11 Cfr note 2 e
1 Sistemi a guadagno diretto
2.2.2 Sistemi a guadagno indiretto
Il sistema indiretto prevede una coincidenza dei quattro subsistemi funzionali (captazione, trasferimento primario, accumulo, trasferimento secondario) e la separazione dall’ambiente confinato che
rato nell’involucro architettonico sia in parete verticale che in copertura. Il funzionamento è caratterizzato da una superficie di captazione vetrata e da una massa di accumulo, solida o liquida, che trasferisce successivamente il calore accumulato all’ambiente da riscaldare secondo un certo sfasamento; rispetto al sistema diretto quello indiretto ha una maggiore possibilità di controllo e regolazione poiché non interagisce funzionalmente con lo spazio abitato.
Il più conosciuto tra i sistemi indiretti è il muro ad accumulo termico o la variante
ideata da Felix Trombe detta “muro Trombe”36; consiste essenzialmente in una
vetrazione posta ad una certa distanza (8-10 cm)37 da una massa muraria ad alta
densità38 dipinta di colore scuro (ne
g
e di mu
dal muro Trombe: isolato si intende quando c
ventilato quando, tramite aperture calibrate alla base e in sommità del muro, si sfrutta l’effetto camino dell’aria surriscaldata nell’intercapedine (principio del “camino solare”), consentendo un ricircolo convettivo naturale tra la stessa e l’ambiente interno. L’affinamento della variante “Trombe” aumenta il rendimento del sistema, alla condizione di interrompere il ricircolo inverso durante la notte (chiusura delle aperture in alto) per
35 Queste indicazioni sono valide nei climi temperati, considerando una temperatura invernale media esterna tra i 2 e i 7 °C e interna tra i 18 e i 21 °C; cfr. Mazria E., Sistemi solari passivi, Muzzio, Padova, 1980, p. 110 36 Cfr. nota 101, cap. 1
37 Diversi autori convergono su di una distanza “fino a 10 cm.” della vetrazione dal muro di accumulo; cfr. Magrini A., op. cit., p. 39. Mazria invece riporta, come distanza ottimale, 10 cm o più; cfr, Mazria E., op cit., p. 52
38 Cfr. nota 25
non disperdere il calore accumulato durante il giorno. Un muro Trombe correttamente
dimensionato40, in una limpida giornata di sole invernale può riscaldare autonomamente
l’amb
lementi architettonici primari, può p
iente retrostante, contenendo le fluttuazioni giornaliere di temperatura interna nel limite di comfort di 6 °C. Per evitare fenomeni di surriscaldamento in regime estivo è necessario prevedere delle schermature solari esterne al vetro (spegnimento del sistema) che ne impediscano il funzionamento; queste schermature possono essere anche utilizzate come regolazione del sistema in funzionamento.
Variabile specifica del muro Trombe sperimentata in Italia è il sistema Barra-
Costantini41, applicato come sistema di riscaldamento passivo in diversi esempi di edifici
solari nei primi anni ‘8042 di edilizia popolare. Il sistema ha la stessa configurazione
morfo-tipologica e di funzionamento del muro Trombe; differisce per il subsistema di trasferimento energetico secondario enfatizzato grazie a canali inseriti nei solai edilizi superiore ed inferiore, finalizzati a portare il calore ad una distanza maggiore dalla parete solare e perciò nella parte meno riscaldata dell’ambiente. Per ottenere questa variante tecnologica vengono utilizzati, nei casi succitati, gli spazi tra un travetto e l’altro dei solai latero-cementizi, sostituendo gli elementi di alleggerimento (pignatte di laterizio o polistirolo) con dei canali appositamente dedicati.
A livello morfologico-figurativo entrambe le variabili di muro ad accumulo termico si presentano in facciata come una normale vetrazione che però ricopre una parete opaca scura; l’estetica risulta sicuramente straniante (la normale percezione prevede un vuoto dietro ad un infisso vetrato) ma se l’elemento è ben inserito nella composizione generale del fronte, ad esempio in rapporto con altre bucature o e
rodurre esiti figurativi interessanti ed esteticamente gradevoli.
Tra le variabili materiche del muro ad accumulo ci sono l’acqua43, problematica però
dal punto di vista estetico e di gestione funzionale e i PCM44 (phase change materials);
essi grazie alle loro proprietà fisico-chimiche modificano il loro stato fisico sotto l’effetto della temperatura e/o della radiazione solare, incamerando o rilasciando calore all’ambiente confinato. Entrambi i sistemi però hanno avuto ed hanno attualmente una bassa diffusione a causa delle problematicità gestionali e il costo molto elevato.
40 Dimensionamento per climi temperati: 0,22-0,6 mq di muro trombe per ogni mq di superficie interna da
op. cit., p. 138
re, l’accumulo o entrambi gli elementi siano appunto separati dagli spazi abitativi”. Secondo questa bisognerebbe perciò ricondurre anche i muri ad accumulo termico ed i muri Trombe nella
i; cfr. Magrini A., op. cit., pp. 44-46
nero sperimentate in America sul finire degli anni ’70, come soluzione
scendere generando discomfort; tra quelli riscaldare; cfr. Mazria E.,
41 Alcuni autori inseriscono il sistema Barra-Costantini tra i “sistemi separati”, in contraddizione però con la definizione data in precedenza per questi sistemi come “[…] configurazioni in cui il dispositivo per la captazione sola
interpretazione
categoria dei sistemi separat
42 Cfr. Funaro G., 116 edifici solari passivi in Italia, ENEA, Roma, 1985 43 Diverse tipologie di pareti ad acqua ven
passiva di riscaldamento in alcune case di abitazione nel New Mexico; cfr. Van Dresser P., Case solari locali, Muzzio, Padova, 1979, pp. 38-39, 83-91; Mazria E., op. cit., pp. 142-152
44 I PCM più adatti all’uso passivo in edilizia sono quelli che presentano una temperatura di fusione intorno alla temperatura di comfort di un ambiente confinato (20-25 °C) in modo da “attivarsi”, nel loro cambiamento di fase, quando la temperatura ambientale tende a salire o a
Un sistema di guadagno indiretto adatto ai climi caldi è il roof pond (tetto piscina o tetto stagno). Esso prevede la coincidenza tra i subsistemi di captazione, trasferimento prima
il muro Trom
opertura a tipo
termica della massa muraria separatrice; per convezione naturale dell’aria predisponendo aperture in basso e in alt (come per il muro Trombe); o più semplicemente lasciando aperte le aperture di o la temperatura dell’aria della serra è maggiore i quella dell’ambiente interno. Per ovviare al surriscaldamento del periodo estivo è necessario predisporre delle schermature (meglio se regolabili) e prevedere delle parti apribili (parzialmente o completamente) nelle chiusure trasparenti della serra, per
rio e accumulo, attraverso una massa d’acqua posizionata in copertura; quest’ultima dovrà essere preferibilmente di tipo piano per una migliore gestione e manutenzione del sistema, con l’acqua solitamente inserita dentro recipienti stagni. L’acqua riscaldandosi o raffreddandosi cederà il calore accumulato alla sottostante struttura edilizia di copertura (trasferimento secondario) che a sua volta lo cederà al sottostante ambiente confinato con un certo sfasamento orario. Come per
be è necessario prevedere una schermatura mobile isolante che, quando richiusa, minimizzi le dispersioni notturne d’inverno o al contrario impedisca il surriscaldamento nelle giornate estive. È evidente che un sistema passivo di questo tipo è adatto dove non ci siano frequenti gelate notturne, e ne limita l’uso quasi esclusivamente in funzione di raffrescamento passivo; inoltre vincola fortemente la configurazione morfologica dell’edificio poiché necessità, vista la natura della massa accumulatrice, di una c
logia piana, comunque ricorrente nelle regioni a clima caldo.