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Una continuità di pensiero: la dimensione comunitaria

CAPITOLO VI. La ricerca Gli esiti: interpretazioni sulla devianza a confronto

7.1. Una continuità di pensiero: la dimensione comunitaria

“Si può definire il servizio sociale di comunità come l’insieme complesso di analisi, ricerca, progettazione, azione e strategia professionale che il servizio sociale adotta per concorrere allo sviluppo della comunità locale, utilizzando conoscenze, competenze e strumenti specifici e adattando le proprie funzioni alle esigenze del territorio (s)oggetto di intervento”239.

Come è stato argomentato nel capitolo 1, il servizio sociale di comunità è presente fin dalla nascita del servizio sociale in Italia e si caratterizza per essere stato sperimentato nella realtà, prima ancora di essere teorizzato. Il servizio sociale di comunità vide la sua massima realizzazione tra gli anni ’50 e gli anni ’60; la fine dei progetti di sviluppo comunitario, la legislazione successiva che caratterizzò tutti gli anni ‘70240 e le conseguenti indicazioni di politica sociale, condussero verso altre forme di orientamento professionale, all’interno della quale la dimensione comunitaria assunse una declinazione “territoriale”. Gli interventi quindi si rivolsero alle esigenze di un territorio specifico, con obiettivi promozionali- educativi, curativi- riabilitativi e gestionali – organizzativi241 e si definì come servizio sociale di territorio. Le indicazioni lavoro di comunità o Servizio sociale di comunità, vennero abbandonate poiché evocative dell’attesa non realizzata di un approccio democratico e partecipativo alla soluzioni dei problemi. Contemporaneo al servizio sociale di zona, fece la sua comparsa il termine di “rete”, pur se con un significato, come rileva Ferrario allora “non approfondito né puntualizzato” se non negli anni successivi242,

“Se riflettiamo sulla pratica dell’assistente sociale, possiamo utilizzare il concetto di rete per leggere diversi fenomeni e precisamente:- gli intrecci di rapporti con particolari proprietà; - gruppi informali di aiuto capaci di supporto sociale; - il complesso di collegamenti sistemici tra offerte istituzionali; -Le caratteristiche di

239 E. Allegri , “Servizio sociale di comunità”, in A. Campanini (curato da), Nuovo dizionario di

servizio sociale, cit., pag 577

240 Gli anni ’70 sono gli anni in cui vennero emanate leggi di riforma, tra le quali si ricordano

quelle relative al decentramento delle funzioni dello Stato, L.328/75; D.P.R.616/77; L.278/76 e norme di settore e riforma fra le quali la L.833/78 istitutiva del servizio sanitario nazionale.

241 A. Tassinari, “Servizio Sociale di territorio”, ivi, pag 586

242”Nel pensiero del Servizio Sociale è stato introdotto in modo sistematico nel 1976 (Collins e

Pancoast- NASW 1976) , e usato anche per indicare una dimensione nell’intervento “il lavoro di rete” sia con significati micro e macro-sociali, che di collegamento fra i due aspetti (AA.VV. Montreal 1980, Fyrand 1983). […] Nell’ambito della sociologia italiana è stato introdotto di recente (De Nicola 1986, Finocchiaro 1985, Chiesi 1980 e 1981..)” F. Ferrario, in, F. Ferrario- G.Gottardi , Territorio e servizio sociale. Aspetti e problemi di un intervento, pag.210

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un intervento sociale, che non si gioca in una logica meramente erogativa, ma punta sulla costruzione di ancoraggi e sull’ispessimento del tessuto sociale”243.

La terminologia utilizzata in modo intercambiabile, ambiente, comunità, territorio, area, zona244, sembrano marcare una continuità di pensiero che porta con sé, nonostante le diverse evoluzioni (sociali, linguistiche, professionali), un’intenzionalità ad includere un’altra dimensione, oltre al singolo individuo. Va comunque posto in evidenza che anche nell’esecuzione dell’intervento comunitario è stata sempre confermata, deontologicamente, l’attenzione verso la persona, rivelando quel tratto particolare del servizio sociale espressione dell’intuizione, rispetto alla quale non vi è un punto focale distinto tra l’intervento verso e con la persona, o verso e con l’ambiente245, in quanto riferito ad entrambe le dimensioni, poiché la prospettiva che caratterizza da sempre il servizio sociale è “quella della «persona in situazione», ossia dell’interazione che lega individui, gruppi, comunità ai loro contesti di appartenenza”246. L’ambiente, la comunità viene qui inteso, come contesto di vita e come spazio che accoglie una particolare organizzazione relazionale di individui e gruppi (la famiglia), all’interno della quale si sviluppano risorse e problematiche247. In questo rapporto biunivoco248 si struttura quella relazione di scambio tra individuo ed ambiente in una tensione di reciproco condizionamento. Questa continuità tra individuo e comunità è messa in rilievo da Murrey G. Ross249, che indica forti relazioni tra il lavoro con la persona e il lavoro con la comunità, a partire dalla fase di definizione del problema in cui non si può prescindere dalla presa d’atto e consapevolezza nel destinatario, sia soggetto che comunità. Nel capitolo precedente questa dimensione è stata accolta nella previsione dei focus group per l’acquisizione della percezione del problema

243 ivi pag. 211

244 Cfr. F. Ferrario, Il lavoro di rete nel servizio sociale, NIS, Roma 1993

245 E. Bianchi “Alcuni appunti sul metodo del servizio sociale”, in E. Bianchi, M. Dal Pra

Ponticelli, I. De Sandre e I. Gius, Servizio sociale, sociologia, psicologia. Ripresa critica di un

dibattito teorico, , Fondazione Zancan, Padova, 1983

246 E. Neve, “Il Servizio sociale nel contesto attuale”, in M.Diomede Canevini-A.Campanini (a

cura di) Servizio sociale e lavoro sociale: questioni disciplinari e professionali., Il Mulino, Bologna 2013, pag.140

247A.Campanini, L’intervento sistemico. Un modello operativo per il servizio sociale,Carocci,

Roma, 2013

248 F.Ferrario, Le dimensioni dl servizio sociale, NIS, Roma, 1996

249 L’opera di G.M.Ross, Organizzazione di comunità (NewYork,1955) stampata nel 1963 in

Italia, a cura dell’ONARMO, è stata una guida metodologica e teorica per la pubblicistica che si è occupata di lavoro di comunità, e continua d essere ancora oggi uno strumento di direzione tecnico-teorica, valido ed attuale.

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della devianza; gruppi che indirettamente hanno anche fornito una conoscenza di alcuni aspetti sociali e psicologici della propria comunità. 250

Da qui l’esigenza di acquisire la necessaria conoscenza specifica, una sorta “di ricerca ecologica, che fa parte delle tradizioni del servizio sociale (chiamata anche analisi d’ambiente), [che] consiste nell’assumere aree territoriali come unità di analisi, in riferimento alle quali vengono condotti segmenti di ricerca che comprendono: analisi secondaria di tipo statistico, documenti, osservazioni, interviste.”251 La conoscenza che si è intesa costruire non poteva escludere una parte importante come gli attori istituzionali, portatori di una conoscenza “particolare”; così come nella tradizione del lavoro di comunità, l’integrazione di diverse professionalità è apparso avere un senso conoscitivo oltreché operativo.252