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CAPITOLO V – Commento alla traduzione

5.2. Problemi e strategie traduttive

5.2.3. Le forme di trattamento

Sempre legate ai personaggi, ho dovuto fare attenzione nel processo traduttivo alle forme di trattamento, che nel libro sono molto diverse a seconda dell’epoca, della situazione comunicativa, ma anche della posizione sociale e dell’età dei parlanti. Di seguito vengono presentati alcuni esempi:

1. Paloma si rivolge al vecchietto delle colombe inizialmente con usted, poi inizia a conoscerlo, quindi cambia e passa al tú, mentre lui le risponde sempre con il tú. Lo schema mi sembra appropriato perché è così che i più piccoli si dovrebbero rivolgere ai grandi che non conoscono, per poi magari trattarli con più confidenza, mentre gli adulti trattano i bambini in maniera generalmente informale fin dall’inizio. Ho deciso di rispettare queste scelte dell’autore, anche se è meno frequente che un bambino dia del lei nella nostra lingua. Ciò perché mi è sembrato opportuno, come ha fatto Neira Cruz, mostrare l’esistenza di una certa differenza tra Paloma e gli altri bambini e bambine del quartiere, che invece si rivolgono dando subito del tú all’anziano mostrandogli poca considerazione e rispetto:

Primo intervento di Paloma

¿Puedo ayudarle, abuelo? (p. 26) La posso aiutare, signore? Intervento successivo di Paloma

¿Tú la conociste? (p. 29) L’hai conosciuta? Bambini e bambine del quartiere

Loco lo estás tú... [...] En [las bolsas] tienes mierda y piojos. (p. 25)

Tu sei matto... [...] No, lì dentro ci sono solo caccole e pidocchi.

2. Il cavallo Sinforoso dà del vos al suo padrone, il menestrello Reinaldos, mentre quest’ultimo gli dà del tú. Lo stesso vale per le damigelle e Fra OdranoeL, che si rivolgono dando del vos ai loro padroni, o comunque a persone di rango superiore (il sovrano, il conte, l’arcivescovo, la regina Urraca), i quali a loro volta danno loro del tú. Questo uso si può spiegare facilmente:

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el español heredó del latín un doble uso de vos: el primigenio de plural y uno secundario, surgido en latín tardío, en el que se empleaba el plural como mecanismo para expresar distancia respecto del interlocutor, al que se «engrandecía» pluralizándolo. Por tanto, el español medieval presenta un sistema pronominal de tratamiento muy simple, con dos elementos para el singular (tú/vos) y uno solo de plural (vos). Para evitar la ambigüedad vos 'singular', vos 'plural', esta segunda forma se amplió añadiendo -otros (vosotros). A principios del siglo XVI casi no se usa ya vos con valor de plural (Calderón Campos, 2010: 235).

Non ho trovato riscontri a proposito della questione dei “superiori” che danno del

tú ai loro sottoposti in epoca medievale, ma mi sembrava abbastanza coerente con

la superbia di alcuni dei personaggi dell’opera. Infatti, a riprova di ciò, con Berenguela la situazione è diversa: lei dà del vos ai suoi servitori, per dimostrare loro rispetto, mentre dà del tú solo a Dorotea, che è anche una sua amica, anche se quest’ultima le dà rigorosamente del vos. Dato che in italiano l’uso del voi rivolto a persone di alto rango in passato non era dissimile da quello spagnolo, e per motivi di coerenza con le caratteristiche dei vari personaggi in generale, ho pensato di mantenere gli stessi usi impiegati dall’autore:

Reinaldos e Sinforoso

Caballo Sinforoso: Mirad que estoy cansado de andar y de cargar con vos, señor. [...]

Juglar Reinaldos: No te quejes, Sinforoso. No me gusta que seas pusilánime. [...] (pp. 35-36)

Cavallo Sinforoso: Sono stanco di camminare portandovi in sella, signore. [...] Menestrello Reinaldos: Non ti lamentare, Sinforoso. Non mi piace quando fai il pusillanime. [...]

Re Alfonso e Dorotea

Rey Alfonso: ¡Dorotea! ¡Dorotea! Espera un momento...

Dorotea: [...] Majestad, ¿ordenáis algo? (p. 51)

Re Alfonso: Dorotea, Dorotea! Aspetta un attimo...

Dorotea: [...] Come posso esservi utile, maestà?

Regina Berenguela e Isidora

Isidora: No, majestad, no hagáis eso. [...] Doña Berenguela: Es el lecho de una mujer, Isidora. Acostaos e intentad serenaros... (p. 98)

Isidora: No, non fatelo, maestà. [...]

Regina Berenguela: È semplicemente il letto di una donna, Isidora. Stendetevi e cercate di rilassarvi.

Regina Berenguela e Dorotea

Dorotea: ¡Señora! ¡Señora! ¿Estáis dormida? ¡Despertad!

Doña Berenguela [...]: No duermo, Dorotea. ¿Qué acontece? ¿Por qué gritas? (pp. 96-97)

Dorotea: Signora! Signora! State dormendo? Svegliatevi!

Regina Berenguela [...]: Non dormo, Dorotea. Che succede? Perché gridi?

3. Un discorso diverso vale per i dialoghi tra pari all’interno dell’opera. Le damigelle Eleonora e Isidora si danno del tú, mentre danno del vos a Dorotea, e lei fa lo stesso

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con loro; il conte e l’arcivescovo danno del vos al re, che li ricambia allo stesso modo, ma Gelmírez e Froilaz si danno del tú tra di loro; le damigelle poi si rivolgono al frate dandogli del vos, e lui risponde loro nello stesso modo. Qui la situazione è più variegata, in quanto Eleonora e Isidora sono entrambe al servizio di qualcuno, ma tra di loro non esistono ranghi ed è possibile che si conoscano bene e da molto tempo, quindi si danno del tú, aspetto che ho deciso di mantenere in italiano. Invece conoscono meno bene Dorotea, che tra l’altro è più giovane di loro. Con Fra OdranoeL c’è un rapporto più distaccato, sia perché evidentemente non si conoscono bene sia per una questione di rispetto in generale, perché appartengono a due ceti sociali differenti. Sul triangolo conte-arcivescovo-re non c’è molto da dire: anche se tutti e tre sono personaggi importanti, con molta gente al loro servizio, esiste pur sempre una gerarchia al loro interno, perciò i primi due sono costretti a dare del vos al terzo, che li ricambia credo per una questione di rispetto e di età (dovrebbero essere entrambi più anziani del sovrano). Il conte e l’arcivescovo, invece, sono davvero pari tra di loro e in più risulta evidente che hanno un rapporto di lunga data, basato sulla complicità, e quindi si danno del tú. Non volendo scardinare tutti questi delicati equilibri, anche in questo caso ho preferito mantenere le forme di trattamento invariate, esattamente come le aveva scelte l’autore:

Eleonora e Isidora

Isidora: ¿Por qué dices eso?

Eleonora: ¿Acaso te parece normal que una reina no se interese por las joyas y los vestidos? (p. 45)

Isidora: Perché?

Eleonora: Ti sembra normale che a una regina non interessino vestiti e gioielli?

Eleonora e Dorotea

Eleonora: [...] Pero si no la queréis, daremos buena cuenta de ella nosotras. Dorotea: ¿Habéis dicho que tiene melindres de Melide? (p. 78)

Eleonora: [...] Ma se non la volete la mangeremo noi.

Dorotea: Avete detto che c’è anche il pan di Spagna?

L’arcivescovo e il re

Diego Gelmírez [...]: Perdonadme, señor, os lo suplico por la memoria de vuestra santa madre doña Urraca, que en gloria esté...

[...]

Rey Alfonso: Tranquilizaos, Gelmírez, tened paz... [...] No os aflijáis más (pp. 70- 71).

Diego Gelmírez [...]: Perdonatemi, signore, vi supplico per la memoria della vostra santa madre la regina Urraca, che Dio l’abbia in gloria...

[...]

Re Alfonso: Tranquillizzatevi, Gelmírez... [...] non vi affliggete.

Il conte e l’arcivescovo

Conde de Traba: No presumas tanto de las pesqueras, que a lo mejor el Sar pronto deja de ser tuyo...

Conte di Traba: Non darti tante arie con le riserve, che è molto probabile che presto non saranno più tue...

152 Diego Gelmírez [...]: ¿Por qué dices eso ahora? [...] (p. 68)

Diego Gelmírez [...]: Cosa, scusa?

Fra OdranoeL e Isidora

Isidora [...]: Algún día me podríais echar una mano, fray OdranoeL. Y si ese día es hoy, mejor que mejor.

Fray OdranoeL [...]: Pero ¿qué estáis haciendo, mi señora? [...] (p. 82)

Isidora [...]: Potreste anche darmi una mano, Fra OdranoeL. Sempre che non vi dispiaccia, ben inteso.

Fra OdranoeL [...]: Ma che fate, signora? [...]