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6.4   L’informatore scientifico del farmaco 192

6.4.2   Lo spazio temporale del lavoro: vita e lavoro quale equilibrio? 197

Vita lavorativa e vita familiare, più spesso di quanto si possa immaginare, possono venire a trovarsi in un rapporto conflittuale, per non dire antitetico. Un rapporto tale da spingere molti informatori alla drastica decisione di anteporre una sfera all’altra, alla scelta di rinunciare ad una parte del tempo di vita per riuscire a completare il lavoro che hanno più volte sottolineato è notevolmente aumentato sia in termini di ore che in termini di carico. Gli informatori del nostro campione di riferimento hanno mostrato quanto la gestione del tempo di lavoro sia un elemento fondamentale per riuscire a non oltrepassare i limiti di un confine immaginario tra le due dimensioni. Un confine che non riescono a tracciare e che più volte è stato messo in luce rischia di sconfinare invadendo lo spazio privato. Si è rivelato essere molto difficile trovare un compromesso fra la vita professionale e quella privata e non privo di sacrifici tanto nell’uno quanto nell’altro caso.

D: mi descriveresti il tuo rapporto col tempo di lavoro?

R: se voglio ad esempio fare tutto, completare il lavoro da fare dal pc, che è aumentato sempre di più, lo devo fare la domenica, quando sono in malattia, altrimenti dovrei avere una giornata di 20 ore. Il tempo di lavoro per me non finisce mai, perché intanto che sono in macchina faccio altro mentre sono fermo, mentre aspetto tra un appuntamento e l’altro, ho il pc sul sedile, il mio ufficio è la macchina ma poi torno a casa e ho il lavoro da fare dal pc, fino alla sera e se non ci fossero i week end avrei gli arretrati. Ed è peggiorata la situazione. È anche un tempo che non è mai continuato, un tempo frammentato.

D: in che senso frammentato?

R: non riesco mai a dire ah ora ho finito e torno a casa! Perché non si spezza il mio tempo in maniera definita come fanno tanti altri miei amici che tornano dal lavoro e quello era il loro tempo da dedicare a quello che fanno e lo fanno nello stesso posto e non lo interrompono 10 volte al giorno mentre sei per strada e hai l’auricolare per rispondere alle telefonate, il pc aperto sul sedile, scendi e fai il tuo incontro e cosi per tante volte al giorno, senza contare che nel mezzo c’è lo stress che è la strada, le attese, le corse e le rincorse agli appuntamenti. Non ho una continuità nel mio tempo di lavoro, l’unica che ho e che so che quando torno a casa c’è ancora. Altra cosa pesante, noi dobbiamo vedere tot medici al giorno e se un giorno perché hai trovato traffico in autostrada perché tre medici non c’erano e non sei riuscito a vederli che gli dici la sera? Perché ogni sera tornato a casa, devo rapportare all’azienda ogni

singolo incontro, quello che ho detto, quello che ho presentato, il tempo, ecc…quindi se non li hai visti tutti, colpa tua e non del fatto che magari hai trovato code o altro, per loro partivi di casa ore prima o torni alle 10 perché li devi vedere tutti. Poi se torno a casa prima perché sono uscito di casa la mattina alle 6 perché devo tonare alle 4 per portare mio figlio dal pediatra o cosa, quello che devo finire di fare lo fai alle 11 quando invece dovresti stare li e goderti la tua famiglia e non puoi. (int.n. 14 ISF m. 42 anni Emilia Romagna)

Questo stralcio di intervista è un chiaro esempio di quanto ha espresso la maggioranza del nostro campione di informatori. È resa evidente sia una situazione di peggioramento circa le condizioni e i modi in cui il tempo di lavoro è controllato e gestito dall’azienda perché le richieste in tal senso sono aumentate numericamente e sono divenute più pressanti, sia la difficoltà di stabilire un confine tra lo spazio vitale e lo spazio che il tempo di lavoro occupa.

“se impari a gestire e non farti assalire dallo stress, dal quantitativo di medici da incontrare, dalla pressione che l’azienda ti mette intorno, vedere almeno una decina di medici al giorno, significa portarti in giro da una parte all’altra e l’impostazione direbbe molte meno visite all’anno, in realtà questa non viene rispettata e non viene imposta dalle aziende, anzi il contrario. Quindi impari presto a gestire il tempo, anche se questo comporta un carico di stress notevole e non sempre riesci a mantenere un equilibrio tra la parte che finisce quando parcheggi la macchina e quella che inizia quando apri la porta di casa, ho sempre meno tempo da dedicare al mio tempo libero, la sera ricomincio quando invece il mio lavoro dovrebbe limitarsi a quello che faccio già come una trottola tutto il giorno avanti e indietro” (int. n. 24 ISF f. 41 anni Campania)

“io vedo 13 medici al giorno e faccio i salti mortali per vederli, ci sono giorni che riesci a vederli tutti ma certi altri no e non è semplice lavorare in questo modo perché l’azienda ha messo questi standard e il tempo è diventato una continua rincorsa. Il mio lavoro quando torno a casa non finisce, c’è il computer perché devo rapportare all’azienda, nono finisce mai la mia giornata di lavoro.” (int. n. 11 ISF f. 34 anni Emilia Romagna) “la gestione del tempo è cambiata negli anni, oggi sento le pressioni dell’azienda e la mancanza di autonomia sul tempo, prima gestivo tutto in maniera molto autonoma, da quando le pressioni sono aumentate, non si riesce a gestire più il tempo perché i controlli sono aumentati. Sento il controllo dell’azienda. Il tempo con la mia famiglia è importantissimo e io riduco sempre di più lo spazio della mia vita privata, quello da dedicare ai miei figli ma la mia vita è quella! Io non vivo per lavorare lavoro per

vivere. E invece il tempo si sta riducendo sempre di più.” (int. n. 17 ISF m. 55 anni Emilia Romagna)

“il lavoro entra nella mia vita privata, perché non riesci ad incastrare tutto nelle ore che fai fuori e lo fai nell’orario in cui dovresti essere libero, questo è una cosa molto pesante perché approfittare sempre del tempo che io potrei dedicare a fare altro diventa una cosa stressante. Questo ancora peggio da quando i tempi di lavoro sono aumentati si sono ridotti quelli personali, prima avevo molto più tempo libero.” (int. n. 29 ISF m. 46 anni Campania)

Il rapporto tra vita e lavoro se sul versante lavorativo per la maggior parte degli informatori intervistati è notevolmente aumento in termini di ore, nella sfera intima presuppone invece un annullamento di quello che è il tempo dedicato a se stessi, alle proprie famiglie, ai propri interessi e alle proprie passioni. Tranne che in qualche rara eccezione in cui la gestione dei tempi riesce a essere un vantaggio perché il tempo è vissuto come un tempo autonomo per quanto riguarda la gestione delle giornate e degli appuntamenti, ed è possibile per questo far conciliare in questo tempo anche necessità private. Questo è stato messo in luce seppur da una minoranza, da donne. Per loro la possibilità di gestire i tempi di vita e conciliare le esigenze di moglie e di madre con quelle lavorative è vissuta in tal senso come un vantaggio e non un limite. È invece vissuta con preoccupazione, dalla maggioranza dei nostri intervistati la difficoltà di non riuscire a separare il tempo del lavoro da quello personale, quest’ultimo in difetto in questo rapporto. Questi soggetti fanno esperienza del tempo di vita entro una logica che potremmo definire della rincorsa e della ricerca di un tempo liberato dal lavoro. Da alcune interviste emerge l’esigenza di “staccare la spina”, di evadere dalla routine quotidiana, di rilassarsi dalla frenesia dei molteplici impegni almeno per un’ora: una meritata giornata senza lavoro per ricaricarsi e stare lontani dal pc e dallo stress del traffico della strada. Si tratta di un bisogno che in diverse narrazioni è espresso in termini imperativi del tipo “Me lo ritaglio” o “Me lo impongo”, a dimostrazione ulteriore della stringente sensazione di insufficienza temporale.

6.5 Le dimensioni per la costruzione dell’identità lavorativa.