di ragionare in termini di dimensione continentale per competere con Cina e Usa non solo sul piano economico ma anche, e soprattutto, culturale. Poi ha lanciato una provocazione attinente alle questioni ambientali, climatiche ed energetiche: le fonti idriche, nel prossimo futuro, saranno il nuovo petrolio ed il nuovo terreno di confronto geopolitico? E, infine, è tornato sul nodo della regolamentazione dei mercati finanziari: è alla politica che spetta il compito di disegnare le regole e di farle applicare, ha ribadito. Il dibattito si è concluso con l’intervento di Liliana Ocmin, che ha posto l’accento sulla questione di genere, sulle diseguaglianze e discriminazioni di genere che la pandemia ha reso ancora più evidenti, sia nel nostro paese sia a livello mondiale. Anche su questo fronte, la ricostruzione post covid-19 dovrà offrire l’opportunità di realizzare un nuovo modello sociale, all’insegna del riconoscimento del valore aggiunto delle donne, anche in relazione al tema della denatalità.
Nel replicare alle diverse sollecitazioni, Corrado Passera è tornato a sottolineare l’importanza di una risposta di dimensione europea alla crisi generata dal covid-19, bocciando l’ipotesi di un ritorno alle politiche di austerità a vantaggio di investimenti strutturali e riforme vere. Oltre alle questioni emerse durante il dibattito, l’a.d. di Illimity ha sollevato il tema della scuola ed il rischio di un digital divide tra i pochi istituti attrezzati per la didattica a distanza e quelli che (la maggioranza) hanno abbandonato a loro stessi studenti ed insegnanti. Ma Passera ha anche parlato della necessità di premiare le imprese virtuose e che creano lavoro, dell’esigenza di un sostegno finanziario da parte dell’Europa nell’ordine di migliaia (più che di qualche centinaia) di miliardi di euro, di
PAGINA 63 sottolineato l’a.d. di Illimity). Passera, infine, ha concluso il suo intervento con uno sguardo al mondo delle banche: il modello tradizionale di banca universale – ha detto – non è più sostenibile, occorre gestire la transizione sapendo che dobbiamo prepararci a vivere il cambiamento e non semplicemente a subirlo. Il tema della formazione, anche in questo ambito, diventa cruciale: una sfida che aziende, sindacati e istituzioni dovranno vincere insieme.
A concludere i lavori è stato il segretario confederale Giulio Romani, il quale, prendendo spunto dall’ultima riflessione di Passera, ha ribadito come uno dei punti centrali della riforma del sistema finanziario, richieda di tornare alla separazione tra banche d’affari e banche di deposito. Il secondo spunto raccolto da Romani è stata la presunta svolta lanciata oltre un anno fa dalla Business Roundtable, di cui aveva fatto cenno Crea nella sua relazione. Una svolta, secondo Romani, più determinata dalla presa d’atto del fallimento delle teorie economiche dei Chicago Boys sposate nell’ultimo trentennio che da un reale convincimento di natura etica. Di fatto – sottolinea Romani – Business Roundtable finisce per inventarsi ciò che dovrebbe essere naturale: e cioè che l’economia debba produrre utilità sociale. Sta scritto ovunque, anche nella nostra Costituzione. La pandemia non è che l’ultima dimostrazione del fallimento di quel modello ultraliberista che ha portato, tra l’altro, ai pesanti tagli della spesa sanitaria i cui effetti oggi sono sotto gli occhi di tutti. Un grande ripensamento è, dunque, necessario. Ma questo ripensamento - ha avvertito Romani – deve essere prima di tutto culturale, cominciando col dire che il meritorio incoraggiamento ad una finanza etica e ad una finanza sostenibile di per sé lascia presupporre che il resto della finanza non sia sostenibile e neppure etica. Non può funzionare così: la finanza deve essere tutta etica, così come lo sviluppo ha l’obbligo di essere tutto sostenibile, ha scandito Romani. Queste devono essere le basi della ricostruzione post pandemia. Un primo segnale positivo (con l’emissione di titoli di debito comuni) è venuto dall’Europa. E l’Italia è chiamata a rispondere in misura più che proporzionale a questa solidarietà. Da qui la necessità di ragionare su alcune questioni: 1) esistono le premesse per una nuova possibile crisi finanziaria rispetto alla quale la prima cosa da fare, a livello nazionale ed europeo, è di costruire una Recovery Bank per gestire crediti deteriorati e insolvenze; 2) serve una riforma fiscale funzionale a generare una maggiore capacità di spesa tra quei soggetti che, destinando gran parte dei loro redditi ai consumi, darebbero una spinta decisiva alla ripresa; 3) occorre ripensare il modello di comunità a cui apparteniamo, a partire dal modello demografico e geografico di comunità, per dare pari opportunità sociali e lavorative a tutti; 4) se ha ragione Passera quando dice che gran parte delle regole ci sono già, allora è il sistema dei controlli che deve essere riorganizzato: i controlli in una società più efficiente devono essere più partecipativi; 5) noi scontiamo nel nostro sistema economico e sociale un deficit di democrazia,
rispetto al quale è necessario cominciare ad utilizzare una serie di strumenti (che già esistono) per rendere le governance più partecipate. Ma per questo – ha concluso Romani – dobbiamo aggiornarci ad un nuovo appuntamento.
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