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Welfarma, secondo gli ideatori del progetto, oltre ad entrare all’interno della contrattazione e inserirsi in una logica di sinergia tra pubblico e privato, ha due elementi innovativi rispetto agli altri percorsi standard di gestione degli esuberi. Il primo sta nel fatto che il percorso di ricollocamento non è lasciato nelle mani dei soggetti una volta che si apre una procedura di mobilità, ma nasce all’interno di un rapporto che coinvolge in maniera responsabile aziende e sindacati, in secondo luogo un’attenzione particolare è stata rivolta alla formazione, che acquisisce il valore aggiunto rispetto ad altre soluzioni di mobilità. Nel periodo in cui è stata svolta la ricerca, le aziende che hanno aperto una procedura di mobilità sono otto,

di queste cinque hanno aderito a welfarma. Come reso nel rapporto che Farmindustria ha redatto per il monitoraggio sul progetto521. Il parere delle aziende fa riferimento a un’idea che l’azienda debba assumere un ruolo attivo nel ricollocamento e che l’integrazione monetaria non può essere la sola strada percorribile quando i soggetti coinvolti da procedure di mobilità sono figure ad alta professionalità e specializzazione, quali gli informatori scientifici del farmaco. “ se l’azienda ha creato un problema, cerco in tutti i modi di ridurre il problema sia alle persone, ma anche alla comunità perché perde delle competenze specifiche”; e ancora si legge che le aziende credono che welfarma sia “ uno strumento di gestione degli esuberi non una mera gestione monetaria ma un aiuto concreto alle persone per ricollocarsi anche reinventarsi attraverso la formazione”; un’altra azienda crede che “ welfarma lega l’azienda, l’agenzia e il pubblico, un network sul territorio molto forte, è un’aggiunta che una società di outplacement non può fare”. Le aziende che hanno aderito rilevano una logica di gestione degli esuberi innovativa per il settore farmaceutico rispetto alle precedenti ristrutturazioni, un’azione non solo monetaria ma un’integrazione tra i differenti attori pubblici e privati per riqualificare e riprogettare un percorso lavorativo. Anche le aziende, come gli altri attori coinvolti, hanno incontrato tra i principali ostacoli all’adesione di welfarma la mancanza d’informazioni e la tempestività con cui queste sono a loro pervenute. Le aziende che non hanno aderito, dichiarano che al momento del negoziato per la ristrutturazione e la gestione degli esuberi, non avevano informazioni sufficienti e non comprendevano alla luce di quelle che erano in loro possesso quale fosse la specificità di welfarma rispetto a un altro processo di outplacement che l’azienda in modo autonomo poteva realizzare, senza scegliere, si legge in altri punti di questo report, le agenzie per il lavoro contemplate in welfarma ma agenzie alle quali queste erano già legate da precedenti rapporti di collaborazione.

Per approfondire gli esiti che questo progetto ha avuto e se e in che modo è riuscito con le sue azioni di sistema, formazione e ricollocamento, ad orientare il percorso di reinserimento lavorativo portando a termine gli obiettivi di questo progetto. È necessario dapprima comprendere quali sono state le motivazioni e i                                                                                                                

risultati per coloro che l’hanno accettato, e le ragioni di altri informatori che in parte per un’insufficiente circolazione d’informazioni tra gli attori coinvolti, come abbiamo in precedenza esposto, non sono entrati a farne parte, e in altri casi per altre ragioni che dalle interviste sono emerse. Di seguito si renderà chiaro il percorso occupazionale degli informatori, sia di coloro che hanno accettato welfarma per comprendere gli eventuali aspetti positivi, le criticità e verificare in che modo questo progetto ha orientato il percorso di ricollocamento, sia le traiettorie di chi non ha accettato, sono la maggioranza del nostro campione. Nelle parti d’interviste che seguiranno questi aspetti, saranno chiariti dai soggetti intervistati in modo evidente.

D: come hai saputo della possibilità di accettare welfarma?

R: nell’accordo sindacale c’era scritto, avendo scelto la mobilità a priori senza sapere poi bene cosa fosse lo accettavi come dire a forza.

D: quale idea ti sei fatta?

R: mi avevano detto che era un percorso per fare formazione e poi sarei andata in una agenzia per il lavoro che mi aiutava nella ricerca

D: com’è andata?

R: per prima cosa non c’è stata nessuna formazione, questo voucher non è mai arrivato, boh chi ne ha saputo più niente, io mi ero tanto entusiasmata all’idea di fare un corso di formazione che mi potesse aiutare e invece nulla.

D: la ricollocazione come sta andando?

R: che non sta andando, non come. Per ora un zacco di colloqui, bla bla bla, le solite cose ma nulla di concreto, sono spaventata sono già 3 mesi che l’ho accettato, ho fatto male! (int. n. 30, f. 42 anni Emilia Romagna)

D: come sta andando la ricollocazione dopo aver accettato welfarma?

R: sono a oggi quasi due mesi che ho sottoscritto l’accordo, bello eh, tanto bello quello che hanno scritto, ma fino ad ora niente di quello che ho letto, si è realizzato. La formazione? L’azienda ha detto che non dipendeva più da loro, l’agenzia per il lavoro idem, chi me la deve fare?

D: voi avete a disposizione un voucher che al momento della ricollocazione sarà l’azienda che ti assume a farsene carico, non spetta a voi personalmente la ricerca di un corso di formazione, ne alle apl.

R: ah! i sindacati dicono una cosa, le apl un’altra, ma prima di giocare con la vita delle persone che devono lavorare perché non si sono messi d’accordo? Spero che almeno questa ricollocazione mi porti qualcosa di buono. (int. n. 31 m. 45 anni Emilia Romagna)

Pur rientrando nel progetto welfarma al momento dell’intervista, questi informatori hanno accettato l’accordo da poco tempo, mesi per lo più, la maggioranza, i soggetti hanno dichiarato di non essere ancora stati ricollocati, da

un lato lamentavano quest’aspetto, visto che il passare di pochi mesi nella ricerca di un nuovo lavoro è un arco temporale lungo, considerando che il progetto ha una durata di 12 mesi, dopo i quali i lavoratori saranno esclusi, anche se la ricollocazione non è andata a buon fine; dall’altra nessuno di loro ha iniziato un percorso di formazione.

D: mi racconti la sua esperienza da quando è entrato in mobilità.

R: le possibilità erano o di passare in un’altra azienda o accettare l’incentivo all’esodo, io ho accettato l’incentivo e sono stato uno dei pochi fortunati che ha trovato lavoro in un’altra azienda. Fortunato da un lato, sfortunato dall’altro, perché nel giro di due anni sono capitato in questa situazione e quindi fortunato mica tanto. Certo perché ho ritrovato lavoro ma se succede di nuovo ora verso i 50 non credo siano molte le possibilità di essere ancora fortunato. (int. n. 15 ISF N1 m. 45 anni Emilia Romagna)

Un collega di quest’ultimo e altri informatori che di seguito riportiamo hanno fatto la scelta opposta, accettando l’accordo e sottoscrivendo welfarma ma l’esito è stato deludente e per molti aspetti ci mostrano i limiti di questo progetto.

D: tu hai accettato welfarma invece?

R: si ma se potessi non lo farei più, un flop totale D: mi racconti com’è andata?

R: non c’è stata nessuna riqualificazione, la formazione boh mai sentita! che era quello il motivo per il quale sono entrato, poi sono stato ricollocato ma in una piccola azienda con un contratto come agente, questo potevo farlo anche da solo. Quindi se volevano davvero fare un progetto dovevano vedere dove andavamo a finire. (int. n.15 ISF N2 m. 43 anni Emilia Romagna)

D: mi racconti la tua ricollocazione con welfarma?

R: quando ho accettato non sapevo bene cosa fosse welfarma, sono andata io dopo aver sottoscritto l’accordo a chiedere informazioni, si diceva solo che c’era la possibilità di essere ricollocati e che l’azienda aveva preso accordi con un’agenzia e mi è stato detto di andare.

D: da quando sei andata all’agenzia per il lavoro cosa è successo?

R: ho iniziato a fare il solito colloquio per orientare il mio cv, poi altre volte mi hanno chiamato per altri colloqui, questo per mesi, dopo tre mesi sono stata assunta in un’altra azienda.

D: quest’azienda ti ha assunto con lo stesso contratto?

R: questa è un’azienda molto più piccola e il contratto che mi ha fatto è a provvigione e poi dopo un po’ mi hanno fatto quello determinato.

D: hai iniziato qualche corso di formazione?

R: nessuno, hanno detto che ancora devono arrivare i soldi. Io non avevo la certezza che mi sarei ricollocata, diciamo che ho provato perché al massimo mi sono detta tra un anno proverò da sola ma è un caso che ci sono capitata e sentendo quello che si dice in giro non gli do torto ora che ho visto che sono

stata l’unica nella mia azienda ad accettarlo, certo mi sono ricollocata e ringrazio dio per questo, ma la formazione non l’ho ancora vista. (int. n. 9 ISF m. 46 anni Emilia Romagna)

I soggetti che hanno aderito a welfarma dimostrano di non aver trovato nessun elemento virtuoso in questo progetto, di non essere stati orientati verso nessun corso di formazione e di non aver trovato una soddisfacente ricollocazione. Questo è in netto contrasto con la posizione che il porta voce delle aziende ha dichiarato.

D: dopo un anno è possibile che non tutti i lavoratori di welfarma saranno ricollocati, che futuro immagina per la loro ricollocazione?

R: si troveranno nella situazione di doversela cavare da soli ma la cosa più importante che offre welfarma è come hanno impiegato quest’anno? Se hanno mandato solo cv in giro oppure hano seguito un corso di formazione?

D: secondo Farmindustria qual è la situazione?

R: a differenza di quelli che non hanno aderito i lavoratori di welfarma hanno un percorso assistito, un aiuto, un percorso di formazione e la possibilità di essere aiutati e supportati durante la ricollocazione. È chiaro che sono avvantaggiati.

D: allora perché il numero di informatori che non l’ha accettato è cosi alto? R: perché non l’hanno capito. Poi c’è un limite culturale che sta verso un modo di pensare la propria carriera professionale che va nella direzione di una fissità di ruoli, perché se il problema di questi informatori è quello di ricollocarsi subito appena esci. Ancora non si è scardinata l’idea di iniziare a lavorare in un’azienda e finire in quell’azienda. La discontinuità nei rapporti di lavoro è virtuosa. (int. n. 1 Direttore Relazioni esterne e sindacali di Farmindustria) Le agenzie per il lavoro che hanno incontrato gli informatori invece cosa pensano in merito?

D: mi descriverebbe l’atteggiamento degli informatori che avete incontrato? R: c’è molta voglia di mettersi in gioco perché probabilmente meglio di noi sanno che il settore non può riassorbirli perché il mercato è contratto. Sanno che la loro ricollocazione non può essere pensata solo nel Pharma e i soggetti si sono mostrati pronti a rivedere i loro obiettivi professionali. (int. n. 7 Responsabile progetto welfarma per Adecco)

R: nei vari incontri tenuti con loro anche se amareggiati la loro situazione futura la conoscono e non hanno nessun atteggiamento restio al cambiamento. (int. n. 4 Responsabile progetto welfarma per DBM Roma)

La posizione espressa dal rappresentante di Farmindustria, sopra citato, è molto lontana dalla carriera professionale degli informatori e dalla storia occupazionale

che ci hanno raccontato, costellata di cambiamenti e per nulla costruita su un’idea di fissità dei rapporti di lavoro. La maggioranza del nostro campione empirico ha cambiato molte aziende e sono soggetti consapevoli, vista la situazione del settore farmaco, che non potranno lavorare nella stessa azienda per molti anni.

“Ho iniziato 22 anni fa, ero giovanissimo, avevo 25 anni, mi sono laureato mentre lavoravo già. Ho cambiato molte aziende, l’ultima è quella attuale, è la sesta, nella quale lavoro da poco e si è appena aperta la procedura di mobilità.” (int. n. 10 ISF m. 45 anni Emilia Romagna)

“Ho iniziato nel 2003 in un’azienda italiana, con un contratto di formazione per due anni, fino al 2005, nel frattempo cercavo un altro lavoro per cambiare regione, trasferita ho cercato lavoro in un’altra azienda, poi ho cambiato ancora fino all’anno scorso quando la mia azienda è stata distrutta e comprata da un’altra. Ho sempre saputo che da un giorno all’altro, vedendo quello che succedeva a molti miei colleghi, che un giorno c’erano e l’altro non c’erano più che poteva capitare anche a me” (int. n. 11 ISF f. 34 anni Emilia Romagna) “mica mi sono mai aspettato di fare come mio padre che ha iniziato a lavorare come operaio nella Marelli e li è andato in pensione, l’ho sempre saputo che la situazione è appesa ad un filo e devi essere pronto a rimetterti in gioco” (int. n. 16 ISF m. 50 anni Emilia Romagna)

Le esperienze dei soggetti intervistati, che hanno accettato welfarma, mettono in luce due aspetti del processo di ricollocazione che sono in netta contrapposizione con quanto i testimoni privilegiati, nonché ideatori dello stesso, hanno evidenziato. Il primo aspetto riguarda la marginalità con cui è stato affrontato il tema della formazione. Sulla base delle nostre interviste nessuno dei soggetti coinvolti aveva notizie chiare in merito sia alle modalità sia ai tempi con i quali dovrebbero fare taluni corsi di formazione, cosi come previsto dal progetto: “saranno organizzati corsi, tenuti da esperti di formazione e da figure professionali di aziende, coerenti con i fabbisogni e che potranno riguardare: tematiche di base (quali inglese, principi di contabilità, tecniche di vendita ecc..) e tematiche specialistiche (amministrazione del personale, trade marketing ecc..). 522 Questo ci sembra quindi un limite piuttosto evidente poiché l’intreccio tra formazione e ricollocamento è stato dai soggetti che l’hanno ideato indicato, come riportiamo da alcuni stralci di interviste “ il punto di forza sta nella combinazione

                                                                                                                522 Manuale applicativo di welfarma.

di un modello che non è mero ricollocamento” oppure “ il valore aggiunto di welfarma sta nella formazione unita alla ricollocazione”.

La formazione è stata il primo dei punti critici che i lavoratori hanno riscontrato, o meglio, la mancata formazione. Nessuno ha ricevuto il voucher previsto e le parole di uno dei nostri intervistati meritano spazio a questo punto della nostra riflessione: “le cose sono state fatte male, se ci sono allo stato attuale 5mila esuberi, ma aumenteranno, 2000 euro. Sono dieci milioni di euro se tutti ne usufruissero, ma cosi non è perché ne usufruisce solo il 20%. Se fai un progetto come questo, devi finanziarlo, cosi non è stato, se facciamo due conti le cose non tornano.” (int. n. 3 Presidente DBM Roma) I dati che Farmindustria ha fornito rispecchiano la nostra osservazione rispetto alla carente o assente formazione che welfarma aveva previsto.

I lavoratori aderenti a welfarma secondo le stime di Farmindustria sono 210, di questi ricollocati 75 e i voucher richiesti 20. Sono stati quindi richiesti 9,53% di voucher sul totale di aderenti e il 36% è stato ricollocato.523 La prima osservazione sia sulla base del nostro campione empirico di riferimento sia sulla base della stima degli informatori in mobilità (quando sono stati ascoltati i soggetti, la stima era pari a circa 12mila informatori) è la carente partecipazione delle aziende a questo progetto, nonostante i numeri dell’esubero nel settore siano così elevati sarebbe più giusto affermare che questo progetto non è ha avuto in primis il sostegno dalle aziende, a differenza delle affermazioni che molti testimoni significativi fanno in merito alla mancata adesione a questo progetto, sostenendo che sono stati gli informatori a non accettarlo. Dalle interviste riportate fino ad ora, è chiaro che gli informatori non conoscevano il progetto, nonostante fossero interessati da procedure di mobilità e avevano poche informazioni e molto confuse. In merito alla ricollocazione, è bene notare che welfarma non si è impegnata ad offrire un valore aggiunto nel percorso di carriera sotto il profilo contrattuale, il reinserimento lavorativo è avvenuto sempre passando a condizioni contrattuali inferiori rispetto a quelle di partenza. L’opinione degli ideatori in merito alle ragioni per cui i lavoratori non hanno

                                                                                                               

accettato welfarma è molto lontana da quella dei lavoratori. Coloro che non hanno sottoscritto l’accordo, perché l’hanno fatto? E come si è orientato il loro percorso?

D: da quanto tempo sei in mobilità?

R: ora da tre mesi ma quattro anni fa era già andato in mobilità, e ancora qualche anno prima, questa è la terza volta.

D: tra le proposte da parte dell’azienda c’era anche welfarma?

R: sì ma non l’ho accettato, perché io sono per una logica di conservazione del posto di lavoro, ho una famiglia e due figli e so cosa significa essere fuori e provare a ricollocarsi, mi è già successo, non è facile rientrare nel settore, per nulla. Non ho preso l’incentivo all’esodo perché nessuno mi assicurava che con questo progetto mi ricollocavano, nessuno sapeva con quali condizioni. Allora anche se ho rinunciato a una somma di denaro che c’era nell’esodo, ho fatto la scelta del lavoro oggi piuttosto che provare a ricollocarmi e ho accettato il passaggio in un’altra azienda. Alcuni forse hanno accettato qualche mensilità e hanno riposto la speranza nella possibilità di ricollocarsi accettando i soldi. D: prima hai detto che è stato difficile rientrare, mi racconti la tua esperienza. R: la ricerca di un lavoro è stata faticosa e avvilente, cercavo di rientrare nel settore, in tutti i modi, non ho trovato lavoro, inviavo curriculum in quel periodo bruttissimo, questa volta non ho voluto rischiare di nuovo perché accettando la mobilità nessuno ti da qualche certezza. (int. n. 9 ISF m. 44 anni, Emilia Romagna)

Il disagio e i dubbi su welfarma di questo lavoratore sono confermati anche da altri informatori, quando abbiamo chiesto cosa ne pensavano del processo di ricollocamento, hanno risposto in questo modo:

D: cosa ne pensi della ricollocazione attraverso welfarma?

R: la ricollocazione tramite welfarma presenta un grande limite in termini di precarizzazione del lavoro, perché tramite le agenzie per il lavoro uno mettiamo che sia anche ricollocato ma senza nessuna garanzia di essere ricollocato con le stesse condizioni ma vieni assunto con qualunque tipo di contratto e non puoi nemmeno rifiutare. (int. n. 20 ISF m. 37 anni Emilia Romagna)

R: il problema principale è che non hanno considerato che non è per nulla facile ricollocarsi come informatore, e le possibilità di una garanzia contrattuale erano nulle, andare a lavorare come agente lo sanno trovare tutti il lavoro, qual è l’aiuto che forniscono allora. (int. n. 19 ISF m. 55 anni Emilia Romagna)

Welfarma non ha stabilito nessuna condizione in merito alla ricollocazione, sia in termini processuali di percorso, trascurando appunto un monitoraggio di questo, senza un progetto di ricollocamento condiviso dalle diverse agenzie per il lavoro,

sia in termini contrattuali. Osservando il percorso di ricollocamento, le agenzie per il lavoro coinvolte e aderenti a questo progetto su questo punto si sono espresse in questi termini:

D: come si è svolta la ricollocazione e quali esiti ha avuto?

R: a parte il peso che fattori come l’età e il territorio hanno avuto. È molto importante fare un discorso a parte per loro per quanto riguarda la specializzazione, dovrebbero riqualificarsi.

D: il percorso di ricollocamento invece com’è stato fatto?

R: rispetto alla regolamentazione di questo percorso non c’è scritto nulla in merito ai rapporti tra aziende e agenzie per il lavoro, sono accordi interni e noi abbiamo seguito la nostra linea. Dopo una prima parte preparatoria c’è una parte operativa, dove cerchiamo con il soggetto il mercato del lavoro entro il quale cercare e per questi lavoratori c’è molta fatica e difficoltà di ricollocarli.

D: le difficoltà da cosa nascono? Dal mercato o dal profilo degli informatori?

R: la domanda che ci siamo posti è dove vanno a ricollocarsi gli isf? E purtroppo oltre al fatto che il mercato è saturo loro hanno competenze molto specifiche quindi è difficile trovare una nuova collocazione.

D: rispetto agli isf che avete in carico quanti ne avete ricollocati? R: per adesso nessuno.

D: quanti mesi restano?

R: 4 o 5 più o meno e stiamo facendo tutte le azioni di scouting possibili. (int. n. 8 Responsabile progetto welfarma per Adecco)

D: quali sono gli esiti della vostra ricollocazione?

R: nella maggioranza dei casi sono stati ricollocati nello stesso settore con tipologie contrattuali differenti però, hanno accettato di passare a fare l’agente, passare da dipendenti a contratti enasarco, è stato molto difficile ricollocarli in altri settori.

D: quanti ne avete ricollocati? R: la maggioranza

D: non saprebbe dirmi una stima più precisa anche se approssimativa?