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CAPITOLO IV. Il disegno della ricerca: oggetto e ipotesi di ricerca

COINVOLTI PRODOTTO

4.2. La ricercazione come opzione di metodo

“Il metodo scientifico è una triplice sintesi: di concetti o idee con altri concetti o idee, di idee con l’esperienza e di esperienza con l’esperienza”170. Questa definizione, fra le tante, di metodo scientifico porta dentro la componente esperienziale che in questa ricerca rappresenta una parte significativa della ricerca stessa. Così infatti come sostiene Niero”fare ricerca significa assumere una curiosità scientifica nei riguardi degli eventi ai quali si assiste o dei quali si è attori. È necessario, cioè, che ciascun operatore si viva come scienziato della propria realtà e che consideri la produzione di conoscenze innovative come una delle componenti intrinseche della propria professionalità” 171.

L’accezione di metodo “come strada per raggiungere un certo fine proposta da Marradi172, indica chiaramente un itinerario che chi è chiamato ad investigare a conoscere un fenomeno, deve scegliere, perché la ricerca individuata persegue “un obiettivo cognitivo: vuole cioè migliorare, approfondire, articolare la conoscenza intorno ad un certo argomento”173. La scelta del metodo come strada, ha prodotto un pensiero riflessivo rivolto ad individuare quel metodo più vicino ad un modo di rapportarsi alla scoperta. Come si è avuto modo di porre in rilievo nel capitolo secondo, la ricerca sociale nel servizio sociale ha costituito uno degli strumenti tradizionalmente utilizzati, “con un carattere strettamente connesso con l’intervento”174. Questa tipologia, si distingue dalla ricerca pura, che persegue fini speculativi e conoscitivi, rivolti a verificare e suffragare teorie e ipotesi. Pur ritenendo di realizzare una ricerca non vincolata strettamente da visioni ed impostazioni professionali, la scelta del focus di ricerca e quindi del metodo a questa più congeniale, è rimasta nel solco dove l’altro è centrale nell’esplorazione, sia come ruolo nella ricerca stessa che come utilizzatore ultimo della conoscenza acquisita. Non è venuta meno neanche in questa esperienza conoscitiva l’interesse per la persona, per il suo ambiente e per le interconnessioni con questo, né la chiara volontà ad essere partecipe di un processo conoscitivo. Queste spinte motivazionali hanno condotto i passi verso un “ tertium genus che è

170 Bernard S.Phillips, Metodologia della ricerca sociale,Il Mulino, Bologna,1971 pag.19 171 M. Niero, Metodi e tecniche di ricerca per il servizio sociale, NIS, Roma,1995,pag.28 172 A. Marradi, Metodologia delle scienze sociali,Il Mulino, Bologna, 2007,pag.11 173 A .Marradi, Metodo come arte, in “Quaderni di Sociologia”n.40, 1996, pag.83 174 M. Niero, Metodi e tecniche di ricerca per il servizio sociale, cit., pag.11

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quello della action-research, che nella letteratura anglosassone si riferisce a un tipo di ricerca partecipato nel quale il cambiamento è incluso nell’atto del fare ricerca.”175

In ambito italiano questo tipo di ricerca applicata perlopiù allo studio di problemi sociali, viene indicata come ricerca azione e il servizio sociale sperimentò forme di ricerca molto prossime alla ricerca azione, come argomentato nel secondo capitolo176. Questo tipo di approccio

“unisce in un rapporto significativo la rappresentazione della conoscenza da acquisire con le azioni finalizzate a conseguire gli obiettivi di cambiamento che si ritiene capaci di produrre o liberare nuova conoscenza per lo scienziato sociale ( e nuova consapevolezza della situazione in cui si trovano per gli attori sociali interessati). […] La action research, in altri termini costituisce una soluzione flessibile al problema del rapporto tra teoria e pratica sociale, tra ricerca come processo conoscitivo, a base logico-analitica, ed intervento come processo trasformativo di campi di relazioni tra soggetti ed istituzioni sociali”177.

Oltre a questi aspetti, di non meno rilevanza per la scelta di metodo effettuata, si rimarca la specificità del ruolo del ricercatore, che diversamente da quanto succede nella maggior parte delle forme di ricerca classica, non si trova in una posizione esterna all’oggetto, ma in una posizione interna. Il ricercatore nella ricerca azione ha un ruolo attivo, nel rilevare le informazioni e le osservazioni attraverso il coinvolgimento dei soggetti interessati, produce una serie di stimoli che vanno dal soggetto al gruppo, alla comunità. L’essere dentro la ricerca, in una relazione di scambio costante tra realtà osservata e soggetti coinvolti; il trovare risposte alle attività effettuate e agli stimoli offerti; l’osservazione dei cambiamenti che emergono durante la ricerca, confermano in pieno lo stare dentro una dimensione di ricerca a “misura” del bisogno di conoscere e rispondono a istanze di cambiamento auspicate per quella comunità in cui è stato individuato il

175 M. Niero “Ricerca. Le decisioni della ricerca” in, A.Campanini (diretto da), Nuovo dizionario

di servizio sociale, cit, pag.529

176 Si fa riferimento alle ricerche condotte come premessa a progetti di sviluppo comunitario, quali

ad esempio il Progetto Abbruzzo, per il cui approfondimento si rimanda a A. Zucconi, Il progetto

Pilota per l’Abbruzzo. Relazione sul lavoro svolto nel biennio 1958-1960. (fascicolo monografico

di “Centro sociale “ 1960, n.34). Altri studi possono essere assimilati alla ricerca azione come quelli condotti in zone urbane che avevano come fulcro operativo i centri sociali, la cui indagine conoscitiva era finalizzata a conoscere la popolazione che si era insediata (caratteristiche, bisogni, non solo alloggiativi) e, allo stesso tempo, sollecitare in questi un senso di partecipazione civica al proprio contesto di vita. Cfr. A. Apettecchia L’esperienza EGSS-ISSCAL,in cit. Servizio sociale e

ricerca dal 1945 al 1970,pagg.105-118.

177 E.Minardi e S.Ciriello (a cura di), Ricercazione. Teoria e metodo del lavoro sociologico,

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fenomeno di studio. Come sostiene Ciriello “Lo strumento fondamentale di questo cambiamento è l’azione del ricercatore”178 che come rileva Touraine “ è attraverso il ricercatore che l’attore [sociale] passa da comportamenti di risposta e di adattamento ai comportamenti di progetto e di conflitto. Soltanto se il ricercatore interviene attivamente e personalmente, per portare l’attore verso i rapporti più fondamentali nei quali è coinvolto, questi potrà cessare di definire se stesso come individuo costretto a rispondere all’ordine costituito”179.

Questo ultimo inciso parrebbe apparire in conflitto con l’etica del servizio sociale, rispetto alla quale la centralità è della persona e non dell’operatore (sia pure ricercatore), ma il ricorso a questo termine appare opportuno per poter segnare la linea di confine fra uno stile di ricercatore neutro e un altro più attivo.