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Gli interventi dei vesco

Capitolo III. Il governo delle istituzioni ecclesiastiche

3. Vescovi, clero, “cura animarum”

3.2. Gli interventi dei vesco

scono le uniche inquisitiones note allo stato delle cono- scenze per tutto il Duecento. Non siamo in grado di dire se ciò sia da imputare alla mancanza di documentazione specifica o piuttosto al venir meno da parte dei vescovi di una specifica attenzione e di una puntuale azione di con- trollo sul clero in cura d’anime. L’assenza di documenta- zione potrebbe essere addebitata ad altre ragioni: alla luce di considerazioni complessive sulla documentazione ve- scovile in registro, si può ipotizzare che verso gli anni Quaranta sia invalso l’uso di destinare singoli registri a specifiche materie, il che indurrebbe a pensare che anche quella specifica tipologia di scritture venisse raccolta in appositi libri, libri che non ci sarebbero stati tràditi. In mancanza di dati probanti, non si deve infatti pensare che solo il da Correggio si sia distinto in tale settore, ché, come ci apprestiamo a mostrare, i suoi due successori in- tervennero, e in più d’una occasione, a disciplinare la vita del clero curato. Più che l’azione del vescovo cambia la tipologia della documentazione a nostra disposizione.

163 ASDMn, MV, Registro 2, c. 102r, <1232 agosto 24>. 164 ASDMn, MV, Registro 2, c. 42r, <1231 novembre 20>.

Di questioni riconducibili alla cura animarum si oc- cupa sin dall’inizio del suo episcopato il vescovo Iacopo. Dalla considerazione dei suoi atti in registro si desume come l’accoglimento di nuovi confratres nelle pievi del contado sia sottoposto al suo controllo165; a lui compete pure il conferimento dei diversi gradi ecclesiastici166; tal- volta interviene per cassare le nomine avvenute senza il suo consenso167; altre volte provvede di sua iniziativa ad incardinare nuovi chierici168, ad affidare a nuovi pastori la guida delle chiese, cittadine e rurali169.

165 Al principio del 1238, ad esempio, sarà l’arciprete della pieve

di Campitello a presentare al vescovo un nuovo confratello chieden- done conferma: ASDMn, MV, Registro 3, c. 6v, <1238> gennaio 11.

166 ASDMn, MV, Registro 9, c. 6r, <1239> dicembre 18: il ve-

scovo nomina Giovanni del fu Iacopo de Barberio da Rivalta arciprete et pastor della pieve di San Donato di Rivalta. Nella prima domenica di Pasqua in Albis, il vescovo Iacopo conferì la prima tonsura a Bona- ventura figlio di Giovannibono de Rigezo (ASDMn, MV, Registro 9, c. 20v, <1249> aprile 11). Pochi giorni dopo si ha la nomina di Corra- do prete di Sarginesco ad arciprete della chiesa di San Martino in Gu- snago cui viene assegnata la relativa prebenda (ASDMn, MV, Registro 9, c. 20v, <1249> aprile 17).

167 Nel dicembre del 1238, il vescovo annullò una elezione effet-

tuata dal clero di San Michele di Goito (ASDMn, MV, Registro 9, c. 6r, <1238> dicembre 17). Nel 1239 dinnanzi al vescovo, prete Lan- franco della chiesa di Santa Maria de Aquadrucio e il chierico Delaco- ra assieme al converso Carbone dichiarano nulla la nomina da essi fat- ta de quadam presbitero (ASDMn, MV, Registro 3, c. 18r, <1239> aprile 12). Il giorno dopo sarà lo stesso vescovo, con un apposito atto, a nominare prete Lanfranco rettore di detta chiesa, affermando così quella che era una sua prerogativa, come il chierico e il converso gli riconobbero: ASDMn, MV, Registro 3, c. 18r, <1239> aprile 13. Qualche anno dopo il vescovo annullerà l’accoglimento fra il clero della chiesa di Cereta di Gualengino di Amidano da Cereta da parte di prete Girardo perché avvenuto in pregiudizio delle prerogative vesco- vili: ASDMn, MV, Registro 3, c. 83v, <1244 maggio 9>.

168 ASDMn, MV, Registro 3, c. 39v, <1240> ottobre 14: il ve-

scovo nomina Perfacino da Nogara della diocesi veronese «usque ad suam voluntatem» prete della chiesa di San Giacomo de Corigio. Si veda anche la nomina di Delacorra a chierico della chiesa di Santa Maria de Aquadrucio: Appendice documentaria, n. 6.

169 Nel 1242 la chiesa urbana di San Leonardo in Cornu viene af-

Ricordiamo in particolare la concessione di un chie- ricato presso la chiesa di San Nicolò di Cereta al piacen- tino Ubertino di Pietro di Litolfo de Castro Arquato170: in tal modo il vescovo Iacopo provvide a gratificare e a ra- dicare nell’ambito della Chiesa mantovana un suo conter- raneo. E questo non è il solo caso di tale strategia. Nel 1247 il presule farà sì che nella chiesa di San Giacomo di Mantova sia accolto quale chierico Iacopo del fu Pino da Castell’Arquato171. Dalla diocesi di Piacenza proveniva pure Obertino di Oberto Saraceni che viene fatto chierico di San Celestino di Roncorlando172. Il proposito del ve- scovo Iacopo di favorire personaggi provenienti dalla sua stessa terra d’origine è dunque manifesto. Potrebbe sem- brare un modo per gratificare un suo stretto collaboratore la concessione di un beneficio nella chiesa di Santa Maria di Castiglione Mantovano ad Antonio, figlio di uno dei notai attivi per il presule, Lanfranco da Bergamo173.

Ancora, il vescovo Iacopo interviene contro un ca- nonico della pieve di Campitello accusato di avere un fi- glio, il quale ingiustamente ed illegittimamente deterreb- be un podere di quella chiesa174: riecheggia in tale inter- vento una specifica norma del Lateranense IV. Un rilievo particolare assume l’atto con il quale Ottobono prete di San Giacomo di Mantova viene sospeso dall’ufficio e dal beneficio perché «infamatus est ex variis et diversis cri- minibus aput plebem suam»175. Sappiamo di un altro bre 12). Prete Bernardo viene investito dal vescovo della amministra- zione nel temporale e nello spirituale della chiesa di San Pietro di Sermide (ASDMn, MV, Registro 9, c. 14r, <1247> maggio 1). Prete Costantino è nominato rettore ed amministratore di San Pietro di Ser- mide (ASDMn, MV, Registro 9, c. 18v, <1249> marzo). Nella impor- tante chiesa cittadina di San Paolo il vescovo incardina prete Ventura (ASDMn, MV, Registro 9, c. 20v, <1249> aprile 2).

170 ASDMn, MV, Registro 3, c. 72r, <1242 dicembre 20>. 171 ASDMn, MV, Registro 9, c. 15r, <1247> maggio 27. 172 ASDMn, MV, Registro 9, c. 21r, <1249> aprile 19. 173 ASDMn, MV, Registro 3, c. 113r, <1245> aprile 9. 174 ASDMn, MV, Registro 3, c. 23v, <1239> giugno 11. 175 Appendice documentaria, n. 8.

chierico, Attolino pure della pieve di Campitello, che es- sendo stato scomunicato dal vicario vescovile (ma ne i- gnoriamo le ragioni), il venerdì santo promise fedeltà ai mandati della Chiesa e del vescovo176. Nel 1244, invece, il vescovo annullò l’attribuzione dell’incarico «de cura animarum» della chiesa «Septem Fratrum de Ripalta» da parte dell’arciprete della pieve di Rivalta a Giovanni fi- glio del defunto Alberto Perselani, prete della chiesa di San Gervasio di Mantova; subito dopo prete Giovanni ri- nuncia all’incarico che gli viene immediatamente riaffi- dato, ma questa volta per volontà vescovile177. L’anno successivo il presule minaccia della scomunica Corrado, prete della chiesa di Santa Maria, vietandogli sia di acco- gliere il nipote Corradino nella sua stessa chiesa sia di provvedere alla nomina di altri chierici senza il consenso dell’episcopio178.

Conviene soffermarsi sul risoluto intervento del ve- scovo Iacopo nei confronti di una chiesa rurale. Nel 1249 troviamo radunati nel palazzo del vescovo il sindaco, un console e sei vicini terre Seravalli i quali giurano di os- servare i mandata del vescovo emessi in occasione della scomunica lanciata da Tommaso vicario sive delegatus vescovile. Essi promettono che senza l’autorizzazione del vescovo non provvederanno ad accogliere alcun prete che celebri in quella terra i divini uffici; ma anche che essi non si recheranno più in aliena diocesi, ossia nelle dioce- si di Reggio, Verona e Ferrara, «ad baptizandum, ad pe- nitentiam recipiendum»179. Orbene, Serravalle era una terra posta in un’area confine fra le suddette diocesi, lon- tana da Mantova nella cui diocesi era però inclusa. Con il suo intervento il vescovo intese riaffermare la sua autori- tà religiosa su quella comunità che invece tendeva a sot-

176 ASDMn, MV, Registro 9, c. 20v, <1249> aprile 2. 177 ASDMn, MV, Registro 3, c. 105r, <1244> luglio 9. 178 ASDMn, MV, Registro 3, c. 120r, <1245 dicembre 6>. 179 ASDMn, MV, Registro 9, c. 19v, <1249 marzo 15>.

trarsi a lui preferendo rivolgersi al clero delle diocesi li- mitrofe per ricevere il battesimo e confessione.

In tale settore del governo diocesano il presule si av- valse talvolta della collaborazione di persone di sua fidu- cia. Affida al priore di San Marco il compito di radunare il capitolo dei canonici della pieve di San Pietro di Ca- stellucchio e quello di sottoporre al vaglio l’elezione del nuovo arciprete per appurare se esso fosse conveniens180. I componenti il capitolo della pieve si radunarono in quello stesso giorno presso San Marco, ove il priore Am- brogio li sottopose ad interrogatorio giungendo a stabilire che l’eletto «erat bonus et ydoneus» oltre conveniens; se- guì quindi la ratifica della elezione del nuovo arciprete181.

Un rilievo del tutto particolare riveste un interessante documento dal quale traspare tutta la preoccupazione del vescovo Iacopo per un retto esercizio della attività par- rocchiale. Nel novembre del 1239182, nel palazzo del ve- scovo, davanti alla porta della cappella episcopale, pre- senti alcuni ecclesiastici e collaboratori del presule, Iaco- po provvede ad incardinare un nuovo prete nella chiesa cittadina di San Damiano. Il prescelto, di cui non viene indicato il nome, si badi, «promissit continue habitare et residentiam facere ad ipsam ecclesiam et eam offitiare bona fide sine fraude secundum quod ius postullat et ce- tera». Si tratta di una precisazione che compare qui per la prima ed unica volta, a quanto è dato riscontrare. La promessa che il prete formula nelle mani del presule non può non indurci a supporre che fossero proprio quelle le attese del vescovo, in un certo senso in essa si rispecchia l’immagine ideale del buon prete. In quelle stesse parole potremmo individuare finanche delle preoccupazioni del vescovo: non si può infatti non leggere la formula anche come espressione di un problema evidentemente presente e sentito, quello della non residenza del clero curato. La

180 ASDMn, MV, Registro 3, c. 4v, 1237 dicembre 14. 181 ASDMn, MV, Registro 3, c. 5r, 1237 dicembre 14. 182 ASDMn, MV, Registro 3, c. 35v, <1239 novembre 20>.

residenza è la condizione necessaria per garantire una buona officiatura, ovvero una effettiva attività di cura d’anime.

A dare una idea dell’atteggiamento di vigile control- lo assunto anche dal vescovo Martino in tale ambito del ministero pastorale concorrono infatti vari indizi. Inizia- mo con il riferirci ad una decisione assunta dal presule nei confronti di una comunità rurale. Nell’agosto del 1252 il vescovo proibì agli abitanti di Castel San Pietro, rappresentati da un sindaco, di erigere una nuova chiesa: «laborerio sive ediffictio quod sub forma et nomine ec- clesie suscipere et facere intendebant»183. Il vescovo evi- dentemente sorvegliò e disciplinò l’iniziativa di quel gruppo di fedeli la cui iniziativa cela un protagonismo tutto locale della comunità in ambito religioso, ma forse anche una necessità, quella di disporre di una chiesa. Ca- stel San Pietro era una comunità in rapido sviluppo, e proprio con tale evoluzione va correlato il tentativo di do- tarsi di una chiesa. Ma il tentativo, autonomo, viene osta- colato dall’autorità dell’ordinario diocesano, quasi sicu- ramente perché ritenuto non congruo con la preesistente organizzazione ecclesiastica. Il vescovo Martino pro- muove agli ordini sacri184; provvede alla elezione di nuo- vi preti nelle chiese della diocesi185; vigila sul regolare incardinamento del clero186; si attiva per rimuovere quei

183 ASDMn, MV, Registro 4, c. 3r, <1252> agosto 23.

184 ASDMn, MV, Registro 4, c. 1r, <1252> giugno 26: Martino

incaricò l’arciprete della cattedrale Pietro di nominare Giovannibono da Campitello chierico, ed immediatamente Pietro provvide al confe- rimento della tonsura clericale e alla nomina a chierico di San Pietro in Vulpesino della diocesi di Mantova.

185 ASDMn, MV, Registro 4, c. 1r, <1252>.

186 ASDMn, MV, Registro 4, c. 1v, <1252> luglio 2: presenti

numerosi esponenti del clero diocesano – il preposito della cattedrale Giovanni, l’arciprete della cattedrale Pietro, il canonico veronese Ade- lardino, l’arciprete di San Martino del Fissero Martino, Ariprando ar- ciprete della pieve di Barbasso, Pietro prete di Santo Stefano – il ve- scovo cassa l’elezione di Bonauguro da Governolo ad arciprete della pieve di San Pietro di Sermide da parte del clero della stessa.

preti evidentemente ritenuti non più idonei allo svolgi- mento della loro missione187.

In conclusione, da quanto esposto è possibile desu- mere un dato: la consapevolezza da parte dei vescovi mantovani della sussistenza di uno stretto nesso fra una efficiente attività pastorale e uno stretto controllo sul cle- ro delle chiese ed in particolare delle pievi. Ciò viene e- videnziato dagli interventi del successore di Iacopo, che per quanto esigui, lasciano intuire come i vertici della chiesa locale non fossero disattenti alle necessità connes- se con la cura delle anime. Una identica condotta parreb- be dunque aver uniformato l’azione dei vescovi manto- vani nell’ambito di un settore particolarmente importante quale certamente era la cura delle anime. Va rimarcato soprattutto come i loro interventi siano stati attuati in stretta aderenza con quanto soprattutto il Lateranense IV L’intervento non era volto tanto al rifiuto della persona dell’eletto quanto delle procedure seguite. Nello stesso giorno il vescovo provvi- de egli stesso a nominare Bonauguro arciprete di Sermide «tam in temporalibus quam in spiritualibus», presenti i confratres della pieve: ASDMn, MV, Registro 4, c. 1r, <1252> luglio 2. la procedura corretta per giungere ad una nuova nomina pare essere quella seguita dal clero della chiesa di San Giminiano di Cipata. Due confratres di quella chiesa si recarono dinnanzi al presule e concorditer provvidero alla elezione del magister Oddone da Parma rettore della loro chiesa al quale venne subito assegnato il relativo beneficio: ASDMn, MV, Re- gistro 4, c. 2r, <1252> luglio 30. Gli interventi di nomina di nuovi ad- detti alla attività pastorale nelle comunità rurali sono testimoniati da una serrata serie di nomine: nei primi giorni di settembre viene posto un nuovo rettore della chiesa di Santa Maria de Ceresio (ASDMn, MV, Registro 4, c. 4r, <1252> settembre 1). Il 7 settembre il vescovo ratifica la nomina di Bonaventura de Aliotis da parte dei confratelli delle chiese di Santa Maria e di San Giovanni di Roncoferraro in cle- ricum et confratrem di dette chiese: ASDMn, MV, Registro 4, c. 1r, <1252> settembre 7.

187 ASDMn, MV, Registro 4, c. 5v, <1252 settembre 21>: Filip-

pino di Ubaldo di Ingebaldo de Aquilice refuta al vescovo il beneficio che deteneva nella pieve di San Martino del Fissero; lo stesso benefi- cio viene conferito a Frogerino fratello di Filippino.

aveva disposto relativamente al clero in cura d’anime188. Pur disponendo di una documentazione non omogenea, infatti, né Guidotto, né Iacopo, né Martino hanno manca- to di incidere profondamente in quel settore. Certo, il più attivo parrebbe essere stato Guidotto, ma le fonti relative al suo episcopato sono, come si è visto, più abbondanti e di diversa natura: si ricordi in particolare la ricchezza di informazioni che è stato possibile trarre dagli atti delle indagini da lui condotte sul clero di alcune chiese del ter- ritorio.

188 G. Rossetti, La pastorale nel IV lateranense, in La pastorale

della Chiesa in Occidente dall’età ottoniana al concilio Lateranense IV, Atti della XV Settimana internazionale di studio (Mendola, 27-31 agosto 2001), Milano, 2004, pp. 197-222.

PARTE SECONDA