PAGINA 1
Indice
Prefazione ……….pag.2
Introduzione………pag.3
Documento base sulle tendenze post covid-19……..pag.6
Schema dei tre focus……….pag.29
Programma primo focus………pag.30
Relazione primo focus………pag.31
Sintesi dei lavori primo focus………..pag.38
Trascrizione intervento Mario Sechi………..pag.43
Programma secondo focus………..pag.51
Relazione secondo focus………..pag.52
Sintesi dei lavori secondo focus……….pag.59
Documenti Corrado Passera……….pag.65
Programma terzo focus……….pag.71
Relazione terzo focus………..pag.72
Sintesi dei lavori terzo focus……….pag.79
Intervento Lorenzo Sacconi………..pag.85
PREFAZIONE
Stiamo vivendo un anno eccezionale e imprevisto nel quale tante delle nostre certezze sono state demolite: le nostre vite, le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare e di interagire con gli altri sono state pesantemente impattate, forse per sempre. Ciò che determinerà la nostra possibilità di rinascere (come persone, come società, come Paese, ma anche come sindacato) sarà la nostra capacità di resilienza.
Ma quale è il significato del termine resilienza?
In metallurgia, è la capacità di un materiale di resistere a urti o forze esterne assorbendone l'energia attraverso una deformazione elastica per poi, alla cessazione della forza o dell’urto, tornare alle condizioni originali; in psicologia/sociologia, è la capacità di far fronte, in maniera positiva, ad eventi traumatici, di riorganizzarsi di fronte alle difficoltà, di ricostruirsi più forti di prima e superare il trauma uscendone migliori.
Ecco, noi del Coordinamento internazionale, da subito, abbiamo cercato di essere resilienti, nel senso che non ci siamo piegati alla pandemia ma, al contrario, abbiamo visto in essa una ulteriore ragione di impegno. Già dai primi giorni del lockdown, infatti, ci siamo interrogati su come continuare la nostra missione in un contesto nuovo e, anche dal punto di vista organizzativo, complesso. Il problema era, come per tutta l’Organizzazione, non tanto di tipo operativo (si operava totalmente da remoto) quanto su come continuare a contribuire alla vita della CISL nel contesto dato dalla pandemia.
Senza alcuna esperienza precedente alla quale riferirci ci siamo quindi impegnati, dal nostro punto di vista internazionale, a leggere la “nuova realtà” nella quale tutto il mondo si trovava, tentando di cogliere e capire come la comunità globale rispondeva, se era resiliente o soccombente e, soprattutto, nel tentare di individuare le direttrici verso le quali il mondo si stava orientando.
In una prima fase, completata nel mese di giugno, il Coordinamento ha prodotto 5 report informativi (Covid e globalizzazione; Covid e Unione europea; Covid, MES e Eurobond; Covid e riorganizzazioni aziendali; Covid e Mediterraneo) e un seminario in
PAGINA 3 cominciato a ragionare sul futuro, elaborando il documento “Sindacato e Impresa nel mondo post Covid”. Un documento nel quale, partendo da dati di realtà rilevati da fonti e archivi attendibili e riscontrabili, abbiamo tentato di individuare le direttrici globali di quel cambiamento irreversibile, quanto necessario, per far fronte al nuovo contesto dato dalla pandemia. Un lavoro sfidante con un chiaro obiettivo: informare, sensibilizzare e diffondere ai diversi livelli dell’Organizzazione la consapevolezza della direzione del cambiamento globale attraverso le tre iniziative seminariali che, con questa pubblicazione, intendiamo “fissare nel tempo”:
30 settembre: Da un mondo “sospeso” a una nuova realtà che veda al centro i bisogni delle persone
20 ottobre: Ripartenza, ricostruzione, rilancio possibili solo con il piu’ grande piano di investimenti economici e sociali della storia
25 novembre: Ruolo per il sindacato nella ricostruzione post covid-19 (in Italia, in Europa e nel mondo)
Tre focus ambiziosi con i quali, grazie al contributo dato da autorevoli esperti come il giornalista Mario Sechi, il banchiere Corrado Passera ed il docente universitario Lorenzo Sacconi, riteniamo di aver contribuito non solo ad incrementare il livello di conoscenza della nostra organizzazione ma, soprattutto, di averne rafforzato la
“resilienza”.
I tre focus, infatti, sono stati un vero e proprio “viaggio nel tempo” che ci ha permesso di vedere il futuro prossimo per il mondo dell’impresa, dell’economia e della finanza ma, soprattutto, del sindacato che, ancora una volta, ad ogni latitudine, si dovrà far carico del peso della rinascita.
Da ultimo, non posso che esprimere il più vivo ringraziamento per le colleghe e i colleghi del Coordinamento internazionale confederale che hanno contribuito con spirito di appartenenza, competenza e freschezza intellettuale, alla realizzazione di tutti gli obiettivi che ci siamo dati, a dispetto del covid – 19!
Nino Sorgi
INTRODUZIONE
Le pagine che seguono raccolgono i materiali di una ricerca molto approfondita e, a mio parere, molto feconda per la nostra organizzazione, chiamata ad operare in un contesto radicalmente trasformato dalla pandemia. Una tragedia per la nostra umanità, sebbene tutt'altro che indipendente dal nostro modello di sviluppo. Al contrario, ciò che stiamo vivendo è la dimostrazione di come un intero modello di economia e di società sia giunto al suo capolinea storico.
La pandemia, impietosamente, come una moderna apocalisse disvela verità nascoste o rimosse che emergono: l'attuale modello di sviluppo non è più in grado di garantire né l’equilibrio ambientale né la coesione sociale, con inevitabili ricadute in termini di tenuta dell’istituzioni democratiche. Siamo, in sintesi, in presenza di una crisi sistemica complessa e ad altissimo rischio.
E' adesso, dunque, che siamo chiamati a mettere in campo il meglio delle nostre capacità di analisi e proposta per elaborare una strategia di uscita in grado di rispondere a tre esigenze distinte ma contemporanee:
1. gestire l’emergenza;
2. rafforzare provvedimenti emergenziali con gli investimenti strutturali da fare subito ma che sono permanenti nel lungo periodo;
3. incorporare nei provvedimenti strutturali elementi genetici del nuovo modello di sviluppo.
La pandemia ci dice che è necessario un segmento di governance globale per quanto riguarda il dissesto ambientale, la prevenzione e la gestione delle pandemie, ma non solo. Lo stesso vale per i cambiamenti climatici, per i processi migratori, le crisi finanziarie, la transizione demografica e la rivoluzione digitale: la questione centrale resta, come sempre, quella della governance.
Ma mentre sul piano globale il percorso è tutto da costruire, a livello europeo registriamo invece la breccia che si è aperta questa estate con il primo via libera al Next Generation Eu ed all'emissione di titoli di debito comuni. Il percorso è difficoltoso
PAGINA 5 valori abbia continuità storica c’è necessità di una grande capacità di innovazione strategica. Una strategia che sappia costruire il bene comune, affrontare l’emergenza ma anche impostare le svolte strutturali che consentano di uscirne con un nuovo modello di sviluppo, perseguendo la sostenibilità ambientale, con la stessa logica con cui l'Articolo 2 del nostro Statuto prevede la sostenibilità sociale.
In questo quadro, il lavoro del Coordinamento ci spinge a riflettere sulle strategie che non solo la Cisl, ma tutto il sindacato a livello globale è chiamato a mettere in campo.
Anche per noi, infatti, così come per il mondo dell'impresa, si pone il tema della rappresentanza nell'era digitale, di un cambiamento sul piano organizzativo ma anche su quello dei profili professionali dei nostri sindacalisti.
In questo senso, le riflessioni riportate nei documenti e negli incontri sintetizzati in questa pubblicazione ben si collocano in quella tradizione storica del sindacalismo italiano che vede la Cisl da sempre all'avanguardia nei processi innovativi.
Giuseppe Gallo
Documento base
sulle tendenze post covid-19
Contenuto
L’orizzonte sindacale globale
Recupero e crescita produttiva dopo Covid-19
Per il rinascimento sindacale globale
PAGINA 7
L’Orizzonte sindacale globale
Sintetiche riflessioni intorno al futuro della missione del sindacato libero
Premessa
• La piena sostenibilità sociale-economica-ambientale non può essere realizzata senza il contributo attivo delle lavoratrici e dei lavoratori espresso per tramite di un sindacato libero e autonomo
• Il sindacato libero è, infatti, lo strumento più efficace e ancora attuale per rendere protagonista la voce di milioni di lavoratrici e lavoratori nella progettazione e costruzione del futuro
• Ma il divenire storico impone anche al sindacato di stare al passo dei tempi, adeguandosi soprattutto dal punto di vista organizzativo, proprio per esprimere al meglio, nel contesto evolutivo della modernità (sociale, tecnologica, organizzativa), rappresentanza autonoma e libera
• I modelli organizzativi sindacali figli del 20° secolo devono essere profondamente rivisitati per far fronte alle mutate condizioni della società, ai nuovi e ulteriori cambiamenti di contesto sociale, produttivo, economico e politico indotti dalla pandemia Covid – 19, e per gestire gli effetti collaterali indotti da questi grandi cambiamenti nell’immediato, medio e lungo periodo.
• Si pone pertanto la domanda se il sindacato abbia o meno piena consapevolezza di questa impellente necessità di cambiamento e quali azioni prioritarie intenda mettere in campo per declinarlo a tutti i livelli, peraltro, viene evidenziata dal rapporto OCSE “Negotiating Our Way Up. Collective Bargaining in a Changing World of Work” del 18 novembre 2019
• In questo documento, senza la pretesa dell’esaustività, si è provato a sintetizzare le 9 grandi sfide dal cui esito dipenderà il futuro del Lavoro dignitoso e del Sindacato a tutte le latitudini del mondo.
PAGINA 9
PAGINA 11
PAGINA 13
PAGINA 15
PAGINA 17
PAGINA 19
PAGINA 21
PAGINA 23
PAGINA 25
PAGINA 27
PAGINA 29
Il mondo post Covid-19 tra decadenza e rinascimento
Programma di lavoro suddiviso in tre approfondimenti tematici
Data Focus Contenuto
30/09/2020 Da un mondo
“sospeso” a una nuova realtà che
veda al centro i bisogni delle persone
Il Covid 19 sarà sconfitto ma il segno del suo passaggio rimarrà indelebile e porterà ad una radicale trasformazione della vita delle persone, della società, del sistema produttivo e delle relazioni sociali, politiche anche internazionali. Il mondo “funzionerà” in modo molto diverso dal passato ma, come in tutti i grandi cambiamenti della storia, una parte dell’Umanità potrebbe non restare al passo. Per realizzare un futuro sostenibile anche socialmente e non solo sul piano ambientale ed economico, sarà indispensabile evitare che il mondo venga ulteriormente diviso tra chi rischia di rimanere indietro e chi, al contrario, può cogliere le nuove opportunità.
29/10/2020 Ripartenza, ricostruzione, rilancio: possibili solo con il più grande piano di investimenti economici e sociali
della storia”
Il Covid 19 ha reso ancor più evidenti le fragilità sociali, politiche ed economico- finanziarie già esistenti, rendendo il futuro più incerto che nel recente passato. Solo un colossale sforzo cooperativo planetario, delle Istituzioni, del Mondo economico e delle società organizzate sarà capace di ridare slancio allo sviluppo sostenibile e un futuro sicuro per le nuove generazioni
25/11/2020 Quale ruolo per il sindacato nella ricostruzione del futuro nel post covid-
19: in Italia, in Europa e nel mondo
Il sindacato, a tutti i livelli e in tutto il mondo, può e deve farsi carico di un ruolo e una missione insostituibili e indispensabili per garantire una giusta transizione verso una nuova normalità e per ri-costruire un mondo post covid migliore del precedente, grazie alle grande e pacifica forza di milioni di lavoratrici e lavoratori
CISL Nazionale – Incontri Tematici
Coordinamento delle Attività Internazionali Mercoledì 30 Settembre 2020
Focus in webinar ore: 9.30-13.00
IL POST COVID-19: Da un mondo “sospeso” a una nuova realtà che veda al centro i bisogni delle persone
Programma
Presentazione e Moderazione del dibattito:
Nino Sorgi - Coordinatore Internazionale Confederale Introduzione:
Giuseppe Gallo – Presidente Fondazione Tarantelli
Relazione
Rosanna Ruscito – Coordinamento Internazionale Confederale, Vicepresidente Coordinamento Donne Cisl
Commentatore esterno
Mario Sechi – Direttore AGI –Agenzia Italia
Dibattito
Conclusioni
Andrea Cuccello – Segretario Confederale
PAGINA 31 RELAZIONE FOCUS DEL 30 SETTEMBRE 2020
DA UN MONDO "SOSPESO" A UNA NUOVA REALTA' CON AL CENTRO I BISOGNI DELLE PERSONE
A cura del Coordinamento delle Attività Internazionali
Un virus una comunità un destino
La crisi da coronavirus, che è il risultato dell'impatto di fattori quali austerità/virus/malattia della società in generale, dovrebbe innescare quel cambiamento, della cui esigenza, avevamo già consapevolezza. Per la prima volta, abbiamo avuto una spinta esterna, più forte delle nostre stesse necessità, che ci ha obbligato a cambiare quadri legislativi, meccanismi di mercato che sembravano consolidati, modalità di lavoro. Abbiamo rivalutato la necessità di mettere la vita e la cura di essa al centro della nostra azione.
"Dalla fragilità alla vitalità", ben esprime la necessità di ripartire cambiando e innovandosi. La storia insegna che nel passato il cambiamento è avvenuto sempre a scapito dei più deboli: giovani, donne, anziani e lavoratori. La sfida che abbiamo di fronte è proprio questa: recuperare la centralità dell'essere umano, ripensando a criteri di sviluppo sostenibile!
Il cambiamento necessario deve riguardare tutti ed essere capace di salvaguardare i principi e i valori della comunità internazionale: i diritti, le libertà e la democrazia. Deve essere profondo e rimuovere debolezze e discriminazioni, combattendo i mali endemici del pianeta come povertà, illegalità, corruzione. E oggi più di ieri, la disoccupazione.
Questa è infatti la direzione intrapresa dall’Europa per contrastare la crisi, individuando nella Transizione ecologica, nella temporanea sospensione del Patto di stabilità, nel sostegno economico e finanziario alla ripartenza dell’economia (Recovery Fund, MES) e nella difesa del lavoro (SURE) le principali direttrici europee per i prossimi anni.
Per quanto riguarda la Transizione ecologica, gli investimenti del 37% del Recovery Fund costituiscono un messaggio chiaro sull’impegno alla salvaguardia del pianeta ma, a nostro avviso, dovrà essere accompagnata da politiche di
transizione e di finanziamenti indirizzati a renderla equa per i lavoratori. Oggi, più di ieri, si rende indispensabile una “Just Transition per gestire il cambiamento in modo che nessuno venga lasciato indietro” (CES).
In questa sede, abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione su 3 aspetti che riteniamo fondamentali:
a) il funzionamento della burocratica e amministrativa b) la rivoluzione digitale
c) la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
Mettendo in evidenza come ognuno di questi tre ambiti coinvolga le donne e le politiche di genere. Una questione sempre aperta ma mai risolta.
La pubblica amministrazione
Quando il virus ha iniziato a diffondersi, con i suoi effetti sui nostri sistemi sanitari e sui servizi pubblici, si è dimostrato che l'austerità e la privatizzazione sono state le ricette sbagliate.
Le ingenti misure economiche di emergenza, messe in atto a sostegno dei lavoratori e delle aziende, sono state depotenziate da una burocrazia farraginosa che è stata spesso ostacolo alla rapidità ed efficacia delle risposte.
L'azione governativa deve prima di tutto tendere a rimuovere questi ostacoli, continuando ad essere assistenziale ma soprattutto propulsiva, per la rinascita industriale e occupazionale.
Semplificare i procedimenti burocratici, rendendoli più efficienti e fruibili a cittadini e imprese, è uno dei primi passi che anche il nostro Paese sta cercando di fare con il decreto legge "Semplificazioni" (76/2020). Le nuove regole e procedure dovranno essere omogenee per tutte le P.A., dal nord al sud, e dovranno garantire maggiore chiarezza sui processi e sulle nuove tecnologie
PAGINA 33 La digitalizzazione nelle nostre vite
L'Europa preme anche sulle trasformazioni tecnologiche applicate a settori pubblici privati, proponendo che almeno il 20% degli investimenti provenienti dal Fondo per la ripresa vada a finanziare la transizione digitale, in ogni settore, privato o pubblico che sia.
E' soprattutto nel settore della digitalizzazione della amministrazione che si giocherà il confronto con l'UE, rispetto alla coerenza dei piani presentati dall' Italia, in linea con le raccomandazioni comunitarie. L'inefficienza pubblica costa al nostro sistema produttivo circa 57 miliardi di euro l'anno (Confartigianato giugno 2020).
Investire in intelligenza artificiale, sicurezza informatica, competenze digitali avanzate rafforzerà le skills cognitive, la competitività e quindi la salvaguardia di posti di lavoro, anche nel prossimo futuro.
In Italia, ma non solo, il processo di trasformazione è troppo lento, e la scuola ne è diventato il massimo detonatore. Quando lo scorso marzo le lezioni sono state bloccate, non eravamo pronti per l'apprendimento digitale a distanza, a causa della mancanza di una rete a banda larga funzionante dal nord al sud. Lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, dell'informazione, in particolare di Internet nelle scuole può dare un ulteriore impulso sia all'insegnamento che ai processi di apprendimento.
La forza della cittadinanza, europea oltre che nazionale, sta nella continuità delle condizioni e nell’esistenza di standard di servizi (dalla sanità, ai servizi amministrativi, dalla scuola al trasporto pubblico), indipendentemente dalla collocazione geografica.
Appare evidente la necessità di investimenti ingenti a partire da:
1. Trasformazione tecnologica:
o Digitalizzare a tutti i livelli la pubblica amministrazione, la scuola, la sanità, il sistema giudiziario;
o garantire la sicurezza del trasferimento dei dati e delle informazioni.
o Garantirne l’accesso (a prezzi sostenibili). Adattare il sistema educativo alle nuove necessità (servizi a banda larga veloci e per tutte le famiglie). Internet deve essere inserito tra i servizi essenziali.
2. Risorse Umane:
o Efficaci e diffusi processi di riqualificazione, formazione e valorizzazione delle competenze a partire dal “pubblico” per cancellare anni di sottovalutazione e visione minimalista dei servizi pubblici. Riconoscere il valore del lavoro vuol dire anche retribuirlo nella misura adeguata attraverso la contrattazione collettiva, aprendo la strada al concetto di meritocrazia anche nel servizio pubblico.
3. Un sistema trasparente, formalizzato e controllato della gestione delle risorse in arrivo dall’Europa.
lI nuovo lavoro, ma quale lavoro?
La pandemia e le restrizioni hanno già generato terribili situazioni in termini di recessione economica, disoccupazione massiccia, deterioramento delle condizioni di lavoro e attacco ai diritti; ha esacerbato le disuguaglianze e creato una più grande esclusione sociale. Più di 40 milioni di lavoratori nell'UE hanno dovuto ricorrere a accordi di lavoro con orari ridotti o forme di tutela economiche e assistenziali, come cassa integrazione, bonus e altre forme di tutele per le famiglie. Sono stati approntati meccanismi europei di solidarietà come
“Sure”, per mitigare i rischi di disoccupazione, mai così elevati come ora. Più di 10 milioni di lavoratori (tra cui tantissime donne) hanno perso il lavoro, senza contare tutti gli atipici, gli autonomi, i lavoratori stagionali e gli irregolari (lavoro nero) che non hanno potuto accedere alle misure di protezione, in Italia come in molti paesi europei.
E’necessaria una nuova organizzazione del lavoro che da emergenziale diventi strutturale. “Progettare invece di inseguire gli effetti sociali delle tecnologie. Il lavoro, le imprese, l’organizzazione, la pubblica amministrazione che avremo sarà il risultato di una progettazione non il risultato automatico delle tecnologie” (come suggerisce il sociologo Federico Butera).
Molte riflessioni vanno fatte sulle nuove modalità di lavoro sperimentate durante il lockdown. La maggior parte dei contratti nazionali, anche quelli che hanno disciplinato da tempo il telelavoro e lo smartworking, concepiscono queste
PAGINA 35 Altra grande considerazione va fatta sui tempi di lavoro: con lo smart e teleworking i tempi di lavoro non sono più quelli disciplinati dai contratti, ma tendono a dilatarsi nell’arco dell’intera giornata (always-on). La misura del lavoro cessa di fatto di essere l'orario e lo diventa il solo conseguimento di determinati obiettivi. In queste condizioni, allora la stessa struttura retributiva, basata su una paga oraria, viene a cadere. Queste brevi considerazioni ci portano a individuare nel ripensamento dell’impianto contrattuale la sfida maggiore che come sindacato saremo chiamati ad affrontare nell'immediato.
Dalla fragilità alla vitalità
“Anche i problemi più incomprensibili possono avere soluzioni o risultati migliori di quelli raggiunti finora” – le politiche di genere.
Come dopo ogni crisi (post-bellica, finanziaria o sanitaria), le donne sono state le vittime predestinate a pagare per un nuovo modo di vivere, cercando una improbabile conciliazione tra: telelavoro, gestione degli anziani, dei disabili, bambini - in quotidiana modalità “prossima e remota” -, stress per perdita del proprio lavoro, seppur sottopagato, precario o in nero.
Le cronache dei mass media, supportate dalle statistiche (Istat-Rapporto ONU maggio 2020)) hanno messo in evidenza l’aumento, in tutto il mondo, degli episodi di violenza in famiglia, anche sui minori. Un fenomeno particolarmente grave, completamente ignorato dalla politica. La paura del contagio ha avuto l’ulteriore conseguenza della chiusura di molti centri di assistenza e case-famiglia.
Il lockdown può riportarci al secolo scorso! Perdita di lavoro e mancanza di competenze: quali azioni intraprendere? Come assicuriamo condizioni di vita e di lavoro dignitose a migliaia di lavoratrici e alle loro famiglie? Ricollocazione, sostegno al reddito, formazione, riqualificazione, politiche sociali, questa è la grande sfida.
Nel suo discorso sul Recovery Fund la presidente della CE, Ursula Von der Leyen, ha usato ben dodici volte la parola fragilità: della terra, dell’unità dei valori, delle nostre vite sotto l’attacco del virus, della sanità europea, dei bassi salari, dello Stato di diritto… Acquisire la consapevolezza che le donne debbono uscire dalle categorie “fragili” è una necessità sociale ed economica urgente che richiede il nostro quotidiano impegno.
“Siamo tanto sicuri quanto il più vulnerabile tra di noi”
Il covid-19 ha inviato a tutti noi un messaggio: quello di ritenerci “tanto sicuri quanto il più vulnerabile tra di noi” (Antonio Guterres segr.gen. ONU), non vale solo per le persone anziane ma per l’intera comunità, soprattutto ora che con la riapertura delle scuole e la ripresa del lavoro in ogni settore produttivo, il rischio di un’ulteriore ondata del virus è concreto.
Per sconfiggere la malattia è necessaria la produzione di un vaccino che sia
“patrimonio di tutti”, fondamentale per dare vita ad una nuova società post- crisi in cui scienza, solidarietà e risolutezza saranno le fondamenta su cui costruire il futuro: NO quindi ad egoismi nazionali e voglia di supremazia mondiale.
L’imprevedibile pandemia ha messo sotto i riflettori i danni arrecati dalle politiche di austerità sui sistemi sanitari e assistenziali di tutta l’Europa: carenza di personale, di materiale sanitario, inadeguatezza nell’organizzazione del lavoro, sovraccarico di lavoro, pressione del tempo, mancanza di formazione per le attività svolte, salari bassi e precarietà del lavoro. Abbiamo inoltre scoperto che nei nostri paesi non si producono più beni essenziali, compresi quelli destinati alla nostra salute. E’ il risultato di anni di capitalismo e globalizzazione, privilegiando il profitto al benessere delle persone.
Lacune così gravi hanno indotto le organizzazioni sindacali europee (CES) a battersi affinché il Covid-19 sia riconosciuto malattia professionale anche nel settore sanitario; purtroppo, oltre l’Italia, sono pochi i paesi su questa strada.
L'inclusione della SARS-COV-2 nell'elenco degli agenti biologici nocivi per l'uomo significherebbe rispetto per la salute e la protezione dei lavoratori esposti.
Un plauso all’Italia e alla CE per aver organizzato un summit sulla sanità europea nel corso del G20, il prossimo anno!
Le malattie psicosociali si sono intensificate colpendo indistintamente lavoratori e non, con una maggiore esposizione delle donne.
Come dimostrano gli studi su altre pandemie, un’emergenza sanitaria pubblica e settimane di isolamento possono causare effetti duraturi sulla psicologia di una popolazione: stress, ansia da perdita di lavoro e difficoltà economiche, paura di contrarre l’infezione. Faremo i conti con questo e non in senso metaforico.
PAGINA 37 sottolineano l’importanza di un’analisi di genere degli impatti della pandemia.
E’ necessario che questi rischi siano prevenuti e controllati
Il sindacato europeo in particolare richiede:
1. dispositivi e sistemi di controllo/sicurezza sui posti di lavoro 2. adeguata pianificazione della forza lavoro;
3. formazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza anche in situazioni pandemiche;
4. prevenzione dei rischi sulla persona, dalla violenza e molestie sui luoghi di lavoro - compreso la cyber-violence - alle patologie psicofisiche;
5. un sistema organizzato che esca dall’ottica tradizionale della medicina del lavoro.
Un’opportunità malgrado tutto
Abbiamo rivalutato la necessità di mettere la vita e la cura di essa al centro della nostra azione, dicevamo.
Ben venga il Patto europeo per la sanità, così come l’Active Ageing, nel G20 in Italia. Un ulteriore segnale del cambiamento di paradigma in atto. Abbiamo scoperto l’Europa unita!
Rimangono sospese tutte le questioni legate al lavoro e alla riorganizzazione dopo il grave shock subito. Sono le nostre questioni!
Siamo convinti che l'unico modo per garantire processi di ristrutturazione equi e sostenibili è rispettare i diritti sindacali e insistere sul fatto che i sindacati sono in grado e devono svolgere un ruolo di primo piano in questa nuova rinascita.
FOCUS I/ IV Ciclo – SINTESI DEI LAVORI
IL POST COVID-19. Da un mondo “sospeso” a una nuova realtà che veda al centro i bisogni delle persone
30 settembre 2020
Le tendenze globali e le criticità del nostro futuro dopo la pandemia di Covid 19 sono al centro del nuovo ciclo di focus organizzato dal Coordinamento Attività Internazionali. Il primo appuntamento tematico, dal titolo IL POST COVID- 19: Da un mondo “sospeso” a una nuova realtà che veda al centro i bisogni delle persone, svoltosi interamente in forma di webinar lo scorso 30 settembre, ha visto un’ampia partecipazione di quadri e delegati sindacali, a dimostrazione del grande bisogno di informazioni sul tema.
Ad aprire i lavori è stato il Coordinatore delle Attività Internazionali, Nino Sorgi, che, dopo aver dato il benvenuto ai partecipanti, ha spiegato come nei mesi di lockdown il Coordinamento abbia focalizzato la propria attività sul lavoro di analisi della situazione, cercando di capire come restituire centralità all’essere umano, il primo elemento messo in discussione in tutti i grandi momenti di crisi. Il lavoro svolto dal Coordinamento è stato raccolto ed è alla base del nuovo ciclo di focus: il primo (qui riportato, ndr) con al centro un’analisi dello scenario attuale; il secondo dedicato agli aspetti più prettamente economici; il terzo dedicato alle azioni che il sindacato è chiamato a mettere in atto.
La parola è quindi passata al Presidente della Fondazione Tarantelli, Giuseppe Gallo, che ha fatto una disamina di tre aspetti della pandemia: 1) origine, 2) tempi 3) strategia, da attuare per combattere la crisi.
L’origine ha a che fare con il nostro modello economico e sociale, esattamente come le pandemie precedenti. Lo sviluppo ambientalmente insostenibile, l’inquinamento e lo squilibrio naturale sono la dimostrazione che è necessario prevedere la sostenibilità ambientale, con la stessa logica con cui lo Statuto della
PAGINA 39 La strategia richiede una profonda riforma dell’OMS per la prevenzione e la gestione delle pandemie. Almeno in questi due ambiti, ambientale e gestione della pandemia, la governance dovrebbe essere globale, o almeno europea, come si è deciso il 21 luglio scorso a Bruxelles. L’Europa ha compreso che senza una dimensione di sovranità continentale non c’è futuro per nessun paese europeo.
E’ stato il momento della svolta di sovranità in chiave europea, proprio come proposto dalla CISL nel manifesto europeo, con una proiezione futuristica senza eguali: un bilancio autonomo europeo che faccia debito per distribuire fondi solidali.
La relazione del Coordinamento internazionale, presentata da Rosanna Ruscito, ha poi fatto il punto su tre ambiti fondamentali in cui è richiesto un grande cambiamento:
1) il rinnovamento della pubblica amministrazione, per efficientare le risposte del Governo alle esigenze dei cittadini, derivanti da crisi lavorativa e sociale;
2) La trasformazione digitale dei servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, dal sistema giudiziario al trasporto pubblico;
3) La salute e sicurezza sui luoghi di lavoro: mettere i lavoratori in sicurezza per far ripartire produttività e imprese. Le richieste dei sindacati europei riguardano: il riconoscimento del covid-19 tra le malattie professionali anche per il settore sanitario; prevenzione e controllo dei governi per la diffusione delle violenze in famiglia, su donne e minori, come conseguenza del lockdown e della cyber-violence, come rovescio della medaglia della digitalizzazione globale.
Mario Arca ha presentato i tre focus che sono la sintesi di tutto il lavoro di osservazione della realtà italiana e globale svolto durante il periodo del lockdown dal Coordinamento internazionale.
Al centro del lavoro lo sforzo di capire il cambiamento e rappresentarlo:
1)La pandemia come gigantesca lente di ingrandimento sulle fragilità esistenti delle società più deboli e sui sistemi produttivi. Le grandi imprese stanno già mettendo in campo nuove dinamiche per affrontare la crisi; le pubbliche amministrazioni degli Stati stanno cercando a loro volta di innovarsi; se l’innovazione non sarà acquisita potrebbe invalidare gli ingenti investimenti dei fondi europei.
2) La seconda rivoluzione riguarderà il sindacato: come sta interpretando il cambiamento rispetto all’industria? Sarà capace di adeguarsi e rinnovarsi per rispondere alle nuove esigenze dei lavoratori?
Orizzonte sindacale, orizzonte industriale e un piano di rinascita per non sprecare l’occasione che la pandemia, suo malgrado, sta dando alla società. Non farlo significherebbe impedire al pianeta e alla società di intraprendere la via verso la sostenibilità.
E’ seguito un attento dibattito che ha ripreso i temi caldi del momento con le difficoltà della scuola a ripartire, in una dimensione di apparente normalità.
Forte è stato il richiamo a maggiori investimenti sulla formazione del personale insegnante, soprattutto sulle loro competenze digitali, in considerazione dell’alta età media degli insegnanti italiani.
Diversi sono stati gli interventi che hanno sottolineato la necessità di affrontare le disuguaglianze sociali che la pandemia ha esacerbato, non risparmiando né lavoratori né imprese. Cogliere l’occasione dell’accelerazione che l’UE ha dato alla digitalizzazione per rivitalizzare l’economia. E’ richiesta una grande serietà nel controllo dell’utilizzo dei fondi europei: la missione del sindacato è combattere le fragilità e diffondere la consapevolezza, anche tra i lavoratori, di dover cambiare, a livello sociale e del lavoro. Condividere creando alleanze totali e strategiche anche al di fuori del proprio settore di lavoro, coinvolgendo le associazioni giovanili.
Andrea Mone e Giuseppe Iuliano hanno informato sulle azioni in ambito europeo e mondiale: con il Recovery Fund è emersa la solidarietà e lo strumento del debito comune. Solidarietà che tuttavia non riguarda tutte le tematiche o tutti i versanti. Basta pensare alla questione dello Stato di Diritto e dei migranti in Europa, dove ancora è forte un approccio nazionalistico ai problemi. Una speranza arriva dal G20 del prossimo anno, con la presidenza Italiana, quando avremo l’opportunità di utilizzare la nostra consolidata esperienza nelle relazioni industriali. Faremo lobby per il riconoscimento del Covid 19 come malattia professionale, grazie alle nostre capacità di partecipazione e alle risposte del paese alla pandemia.
All’incontro è intervenuto Mario Sechi, direttore AGI, come relatore esterno.
Diversi i temi affrontati nel suo articolato e seguitissimo intervento: il ruolo della politica, del sindacato, rappresentanza, costruzione dei quadri dirigenti di oggi e domani; dimensione sociale e psicologica a causa della pandemia, istruzione, crisi industriale, utilizzo dei fondi europei, mancanza di politiche fiscali per le
PAGINA 41 La necessità che la Cisl punti su candidati formatisi nelle proprie fila alle prossime elezioni politiche. “Si è forti quando si agisce nelle istituzioni. E l’istituzione più forte è il potere elettivo”, ha sottolineato il giornalista.
I segnali per le prospettive economiche del post coronavirus sono devastanti e il governo non sembra averne la necessaria consapevolezza.
“La Francia ha presentato il suo Recovery Plan: molto interessante, c’è un’idea”, ha argomentato Sechi. “Qualcuno ha letto il piano dell’Italia? Voi lo avete letto? Io no”.
L’ipoteca sul futuro delle nostre prossime generazioni rappresentato da un enorme debito pubblico (cui si aggiungeranno anche i prestiti del Recovery Fund), e nessuna idea di rientro.
C’è un problema enorme di allargamento delle fasce di povertà, lavoratori invisibili, famiglie rimaste senza reddito e chiari segnali di disgregazione sociale.
L’inverno demografico dell’Europa (oltre che dell’Italia) al quale, non a caso, corrisponde la secolarizzazione dei costumi e anche la crisi della Chiesa.
Il problema aperto da una globalizzazione a trazione cinese, unito agli interessi strategici che passano per il Mediterraneo, in cui a fronte del disimpegno americano spicca la spregiudicatezza di Erdogan, alleato di Mosca.
La conclusione è che viviamo in un mondo pericoloso, in cui l’Italia resta un paese importante per collocazione geografica e contesto geopolitico.
Ma con una classe dirigente scarsa, una borghesia che non si impegna nel pubblico e con un sistema politico da riformare.
A chiudere i lavori è stato il segretario confederale Andrea Cuccello che, nel suo intervento, ha sottolineato le cause alla base della difficile ripresa post-crisi. La pandemia ha colpito il nostro sistema produttivo e le relazioni sociali, ma paghiamo anche il prezzo di fragilità pre-esistenti e il non aver fatto tesoro degli insegnamenti della crisi del 2008. Il nostro paese è rimasto incastrato da una parte in un sistema di economia iperliberista, privilegiando il profitto ad ogni costo e incurante del depauperamento delle risorse naturali; dall’altra in una logica opposta, anti-industriale, attaccata all’illusione della decrescita felice, incapace di vedere la necessità dell’avanzamento tecnologico.
Anche per la Cisl la parola chiave del cambiamento è: “sostenibilità”. Per arrivarci, come da tempo ripete Annamaria Furlan, serve un Patto che tenga insieme lavoro, imprese, relazioni sociali e industriali, e soprattutto ambiente. E
trasformare il sistema dell’impresa per renderlo più efficiente, rinnovato e responsabile con la partecipazione centrale dei lavoratori.
Dobbiamo fare nostro il tema centrale della sostenibilità sociale, ispirandoci al recovery plan francese, ha aggiunto Cuccello, riconoscendo che in Italia manca ancora un reale coinvolgimento delle parti sociali.
Le ultime considerazioni del segretario confederale sono state riservate al problema della scuola e all’utilizzo delle risorse europee che – ha concluso - devono creare posti di lavoro, sostenere la sanità e allontanarci dalle logiche, a volte malsane, diffuse nel nostro paese.
PAGINA 43
IL POST COVID-19: Da un mondo “sospeso” a una nuova realtà che veda al centro i bisogni delle persone
Trascrizione dell’intervento di Mario Sechi, direttore AGI – Agenzia Giornalistica Italia
Ringrazio il professor Gallo per i suoi spunti, perché rappresentano il vero tema.
Tutti si attardano ancora a ragionare su una situazione emergenziale, mentre quella che viene dipinta come un’emergenza è, in realtà, il “new normal”.
Mi spiego meglio: che ci sia il tema di rinnovare la sanità è abbastanza evidente. E non perché c’è il coronavirus, ma perché dopo il coronavirus potrebbe arrivarne benissimo un altro.
Abbiamo avuto la riprova di quello che già sapevamo e che era stato anticipato ampiamente sia dalla letteratura scientifica sia dalla fiction televisiva. Noi avevamo già tutti gli elementi per capire che ci sarebbe stata la pandemia. E abbiamo già tutti gli elementi per capire che potrebbe essercene una peggiore.
Naturalmente potrebbe anche non accadere. Però basta legge i libri di David Quammen (l’autore di “Spillover”, ndr) per capire che è possibile. Batava leggere un po’ di Michael Crichton per capire che era possibile.
Come sempre, ci sono autori che anticipano ciò che sembra fantasioso e che poi, nel mondo reale, viene superato ampiamente da quello che abbiamo visto. Per questo non c’è la fase di emergenza, c’è il “new normal”. E questo “new normal”
impone dei cambiamenti.
Intanto, ha già fatto dei cambiamenti. Io, pur avendoci lavorato da sempre, non sono un fan della digitalizzazione forzata, anzi. E ne vedo i rischi, che sono grandissimi. E, visto che è il sindacato ad avermi invitato, vedo i rischi per i lavoratori, che sono enormi. E i rischi per i lavoratori, sono rischi per la società.
Non dobbiamo dimenticare ciò che sta succedendo. Stiamo assistendo ad una trasformazione del lavoro, ma non ci sono le progressive sorti davanti a noi. Non deve esserci la fobia del digitale, ma c’è una fortissima rottura delle relazioni sociali di cui dobbiamo tenere conto.
Rottura delle relazioni sociali che significa rottura dell’economia che era basata su queste relazioni sociali. E la rottura dell’economia provoca a sua volta la rottura di altre relazioni sociali. Provoca perdita di posti di lavoro e povertà. Non c’è nessuna distruzione creatrice in questo processo, perché non è che nascono nuove
progressioni: se ne distruggono moltissime e se ne creano pochissime. Vi invito a guardare il cambiamento del listino, non del Dow Jones ma del S&P 500 (per non parlare del Nasdaq) delle società quotate più importanti di 20 anni fa e quelle di oggi, mettendo a fianco della capitalizzazione il numero dei dipendenti. Vi accorgere che capitalizzano tanto, ma di lavoro ce n’è poco. Poco e per pochi. Molti utili per pochi, poco il lavoro che servirebbe, invece, per molti. Questo significa che il cambiamento strategico di cui parlavate prima, deve cominciare dal capitale.
Non sorprendetevi, non sono diventato improvvisamente un pensatore marxista o un adepto della rivoluzione sociale comunista. Ma è chiaro che c’è qualcosa che non va nel modello del capitalismo. E che questo modello debba essere riformato proprio da coloro che sono riformisti. E chi meglio della Cisl? Per le sue tradizioni storiche, per il legato che ha, per chi ne ha fatto la biografia, per chi la rappresenta nel presente e, noi speriamo molto bene, nel futuro.
Quello che sta accadendo è abbastanza evidente. La cosa più importante è la polverizzazione delle relazioni sociali, che non riguarda solo il posto di lavoro.
Riguarda le relazioni umane. Il solo fatto che tu debba guardarti dal contatto, e quindi da uno dei cinque sensi, rappresenta un cambiamento enorme dal punto di vista psicologico, perché significa stabilire una distanza. Che non è quella che prescrivono i virologi, io sto parlando della distanza dell’”io”, dell’”essere”. E del
“non essere” in questo caso.
E se noi introduciamo un elemento di distanza in una società che ha già la tendenza ad erigere muri dappertutto, creiamo ulteriori rotture sociali. Questa distanza, questa dimensione nuova, crea ulteriori rotture sociali, crea isolamento, crea distopie, crea una cosa che si chiama “depressione”.
Abbiamo pubblicato un dato, l’altro giorno, che mi ha sconvolto: è quintuplicato il numero dei casi di depressione in Italia (quelli dichiarati). Il che significa che noi stiamo allevando una società malata. E siamo di fronte ad un paradosso: il nobile intento di voler assicurare la salute a tutti i costi produce un’altra malattia, che è quella dell’alienazione sociale. E per chi fa sindacato la parola alienazione ha un significato molto grande, perché è l’alienazione della fabbrica novecentesca.
Alienazione che si riproduce in realtà, in un salto storico, nell’alienazione digitale.
Come evitarlo? Ristabilendo le relazioni sociali. Ma per ristabilire le relazioni sociali abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo. Ecco perché bisogna
PAGINA 45 Non sfugge a nessuno che, pur approvando la necessità dell’emergenza, questo
“stato di necessità” sia diventato “stato d’eccezione” e questo “stato d’eccezione”
abbia di fatto cambiato la curvatura dello spazio costituzionale.
Non sfugge a nessuno che principi inviolabili, inalienabili, come la libertà di movimento, la libertà di associazione, la libertà di costituirsi in libera forma, la libertà di impresa, siano state fortemente compresse.
Naturalmente si dice che c’è uno “stato di necessità”. Ed è vero. Ma lo “stato d’eccezione” ha una durata, e non è un pericolo quando la durata è limitata. Non è un pericolo quando la durata è scritta, aggiungo. Noi, invece, abbiamo attraversato un periodo, frutto di un evento catastrofico, dilatato.
Che cosa ha provocato? E che cosa vediamo noi che frequentiamo tutti i giorni lo spazio della politica, e lo raccontiamo? Il perdurante dello “stato d’eccezione” ha modificato, o meglio, ha accelerato un processo di disgregazione, di polverizzazione sostanzialmente, del Parlamento. Il Parlamento era un
“pulsantificio” ed ora è ridotto ad un luogo dove passano delibere. Passano, neanche si discutono. È un luogo dove la libertà è compressa. Compressa in nome dello “stato d’eccezione”. Ed è compressa in nome di convenienze politiche che tutti conoscete.
Naturalmente, questo può essere liquidato come un male necessario e passeggero.
Ma può diventare un elemento di sistema. E a me pare che si stia rafforzando come elemento di sistema.
Andate a guardare la legislazione. Sapete tutti che Karl Schmidt parlava di legislazione “motorizzata”.
Lo diceva non a caso per descrivere il forte impulso del governo sulla formazione delle leggi. In questa società accelerata e compressa (invito tutti a leggere un libro del sociologo tedesco Hartmut Rosa, edito da Einaudi, che si intitola
“Accelerazione e alienazione”), la riduzione della discussione democratica diventa, praticamente, un feticcio. E se guardate alla produzione legislativa e pensate alle parole di Karl Schmidt capite che questa diventa la dimensione del governo:
legislazione motorizzata significa “decreti”, di tutti i tipi.
Alla fine, che cosa è successo? Avevamo decreti di varia durezza e intensità. Quello principe è il “decreto legge”, la legislazione motorizzata per eccellenza, che, per diventare legge, ha bisogno di essere convertito in legge. E quindi, comunque, di fare un necessario passaggio alle Camere e, eventualmente, di essere modificato.
Cosa, quest’ultima, che imporrebbe una seconda lettura e via via così… Tutto questo, di fronte all’emergenza, è stato compresso. Vale a dire che il decreto legge è diventato immodificabile. E, naturalmente, neanche il decreto legge poteva funzionare in una situazione del genere, per cui tutto è stato sostituito da
provvedimenti amministrativi di vario tipo. Compresi i famosi DPCM sui quali tanto si è discusso, ma per lo più (escluso un intervento del professor Cassese) in maniera strumentale e politica. È chiaro che Conte doveva farne alcuni. È meno chiaro che dovesse farne su alcune particolari materie alquanto discutibili come
“gli affetti stabili” o qualcosa del genere. Cosa che peraltro riporta a quello che vi dicevo prima, e cioè alla dimensione psicologica di questa crisi.
La durezza dei provvedimenti motorizzati è molto importante perché si è passati dal decreto all’atto amministrativo. Karl Schmidt in un suo lavoro su questo tema, fa notare come la norma, ad un certo punto, diventi sempre meno liquida e sempre più deresponsabilizzata dalla politica, passando dalle mani del politico (cioè del vero principe) a quelle del burocrate (cioè, di nessuno). Il burocrate in una dimensione di fiction, di letteratura, e quindi in una dimensione più reale che mai (pensate a Kafka), diventa “l’assurdo”, cioè l’impraticabile. Ed è quanto sta succedendo nella società italiana. E chi meglio del sindacato può raccontarci la presenza di norme assurde in questo momento. Pensate solo al tema della scuola.
Il tema della scuola è un esempio micidiale di quello che sta succedendo. Si è discusso per mesi dei banchi. Ma il tema non erano i banchi, il tema è “il modello educativo”.
Esempi pratici:
- le scuole che non hanno adottato il modello misto, cioè il modello “in presenza e virtuale”, si trovano ora nella seguente situazione: l’alunno che risulta positivo o sospetto, che va in quarantena o aspetta il tampone, e ne aspetta un altro, e ne aspetta un terzo, o ha una famiglia che ha un caso e va in isolamento, ecc. perde i giorni di scuola. E non li recupera. Chi assicura il diritto all’istruzione a tutti quei soggetti che, non avendo il modello misto e, quindi, non potendo fare a casa la lezione, perderanno giorni di scuola?
È solo un esempio, ma vi dà l’idea di come non si sia ragionato abbastanza sul modello e si sia invece sproloquiato moltissimo su cose che servivano soltanto a fare le “foto opportunity”, tra l’altro riuscite pure male!
Vi faccio l’esempio della scuola perché riporta a tutto quello che vi ho detto all’inizio. E cioè, alla dimensione psicologica e alla dimensione di futuro. Il tema del vostro incontro di oggi qual è? Il tema è il domani. E il domani non sono io, che
PAGINA 47 conoscere. E per conoscere bisogna studiare tanto. E per studiare tanto bisogna sacrificarsi tanto. Bisogna stare un po’ meno in televisione e stare un po’ più sui libri. Viaggiare un po’ meglio, avere relazioni giuste e qualificate, molto spirito di umiltà e grande voglia di lavorare. Tutto questo nelle biografie di gran parte delle persone che oggi ci governano non esiste. Ma, aggiungo, nel Parlamento. Questo è il Parlamento peggiore della storia repubblicana. È abbastanza evidente, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto.
Se questo è il quadro sommario, in un quadro geopolitico in cui noi abbiamo una sfida fondamentale per l’Occidente: le elezioni Usa il 3 novembre. Trump o Biden poco cambia: l’agenda della politica estera americana ha un primo punto imprescindibile, che si chiama “Cina”. Che vincano i Democratici o ci sia una riconferma dell’attuale amministrazione, ci sono 400 miliardi di rosso della bilancia commerciale americana, il primato nella tecnologia e nella difesa, il dominio del mondo sostanzialmente. Non è un tema che si realizza oggi, ma è in corso. E la pandemia ha accelerato questo processo.
In questo quadro, dove l’Europa è il vaso di coccio tra vasi di ferro, che cosa succede? Succede che ci sono degli enti, delle istituzioni, che non sono il governo, che non sono il Parlamento, ma che sono molto importanti. Uno di questi è il sindacato. Probabilmente è l’istituzione più importante dopo quella del governo.
Naturalmente, deve riuscire ad interpretare quello che sta accadendo. Che non si può più definire cambiamento, perché è già cambiato. Basta fare un giro per le strade di Roma per vedere che la luce si è spenta. Altro che cambiamento. Bisogna creare un altro mondo. E per creare un altro mondo c’è bisogno di un sindacato di rappresentanti dei lavoratori, che possibilmente siano lavoratori, aggiungo. Cioè, che conoscano bene la realtà da cui provengono. Non c’è mai stato più bisogno come oggi di avere pensatori che siano anche operai. Pensatori che siano stati dietro al banco, pensatori che siano stati alla lavagna. Gente che ragiona avendo il contatto molto forte con la realtà.
Io ho la fortuna di essere direttore di un’agenzia di stampa e di essere un direttore operaio, cioè di lavorare tanto, tantissimo. Ma faccio anche il manager di azienda, di un’azienda editoriale. Ed i cambiamenti, anzi la realtà che stiamo vivendo quotidianamente impone di fare delle scelte. E il sindacato può aiutare e aiuta tantissimo a fare queste scelte. Però, con quale ruolo?
Qui bisogna dirla tutta e forse sarò anche un po’ scomodo. Ma se il sindacato vuole avere un ruolo ancillare rispetto al governo, allora non serve. Ve lo dico subito. Se il sindacato vuole essere l’accompagnatore di processi motorizzati (quelli che abbiamo già visto) in uno stato permanente d’eccezione, di riduzione della democrazia, e vuole accompagnare il governo (qualunque esso sia) per collateralismo, non serve a nulla. Non farà l’interesse dei lavoratori. Se vuole essere antagonista, in maniera costruttiva però, e anche molto rigoroso, è benvenuto e
necessario. E deve essere in grado di porre freni molto consistenti alle derive che vediamo, che conducono ad un totalitarismo soft, che non è auspicabile per nessuno.
In Occidente comincia a vedersi questo aspetto e produce reazioni molto pericolose. Guardate cosa sta succedendo in Germania. Tutti pensano all’Italia, ma io vi assicuro che la Germania sta diventando un problema. E quando la Germania diventa un problema, il problema è per tutta l’Europa. La Germania è croce e delizia dell’Europa. Patria della più grande filosofia e scienza, ma anche della più grande distopia e incubo. Quindi, bisogna controllare bene cosa succede in Germania.
Il sindacato deve avere un ruolo propulsore, non di accompagnamento dei governi.
Perché i governi, nella concezione americana o inglese, lavorano negli interessi dei governi. E l’interesse dei governi non è mai quello del popolo, è antagonista.
Bisogna temperarli. Nei sistemi anglosassoni il luogo in cui temperarli è il parlamento. Ma il nostro parlamento non funziona. È un dato di fatto.
Questa malattia del nostro sistema parlamentare, che sarà acuita in maniera incredibile dalle riforme che vediamo: riduzione del numero dei parlamentari, ridisegno dei collegi, rappresentanza ridotta ad una specie di totem senza significato, assenza completa di competizione interna ai partiti, selezione della classe dirigente per cooptazione, vogliamo continuare? Costituzione di clan locali, potentati e sultanati, cacicchi, governatori che smembrano la Costituzione in 20 Regioni in cui ognuno fa come gli pare. Siamo alla follia. Un Paese non può funzionare così. E ve lo dice un sardo.
Di fronte a tutto questo il sindacato ha un ruolo enorme. Ha il ruolo di temperare e sostituire e di fare da supplente in un momento di emergenza istituzionale molto grave, che non sappiamo quanto potrà durare.
Però, a sua volta, il sindacato dovrà rinnovare tutte le sue procedure interne.
Intanto deve essere competitivo al suo interno. Cioè, deve far emergere le figure migliori, le biografie migliori. Deve mettere in discussione tutto ciò che è consolidato. Deve dare spazio alle donne e deve dare spazio ai giovani. E deve fornire loro non la rappresentanza (che è una cosa puramente formale), ma deve garantire la competizione tra uguali. Deve garantire quella che pomposamente viene chiamata inclusione, ma che in realtà è un’altra cosa. E cioè, partire tutti dalla stessa posizione per arrivare alla meta, e vinca il migliore! Questo è il senso.
PAGINA 49 Nei confronti del Parlamento, il sindacato deve offrire soluzioni non solo dal punto di vista legislativo, azioni di lobbying… tutte cose legittime e che sono la naturale emersione degli interessi, ma deve offrire personale politico. Qua sta emergendo un tema di capacità del sistema legislativo italiano di stare in piedi. Il drafting legislativo è lo specchio di quello che siamo. È fatto da analfabeti. E non solo analfabeti istituzionali. Cioè, si fa fatica a leggere quello che scrivono, per essere chiari.
Negli ultimi 25 anni siamo passati da leggi sufficientemente chiare, altre un po’
meno ma che si capivano, a dei testi incomprensibili. Perché questo? Per le ragioni da cui siamo partiti: dimensione sociale, psicologica, istruzione, educazione e, alla fine, ti ritrovi un cattivo parlamentare. Il Parlamento diventa il luogo di quelli che non hanno nulla da fare nella vita. Infatti, voi fate sindacato. Non fate i parlamentari. Ma questo non va bene, perché un tempo i sindacalisti della Cisl andavano a fare i parlamentari. Perché andavano a fare i parlamentari? Perché erano i migliori. Insieme ai sindacalisti della Cgil, insieme ad alcuni della Uil, insieme a qualche operaio, insieme a qualche contadino e insieme a qualcun altro facevano quella che si chiama “classe dirigente” del Paese.
Voi siete classe dirigente. Ma non siete rappresentanza. E non siete neanche rappresentati, perché se non sedete in Parlamento non ci siete. Rischiate di diventare collaterali, di partecipare alle riunioni nella Sala Verde, ma poi finisce là.
Qua, però, non può finire là. E non perché arriva il Recovery Fund, sul quale - ve lo dico subito - non nutro nessuna speranza. Anche perché, se andiamo a fare il conto delle Manovre fatte negli ultimi 30 anni, abbiamo speso un mucchio di soldi, abbiamo compresso le tasche degli italiani in una maniera incredibile e guardate come è ridotto il paese.
Il problema non è il Recovery Fund, non è neanche avere i soldi. I soldi ci sono (non riusciamo neppure a spendere i fondi europei). Il problema è quello che dicevo:
l’accelerazione di uno scenario per il quale il coronavirus sta portando, di fatto, il Paese alla rupture, come dicono i francesi.
La prima è psicologica, la seconda è culturale, la terza è istituzionale. L’economia è un “di cui”.
Che cosa deve fare il sindacato? Deve costruire i quadri dirigenti dell’Italia di oggi e di domani.
Si vota tra due anni. La scuola di politica della Cisl, per essere molto concreti, quanti candidati ha intenzione di proporre a tutte le forze parlamentari? Quante persone ha intenzione di far emergere all’interno dei partiti? Quante persone della Cisl – e non di altri, perché così bisogna ragionare – ha intenzione di sostenere il
sindacato con la sua forza? Quanta lobbying vuole fare la Cisl sui partiti affinché accolgano i propri candidati?
Bisogna ragionare molto pragmaticamente. Le elezioni sono domani. La domanda che faccio io a voi: “Chi ha fatto questo ragionamento della Cisl?”
Grazie.
Mercoledì 30 settembre 2020
PAGINA 51 Coordinamento delle Attività Internazionali
Giovedì 29 Ottobre 2020
Focus in webinar ore: 9.30-13.00
POST COVID-19: ripartenza, ricostruzione, rilancio possibili solo con il più grande piano di investimenti
economici e sociali della storia
Programma
Presentazione e Moderazione del dibattito:
Nino Sorgi - Coordinatore Internazionale Confederale Introduzione:
Giuseppe Gallo – Presidente Fondazione Tarantelli
Relazione
Ester Crea – Coordinamento Internazionale Confederale, Intervento
Corrado Passera – CEO Illimity - Banca oltre la forma
Intervento
Giuseppe Iuliano – Resp. Dipartimento Internazionale
Dibattito
Conclusioni
Giulio Romani – Segretario Confederale
RELAZIONE FOCUS DEL 29 OTTOBRE 2020
IL POST COVID 19: RIPARTENZA, RICOSTRUZIONE, RILANCIO POSSIBILI SOLO CON IL PIU’ GRANDE PIANO DI INVESTIMENTI ECONOMICI E SOCIALI
DELLA STORIA
A cura del Coordinamento delle Attività Internazionali
Premessa
La crisi generata dalla pandemia di covid-19 non ha paragoni nella storia recente per ampiezza e gravità. Tanto per cominciare, perché il virus viaggia con le persone. E negli ultimi anni, in virtù della globalizzazione, gli scambi e gli spostamenti delle cose e delle persone hanno subito una fortissima accelerazione. Fermare questi scambi e questi spostamenti ha significato fermare il motore del mondo.
L’ambiente ne ha beneficiato, ma l’economia mondiale è crollata. A dimostrazione che per uscire dalla crisi l’unica via percorribile è quella di ripensare l’intero modello di sviluppo, uscendo dall’illusione di una crescita senza limiti affidata ad un mercato senza regole.
La peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione
I dati sono impietosi: i paesi dell’OCSE hanno archiviato il secondo trimestre dell’anno con una contrazione del 9,8% (quattro volte tanto il -2,3% registrato al picco della Grande Recessione del 2009). La flessione è paragonabile solo alla Grande Depressione e mostra gli effetti devastanti delle chiusure ordinate per contenere la diffusione del coronavirus. L’aumento dei deficit pubblici nei Paesi avanzati si piazza attorno al 20% dei loro Pil, con una crescita altrettanto rilevante degli indebitamenti dei governi. Anche il commercio globale è crollato, diminuendo di oltre il 18% nella prima metà del 2020, e i mercati del lavoro sono stati gravemente impattati dalla riduzione dell'orario di lavoro, dalla perdita di posti di lavoro e dalla chiusura forzata delle imprese. L’OIL ha stimato una
PAGINA 53 Secondo l’ultimo “Risk Maps report” di AON (primo gruppo in Italia e nel mondo nella consulenza dei rischi e delle risorse umane, nell'intermediazione assicurativa e riassicurativa) la nuova pandemia da coronavirus trasformerà probabilmente tutto il panorama geopolitico.
Il punto di partenza dell’analisi è che dalla pandemia deriveranno implicazioni socioeconomiche "profonde", così riassumibili:
nel breve termine
interruzione delle catene di approvvigionamento squilibri del mercato del lavoro
riduzione dei consumi
rallentamento del commercio mondiale e dei flussi di lavoro e di capitali instabilità dei mercati finanziari
nel lungo termine
prolungata instabilità politica intervento statale persistente
contraccolpi derivanti dai fallimenti dei governi nel fronteggiare il covid- 19
scarsità di risorse nel settore pubblico e in quello privato
Secondo gli analisti, i paesi con un’economia maggiormente dipendente dal turismo o dal commercio al dettaglio, o dove il tributo umano della pandemia sarà stato più alto, si troveranno ad affrontare un potenziale maggiore di disordini civili e di proteste contro i governi. Dati alla mano, nel breve termine, tre economie sviluppate su cinque affronteranno probabili scioperi, rivolte e disordini civili. Ulteriori conseguenze economiche includono premi di rischio più ampi per le azioni e il debito delle imprese e restrizioni nell'emissione e nel prestito di obbligazioni societarie.
Sappiamo quindi con certezza che sperimenteremo una difficoltà sempre maggiore per le imprese di avere accesso al credito e poi di onorarlo. Ciò metterà in grave difficoltà anche il sistema bancario, oltretutto privato di redditività dal sostanziale azzeramento dei tassi di interesse, e provocherà una riduzione brusca e ingente del gettito fiscale, proprio mentre gli Stati si trovano nella necessità di spendere molto di più per supplire alla paralisi del mercato.
L’Europa e una rinnovata domanda di “condivisione”