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Fra testimonianze dirette e riflessione critica

Mirella Conenna

1 Fra testimonianze dirette e riflessione critica

Si snoda fra due capi, imitazione e interpretazione, il filo “traduttore” che lega le canzoni di Georges Brassens, il grande poeta e cantautore francese del Novecento,2 e le loro versioni in tante lingue diverse. Il mio gioco di parole sull’espressione filo conduttore,3 evoca qui figuratamente vari aspetti: sia la scrittura delle singole canzoni, sia la rappresentazione, nell’insieme variegato

1 G. Leopardi, Zibaldone di pensieri, a cura di G. Pacella, Milano, Garzanti, 1991, p. 1988. 2 Nato a Sète, nella Francia del sud, da madre italiana, figlia di emigrati partiti da Marsico Nuovo, in Basilicata. E sarà proprio mamma Elvira Dagrosa a trasmettergli l’amore per la musica, lei che cantava sempre, specialmente canzoni napoletane e arie d’opera. Attratto dalla poesia, Georges scrive versi e tenta la fortuna a Parigi, dove, come dirà, le sue liriche incontreranno le sue musiche. Debutta per caso nel 1952 nel cabaret della cantante Patachou ed è un successo immediato e travolgente. Per i suoi testi poetici formalmente impeccabili, ricchi di umanità, anarchica rivolta e tenerezza intrecciata a un sottile umorismo, ottiene, nel 1967, il premio di poesia dell’Accademia di Francia, mai attribuito prima all’opera di un cantante. Muore nel 1981, ma il suo messaggio di libertà è sempre presente e continua a essere diffuso nel mondo da varie interpretazioni e tante traduzioni in molte lingue.

3 «… filo c., elemento che guida, che aiuta in una ricerca […] o l’argomento principale, la successione dei fatti o dei ragionamenti nel loro logico sviluppo […] In fisica, detto di corpo che permette il passaggio del calore, di una corrente elettrica, di un suono o di qualsiasi altra forma di energia […] In elettrotecnica, elemento di collegamento tra i varî elementi circuitali…»

dell’opera di Brassens, del concatenarsi di fenomeni linguistici, tematici, ritmici. Evoca anche il passaggio dell’energia, emozionale, che lega al cantante i suoi interpreti i quali, per il tramite delle traduzioni / interpretazioni, riescono a ristabilire la corrente affettiva ricevuta dal loro modello, con altri tipi di pubblico. Evoca, infine, la comparazione critica delle traduzioni.

Riprendo, in questa sede, le mie riflessioni sulla traduzione della canzone d’autore, focalizzate sulle interpretazioni dell’opera di Georges Brassens in Italia (Conenna 1980, 1992-1993, 1998, 2000, 2015). Dire “in Italia” e non “in italiano”, come sarebbe più ovvio parlando di traduzioni, rinvia a quella che ne è la prima caratteristica: le versioni dialettali, realizzate soprattutto da Nanni Svampa in milanese (la collezione più ricca la sua, tre album),4 da Fausto Amodei in piemontese, da Giorgio Ferigo in friulano. Puntualizzerò tale aspetto, parlando delle traduzioni indotte (cfr. infra, 4), quelle da me suggerite ad amici e colleghi a titolo sperimentale, che si sono poi rivelate belle variazioni, nuove canzoni originali. La mia analisi dell’opera poetica di Brassens, vero modello “alto” per i testi dalla metrica complessa, ricchissimi di riferimenti culturali e quindi molto difficili da tradurre, anche per la fusione del ritmo musicale, oltre che poetico, mi ha fatto mettere in luce una parte dell’universo di Brassens dai colori mediterranei, eco delle sue origini. Ovviamente, molte di queste canzoni più solari non sono state riambientate a Milano o Torino, né tradotte in un dialetto del Nord. Riflettendo sui dettagli tecnici, mi sono convinta di come anche i dialetti del Sud possano offrire il numero di sillabe richieste dalla metrica, con gli espedienti abituali in poesia, come il troncare le parole: il verbo mangiare, per intenderci, può diventare

mangiar o mangià o, più familiarmente, magnà. Ho chiesto quindi, anni fa,

ad amici, traduttori per passione e conoscitori di Brassens, di tradurre una canzone in dialetto; Vito Carofiglio ha tradotto in barese e Salvatore Pagano in siciliano (Conenna 1998), con quel coinvolgimento emotivo che caratterizza tutte le interpretazioni di Brassens e la conseguente creazione di canzoni che hanno continuato ad avere vita propria.5

È dunque questa una tappa del mio percorso di traduttologa della canzone, lungo il quale sono state progressivamente messe in luce varie proprietà, nel tentativo di contribuire a risolvere il noto paradosso: Brassens, il cantautore più difficile da tradurre, è il più tradotto al mondo. Le peculiarità di questa

4 1964 LP Nanni Svampa canta Brassens, voll. 1, 2, 3 Durium, 1965, 1967, 1971– ristampa in due volumi Ricordi, LP, CD, cassette 1991.

5 Un caso a parte, è quello di Adriano Cozza che ha tradotto in dialetto lucano partendo dalla traduzione-fulcro di De Andrè, Il gorilla, diventato un altro animale, il montone (‘U sciavuort, licenziosamente ispirato a Le gorille di Georges Brassens) in una canzone eseguita in feste locali a Brienza, in Basilicata.

operazione traduttiva da me evidenziate, compongono una sorta di glossarietto in itinere le cui voci, da Adattamento a Web 2.0, rappresentano i punti cardine di un mio lavoro di più ampio respiro in corso di elaborazione:

Adattamento Blocco traduttivo Clessidra Cover Dissolvenza incrociata Imitazione Interpretazione Omaggio a un cantante Ricezione Parole

Presenza del traduttore Traduzione indotta Traduzione fulcro Variazione Web 2.0

Non essendo possibile sviluppare quest’articolato problema, si accennerà soltanto ad alcuni tratti essenziali, con riferimento alla voce iniziale e a quella finale, per approfondire quindi le componenti dell’Imitazione, dell’Interpretazione e della Traduzione indotta.

L’Adattamento, grado zero della traduzione della canzone, è un collage sulla musica di un testo poetico totalmente diverso da quello della canzone di partenza. Ormai in disuso, data l’onnipresenza della lingua inglese nel mercato del disco, era un fenomeno consueto fino agli anni Settanta e consisteva, per la maggior parte, in operazioni banali, commerciali, con qualche notevole eccezione. Il caso più celebre è quello di My Way, successo planetario di Frank Sinatra che era, in origine, una canzone francese di Claude François, Comme

d’habitude, tradotta in inglese da Paul Anka. Per quanto attiene le canzoni di

Brassens, ho analizzato altrove (Conenna 2000: 160) il caso dell’adattamento operato da De André che non traduce la canzone Le verger du roi Louis, con musica di Brassens su testo del poeta Banville tratto dall’opera teatrale

Gringoire:

Mediante l’operazione dell’adattamento, De André, che si era tante volte ispirato alle parole di Brassens, prende in prestito soltanto la musica del Verger du roi Louis, […], e, lasciati da parte i versi di Banville, la riveste di parole sue componendo La morte,

variazione sullo stesso tema, trait d’union con tante altre sue canzoni di ispirazione affine:

La morte verrà all’improvviso Avrà le tue labbra e i tuoi occhi Ti coprirà di un velo bianco Addormentandosi al tuo fianco. Nell’ozio, nel sonno, in battaglia Verrà senza darti avvisaglia La morte va a colpo sicuro Non suona il corno, né il tamburo.6

Quanto all’altra voce citata, può apparire strano riferirsi al Web 2.0, ma questa nuova frontiera della comunicazione, con la sua multimodalità e interattività, investe anche il mondo delle traduzioni di Brassens (Conenna, in corso di stampa), contribuendo al loro rinnovamento attraverso tutta una tipologia di cover, visualizzate e commentate dal nuovo tipo di pubblico, quello dei Social Networks. Si può dire che Internet non è solo un nuovo mezzo di comunicazione, una fonte d’informazioni sulle canzoni e gli interpreti, ma costruisce anche un nuovo spazio di rappresentazione, soprattutto grazie ai video postati che contribuiscono, con il numero di visualizzazioni, al successo della canzone stessa. Il che, per la gratuità delle operazioni, stravolge le regole del mercato del disco. Altro elemento tradizionale che si trasforma è che ognuno può registrarsi, autopromuovendosi interprete, e farsi ascoltare da un pubblico vastissimo: si realizza così un vero e proprio ribaltamento dello schema interpretativo della canzone. L’interazione rimodella, inoltre, alcune componenti traduttologiche quali la ricezione, la comparazione e l’imitazione. In ultima analisi, il Web 2.0 diventa un supporto alla traduzione stessa. Si pensi all’aspetto comparativo insito in YouTube, dove sono sistematicamente suggerite canzoni che potrebbero essere gradite a chi ne ha cercata una in particolare (così come si suggeriscono libri, alberghi e prodotti vari).

L’aspetto paritario del Web modifica il punto di vista sulla nozione d’autore. Non si sa più, tranne precisa indicazione, chi abbia composto la canzone, ancor meno chi l’abbia tradotta. L’interpretazione resta in primo piano, ma è difficile verificarne e garantirne la validità. Altro elemento di novità sono le varianti abbinate, quelle registrazioni di dischi, spettacoli, video, complete di filmati o corredate da immagini e foto, regolarmente

6 La prima strofa dell’originale recita: «Sur ses larges bras étendus, / La forêt où s’éveille

Flore, / A des chapelets de pendus / Que le matin caresse et dore. / Ce bois sombre, où le chêne arbore / Des grappes de fruits inouïs / Même chez le Turc et le More, / C’est le verger du roi Louis.».

consigliate accanto alla canzone prescelta. Se questa non è interpretata dal suo autore, ma da altro interprete (professionista o dilettante), si può parlare di un nuovo caso di cover o di cover-traduzione, poiché sono suggerite anche canzoni in lingua straniera.