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Strategie per una progettazione dell’architettura solare

4.1. Le invarianti tipo-morfologiche (o forme tipo) solar

4.1.5 Forme tipo urbane

L’applicazione delle strategie solari per la formazione, trasformazione o sostituzione di ambiti urbani, riflette, pur considerando le complessità intrinseche maggiori, il fattore primario che vale per l’oggetto architettonico singolo: il reperimento della massima superficie captante sia a fini attivi che passivi. Sia considerando i casi di efficientamento dell’esistente che di nuovo insediamento, è necessario interagire con le condizioni più vincolanti del contesto che esprimono le caratteristiche proprie del progetto urbano: esigenze tipologiche, di composizione d’insieme, di carattere funzionale; tutto ciò sempre rapportato ai parametri di densità urbana esistente o di progetto.

La forma consolidata della città compatta22 in rapporto alla sua densità, influenza

fortemente la ricerca della massima efficienza in un approccio di progettazione solare; in essa sono presenti morfotipi edilizi e spazi urbani molto complessi, derivanti dal continuo susseguirsi di trasformazioni e sedimentazioni che nel corso del tempo culture e politiche diverse hanno riportato sul disegno del territorio urbano. Nel caso dell’efficientamento dell’esistente è difficile riscontrare ambiti consolidati che preordinano configurazioni morfologiche favorevoli al raggiungimento di elevati livelli di captazione solare; in questo caso risulta decisiva l’azione sullo specifico oggetto architettonico che ad una scala inferiore modifica, quando fattibile, la sua morfologia preesistente, sopperendo così alle orientazioni più sfavorevoli.

Anche in questo caso è applicabile il concetto di efficienza sinergica, considerando il maggior livello di complessità dovendo sommare alle istanze formali dei singoli aggregati architettonici le istanze proprie della forma urbana.

22 Sulla definizione di città compatta cfr. Cecere C. et al., Dalla riqualificazione energetica al recupero

sostenibile – un metodo di analisi energetica dei tessuti della città compatta, Bologna, articolo in rivista digitale,

La forma della città e conseguentemente le sue forme tipo insediative, sono state raramente influenzate nella loro genesi dalla volontà del fine di massimo sfruttamento

dell’irraggiamento solare.23 Alcuni storici fanno risalire al disegno urbano di alcune

antiche città greche una dichiarata volontà di orientamento solare della maglia urbana, con isolati rettangolari allungati sull’asse est-ovest, per sfruttare pienamente i benefici

della risorsa solare24. È ancora possibile comunque riconoscere in alcuni esempi di

pianificazione urbana più recenti, una precisa attenzione alle questioni dell’orientamento e ai benefici offerti della radiazione solare. Il Plan Cerdà a Barcellona (Eixample) fu

concepito proprio secondo un preciso orientamento degli isolati,25 per garantire l’accesso

al sole e all’aria di tutti gli alloggi; questa precisa volontà divenne perciò l’elemento più caratterizzante del progetto urbanistico, decisivo per la forma e l’altezza degli isolati, la spaziatura delle strade, la logica di ripetibilità e di aggregazione del morfotipo di base.

Eixample (Barcellona): il tipo a “corte passante” del progetto Cerdà iniziale (fig. 4.35) e alcuni esempi di galeriàs sui fronti interni degli isolati (figg. 4.36, 4.37)

Fig. 4.38 Eixample (Barcellona), sezione schematica dell’isolato tipo: il progetto originario prevedeva il corpo dell’edificato di 14 metri di base per 16 metri di altezza con un maggiore accesso al sole per buona parte dell’anno dei fronti sulla strada (parti in tratteggio); successive varianti speculative portarono le dimensioni a quelle rappresentate nello schema (parti in grigio)

23 Cfr. sottocapitolo 1.4

24 È bene ricordare che l’utilizzo passivo dell’irraggiamento solare per riscaldare gli ambienti, attraverso il vetro delle finestre giustamente orientate, fu possibile (in maniera relativamente diffusa) solo dal XV secolo in avanti, essendo lo stesso vetro praticamente inutilizzato fino a quel momento, poiché troppo costoso e difficile da produrre in grandi lastre.

In ordine generale la morfologia dell’isolato tipo dell’Eixample risulta una buona soluzione di irraggiamento “equilibrato”, che tende a perequare la quantità d’insolazione disponibile sulla maggior parte della superficie verticale. Questo particolare assetto urbano assume però pregi e difetti di entrambe le orientazioni a cui si riferisce (sud-est e sud-ovest); ciò avviene poiché nega la possibilità di un funzionamento univoco dei dispositivi solari passivi e provoca un certo decremento sull’efficienza dei sistemi attivi.

Le forme tipo urbane solari più contemporanee presentano invece schemi ricorrenti di blocchi edilizi in successione e orientazioni prevalenti secondo l’asse est-ovest, perciò con la percentuale maggiore di superfici captanti verticali ed inclinate esposte perfettamente a sud; questa orientazione privilegiata consente un controllo più efficace del funzionamento dei sistemi passivi e un maggior rendimento dei sistemi attivi. A completamento di queste disposizioni sono frequenti blocchi lineari con orientazione nord-sud che presentano dei particolari accorgimenti morfologici per la captazione solare.

Nel complesso Gneis Moos a Salisburgo (G.W. Reinberg, 2000) il progettista propone uno schema a blocchi est-ovest in successione, con il ricorrente elemento nord- sud di chiusura e saturazione del lotto di progetto. In questo complesso appare una netta gerarchia tra sistemi attivi e passivi di sfruttamento solare, evidenziata nella configurazione morfologica dei blocchi edilizi. I primi tre sono strutturati per un utilizzo prevalente dei dispositivi a guadagno termico passivo (grandi serre solari a tutt’altezza sulla facciata rivolta a sud); il blocco di chiusura a nord presenta la configurazione ricorrente dello sfruttamento di tipo attivo con grande falda inclinata verso sud. Completa il disegno urbano un blocco orientato nord-sud, che presenta delle emergenze sempre finalizzate alla captazione attiva.

I complessi già citati delle Solarsiedlung a Friburgo, il BedZED a Londra e la SolarCity, evidenziano lo schema ricorrente a blocchi contrapposti come il tipo urbano più

utilizzato ed evidentemente più performante.26

In ordine da sinistra a destra: R. Disch, quartiere Solar Siedlung a Friburgo (fig. 4.39); G.W. Reinberg quartiere Gneis Moos a Salisburgo (fig. 4.40); B. Dunster quartiere BedZed a Londra (fig. 4.41); R. Reiner “Solarcity” a Linz (fig. 4.42).