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Capitolo I. Documentare per governare

4. Gli uomini della ‘cancelleria’

4.1. Fra XII e XIII secolo

Nella seconda metà del secolo XII per la redazione della loro documentazione i vescovi di Mantova si affida- rono a diversi esponenti del notariato pubblico locale, scelti, sembrerebbe, di volta in volta a seconda delle esi- genze contingenti, anche se invero qualche traccia di re- lazioni ‘burocratiche’ e alcuni indizi dell’esistenza di le- gami preferenziali non sono del tutto assenti. Lo rendono evidente le sottoscrizioni apposte dai notai in calce agli atti realizzati per l’episcopio, i quali esprimono la loro posizione nei confronti del committente non attraverso la sola formula della rogatio, bensì vieppiù con verbi pre- cettivi, e – ma in un solo caso – mediante il ricorso al termine scriba: modalità impiegate, possiamo ipotizzare, per sottolineare la superiore autorità giuridica del vesco- vo cui il notaio si riconosceva subordinato105.

È singificativo che sin dalla seconda metà del secolo XII, ovvero dagli anni di episcopato di Garsendonio e poi durante i brevi governi di Giovanni e di Sigfredo, si ri-

104 Si considerino almeno G.G. Merlo, Il cristianesimo medieva-

le in Occidente, in Cristianesimo, a cura di G. Filoramo, Roma-Bari 2000, pp. 105-172, a p. 161; e, per il periodo successivo, C. Donati, Curie, tribunali, cancellerie episcopali in Italia durante i secoli dell’età moderna: percorsi di ricerca, in Fonti ecclesiastiche per la storia sociale e religiosa d’Europa: XV-XVIII secolo, a cura di C. Nu- bola, A. Turchini, Bologna 1999, pp. 213-229.

105 Si confrontino Fissore, La diplomatica cit., p. 229; Id., Ve-

scovi e notai cit., pp. 885, 895-897, 900-905; C. Carbonetti Venditelli, Per un contributo alla storia del documento comunale nel Lazio dei secoli XII e XIII. I comuni delle provincie di Campagna e Marittima, «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge», 101 (1989), pp. 95-132, p. 119.

scontri la presenza di pubblici notai che si dicono scriba del vescovo o che rogano de mandato o ex precepto del vescovo: per questa altezza cronologica il dato non è co- mune, e rimanda all’esistenza di specifici relazioni pro- fessionali fra il notaio pubblico e l’autorità episcopale.

Al principio del secolo successivo furono attivi per l’episcopio Consilio Asulensis, che nel 1207 redasse un atto del vescovo Enrico (1192-1227) solennemente roga- to nella piazza prospiciente la cattedrale, dove si era ra- dunata la pubblica concio106; Girardo de Bucatii da Mar- caria107; Dracomarino108; Giovanni figlio del giudice A- gnello109; Bonaventura de Faxanis110 e Giovannibono fi- glio del notaio Ugo111: professionisti che come quelli dei decenni precedenti erano nel contempo attivi per una clientela vasta, che poteva comprendente sì l’episcopio,

106 ASMn, AG, b. 3281, 1207 giugno 9. 107 Gardoni, «Per notarios suos» cit., p. 172. 108 ASMn, OC, b. 6, n. 14, 1223 gennaio 14.

109 L’attività del notaio Giovanni può essere ripercorsa sulla

scorta di RM, n. 572, 1196 dicembre 2; n. 634, 1199 gennaio 27 e 28; ASMn, AG, b. 302, n. 410, 1202 settembre 23; n. 415, 1202 settembre 23; n. 420, 1202 ottobre 11; n. 430, 1202 ottobre 17; n. 435, 1202 ot- tobre 17; n. 440, 1202 novembre 19; n. 445, 1202 dicembre 14; n. 416, 1203 gennaio 31; n. 470, 1203 marzo 14; n. 480, 1203 luglio 30; ASMn, AG, b. 3385, 1207 maggio 13; ASMi, PF, b. 229, n. 925, 1202 settembre 26; e b. 233, n. 37, 1223 settembre 19. Attorno alla metà degli anni Venti divenne canonico della cattedrale (L’archivio capito- lare, n. LXXXI, 1227 luglio 2 o agosto 29; n. LXXXIV, 1229 maggio 15). Nel 1229 – quando, quindi, già faceva parte del capitolo della cat- tedrale – rogò un’alienazione in favore del vescovo Pellizzario defi- nendosi semplicemente notaio del sacro palazzo (G. Severini, Il con- vento di Santa Maria del Gradaro di Mantova tra il 1224 e il 1454, «Libri e documenti», VIII (1982), n. II, 1229 dicembre 8). Per quanto riguarda il giudice Agnello si faccia riferimento a E. Besta, L’pera di Vaccella e la scuola giuridica di Mantova, «Rivista italiana per le scienze giuridiche», XXXIV (1902), pp. 183-236: pp. 221-222; To- relli, Un comune cittadino cit., II, pp. 77-79.

110 L’archivio capitolare, n. LXXXVIII, 1230 maggio 18. Per il

suo impegno al servizio del comune cittadino si veda Liber privilegio- rum, n. 54, 1216 agosto 26.

accanto però ad altre istituzioni ecclesiastiche, ai privati ed in modo particolare al comune cittadino112. Per essi, quindi, la Chiesa vescovile non rappresentava che uno dei tanti possibili committenti. I due ultimi notai nomina- ti – Bonaventura e Giovannibono –, assieme al già ricor- dato magister Raimondo, presentano un profilo profes- sionale che si connota per il loro inserimento nella buro- crazia comunale, nell’ambito della quale perseguirono le loro carriere: Giovannibono fu uno dei primi ad assumere la qualifica di dictator113 del comune114.

Di diverso orientamento appare essere stato invece il legame intercorso in quello stesso torno di tempo tra il vescovo Enrico ed il notaio Bergondio115. Questi per il vescovo operò non solo come scrittore di suoi documenti per un periodo di tempo abbastanza lungo, ma assunse anche altri incarichi che permettono di farne un membro attivo dell’entourage episcopale.

Ma la considerazione che a questo punto maggior- mente s’impone alla nostra attenzione è un’altra. Nei de- cenni a cavallo tra XII e XIII secolo si affermò anche presso il notariato mantovano la triplice redazione

112 Anche ad Ivrea alcuni dei notai attivi per l’episcopio tra XII e

XIII secolo si caratterizzano per i loro «legami multipli»: Fissore, Ve- scovi e notai cit., p. 871-872.

113 ASMi, PF, b. 208, 1228 novembre 9.

114 Ne tratta Torelli, Studi e ricerche cit., pp. 162-164. Studi sul

tema sono stati condotti soprattutto da Enrico Artifoni, del quale ri- cordiamo almeno Sull’eloquenza politica nel Duecento italiano, «Quaderni medievali», 35 (1993), pp. 57-78; Retorica e organizzazio- ne del linguaggio politico nel Duecento italiano, in Le forme della propaganda politica nel Due e Trecento, Atti del Convegno (Trieste, 2-5 marzo 1993), a cura di P. Cammarosano, Roma, 1994, pp. 157- 182; Gli uomini dell’assemblea. L’oratoria civile, i concionatori e i predicatori nella società comunale, in La predicazione dei frati dalla metà del ‘200 alla fine del ‘300, Atti del XXII Convegno internazio- nale della Società internazionale di studi francescani (Assisi, 13-15 ot- tobre 1994), Spoleto 1995, pp. 141-188.

dell’atto notarile116. Come abbiamo visto in quegli stessi anni i notai che lavoravano per l’episcopio erano spesso contemporaneamente attivi anche per il comune cittadi- no117, che proprio al principio del Duecento parrebbe aver iniziato la tenuta dei suoi primi registri118. Di poco poste- riore è invece la menzione di una camara del palazzo comunale, «ubi notarii comunis tenent scripturas comu- ni»119, traccia quest’ultima particolarmente eloquente del- la già avvenuta adozione di ben definite modalità orga- nizzative e gestionali della documentazione comunale af- fidata ai notarii comunis120. L’affermarsi degli scritti in forma di quaderno e di libro si colloca tanto presso il co- mune cittadino quanto presso l’episcopio nello stesso torno di tempo, ovvero nei primissimi decenni del secolo XIII.

Negli stessi anni, dunque, le principali istituzioni cit- tadine, comune ed episcopio, sembrano essere state coin- volte nell’adozione di analoghe pratiche documentarie, quasi a voler suggerire che quella sperimentazione entrò tanto nel palazzo del comune quanto in quello vescovile proprio per il tramite, sembra lecito supporre, di quei pro- fessionisti della scrittura attivi negli stessi anni per en- trambi121. Ma non si deve sottovalutare la circostanza che in quei primi decenni del secolo due vescovi – Enrico e Guidotto – rivestirono l’ufficio di podestà della città122.

116 Sulla triplice redazione dell’atto notarile è opportuno riferirsi

a G. COSTAMAGNA, La triplice redazione dell’instrumentum genovese,

in ID., Studi di paleografia e diplomatica, Roma 1972, pp. 237-302. 117 Cfr. Fissore, Vescovi e notai cit., p. 873.

118 Gardoni, «Per notarios suos» cit., p. 158.

119 Traiamo la notizia dalla data topica di ASMn, AG, b. 303 bis,

1228 agosto 9.

120 Non è superfluo rilevare che ogni ufficio del comune manto-

vano ebbe notai propri prima della fine del secondo decennio del Due- cento: alla pubblica concione radunatasi nel 1217 oltre ai diversi uffi- ciali presenziarono i notai dictorum officialium: L’archivio del mona- stero, n. CXI, 1217 dicembre 28.

121 Gardoni, I registri cit., pp. 176-180.