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CAPITOLO V – Commento alla traduzione

5.1. Metodologia di traduzione

Sin dal primo anno di laurea magistrale ho deciso di dedicare il mio lavoro di tesi alla traduzione editoriale dallo spagnolo all’italiano perché ho una profonda passione per la lingua e la letteratura spagnola e mi affascina molto la letteratura per bambini e ragazzi. Dopo l’incontro con Neira Cruz, in occasione della conferenza e del seminario tenuti presso il nostro Dipartimento, ho quindi deciso di lavorare su La noche de la reina Berenguela, proponendone la relativa traduzione.

Il libro di Neira Cruz mi ha conquistata per l’originalità del genere e dell’ambientazione spaziale e temporale, oltre che per le tematiche trattate. Anche se quando l’ho letta per la prima volta in occasione, appunto, dell’incontro con il suo autore non sapevo ancora di dovermi cimentare nella traduzione dell’opera, ho subito notato che il testo spagnolo poteva presentare delle notevoli sfide traduttive, in primis per il fatto di essere ambientata in un contesto culturalmente molto marcato.

Quando ho deciso di tradurre il testo, ho quindi effettuato una seconda lettura esaustiva dello stesso in un’ottica maggiormente orientata alla traduzione, evidenziando le possibili difficoltà, legate in particolare al lessico e allo stile. Tale lettura analitica è stato uno dei motivi principali che mi ha spinto a fare domanda per il Progetto di tesi all’estero: ci tenevo ad avere la possibilità di confrontarmi direttamente con l’autore per sciogliere diversi dubbi grazie al suo aiuto. Prima di partire per la Spagna, ho comunque elaborato potenziali strategie traduttive, applicandole alla traduzione integrale dell’opera. In questo lavoro di traduzione il mio obiettivo principale è stato rispettare le intenzioni e lo stile dell’autore, tenendo conto del nuovo destinatario italiano. Nonostante le difficoltà incontrate nel corso della traduzione, non mi sono arresa perché, come afferma Nasi, “il traduttore sa bene che il suo compito è impossibile, ma sa anche che è necessario. Da qui la sua malinconia, ma anche la sua felicità” (2009: 71).

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Proprio la presenza del destinatario-bambino ha determinato l’approccio di fondo del mio lavoro di traduzione, perché come afferma Pascua Febles

aunque a primera vista pueda aparecer que al traducir para niños o para adultos el traductor se enfrenta a los mismos problemas, hay que tener en cuenta que existen unas características especiales. [...] No es un género diferente, tiene, eso sí, unas características lingüísticas distintas y sobre todo un tipo de lectores peculiares, pero no son diferentes tipos de literatura (2002: 95).

Ciò a cui bisogna prestare attenzione quando si realizza questo particolare tipo di traduzione sono i seguenti fattori: tenere presente che chi legge è un bambino, infatti “traducir para niños es lo mismo que escribir para ellos” (ibid.: 96), l’accettabilità del testo, ossia la sua naturalezza e scorrevolezza e infine la sincronia tra testo e illustrazioni, poiché “no solo el texto habla; las ilustraciones aportan mucho a los personajes o a la acción” (ibid.: 97). In merito all’accettabilità del testo, ho quindi cercato di seguire le osservazioni di Pascua Febles, secondo cui

no podemos defraudar [al niño] ni ir en contra de sus expectativas, dejando en el nuevo texto referencias que él no entiende, lo cual no quiere decir que no ampliemos sus horizontes y sus conocimientos de esas otras realidades, esas otras costumbres y otros mundos, lo que responde a la tendencia internacionalista de la LIJ (ibid.: 101).

I traduttori di libri per bambini “son lectores que traen ráfagas de su niñez” (Oittinen, 2005: 45), ricreando in un’operazione di manipolazione del testo originale, senza però mancare di rispetto alla peculiarità e ricchezza culturale che l’originale porta con sé. Si tratta di un delicato equilibrio, non sempre facile da rispettare, ma queste sono le linee guida che ho cercato di seguire.

Una volta terminata la prima traduzione, ho provveduto a una rilettura integrale, durante la quale ho corretto i refusi e ho rifinito alcuni passaggi, dopodiché ho inviato tutto il materiale alla mia relatrice. La revisione mi ha permesso di ripensare ad alcune mie scelte traduttive riguardanti, soprattutto, la mancanza di scorrevolezza di certi passaggi nonché di correggere diverse imprecisioni nello stile e alcuni problemi di non comprensione del testo originale.

Da ultimo, gli incontri a Santiago de Compostela con l’autore, Xosé Neira Cruz, sono stati per me un’esperienza incredibilmente preziosa, soprattutto dal punto di vista accademico-professionale, quindi traduttivo: Neira Cruz è una persona estremamente

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gentile e disponibile, e mi ha dato consigli di scrittura e interpretazione del testo che mi hanno fatta crescere dal punto di vista professionale; inoltre, il confronto con lui mi ha permesso di chiarire ogni dubbio, sia puramente linguistico che relativo ai temi, ai personaggi e al contesto storico e culturale. Tutto ciò è emerso sia dall’intervista che gli ho fatto sia dalla revisione operata insieme sull’intera traduzione, resa possibile anche grazie alla sua ottima conoscenza dell’italiano. Infatti, ciò ha permesso di soffermarci insieme sui punti in cui il significato del testo italiano non corrispondeva esattamente a ciò che intendeva lui, oppure sulle parole per le quali non ero riuscita a trovare la traduzione più adatta.

Gli incontri con l’autore sono stati proficui per me anche in quanto lettrice, perché per la prima volta sono entrata “dalla porta sul retro” e ho sbirciato gli ingranaggi che si celano dietro la scrittura di un libro. Inoltre, ho rifinito e arricchito la mia conoscenza della lingua spagnola e aperto i miei orizzonti mentali, visto che con Neira Cruz ogni discorso si trasformava automaticamente in un interessante scambio di idee.

Quando gli incontri con Neira Cruz sono terminati, ho avuto modo di ricontrollare la traduzione nel suo insieme con l’aiuto della mia relatrice.