• Non ci sono risultati.

alla Fondazione Mach di San Michele

Nel documento Annuario 2016/2017 (pagine 71-74)

Il termine biodiversità è relativamen- te recente, usato dallo studioso ame- ricano W. G. Rosen agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso. La biodiversità

è la diversità biologica, cioè la varia- bilità degli organismi viventi, degli ecosistemi, dell’insieme di un terri- torio e di un paesaggio. Qualcosa di molto più vasto e complesso rispetto a quello che normalmente si pensa: il numero di specie. Con la Convenzio- ne sulla Biodiversità sottoscritta a Rio de Janeiro nel 1992 si ha una prima definizione ecosistemica: “Per diver-

sità biologica si intende la variabilità degli organismi viventi, degli ecosistemi terrestri e acquatici ...; la diversità bio- logica comprende la diversità intraspe- cifica, interspecifica e degli ecosistemi”.

Ma perché preoccuparsi della biodi- versità? La tematica, pur se relativa- mente recente, è ormai patrimonio comune a molti, anche non addetti ai lavori. La sottrazione di spazi alla

natura e la diminuzione di habitat, la conseguente scomparsa di specie, la semplificazione degli ambienti e dei paesaggi, l’inquinamento, l’erosione genetica ed anche i cambiamenti cli- matici motivano questa preoccupa- zione. L’importanza si evidenzia dal punto di vista biologico ed ecologico: una popolazione, una comunità, un ecosistema sono in equilibrio e sono tanto più stabili quanto più sono biodiversi. La biodiversità è poi una ricchezza per l’uomo. Si esprime e presenta una sua valenza in termini di diversità di paesaggio. Inoltre è im- portante in termini di risorse geneti- che, non solo nel contesto di origine: si pensi alle specie contenenti sostan- ze utilizzabili in farmaceutica o alle risorse genetiche utili all’agricoltura. All’Istituto di San Michele la temati- ca della biodiversità interessa ricer- ca, assistenza tecnica e ovviamente formazione, riguardanti agricoltura,

FRANCO FRISANCO

Insegnante tecnico-pratico di Gestione Ecosistemi Montani e Gestione Ambiente e Territorio

70

gestione del bosco e della fauna sel- vatica, interventi sul territorio. L’a- gricoltura è l’attività che più ha rap-

porto col territorio e con l’ambiente, che li modifica e a sua volta ne è condizionata. L’uomo con l’attività agricola trasforma gli ecosistemi naturali e a volte li sostituisce com- pletamente, creando agroecosiste- mi. Qual è l’effetto dell’agricoltura sulla biodiversità? Sicuramente una semplificazione degli ecosistemi, una riduzione della varietà di forme, di dimensioni, ecc., una diminuzione delle specie e della variabilità inter- specifica (solitamente si pensa alle piante o agli animali superiori; ma si rifletta anche sui viventi meno ap- pariscenti, per esempio, a quelli del suolo). L’agricoltura comprime, ridu- ce la biodiversità! Evidentemente in misura diversa a seconda se l’attività è più o meno intensiva. Ma è sempre così? In generale sì, ma non sempre: pensiamo agli spazi aperti dall’uomo a spese del bosco in particolare nelle zone di montagna (es. malghe, pra- ti falciabili, spazi coltivati, ma anche canneti, scarpate) che rappresen- tano situazioni di biodiversità pae- saggistica, ecosistemica, specifica, legate proprio all’attività antropica. E anche l’alternarsi di spazi aperti e di spazi chiusi contribuisce alla bio- diversità. Inoltre l’attività umana può essere fattore di biodiversità geneti- ca. Si pensi alle varietà, frutto della secolare attività congiunta di am- biente e azione umana (ecotipi), se non addirittura di azione selettiva da parte dell’uomo (varietà e razze). L’a- gricoltura ha quindi fatto prevalere ecosistemi su altri, ha favorito spe- cie e tipi genetici a scapito di altri, ha appiattito forme. Spesso in maniera prepotente e preoccupante, nel caso dell’agricoltura intensiva, distruggen- do habitat, banalizzando il paesag- gio, semplificando in modo estremo gli ecosistemi, appiattendo le diver- sità genetiche. Ha anche avuto però, soprattutto quella “tradizionale”, un rapporto non sempre negativo in assoluto con la biodiversità creando sistemi seminaturali. Quindi al pari dell’intensificazione, pure l’abbando-

no ha conseguenze sulla biodiversità (perdita di genotipi, riduzione della diversità agroforestale, perdita di paesaggi tradizionali).

Anche la gestione del bosco è inte-

ressata dalla tematica. I boschi eu- ropei sono il frutto della millenaria coevoluzione fra realtà ecologica e realtà socioeconomica. La coltivazio- ne e la gestione del bosco hanno for- temente modificato la composizione e la struttura dei boschi, riducendone quasi sempre la complessità e la di- versità. Esse agiscono sulla biodiver- sità con diversi effetti, strettamente legati fra loro e spesso difficilmente quantificabili. La selvicoltura ha favo- rito una o più specie arboree. La sem- plificazione dei sistemi forestali non riguarda però solo il numero di spe- cie, ma anche la varietà di strutture e processi a scala spaziale e temporale (articolazione, variabilità e alternanza di età e di stadi successionali, ecc). Il governo e il trattamento del bosco infatti influenzano i tempi e i modi della rinnovazione. Inoltre, con l’ado- zione di turni sensibilmente inferiori alla longevità naturale delle specie vengono a mancare gli alberi più vecchi. Nel bosco forestale, rispetto al bosco coltivato poi vi è una quan- tità molto minore di necromassa in piedi e a terra. Ciò ha influenza sul ciclo biogeochimico degli elementi e sulla vita della fauna legata al legno morto (ad esempio, i cosiddetti xilo- bionti che si nutrono o sono comun- que legati al legno). In generale, più sono diversificate la composizione specifica, la struttura verticale, le età e le fasi di sviluppo degli alberi, mag- giore e più varia è la disponibilità di cibo, di luoghi adatti alla nidificazio- ne, al rifugio e alla riproduzione della fauna. Ma non solo: ricordiamo che gli ecosistemi forestali sono sistemi bio- logici complessi la cui diversità non è rappresentata da una lista di specie nè tanto meno dagli organismi vege- tali o animali di maggiori dimensioni. Anche la gestione della fauna sel- vatica ha ripercussioni sulla biodi-

versità. Da sempre l’uomo ha agito direttamente sulla fauna selvatica, in particolare con la caccia per l’utilizzo

71

I PROTAGONISTI DELLA SCUOLA Le quarte GAT premiate

nella giornata sulla biodiversità

di risorse alimentari e non solo, e poi con l’attività venatoria con finalità di- verse. Oltre a questo l’uomo ha sem- pre cercato di controllare, se non di eliminare, la fauna ritenuta dannosa. I prelievi hanno effetti sulla diversità di specie e sulla struttura delle popo- lazioni oggetto di caccia e conseguen- temente sulle altre. Così è anche per le altre forme di eliminazione della fauna, anzi con conseguenze ancora più gravi (si pensi all’uso di esche av- velenate). I ripopolamenti sono spes- so causa di inquinamento genetico e le immissioni deliberate o casuali rischiano di sconvolgere gli equilibri ecologici.

Più in generale, gli interventi sul territorio possono compromettere

la biodiversità. L’uso del territorio e gli interventi possono ridurre o com- promettere la possibilità delle specie di mantenere una popolazione vitale spesso perché vengono alterati gli habitat. Si pensi all’urbanizzazione, alla creazione di infrastrutture di trasporto, agli insediamenti turistici, ... Ma anche agli interventi sui corsi d’acqua, alle bonifiche, ...

Nei vari percorsi di studio dell’Istitu- to di San Michele queste tematiche vaste e complesse coinvolgono mol- te materie di insegnamento in un’ot- tica interdisciplinare.

72

Nel documento Annuario 2016/2017 (pagine 71-74)