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CAPITOLO IV. Il disegno della ricerca: oggetto e ipotesi di ricerca

COINVOLTI PRODOTTO

4.4. Gli strumenti della ricerca I focus group.

La scelta degli strumenti da utilizzare deve potersi coniugare alla tipologia della ricerca, all’oggetto di questa e al contesto in cui si situa. La scelta, tra gli strumenti possibili, del focus group ha consentito di soddisfare con una duplice necessità. La prima: utilizzare uno strumento di rilevazione non individuale che consentisse la possibilità di accedere a più voci, “la caratteristica, che poi è il grande pregio, del Focus group sta proprio nella interazione fra i partecipanti che produce in misura assai maggiore, rispetto all’intervista singola, a livello di qualità e quantità di approfondimento”180 ; la seconda: utilizzare uno strumento che provocasse un processo di riflessione su un argomento in merito al quale non si conosceva il grado di consapevolezza delle persone coinvolte,”Sempre più occorre « operare previsioni riflessive, ossia che incorporino al loro interno i processi mentali (e comunicativi) che gli attori sviluppano a partire da una loro conoscenza condivisa dei dati di contesto» ”181. A partire da queste premesse l’utilizzo dei focus group è parso lo strumento più adatto al contesto di ricerca, nella sua globalità.

4.4.1. La composizione dei gruppi.

Nel paragrafo riguardante i soggetti della ricerca si è messo in rilievo la mancanza di problemi giudiziari, quale caratteristica prioritaria di cui i partecipanti ai focus group dovevano essere in possesso. La sola esistenza di questo requisito ha fatto sì che la scelta dei partecipanti non potesse essere casuale e per questo motivo, la collaborazione dell’ufficio di servizio sociale del comune di Orgosolo, come si diceva, è stato fondamentale. Il ruolo della responsabile del servizio educativo,

180 M. Palumbo,E.Garbarino, Strumenti e strategie della ricerca sociale: dall'interrogazione alla

relazione,FrancoAngeli, Milano, 2004, pag.339.

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contiene infatti quelle caratteristiche del mediatore182, grazie al quale la conoscenza personale e professionale dei soggetti selezionati, le consentiva di indicare i potenziali partecipanti escludendo eventuali problemi di condizionamento reciproco; inoltre, il contatto attivato tramite lei, offriva garanzie su chi avrebbe condotto la ricerca per i soggetti coinvolti e, al tempo stesso, garantito una partecipazione attiva agli incontri. Il lavoro condotto assieme ha quindi consentito di individuare i soggetti anche in base a queste caratteristiche183: - qualità e quantità di informazioni possedute, in relazione al proprio status

socio-culturale;

- livello di motivazione alla partecipazione dei focus e alla ricerca; - disponibilità ad esprimere le proprie opinioni.

Fra le caratteristiche discriminanti è stata inclusa la genitorialità, nell’idea che la presenza di figli porti con sé una condizione che si è ritenuta utile per la responsabilità educativa sottesa, capace di porre gli stessi in una dimensione di riflessione rispetto a questioni, come la devianza, che possono connotare la comunità in cui vivono con i propri figli.

La responsabilità educativa, inoltre, poteva produrre una riflessione sugli schemi socio-culturali che i due gruppi, famiglia e comunità, co-costruiscono e trasmettono costantemente.

Altra caratteristica è stato il genere in base al quale sono stati formati due gruppi distinti, uno di soli uomini e uno di sole donne. Questa scelta è partita dalla considerazione di quelle concettualizzazioni ed osservazioni accumulate negli anni di lavoro in cui emergevano posizioni differenti fra i due generi, in merito alla devianza.

Le indicazioni, rispetto alla etero/omogeneità della composizione dei gruppi, lasciava aperte strade differenti, come riporta S.Corrao:

“Alcuni ricercatori […] ritengono che si debbano inserire nel gruppo persone con diverse caratteristiche socio-demografiche per garantire un certo grado di rappresentatività rispetto alla popolazione generale e far emergere e porre a confronto quelle posizioni contrastanti che si presume esistano nelle conversazioni quotidiane fra diverse categorie di popolazione”184.

182 Cfr. S.Corrao, Il focus group, Franco Angeli, Milano,2000 183 Cfr. C.Albanesi, I focus group, Carocci, Roma 2004 184 S.Corrao, Il focus group, cit.pag.50

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Allo stesso tempo, Frisina indica l’omogeneità da mantenere all’interno dei gruppi per “non creare un gap di potere tale da bloccare l’interazione ed evitare che qualche partecipante più influente monopolizzi la discussione, o che i partecipanti con minor status non si sentano abbastanza legittimati ad esprimere il loro punto di vista”185.

La scelta, pertanto, se optare per gruppi omogenei o eterogenei è stata effettuata solo dopo l’incontro individuale con ogni partecipante (si rimanda al prossimo paragrafo per l’approfondimento) che ha consentito di conoscere, oltre allo status socio-culturale, il grado di sicurezza e la determinazione delle persone; questo momento di conoscenza ha inoltre reso possibile utilizzare al meglio le differenze individuali. L’appartenenza al contesto di Orgosolo (altra condizione necessaria), e la conoscenza reciproca hanno, rappresentato un elemento comune grazie al quale riconoscersi simili, rispetto ai temi discussi aventi un legame con la vita quotidiana di ciascuno.

4.4.2. Dalla persona al gruppo

“[ Il ] fondamento etico-assiologico, che considera l’uomo un valore in sé”186 ha rappresentato una condizione eticamente vincolante che si è avuto modo di realizzare maggiormente nella fase di composizione del gruppo dei partecipanti ai focus. Questo presupposto ha portato a considerare, oltre che le necessità di ingaggio sottese alla ricerca, uno spazio e del tempo all’interno dei quali ai soggetti fosse consentito acquisire chiare indicazioni sulle finalità della ricerca e dei focus group; di conoscere le modalità di esecuzione degli incontri in relazione al tempo e al numero di incontri; di conoscere i temi trattati; di veder garantita la riservatezza da chi avrebbe condotto la ricerca. Sono stati effettuati, pertanto, incontri individuali durante i quali è stato possibile uno scambio di informazioni estremamente prezioso per la composizione stessa dei gruppi, per l’acquisizione dei dati socio-anagrafici di ogni partecipante e per svolgere quell’attività altrimenti indicata dalla tradizione della ricerca etnograficacome la conquista della fiducia dei nativi187.

185 A.Frisina, Focus group: una guida pratica, Il Mulino, Bologna, 2010 pag.24

186 F.Dente, Il codice deontologico come immagine della Professione, in, “Assistente Sociale.La

professione in Italia”, Anno 2, n.1 Luglio 2007, pag.25

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La stessa attività ha implicato “un singolare rito di inversione di status: l’osservatore diventa l’oggetto di osservazione dei “nativi” che, dai pochi indizi offerti […], cercano - del tutto legittimamente – di capire se, e in che misura, possono fidarsi di lui.”188

L’attenzione riservata ad ogni componente ha perciò favorito una relazione all’interno della quale le persone si sono sentite accolte e coinvolte in un processo di conoscenza che riservava a loro un ruolo primario nella ricerca.

Di seguito si riportano le tabelle con i dati socio-anagrafici rilevati. DATI SOCIO-ANAGRAFICI GRUPPO DONNE