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CAPITOLO VI. La ricerca Gli esiti: interpretazioni sulla devianza a confronto

6.1. Il focus group con le donne.

Il focus group con le donne è stato realizzato nel mese di Marzo 2013, in due incontri per un totale di cinque ore e quarantacinque minuti e si è tenuto presso l’aula consiliare del Comune di Orgosolo, che garantiva la necessaria riservatezza, poiché collocata distante dagli uffici di ricezione del pubblico e aveva un ingresso indipendente.

L’incontro è stato avviato a partire dal ringraziamento per la partecipazione, e nell’occasione si sottolinea la ricchezza del contributo che ogni partecipante porta, oltre che rimarcare che le risposte non sarebbero state classificate in giuste o sbagliate. Ogni rappresentazione avrebbe avuto pari dignità e rilievo e avrebbe

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consentito di raggiungere gli scopi del focus group221, scopi che sono stati riaffermati nella parte introduttiva.

Si forniscono spiegazioni sull’uso del registratore e del fatto che la registrazione del focus permetterà in seguito di utilizzare fedelmente quanto emerso. La disponibilità a fornire le risposte e a procedere alla registrazione, già data, viene riconfermata.

Il focus con le donne, il primo realizzato, si è caratterizzato per un’organizzazione differente, infatti stando ad una serie di presupposti metodologici222, sono state proposte delle attività iniziali che avevano lo scopo di creare un clima favorevole all’ascolto e all’esposizione.

La percezione è di attesa, verso quelle che si sveleranno essere le interazioni, nelle partecipanti ma anche nel conduttore. L’incontro inizia con la titubanza che contraddistingue un’esperienza nuova, un incontro che non è stato sperimentato prima, nonostante le partecipanti si conoscessero fra loro.

L’esistenza di un obiettivo conosciuto, l’appartenenza alla stessa comunità, la possibilità di dare un contributo alla conoscenza di alcuni aspetti della proprio contesto di vita, rappresenteranno quegli elementi unificanti, necessari anche in un gruppo specifico, come il focus group che ha un tempo limitato perché possa costruire una propria identità.

La condivisione della regola della riservatezza, per le dimensioni che potranno emergere e per i contenuti, rappresenta il primo compito per il gruppo e impegno reciproco, che ha il senso di garantire comunque uno spazio protetto nel quale esprimere le interpretazioni personali.

L’uso di una tecnica analogica del “bollettino meteorologico”223, consente a tutte di esternare il proprio stato d’animo, le risposte che vanno dal “sereno”, al “sereno variabile pomeridiano”, al “ora sereno”, consentono di cogliere quel “qualcosa” di immaginato nell’attesa dell’incontro, che troverà una ricomposizione nel corso della intervista.

221 Una spiegazione esaustiva degli obiettivi conoscitivi della ricerca e del focus group a questi

correlato, è stata data durante gli incontri personali, cfr. il Capitolo IV

222 Cfr. Capitolo IV.

223 Viene chiesto ad ogni partecipante di presentarsi utilizzando, metaforicamente, il linguaggio

delle previsioni meteo, rispetto a come ci si sente in quel momento. Questa tecnica è stata appresa nel corso di un percorso per formatori.

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Dopo questa fase iniziale, di socializzazione, viene proposto uno stimolo nell’idea che possa favorire la discussione224, che invece devierà l’attenzione su un altro obiettivo di discussione, rivelando aspetti non presi in considerazione225. Dopo aver recuperato questa “deviazione”, la discussione continua con una forte intensità e partecipazione. La paura che l’argomento trattato potesse creare una certa ritrosia nelle partecipanti, viene fugata dal ritmo della discussione e dalla sua estensione in profondità,

“quando si effettua un’intervista di gruppo, le resistenze e le difese crollano, si sfaldano, cadono facilmente, proprio in quanto ciascun membro, mostrando una relazione con tutti gli altri membri del gruppo, riesce a trovare più facilmente in essi delle fonti di rassicurazione sociale che lo rendono più spontaneo nella manifestazione dei propri atteggiamenti, delle proprie credenze, delle proprie strutture cognitive sul tema che rappresenta l’oggetto di discussione” 226.

La comunicazione scorre fluida, e nella prima parte si manifesta una certa difficoltà a stare “sulla domanda”; emergono infatti connessioni che seppur collegate alla domanda posta, sottendono un’altra emergenza nelle partecipanti, quella educativa in relazione al ruolo di madri .

Dopo alcuni tentativi si riporta l’attenzione sulla domanda e l’uso di una lavagna a fogli, consente di puntualizzare di tanto in tanto quei passaggi che si coglie essere centrali nella discussione. Le partecipanti si definiscono secondo il proprio stile, differentemente gestiscono il tempo e l’eloquio, che trova sempre il silenzio e l’attenzione da parte di tutte.

Questa atmosfera “impegnata” di tanto in tanto si interrompe per lasciar spazio a brevi racconti di episodi divertenti, utilizzati per meglio rappresentare un’idea, un concetto. Alla fine dell’incontro si negozia la nuova data del successivo ed ultimo focus group.

224 Viene proposto uno stimolo alla discussione: l’immagine di un bambino che venne ritratto con

una pistola giocattolo in mano, nell’atto di sparare. Lo stimolo doveva facilitare la discussione, come si verificherà invece, aprirà una pista di discussione che non era stata prevista.

225 In precedenza era stata fatta una simulazione, proponendo lo stimolo a delle colleghe. I fedback

raccolti avevano fatto pensare all’utilità dello stesso. In seguito dopo una riflessione sull’effetto all’interno del focus group, si considera che il campione della simulazione, non apparteneva alla comunità orgolese.

226 Trentini Tecniche di gruppo e ricerche motivazionali, “La misura dell’opinione pubblica. Studi

dell'opinione pubblica e ricerche di mercato”, Misura S.p.A., Milano, (1962), IV, 3, pp. 21-28, citato in. L. Migliorini – N. Rania, Op. cit, 2011

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Al termine viene offerto un piccolo rinfresco da parte del conduttore che, come si è avuto modo di sottolineare, consente di ricevere feedback sull’incontro; ed inoltre richiama simbolicamente l’ospitalità che caratterizza la comunità orgolese. La fase informale si realizza come un continuum della discussione mirata appena conclusa. Le partecipanti, timidamente chiedono se sono emerse “le cose” che servono per la ricerca. Vi è la preoccupazione di essere state utili, perché parlare e rispondere agli stimoli ricevuti lo è stato per loro.

Il focus group successivo si tiene ad una settimana dal primo; la poca distanza tra i due incontri ha il senso di non disperdere quel clima che si è creato.

Nel secondo incontro si sente una maggior sicurezza, ci si ritrova e si inizia come se non ci fosse stata nessuna interruzione. Le partecipanti, alcune, riferiscono di aver riflettuto ulteriormente su quanto emerso nel focus precedente e di aver maturato una serie di idee. Svelano la generatività dei focus group che si crea attraverso il confronto, l’interazione, la condivisione grazie alle quali vengono stimolate nuove idee, concetti e connessioni. Anche il secondo focus group è proficuo, e si concluderà con il solito rinfresco.

Ci si saluta con l’impegno che saranno informate sull’esito della ricerca e le partecipanti danno la propria disponibilità a prendere parte ad altri momenti di incontro, laddove si rendessero necessari.