• Non ci sono risultati.

Capitolo 1. Sovversione del soggetto

1.4 La questione del soggetto

1.4.3 Un fondamento più fondamentale?

Se il soggetto, come Foucault ripete, non deve più essere fondamento, si tratta allora di trovare al suo posto un altro fondamento “più fondamentale”? O si tratta, invece, di rinunciare nichilisticamente a qualsiasi fondamento? Da un certo punto di vista, si può

230 Ivi, p. 73. 231 Ivi, p. 75.

232 Cfr. I. Kant, Critica della ragion pura, p. 395 ss. Commenta Balibar: «In altri termini una sola e

medesima operazione storico-filosofica scopre il soggetto nella sostanza del cogito cartesiano, e denuncia la sostanza nel soggetto (come illusione trascendentale), installando così Descartes in questa situazione di “transizione” (in anticipo e in ritardo sui tempi della storia, concepita come storia dell’avvento del soggetto) che le filosofie del XIX e XX secolo non cesseranno di commentare» (Citoyen Sujet et autres

62

sostenere che lo strutturalismo abbia trovato nelle strutture un nuovo fondamento, con tratti che lo rendevano, però, assolutamente diverso dai “fondamenti” del passato. Foucault, invece, ha nietzscheanamente cercato di rinunciare a qualsiasi fondamento. Prima di seguire il suo percorso teorico degli anni nei quali la polemica anti- soggettivista era tanto accesa, descriviamo l’operazione che lo strutturalismo ha compiuto nei confronti del fondamento.

Di nuovo, prendiamo il via dalle osservazioni di Foucault secondo le quali il “sistema” è «ben più fondamentale e originario» e viene prima del soggetto233. Le

strutture, infatti, come il fondamento della metafisica classica sussistono indipendentemente. Anche nelle parole di Deleuze: «la struttura si incarna in realtà e immagini seguendo serie determinabili; ancor più, essa le costituisce incarnandovisi, ma non ne deriva, essendo più profonda di esse, sottosuolo per tutti i suoli del reale come per tutti i cieli dell’immaginazione»234. Tuttavia, se davvero con lo strutturalismo si è trattato di sostituire un fondamento nuovo al posto del precedente, cosa è cambiato e perché farlo?

Anzitutto, occorre specificare che lo strutturalismo di cui parla Foucault nelle interviste, e a cui qui ci riferiamo, è quello che Milner chiama «generalizzato»235, dove la generalizzazione si intende operata anzitutto rispetto a Saussure e in secondo luogo rispetto alla linguistica strutturale dei Circoli di Praga e Copenaghen. Lo strutturalismo generalizzato è la metodologia di ricerca introdotta nelle scienze umane da Lévi-Strauss, Dumézil, Barthes, Lacan, Althusser ecc., tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Questo strutturalismo ha eletto, «con una decisione che non era scontata»236, Saussure come suo

233 M. Foucault, La scena della filosofia, 1978, p. 234.

234 G. Deleuze, A quoi reconnaît-on le structuralisme?, in F. Châtelet, a cura di, Histoire de la

philosophie, VIII, Le XXeme siècle, Hachette, Paris 1972, pp. 299-335; tr. it. a cura di S. Paolini, Lo

strutturalismo, SE, Milano 2004, p. 15.

235 J.-C. Milner, Il periplo strutturale, p. 36. Milner riprende un’espressione usata da J.-L. Chiss e C.

Puech nella voce Structuralism dell’Encyclopædia Universalis [online], consultato il 26 novembre 2018, http://www.universalis.fr/encyclopedie/structuralisme/

236 Secondo Gambarara, «Saussure è servito molto a esemplificare lo strutturalismo degli anni ’50-’60,

anche se vi si prestava poco» (D. Gambarara, Strutturalisti senza saperlo? Saussure contro Saussure, in C. Caputo, a cura di, L’albero e la rete. Ricognizione dello strutturalismo, Versus. Quaderni di studi

semiotici, n. 115, 2012). Milner, invece, scrive che «lo strutturalismo non sbagliava nel credersi uscito dal Cours, ma esso non è nel Cours» (Il periplo strutturale, p. 18).

63

“padre fondatore”. Un Saussure fortemente mediato dagli sviluppi della linguistica strutturale, in particolare da Hjelmslev e Jakobson237.

Da Saussure, lo strutturalismo francese delle scienze umane ha sicuramente tratto alcune lezioni fondamentali. Secondo Milner, anzitutto e soprattutto, ha «esplorato le possibilità» aperte dalla teoria saussuriana della lingua come sistema di differenze238. Le

“differenze senza termini positivi” sono la novità (filosoficamente) rivoluzionaria del Cours e gli strutturalisti francesi hanno lavorato a partire da esse. È grazie alle differenze saussuriane che hanno “sovvertito” il soggetto della filosofia.

Nel Cours de linguistique generale, ciò che fa di un segno il segno che è non è il fatto che sia il segno che è, ma che non sia tutti gli altri segni: «la […] più esatta caratteristica» dei segni «è di essere ciò che gli altri non sono»239. Quindi i segni, “nella loro essenza”, precisamente non sono essenze, bensì differenze. Di qui la formula: «nella lingua non vi sono se non differenze […] senza termini positivi»240. La lingua «è […] un insieme virtualmente illimitato di relazioni oppositive tra termini che […] non hanno alcuna realtà prima, o al di fuori, della loro reciproca opposizione»241. Non ci sono, nelle lingue, realtà o oggetti «in sé consistenti»242, ma solo relazioni di opposizione; dove l’opposizione non è tra due termini positivi, che già erano là. L’opposizione, invece, istituisce i termini positivi. Da un punto di vista filosofico, quindi, l’identità, con la linguistica di Saussure, può diventare un prodotto della differenza.

Una lettura filosofica dello strutturalismo è senz’altro possibile, ma occorre ricordare che i cosiddetti strutturalisti non erano filosofi. Non si sono perciò occupati direttamente della questione metafisica della sostanza, o della presupposizione. Si occupavano, invece, di linguistica, fonologia, antropologia. Loro obiettivo era produrre teorie di ciò che apparentemente non era teorizzabile, oggetti che altrimenti sarebbero rimasti

237 Cfr. K. Pomian, Struttura, in Enciclopedia, vol. 13, Einaudi, Torino 1981, pp. 723-764 e C. Puech, a

cura di, Dossiers HEL n. 3, Les structuralismes linguistiques: problèmes d’historiographie comparée, 2013.

238 J.-C. Milner, Il periplo strutturale, p. 36. 239 CLG, p. 142.

240 CLG, p. 145.

241 P. Virno, Pensare il presente con Saussure. Intervista, in F. Raparelli, a cura di, Istituzione e

differenza. Attualità di Ferdinand de Saussure, Mimesis, Milano 2015, p. 44.

64

prerogativa della sola ricerca storica. Lo strutturalismo può essere definito – con le parole di Pomian – come «un programma di ricerche il cui scopo è di dare la teoria di questo o quell’oggetto studiati dalle scienze umane e sociali»243. Lo stesso Pomian,

però, mette subito in evidenza la portata filosofica di questa definizione. L’«esigenza» dello strutturalismo – scrive – è in primo luogo quella di «affrontare l’oggetto studiato, non come una serie di eventi uniti da un qualche supporto, ma come un sistema: insieme di elementi interagenti», e in secondo luogo «dimostrare che il sistema comporta delle relazioni logiche ed interdipendenti, che in altri termini esso è dotato di una struttura di cui si dà in pari tempo la descrizione, che è la teoria dell’oggetto studiato»244. Quindi, la

teoria è la descrizione delle relazioni che costituiscono il sistema. La relazione, anzi le relazioni, è l’interesse primo dell’analisi strutturale. Essa si propone di fornire una dimostrazione delle (realtà delle) relazioni. La dimostrazione («più o meno rigorosa a seconda dei casi» chiosa Pomian) è garanzia della realtà delle strutture, che «non possono per definizione essere percepit[e] o osservat[e]»245. Infine, si può definire una struttura, ancora con Pomian, come «insieme di relazioni razionali e interdipendenti, la realtà delle quali è dimostrata, e la descrizione data da una teoria (esse costituiscono, in altre parole, un oggetto dimostrabile), e che vengono realizzate da un oggetto visibile o osservabile di cui essere condizionano la stabilità e l’intelligibilità»246.

Così, secondo Milner, lo strutturalismo generalizzato è consistito nello spingere Saussure fino alle sue estreme conseguenze, fino a trarne «un nuovo tipo di

243 K. Pomian, L’ordine del tempo, p. 232. 244 Ivi, p. 233.

245 Ibidem.

246 Ibidem. E con Deleuze se ne possono descrivere i caratteri in negativo: «Niente a che vedere con una

forma: infatti la struttura non si definisce affatto con un’autonomia del tutto, con una pregnanza del tutto sulle parti, con una Gestalt che si eserciterebbe nel reale e nella percezione; la struttura si definisce al contrario per la natura di certi elementi atomici che pretendono di render conto a un tempo della formazione del tutto e della variazione delle parti. Nulla a che vedere neppure con le figure dell’immaginazione, sebbene lo strutturalismo sia interamente compenetrato da riflessioni sulla retorica, la metafora e la metonimia; infatti queste figure implicano a loro volta spostamenti strutturali che devono render conto a un tempo del proprio e del figurato. Niente a che vedere, infine, con un’essenza; si tratta infatti di una combinatoria concernente elementi formali che non hanno di per sé né forma, né significato, né rappresentazione, né contenuto, né realtà empirica data, né modello funzionale ipotetico, né intelligibilità dietro le apparenze; nessuno meglio di Louis Althusser ha determinato lo statuto della struttura come identico alla « teoria » – e il simbolico deve essere inteso come la produzione dell’oggetto teorico originale e specifico» (G. Deleuze, Lo strutturalismo, pp. 16-17).

65

ontologia»247. La possibilità di questa nuova ontologia sarebbe già tutta contenuta nel Cours: «in un modo discreto, quasi trasversale, Saussure introduceva un nuovo tipo di entità, che non aveva precedenti nella tradizione filosofica», l’entità la cui esistenza è solo differenziale:

Essere e essere uno, queste proprietà erano state legate fino ad allora. […] L’entità linguistica, quale la descriveva Saussure, non esisteva che per differenza; il suo essere era quindi attraversato dalla molteplicità di tutte le altre entità della stessa lingua: non vi era letteralmente più unicità; vi erano degli esseri che non erano un essere, o la cui unicità era definita diversamente: era l’unicità di un intreccio di determinazioni molteplici, e non un’unicità centrata attorno a un intimo punto di identità con sé. […] L’Uno e l’Essere erano ormai disgiunti; di conseguenza cambiava la teoria di ciò che fa un essere: essere non è essere identico a sé e, per questa identità, contare per Uno; essere è essere opponibile e, per questa opposizione, non contare per Uno che in un secondo tempo, con la mediazione dei molti248.

Apparentemente, lo strutturalismo si sbarazza dell’identità, privilegiando le sole relazioni, muovendo così verso una de-ontologizzazione. Milner, invece, gli attribuisce l’inaugurazione di una “nuova ontologia”, nella quale non c’è essere che non sia determinato da una posizione249. La posizione preesiste sempre all’essere, tanto che Milner può affermare che ci sono degli esseri che non sono un essere.

Per tornare alla domanda iniziale: lo strutturalismo ha sostituito un fondamento a un altro? Ha introdotto un nuovo e “più fondamentale” fondamento? Sì, le strutture sono fondamentali, perché sussistono indipendentemente. Tuttavia, il fondamento della metafisica classica non solo sussisteva indipendentemente, ma anche e soprattutto era una «totalità unitaria»250, non nel senso di numericamente una, ma di logicamente una,

indipendente dalle sue relazioni. Quel che lo strutturalismo mette in questione allora – di nuovo con Pomian – è la concezione secondo la quale non possono darsi relazioni- accidenti senza supporto, cioè senza sostanza:

Diversamente dalla sostanza, la struttura implica un’interna molteplicità; trattandosi di una molteplicità di relazioni, la struttura è (in via di principio) invariante rispetto al suo sostrato, mentre la sostanza era definita appunto come il

247 J.-C. Milner, Il periplo strutturale, p. 36. Si segnala la critica mossa proprio su questo punto da

Umberto Eco, secondo il quale lo strutturalismo francese è reo di avere ontologizzato le strutture (cfr. U. Eco, La struttura assente, Bompiani, Milano 1968).

248 Ivi, p. 36, p. 215. 249 Ivi, p. 216.

66

sostrato delle relazioni-accidenti (“pensiero”, “estensione”, “materia”, ecc.). In altre parole, una struttura è pensabile senza alcun sostrato, al contrario delle relazioni-accidenti impensabili senza una sostanza, che, quanto a lei, può benissimo non averne251.

Invece di essere l’univoco supporto di successivi accidenti e relazioni, una struttura è già relazionale. Quindi, in un altro senso, non sussiste di per sé, bensì sorge dalla differenza, e la differenza non è alcunché!

1.5 Lacan: dipendenza, divisione e sovversione del soggetto