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Il quartiere a energia (quasi) zero Nearly Zero Energy District

11 Cfr note 2 e

2.1.6 Il quartiere a energia (quasi) zero Nearly Zero Energy District

La definizione dei quartieri a en

lesse rispetto al singolo edificio. In questo caso infatti interagiscono allo stesso livello anche le reti e le centrali energetiche locali di supporto, che influiscono fortemente sul risultato prestazionale dell’insieme. La costruzione, gestione e manutenzione di queste sovrastrutture dipende da soggetti terzi, come amministrazioni comunali e gestori energetici, che hanno il compito di pianificarne la costruzione e regolarne il funzionamento secondo logiche superiori di interesse comune o inferior

omici

nazionale, derivante al livello superiore dagli indirizzi comunitari che però al m m

La necessaria creazione e regolamentazione di un network energetico di scala urbana, dovrebbe incentivare le potenzialità della microgenerazione diffusa da fonti rinnovabili, facendola diventare una primaria risorsa nazionale o, più ambiziosamente, sovranazionale (una sorta di rete energetica integrata europea). Questo tipo di approccio olistico e multiscalare, consentirebbe di ottenere una forte ottimizzazione di tutto il sistema energetico e un livello di efficienza sicuramente maggiore rispetto alla sommatoria dei tanti piccoli microproduttori puntuali, scollegati però da un contesto integrato più ampio. In questo caso è molto importante il concetto di “confine di

sistema”;17 esso definisce l’estensione territoriale entro il quale è reso possibile

l’approvvigionamento e l’interscambio energetico, sia esso il singolo edificio o il più ampio comparto urbano. Un edificio completamente autosufficiente (sistema stand alone) dal punto

ata anche ai quartieri esistenti col risultato auspicabile di incentivare i singoli interv

diritto alla c

ica infatti il quartiere BedZED di Londra22 è uno tra

gli e

di vista energetico limita il confine di sistema all’edificio stesso, mentre uno ZEB connesso alla rete locale (ad esempio il quartiere) pone come confine l’estensione della rete stessa.

Come detto gli attuali apparati normativi e la maggioranza dei contributi scientifici sono ancora orientati prevalentemente alla trattazione dell’edificio singolo e tralasciano il tema più esteso del comparto urbano energeticamente autosufficiente. In quest’ottica la computazione energetica è fattore d’innovazione ma anche di complessità, data dal fatto che i vari edifici concorrono nel loro insieme a formare il bilancio non più considerati

singolarmente18. Questa strutturazione presuppone la contabilizzazione dell’energia in

ingresso e in uscita all’interno degli elementi del “sistema quartiere”, che può diventare premiante per chi consuma meno e svantaggiosa per chi consuma di più, attraverso, ad

esempio, oneri maggiori di fornitura energetica o contributi alle urbanizzazioni.19

Un aspetto interessante è che questa logica di sistema energetico “ottimizzato”, può essere applic

enti di riqualificazione energetica. A tal fine è strumentale una mappatura energetica degli edifici delle zone urbane individuate, sulla quale poter attuare una pianificazione energetica comunale.

Anche alla scala urbana le possibilità fornite dai sistemi solari attivi, di produzione

energetica, e passivi, di guadagno termico, sono rilevanti. In alcune città20 esistono già

delle vere e proprie mappe della “potenzialità fotovoltaica” dei singoli edifici, che evidenziano le superfici captanti a disposizione e le potenze teoricamente installabili, concorrendo a un possibile calcolo del potenziale produttivo del singolo ambito urbano. Mappe di questo tipo diventano anche strumentali nella gestione del cosiddetto “

aptazione”, evidenziando le diverse ostruzioni in base alle potenzialità produttive evidenziate.

Sul tema del distretto a energia zero la normativa del Regno Unito21, nella

fattispecie del Planning Policy Statement (PPS), è a livello europeo un passo più avanti rispetto agli altri paesi; in questa log

sempi maggiormente citati in letteratura come esempio di insediamento carbon

neutral.

17 Cfr. Lavagna et al., op. cit., pp. 21-22

18 Cfr. Cecere C., Coch H., Morganti M., Clementella G., Dalla riqualificazione energetica al recupero sostenibile – un metodo di analisi energetica dei tessuti della città compatta, Bologna, articolo in rivista digitale, “IN-BO”, 5

Development (BedZED) è un piccolo quartiere a sud di Londra (località Sutton), 2.

(2012), p. 4

19 Cfr. sotto-sottocap. 1.7

20 Parigi: Cadaistre solaire; New York: Solar city map 21 Cfr. nota 18

22 Beddington Zero Energy

In questo complesso gli edifici sono caratterizzati da grandi estrattori d’aria multicolore con funzione di ventilazione naturale degli ambienti interni e da grandi serre solari esposte a sud con le superfici attive fotovoltaiche sulle coperture ad andamento curvilineo. Sono anche presenti altri fattori di sostenibilità ambientale come il recupero delle acque piovane per usi irrigui e la generazione del calore di fabbisogno termico residuo da piccole caldaie a biomassa, che vedono compensata la CO2 immessa in atmosfera attraverso la produzione energetica del sistema fotovoltaico.

Vista d’insieme (fig. 2.15) e concept energetico del quartiere BedZed a Londra (fig. 2.16)

Un aspetto su cui è posta particolare attenzione è il concetto di mobilità sostenibile: all’interno dell’insediamento sono stati quasi eliminati gli spostamenti casa-lavoro, grazie alla polifunzionalità dello stesso (molti residenti lavorano direttamente all’interno dello stesso edificio in cui abitano); è fortemente incentivata la mobilità ciclo-pedonale e l’uso di veicoli elettrici (sono presenti diverse colonnine per il rifornimento elettrico) per gli spostamenti extra-quartiere.

Questo intervento chiarifica anche un altro concetto basilare e auspicabile per l’ottenimento di un alto livello di prestazione energetica alla scala urbana: la

l’edificio lurifamiliare consente economie di consumo rilevanti rispetto a tanti piccoli villini unifa

innovativa che ha cominciato a prender forma nella muni

densificazione edilizia. Appare chiaro che nel bilancio energetico complessivo p

miliari: sia per gli aspetti legati al rapporto di forma (superficie disperdente/volume contenuto) che alla centralizzazione degli impianti, con conseguenti minori costi di costruzione e di gestione; senza dimenticare il maggior grado di sostenibilità legata al minor consumo di territorio

Un altro esempio molto noto è il quartiere Solarcity23 a Linz (Austria); esso si basa

su di una idea pianificatoria

cipalità fin dagli anni ’70, concretizzandosi nel 1992 con il masterplan generale di R. Reiner. Grazie ad un preciso programma di progetto è stato posto l’obiettivo di creare un

23 Solarcity è un sobborgo di Linz, capoluogo dell’Alta Austria, progettato e realizzato tra il 1992 e il 2004 su Reiner. Per lo sviluppo architettonico di buona parte degli edifici venne chiamato T. Herzog,

R. Piano; cfr. sottocap. 1.6 masterplan di R.

coordinatore del gruppo READ (Renewable Energies in Architecture and Design), coadiuvato da altri nomi illustri dell’archistar system internazionale: N. Foster, R. Rogers e

comparto urbano quasi autosufficiente energeticamente, con caratteristiche di housing

sociale (abitazioni in vendita a basso costo o in affitto calmierato24), ottimizzando gli

apporti solari attraverso una stretta sinergia tra sistemi attivi e passivi. Il disegno urbano dei blocchi edilizi è finalizzato al massimo sfruttamento dell’irraggiamento solare, di conseguenza la percentuale maggiore di superficie esterna dell’edificato risulta esposta agli orientamenti sud, sud-est e sud-ovest.

Linz, Solar City (Austria): (fig. 2.17) prospetto di un edificio di T. Herzog (blocchi ovest); planivolumetrico di progetto dell’insediamento (fig. 2.18)

Anche in questo caso, ed è sicuramente un tratto comune dell’urbanistica sostenibile, è stata posta grandissima attenzione ai fattori legati alla mobilità: la percorrenza massima pedonale tra il sistema delle residenze e i servizi essenziali è stata stabilita entro un raggio di 400 metri. La mobilità carrabile è mantenuta sempre esterna all’edificato, se non per alcuni assi di penetrazione non collegati fra di loro; la grande arteria attrezzata che raggiunge il “cuore” del complesso, destinato ai servizi generali, contiene la tramvia elettrica di collegamento col centro amministrativo di Linz.

Negli esempi trattati è rilevante l’utilizzo di sistemi solari attivi e passivi, che

diventano lo strumento prioritario di generazione da fonte rinnovabile.

determinano il contributo maggiore conferito al bilancio energetico di quartiere e

In entrambi i casi, una forte sinergia tra i sistemi solari attivi e passivi determina, oltre al controllo accurato dei fattori d’involucro, una elevata qualità architettonica.

24 La Municipalità di Linz per garantire l’accessibilità alle fasce sociali di minor reddito, ha imposto costi di costruzione nell’ordine di 1.200-1.300€/mq e affitti mensili contenuti entro un massimo di 5.5-5.7€/mq,; prezzi risultano molto inferiori a quelli del mercato corrente della zona (ad esempio per un appartamento di 100 mq si paga un canone massimo di 570€/mese)