• Non ci sono risultati.

In viaggio con la VA GAT

Nel documento Annuario 2016/2017 (pagine 146-148)

Il viaggio di istruzione della classe quinta dal punto di vista dello stu- dente è il coronamento di un per- corso. Si inizia a rifletterci già in terza quando si vedono partire le classi ter- minali, per poi cominciare a pensare alla possibile destinazione in quarta aspettando, come diceva il buon Leo- pardi, la sera del dì di festa in quinta. L’attesa è palpabile sulla possibile destinazione già dal primo giorno di scuola dove i differenti punti di vista tra studente e docente iniziano a manifestarsi fin dalla prima lezione quando il docente, a prescindere dal- la disciplina che insegna, inizia subito con questa frase: “Buongiorno e ben ritrovati, questo è un anno importan- te poiché avrete la maturità ….”. Per poi sentirsi rispondere dal più spa- valdo della classe: “Buongiorno prof. Dove ci porta in gita?” la cara vecchia gita … e ovviamente il professore si

guarda intorno, sente che c’è aspet- tativa. Dove li porto… dove si potreb- bero portare e per vedere cosa poi! Finché un giorno, davanti ad un caffè e soprattutto ad un collega, parlando del più e del meno, si entra in argo- mento e la conclusione è semplice: ANDALUSIA !

Ora è ovvio che parlando di Andalu- sia si potrebbe credere che sia una destinazione esclusivamente di “pia- cere”, ma per uno studente che fre- quenta il percorso Gestione Ambien- te e Territorio è una zona di interesse storico – paesaggistico – agrario sicu- ramente da perlustrare.

Quindi andiamo a conoscerla attraver- so il nostro piccolo diario di viaggio.  

Martedì 28 marzo

Ore 04.00 del mattino, tutti puntuali, 15 gradi e tanta pioggia a San Michele, partenza con destinazione

La VA GAT nei giardini botanici di Malaga

ANDREA PANICHI

Docente di Enologia, Produzioni vegetali e Biotecnologie agrarie

145

OLTRE LA SCUOLA

Malpensa; per alcuni studenti è il primo volo, pochi attimi e siamo in quota nessun problema, zero perturbazioni, ci vediamo a terra … Uno stupendo sole e una temperatu- ra estiva ci accolgono invece a Malaga assieme al pullman che ci porta a fare la prima visita del programma. Un’ora dopo l’arrivo in terra andalusa siamo già al giardino botanico della Conce- pción. Qui ci accoglie Miguel che con il suo tipico accento andaluz (a differen- za del comune spagnolo, questo dia- letto locale tende molto a mangiarsi le finali delle parole e soprattutto ad avere una fricativa vocale sorda con la presenza della lettera h muta o aspira- ta) che, per me che vengo da Firenze, è una vera goduria linguistica: infatti pochi secondi dopo io e il mio ”nuovo” amico Miguel siamo già in sintonia. Fonetica a parte, gli studenti possono vedere una particolare nonché unica collezione in Europa di ficus, magno- lie, pini marittimi, bambù secolari e soprattutto una serie di glicini di qua- si 200 anni.   Trattasi di un giardino piccolo ma molto ricco d’acqua dove si sono acclimatate nei secoli specie esotiche portate dai velieri delle flotte commerciali dall’America, dalle Filippi- ne e dall’Australia. Terminata la vista, giunge l’ora di proseguire per andare a scoprire il vero significato del termi- ne siccità … da Malaga a Granada ci sono circa 100 km di terra desertica coltivata ad olivo; no, non è un errore e spero che anche i nostri studenti lo abbiano capito durante lo spostamen- to, non è un vero e proprio deserto

come quello di Tabernas che si trova qualche centinaio di km più ad ovest, ma ci si avvicina molto e probabilmen- te lo sarebbe stato se negli ultimi 2000 anni l’uomo non avesse con tanta fa- tica portato quel poco di acqua che l’albero simbolo della pace vuole per sopravvivere. E dopo decine di migliaia di olivi giungiamo finalmente, verso il tramonto, a Granada. Rapida doccia e primo assaggio di terra Andalusa at- traverso un tipico piatto locale: cama-

rones con ajo …

 

Mercoledì 29 marzo

Andare in Andalusia e non visitare l’Alhambra sarebbe come andare a Roma e non vedere San Pietro; no, non è una eresia perché negli anni in cui è stata costruita questa gigan- tesca fortezza araba è stata il cuore della vita non solo militare, ma anche politica e religiosa dell’intero circon- dario. I biglietti erano stati prenotati 6 mesi prima e con “solo” 24 mail di scambio tra il sottoscritto e la perfet- ta burocrazia locale; l’unico imprevi- sto la mattina della visita è che non disponiamo di una guida ufficiale. Lo sguardo implorante delle nostre studentesse alle autorità locali, unito all’obbligo di accreditarmi come guida presso la sovrintendenza dell’Alham- bra, ci permette di visitare il palazzo Nazaries e le sue aree riservate. Risol- to l’intoppo dieci minuti prima dell’a- pertura ufficiale, abbiamo la fortuna di entrare per primi nel famoso Patio dei Leoni e nella fortezza interna del- la cittadella, ma soprattutto di ammi-

146

rare in solitudine i bellissimi giardini de Los Adarves con le rose, le viti, le colture ortive. In pratica un’oasi sugli 800m s.l.m. costruita dalla maestria dell’arte araba nel XV secolo attraver- so un complicatissimo sistema idrau- lico che prende l’acqua dalla Sierra Nevada: un esempio di come la ge- stione oculata delle risorse presenti nel territorio possano trasformare una zona arida in un vero e proprio paradiso verde.

La giornata si è poi conclusa con una vista alla città poiché è giusto che, ol- tre alla parte agraria, sia alimentata anche la cultura generale; anche se mi è rimasto il dubbio che più che la par- te culturale sia stata apprezzata la par- te enogastronomica data la quantità di paella di mare che ho visto divorare durante la seconda sera a Granada da parte di tutti.

Nel documento Annuario 2016/2017 (pagine 146-148)