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Il quartiere energeticamente attivo Plus Energy District

11 Cfr note 2 e

2.1.7 Il quartiere energeticamente attivo Plus Energy District

Rispetto al nearly Zero Energy District (Communities o Development)) il Plus Energy

District (Communities o Development) ha lo stesso tipo di rapporto che intercorre tra

nZEB

innovabili rispetto ai co

e caratteristiche espresse precedentemente per il nZED (nearly Zero Energy

istrict) rimangono sostanzialmente valide, anzi sono i presupposti di partenza; è

ecessario però un ulteriore salto qualitativo sia della risposta bioclimatica dei manufatti rgia tra sistemi ttivi e passivi di sfruttamento delle risorse rinnovabili, pensata ancor più in una logica

entale l’analisi delle condizioni ambientali, nelle sue carat

(nearly Zero Energy Building) e PEB (Plus Energy Building), operando in questo caso un salto di scala dimensionale.

L’obiettivo rimane sempre quello di generare più energia da fonti r

nsumi, sempre e comunque fortemente contenuti, dell’intero quartiere; esso

potrebbe anche essere definito come “zona energeticamente omogenea”25.

L

D

n

edilizi che della produzione energetica complessiva e una più accurata sine a

d’insieme urbano strutturato.

Una FER di origine solare diventa risorsa prevalente, nel sistema di microgenerazione diffusa, che influenza in maniera decisiva il bilancio energetico. A questo proposito è ancor più fondam

teristiche di sito esteso,26 come latitudine, elementi ombreggianti, irraggiamento

medio,27 e soprattutto del mutuo rapporto di accesso al sole tra gli edifici che influenza

fortemente il disegno urbano d’impianto.28

Per ottenere un Plus Energy Disctrict è necessaria la compartecipazione di molti fattori, tra i quali:

 l’adozione nell’approccio della pianificazione del concetto di “zone energeticamente omogenee” e la redazione di piani urbanistici che definiscano le regole operative;

25Una

ombreggianti di tipo vegetazionale, edificato nell’intorno ed orografici del terreno; piovosità e precipitazioni nevose medie nei vari mesi dell’anno; presenza di sostanze o gas inquinanti nel sottosuolo; qualità dell’aria; dere ad un sistema di detrazioni sugli oneri di costruzione e di urbanizzazione in

zona energeticamente omogenea è composta da edifici con caratteristiche energetiche molto simili,

riconoscibili all’interno di un determinato perimetro. Essa può assumere la funzione di semplificare il bilancio di aggregati urbani complessi

26La “analisi del sito” è una procedura, oramai abbastanza standardizzata, finalizzata a definire compiutamente le caratteristiche ambientali di un luogo sottoposto a successiva modificazioni edificatorie. Le caratteristiche da analizzare sono: percorso del sole nelle varie stagioni, elaborazione del diagramma solare e calcolo dell’irraggiamento medio; direzione, intensità dei venti e delle brezze dominanti; presenza di elementi presenza di linee elettriche ad alta tensione o ripetitori per telefonia mobile nei dintorni; analisi di impatto acustico. Solitamente questa analisi viene richiesta come allegato consigliato ma non cogente, dai Regolamenti Edilizi dei Comuni, per acce

base al rispetto di determinati requisiti. Essa è anche strumentale all’ottenimento di determinate certificazioni come il protocollo LEED o ITACA. L’accezione “esteso” si intende riferita ad una intera zona urbana o energeticamente omogenea, coincidente con i limiti del District, Communities o Development considerato. 27Naturalmente per poter sfruttare in maniera adeguata la risorsa solare bisogna che si verificano certe condizioni minime di irraggiamento, definite in watt-ora/metro quadrato; es.: un borgo edificato posto sul versante sud di in una vallata alpina, avrà condizioni di soleggiamento molto sfavorevoli, presenti in pochi periodi del giorno, rendendo quasi impraticabili e sicuramente antieconomiche soluzioni con sistemi attivi fotovoltaici

 un programma di politica territoriale condiviso, finalizzato al raggiungimento di obiettivi di credito energetico; formalizzato da reti energetiche intelligenti (smart

g

entrali energetiche di zona);

 l’applicazione del principio della densificazione urbana;

te a

are il fenomeno delle isole di calore), ione dei venti e dell’eccessivo

getici (centrale di zona), elementi generatori su edifici

controllo delle migliori soluzioni d’intersezione forma-tecnologia dei

a pioggia, depurazione delle acque nere, mobilità a

etico e riduzione dell’inquinamento ambientale.

Un esempio concreto e tra i più citati di plus energy district è il complesso “Am Schlierberg” (meglio noto come Solarsiedlung) a Friburgo di R. Dish, realizzato nel 2003

rid) che mettono a sistema le produzioni puntuali nel rapporto con gli elementi

compensatori (c

 un disegno urbano “ottimizzato”, con assi edificatori prevalentemente in direzione est-ovest e comunque con la percentuale maggiore di superfici captanti espos sud, sud-est e sud-ovest;

 la predisposizione di elementi urbani diffusi di controllo climatico di tipo passivo: ombreggiamenti, schermature, progetto e controllo degli aspetti cromatici degli edifici e degli elementi di arredo urbano (per evit

elementi vegetazionali di mitigazione/protezione dell’az irraggiamento;

 la predisposizione di elementi urbani di controllo e produzione energetica di tipo attivo quali: compensatori ener

pubblici o di arredo urbano, microparchi eolici o fotovoltaici;

 una progettazione ottimizzata degli involucri edilizi, indirizzata dal particolare contesto climatico-ambientale di riferimento, partendo comunque da una base di tipologia energetica passivhaus;

 il progetto e il

sistemi solari attivi e passivi, sia per il singolo edificio che nel rapporto tra edifici adiacenti o contrapposti;

 l’applicazione estesa del concetto di “diritto alla captazione”;29

 la strutturazione di elementi diffusi di sostenibilità ambientale, anche se non legati direttamente al bilancio energetico: recupero e riuso delle acque piovane, contenimento delle acque di prim

bassissimo impatto ambientale (veicoli elettrici) interna al quartiere, condivisione sociale e costruzione di caratteri identitari finalizzati al raggiungimento comune di obiettivi di risparmio energ

all’interno del quartiere ecologico di Vauban. Le Solarsiedlung sono degli edifici lineari orientati est-ovest, a 3 o 4 piani fuori terra, per un totale di 50 abitazioni. Ogni dettaglio, dal progetto architettonico alla costruzione, è finalizzato alla massima captazione solare sia passiva che attiva. Gli stessi elementi con funzione di schermatura delle facciate

29 Il “diritto alla captazione” è qui definito come la garanzia ad avere uguale superficie captante a disposizione, da realizzarsi in situazioni di nuova edificazione e per fabbricati in adiacenza o in contrapposizione; premessa necessaria è il recepimento di questo concetto da parte degli strumenti urbanistici e di regolamento comunali.

vetrate esposte a sud, strutturati dalle falde di copertura inclinate e molto sporgenti, diventano elementi bivalenti (funzione sia passiva che attiva) nell’integrazione, per tutta la loro superficie, dei sistemi fotovoltaici. Il risultato ottenuto è che ogni unità abitativa, a fronte di un consumo (di sola elettricità) di 2.200 kWh annui, attua una produzione di 6.280 kWh da conversione fotovoltaica, perciò in un rapporto quasi triplo di produzione rispetto al consumo. Anche in questo caso il tema della mobilità pedonale assume molta impo anza: all’interno del comparto sono presenti solo viali pedonali o ciclabili; le case non

rt

hanno un garage proprio (è impossibile arrivare a casa con l’automobile), ma un grande parcheggio interrato multilivello a poca distanza. Secondo questa logica il 40% dei residenti ha rinunciato a possedere una macchina propria, contando comunque su di un trasporto pubblico efficiente. Il complesso è concluso a ovest da un lungo edificio

misto servizi-residenza (Sonnenschiff)30 con orientamento prevalente nord-sud, che

definisce il fronte urbano sulla principale arteria carrabile; è composto da un blocco a 3 piani fuori terra contenente uffici e attività commerciali e da 5 emergenze, configurate come torri solari rivolte a sud, contenenti altre residenze che usufruiscono del giardino pensile sulla copertura del blocco sottostante a uffici.

Planimetria generale (fig. 2.19) e vista d’insieme (fig. 2.20) del complesso “Am Schlierberg” nel quartiere Vauban a Friburgo

La diffusione dei distretti energeticamente attivi appare al momento ancora molto lontana e complessa, essenzialmente per due motivi fondamentali: gli indirizzi normativi nazionali e comunitari sono assenti e si indirizzano quasi esclusivamente sul concetto di singolo edificio a energia zero; la volontà politica e il mondo produttivo non sono ancora maturi per il recepimento di questi obiettivi. Certo è che la prospettiva di ridurre drasticamente il 40% dei consumi energetici mondiali, legati alla sola fruizione

dell’edilizia, appare molto allettante;31 anche, e soprattutto visto il peso percentuale,

attraverso politiche radicali di riqualificazione del patrimonio esistente. In quest’ottica è ipotizzabile la possibilità di equilibrare, su un periodo temporale esteso, il gap di consumo degli edifici obsoleti attraverso il surplus di produzione dei nuovi distretti o di quelli esistenti radicalmente riqualificati energeticamente.