CAPITOLO II – La noche de la reina Berenguela: analisi del testo originale
2.7. Lo stile
Anche ne La noche de la reina Berenguela, come in altre opere di Neira Cruz, ricorre quella che si può definire la cifra stilistica dell’autore, ovvero la sua tendenza a unire nel testo verità e finzione fino ad amalgamarle, creando un effetto che lui stesso definisce
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Me gusta mucho llegar a establecer lo que en español llamamos trampantojos, que es como un mural, un fresco que tú haces para tapar una pared que está rota o desconchada. Tú pones un paisaje, por ejemplo lo pintas y luego no se sabe si la pared forma parte del paisaje, si el paisaje existía, donde acaba una cosa y empieza otra. [...] Bueno a mí me gusta mucho hacer trampantojos con la historia y la fantasía, lo que realmente pasó y lo que pudo pasar y no pasó y lo que no pasará jamás pero que parece que pasó. [...] Entonces acabas en un bocadillo que te lo comes y a lo mejor no diferencias los sabores, de lo real y de lo ficticio.7
Questo è esattamente ciò che accade in quest’opera teatrale in cui personaggi realmente esistiti, a cui vengono attribuite caratteristiche nate dalla fantasia dell’autore, coesistono con personaggi inventati, e spesso è difficile capire chi fa parte di un gruppo piuttosto che dell’altro. Il lettore a volte è incerto se ciò che sta leggendo sia vero o falso, perché l’autore spesso gioca con questo stratagemma. La protagonista stessa, la regina Berenguela, è il principale trampantojo del libro, poiché nasce dall’accorpamento di verità storica e finzione che l’autore riesce a unire magistralmente, al punto da creare un personaggio molto credibile, sia per il contesto storico in cui si inserisce, sia per la sua costruzione in generale.
Tuttavia, questo stratagemma letterario non ha a che fare solo con i personaggi, ma anche, ad esempio, con i luoghi e altri elementi che vengono inseriti e descritti nel testo come fossero reali, ma che con qualche approfondimento risultano inventati, come è il caso di Villa del Rey, il capoluogo del regno di Alfonso e Berenguela:
se encuentran muchas “Villas del Rey”, muchísimas, que es como un topónimo de estos, que se ponían por todas partes, para marcar villas que pertenecían al rey, que eran del rey, pero no hay ninguna, en concreto, vinculada especialmente con Berenguela o con su entorno8.
Lo stesso discorso su mescolanza tra realtà e finzione si può applicare alle invenzioni citate da Fray OdranoeL: se lui non è un personaggio realmente esistito, gli oggetti citati lo sono. Le ali progettate e costruite da OdranoeL, infatti, sembrano essere una chiara allusione agli studi di Leonardo sul concetto e la meccanica del volo e anche le invenzioni che ne sono conseguite, come il paracadute, la vita aerea, ossia un prototipo dell'elicottero, e le molte ali battenti.
7 Dall’intervista rilasciata dall’autore a Giuditta Senni per la sua tesi LM dell’Anno Accademico 2013/2014 dal titolo “Parole in forma di gatto. Gatos y leones di Xosé Antonio Neira Cruz: proposta di traduzione in italiano” (p. 13).
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Nonostante la consapevolezza della non totale veridicità dei fatti narrati, da lettrice mi sono resa conto che ci si lascia coinvolgere dall’intreccio della storia, che è incredibilmente ben costruito. E anche se si sa che ci sono dei trampantojos, l’impeccabile struttura del testo teatrale induce a credere a tutto ciò che l’autore narra: Neira Cruz è capace di rendere molto labile il confine tra finzione e realtà, e ciò attribuisce ancora più fascino alla “narrazione”.
Per quanto riguarda il genere di appartenenza dell’opera, come spiega Carollo9, non è semplice commentare lo stile di un testo teatrale dal momento che si tratta di una narrazione diretta, senza intermediario. Chi narra sono infatti gli stessi protagonisti, che ci fanno scoprire la storia con la loro voce. Oltre alle battute, le opere teatrali sono poi caratterizzate dalla presenza delle didascalie, che illustrano l’ambientazione intesa come luogo e momento della vicenda, l’allestimento della scena e informazioni extra sui personaggi, come le loro azioni fuori e dentro la scena e i loro stati d’animo. Nel caso de
La noche de la reina Berenguela, l’autore non manca mai di dotarle di una certa profondità
e poeticità, con periodi che alternativamente risultano brevi e lunghi, a seconda di ciò che si sta descrivendo. Infatti, se si tratta di descrizioni di scene particolareggiate o stati d’animo complessi, i periodi risultano più lunghi e ipotattici. Quando invece si tratta di scene più semplici e descrizioni “rapide” di luoghi e azioni dei personaggi abbiamo periodi brevi e per lo più paratattici. L’autore descrive comunque sempre con dovizia di particolari, attraverso l’impiego di parecchi aggettivi e avverbi.
Per quanto riguarda le battute, come si accennava sopra, a seconda di chi le pronuncia hanno stili molto diversi tra loro. Se prendiamo Berenguela, ad esempio, è coinvolta in almeno due importanti soliloqui e partecipa a pochi dialoghi, i primi caratterizzati da una grande poeticità e sensibilità, i secondi più pragmatici ma sempre con uno stile molto raffinato, che contraddistingue il modo di parlare della regina. Reinaldos usa un registro a tratti esagerato, spesso declamando versi e canzoni, quindi con frasi ipotattiche. Il suo “contraltare”, invece, il cavallo Sinforoso, il più delle volte gli risponde facendo dell’ironia, quindi con risposte brevi, secche e divertenti, piene di refranes e
sabiduría popular. Le battute degli uomini di corte sono caratterizzate da un registro
formale o informale a seconda delle persone a cui si stanno rivolgendo, ma in generale da uno stile alto, che intende imitare il modo di usare la lingua di quel tempo. Tra le dame di corte si distingue particolarmente il modo di parlare di Dorotea, damigella personale di
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Berenguela, molto più giovane delle altre. Il suo è un caso particolare, perché l’autore sceglie di farla parlare con uno stile (quasi un gergo) giovanile tipico dei giorni nostri. Per quanto riguarda i due personaggi dell’altro arco, quello moderno ambientato a Santiago, abbiamo il vecchietto che parla in modo piuttosto criptico ed enigmatico, quasi come se stesse continuamente proponendo degli indovinelli, e la piccola Paloma che si esprime nella maniera tipica di una bambina della sua età dei giorni nostri.
Per quanto riguarda le caratteristiche dell’opera, va detto che ha una struttura circolare, in quanto finisce dove comincia, ossia a Santiago con Paloma e il Viejo de las palomas, riprendendo le parole di quest’ultimo: il tutto comincia da lui che racconta la storia di Berenguela, quindi nel mezzo abbiamo una sorta di lungo flashback (con un intermezzo che torna nel presente a Santiago) e infine si ritorna indietro, per chiudere la storia con la festa di San Giacomo Apostolo nel presente, già in svolgimento nel primo atto.
In generale, comunque, l’opera risulta sempre molto gradevole, forse proprio per la presenza di numerose voci narranti al suo interno, con l’autore che riesce molto bene ad adattare lo stile del linguaggio ai vari personaggi, rendendo sempre interessanti e movimentati i loro dialoghi. Inoltre, si apprezza la giusta dose di “tragicità” e “comicità”, sapientemente intrecciate lungo tutta l’opera. Neira Cruz dimostra una grande abilità nell’adottare qualsiasi punto di vista, indipendentemente dall’età, dal sesso e dal periodo storico in cui vive il personaggio: di ognuno di loro, infatti, l’autore è capace di veicolare stati d’animo e personalità in maniera magistrale, coinvolgendo continuamente il lettore.
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