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Governo della Chiesa e vita religiosa a Mantova nel secolo XIII

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Discipline storiche artistiche

archeologiche e geografiche

Giuseppe Gardoni

GOVERNO DELLA CHIESA E VITA RELIGIOSA

A MANTOVA NEL SECOLO XIII

Libreria Universitaria Editrice

Verona 2008

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Giuseppe Gardoni

Governo della Chiesa e vita religiosa a Mantova nel secolo XIII ISBN 978-88-89844-29-8

______________________________________________ © 2007 Libreria Universitaria Editrice

Verona - via dell’Artigliere 3/A tel. 045-8032899 - fax 045-8012171

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Sigle e abbreviazioni... 9

INTRODUZIONE I vescovi di Mantova fra Chiesa locale e politica della Chiesa romana ... 11

PARTE PRIMA Le istituzioni di governo... 37

Capitolo I. Documentare per governare 1. Alle origini di una prassi documentaria... 39

2. I registri dei vescovi di Mantova ... 49

3. I registri fra sperimentazioni documentarie, influenze notarili e governo vescovile... 62

4. Gli uomini della ‘cancelleria’ ... 70

4.1. Fra XII e XIII secolo ... 73

4.2. I prodromi di una ‘burocrazia’ vescovile... 77

4.3. Il notarius episcopi ... 80

Capitolo II. Le strutture di governo 1. Gli uomini del vescovo... 86

2. Il vicario... 94

3. Familiae vescovili ... 101

4. Il tribunale del vescovo... 107

4.1. Le prime attestazioni ... 107

4.2. Lo strutturarsi del tribunale ... 110

4.3. Uno specifico settore d’intervento: le vertenze matrimoniali ... 121

Capitolo III. Il governo delle istituzioni ecclesiastiche 1. Capitolo della cattedrale, chiese cittadine, canoniche e monasteri ... 127

1.1. Il capitolo... 127

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1.3. Canoniche e monasteri urbani ... 141

2. Ordini mendicanti e lotta all’eresia... 146

2.1. Gli Ordini mendicanti... 146

2.2. La lotta all’eresia ... 151

3. Vescovi, clero, “cura animarum”... 164

3.1. Le inchieste del vescovo Guidotto da Correggio... 167

3.2. Gli interventi dei vescovi Iacopo e Martino ... 173

PARTE SECONDA Governare la vita religiosa... 181

Capitolo IV. La libertas Ecclesiae 1. La politica del comune mantovano verso le chiese fra XII e XIII secolo:... 183

2. La difesa vescovile ... 190

3. L’usurarum vorago: i vescovi e l’economia monetaria ... 199

Capitolo V. La religio di San Marco 1. Le prime tracce ... 204

2. I vescovi e la religio di San Marco... 210

3. Dalla fraternitas alla religio ... 215

4. La rapida affermazione ... 220

5. I rapporti con i fedeli ... 230

Capitolo VI. La domanda religiosa dei laici 1. Laici religiosi ... 238

2. Un laicato inquieto... 250

3. L’impegno caritativo ... 263

3.1. Attorno ad una porta cittadina ... 270

3.2. Una fondazione vescovile... 280

Capitolo VII. Un santo per la città 1. La promozione del culto di Giovanni Bono .. 290

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1.1. Una memoria di parte:

le testimonianze processuali ... 292 1.2. Un passato negato e ritrovato ... 230 2. Il processo di canonizzazione ... 306 2.1. L’iter processuale, gli attori e i luoghi... 306 2.2. Una strategia processuale:

il ruolo dei notai... 315 3. Ideologia religiosa e propaganda politica ... 323

3.1. Una devozione collettiva

per un culto civico... 323 3.2. Il linguaggio delle immagini ... 329 Appendice documentaria ... 339

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SIGLE E ABBREVIAZIONI

AASS, Octobris, IX = Processus apostolici auctoritate In-nocentii papae IV annis 1251, 1253 et 1254 constructi..., a cura di E. C AR-PENTIER, in Acta Sanctorum quotquot

toto orbe coluntur, Octobris, IX, Bruxelles 1858, pp. 771-885

AC = Archivio Capitolare, ASDMn

AG = Archivio Gonzaga, ASMn

ASDMn = Archivio Storico Diocesano di Mantova

ASMi = Archivio di Stato di Milano ASMn = Archivio di Stato di Mantova DBI = Dizionario biografico degli Italiani L’archivio capitolare = L’archivio capitolare della

cattedra-le di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi, a cura di P. Torelli, Verona, 1924

L’archivio del monastero = L’archivio del monastero di Sant’Andrea di Mantova fino alla ca-duta dei Bonacolsi, a cura di U. Nico-lini, Mantova, 1959

Liber privilegiorum = Liber privilegiorum comunis Man-tue, a cura di R. Navarrini, Mantova, 1988

MGH = Monumenta Germaniae Historica

MV = Mensa Vescovile, ASDMn

OC = Ospedale Civico, ASMn

PF = Pergamene per Fondi, ASMi

Reg.Al.IV = Les registres d’Alexandre IV. Re-cueil des Bulles de ce pape, a cura di C. Bourel de la Roncière, J. de Loye, P. de Cevinal, A. Coulon, Parigi 1902-1959

Reg.Gr.IX = Les registres de Grégoire IX (1227-1241), a cura di L. Auvray, S. Clé-mencet, L. Carolus Barre, Parigi 1890-1955

Reg.Ho.III = P. Pressutti, Regesta Honorii papae III, Romae 1888-1895

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Reg.In.IV = Les registres d’Innocent IV (1243-1254), a cura di E. Berger, Parigi 1884-1921

Regesto mantovano = Regesto mantovano. Le carte degli archivi Gonzaga e di Stato in Mantova e dei monasteri Mantovani soppressi (Archivio di Stato in Milano), I, a cura di P. Torelli, Roma, 1914

RIS = Rerum Italicarum scriptores

SS = MGH, Scriptores Rerum

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INTRODUZIONE

Con il pontificato di Gregorio IX1 e poi con Inno-cenzo IV2 vennero promossi all’episcopato mantovano uomini legati alla curia pontificia. Non vi è dubbio che tali interventi avessero come obiettivo la volontà di vei-colare in ambito locale l’idea di Chiesa, di riforma, e il modo stesso di intendere l’episcopale officium, di cui i pontefici erano portatori, ponendosi su una linea le cui radici affondano nel pontificato di Innocenzo III3 e nei canoni del Lateranense IV e che trova un importante pun-to d’approdo nelle Decretali gregorine (1234). È in quel periodo che, come dimostrano le ricerche recenti di Ma-ria Pia Alberzoni e di Laura Baietto, il rapporto tra il pa-pato e l’autorità vescovile nelle città dell’Italia centroset-tentrionale viene impostato su nuove basi4.

L’esistenza di legami privilegiati fra la Sede pontifi-cia e i vertici della Chiesa mantovana emergono dalla considerazione dell’attività svolta dai presuli mantovani della prima metà del Duecento ed in maniera specifica

1 O. Capitani, Gregorio IX, in Enciclopedia dei papi, II, Roma,

2000, pp. 363-380; Id., Gregorio IX, in DBI, LIX, Roma, 2002, pp. 268-275.

2 A. Paravicini Bagliani, Innocenzo IV, in Dizionario storico del

papato, III, Milano, 1996, pp. 792-794.

3 Basti qui il rinvio a W. Maleczek, Innocenzo III, papa, in DBI,

LII, Roma, 2004, pp. 419-434.

4 Il riferimento va ovviamente alle seguenti opere: M.P.

Alber-zoni, Città, vescovi e papato nella Lombardia dei comuni, Novara, 2001; Ead., ‘Redde rationem villicationis tue’. L’episcopato di fronte allo strutturarsi della monarchia papale nei secoli XII-XIII, in Pensie-ro e sperimentazioni istituzionali nella ‘Societas Christiana’ (1046-1250), Atti della XVI Settimana internazionale di studio (Mendola, 26-31 agosto 2004), a cura di G. Andenna, Milano, 2007, pp. 295-370; L. Baietto, Il papa e le città. Papato e comuni in Italia centro-settentrionale durante la prima metà del secolo XIII, Spoleto, 2007.

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con Guidotto da Correggio (1231-1235)5, Iacopo da Ca-stell’Arquato (1237-1251)6 e Martino da Parma (1252-1268)7. Del resto Mantova dovette costituire un punto di riferimento sempre più importante nello scacchiere poli-tico padano nei tormentati anni che videro l’opposizione fra papato ed impero: si pensi al ruolo che la città assunse a partire dagli anni Trenta, ed ancor più quando la lotta con Federico II e i suoi alleati si inasprì8.

5 G. Gardoni, «Pro fide et libertate Ecclesiae immolatus».

Gui-dotto da Correggio vescovo di Mantova (1231-1235), in Il difficile mestiere di vescovo, Verona, 2000 (= «Quaderni di storia religiosa», VII), pp. 131-187; Id., Vescovi-podestà nell’Italia padana, Verona, 2008, pp. 95-193.

6 C. D’Arco, Studi intorno al municipio di Mantova dall’origine

di questa fino all’anno 1863, voll. 7, Mantova 1871-1874, VII, pp. 42-43; F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300. La Lombardia, II/2, Cremona – Lodi - Mantova -Pavia, Bergamo, 1932, pp. 305-307; R. Brunelli, Diocesi di Mantova, Brescia, 1986, p. 49.

7 D’Arco, Studi intorno al municipio cit., pp. 43-45; F. Savio,

Gli antichi vescovi cit., pp. 307-314.

8 G. Coniglio, Dalle origini a Gianfrancesco primo marchese, in

Mantova. La storia, I, Mantova, 1958, pp. 172-177; M. Vaini, Dal comune alla singoria. Mantova dal 1200 al 1328, Milano, 1986, pp. 182-201. Utili indicazioni, anche in rapporto alla situazione mantova-na, si traggono da L. Simeoni, Federico II ed Ezzelino da Romano, in Id., Studi su Verona nel medioevo, II, Verona, 1960, pp.131-152; R. Manselli, Ezzelino da Romano nella politica italiana del sec. XIII, in Studi ezzeliniani, Roma, 1963, pp. 35-79. Per gli indispensabili riferi-menti al contesto generale basti il rimando a J. Koenig, Il «popolo» dell’Italia del Nord nel XIII secolo, Bologna, 1986; E. Artifoni, Ten-sioni sociali e istituzioni nel mondo comunale, in La storia. I grandi problemi dal medioevo all’età contemporanea. II. Il medioevo. Popoli e strutture politiche, Torino, 1986, pp. 461-491; G. Cracco, Chiese lo-cali e partito imperiale nell’Italia dei comuni (1236-1254), in Federi-co II e le città italiane, a cura di P. Toubert e A. Paravicini Bagliani, Palermo, 1994, pp. 403-419; M. Vallerani, La politica degli schiera-menti: reti podestarili e alleanze intercittadine nella prima metà del Duecento, in Comuni e signorie nell’Italia settentrionale: la Lombar-dia, Torino, 1998, pp. 427-453; Id., Le città Lombarde tra impero e papato, in Comuni e signorie cit., pp. 455-480; Id., Cremona nel qua-dro conflittuale delle città padane nell’età di Federico II, in Cremona città imperiale, Atti del Convegno internazionale di studi (Cremona, 27-28 ottobre 1995), Cremona, 1999, pp. 41-69; Id., I rapporti

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inter-Tuttavia già al tempo della legazione lombarda di Ugolino d’Ostia (1221)9 è dato riscontrare fra il suo se-guito il vescovo di Mantova Enrico10, sia come era facile aspettarsi quando il legato agì in Mantova11, sia, soprat-tutto, quando operò a Brescia12 e a Bologna13. Anzi, il cardinale Ugolino in una occasione lo nominò suo procu-ratore14. E di Enrico vanno ricordati pure i rapporti con molti altri influenti uomini di Chiesa che ebbero un ruolo attivo nelle vicende ecclesiastiche e politiche lombarde del tempo. Basterà qui rammentare che all’incontro tenu-tosi a San Zenone in Mozzo nel 122615 fra i delegati dell’imperatore e quelli della Lega lombarda sono pre-senti assieme al presule mantovano, il frate predicatore Guala – uomo di fiducia della curia romana–, il vescovo di Brescia Alberto, l’arcivescovo di Milano Enrico da Settala. A nessuno degli ecclesiastici testé nominati si può disconoscere un diretto raccordo con il papato e la piena assunzione delle direttive pontificie, per cittadini nella regione lombarda tra XII e XIII secolo, in Legislazione e prassi istituzionale nell’Europa medievale. Tradizioni normative, ordinamenti, circolazione mercantile (secoli XI-XV), a cura di G. Ros-setti, Napoli, 2001, pp. 221-290; O. Hageneder, Il sole e la luna. Pa-pato, impero e regni nella teoria e nella prassi dei secoli XII e XIII, a cura di M.P. Alberzoni, Milano, 2000; A. Rigon, Il ruolo delle Chiese locali nelle lotte tra magnati e popolani, in Magnati e popolani nell’Italia comunale, Atti del XV Convegno di studi (Pistoia, 15-18 maggio 1995), Pistoia, 1997, pp. 117-135; M.P. Alberzoni, Le armi del legato: Gregorio da Montelongo nello scontro tra Papato e Impe-ro, in La propaganda politica nel basso medioevo, Atti del XXXVIII Convegno storico internazionale di Todi (Todi, 14-17 ottobre 2001), Spoleto, 2003, pp. 177-239.

9 Si veda da ultimo Baietto, Il papa e le città cit., pp. 190-195. 10 Savio, Gli antichi vescovi d’Italia cit., pp. 283-293; Brunelli,

Diocesi di Mantova cit., p. 41.

11 I registri dei cardinali Ugolino d’Ostia e Ottaviano degli

U-baldini, a cura di G. Levi, Roma 1890, n. XXIII, 1221 luglio 20.

12 I registri dei cardinali cit., n. XVIIII, 1221 maggio 26. 13 I registri dei cardinali cit., n. LIIII, 1221 agosto 14. 14 I registri dei cardinali cit., n. LXXXII, 1221 ottobre 27. 15 E. Winkelmann, Acta Imperii inedita seculi XIII, I, Innsbruck,

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l’applicazione delle quali si impegnarono in prima perso-na agendo da legati16.

A tale milieu non era stato del tutto estraneo nem-meno il vescovo Pellizzario (1229-1231), il quale ancor prima di assurgere alla dignità vescovile era stato in con-tatto con il cardinale Goffredo Castiglioni (che sarà papa Celestino IV), legato papale in Lombardia17. Ecco ancora un vescovo di Mantova collaborare con un legato pontifi-cio18.

Ma come si è detto l’appoggio alla politica pontificia della Chiesa locale è evidente a partire dall’episcopato di Guidotto da Correggio. Egli funge da delegato di Onorio III quand’era ancora canonico a Bologna, assieme all’abate di San Procolo ed al magister Lamberto: con costui si vede affidare l’incarico di porre rimedio alla di-sputa che coinvolgeva l’abate del monastero di Nonanto-la ed alcune chiese e Nonanto-laici di Firenze in merito a questioni di giuspatronato19. Negli anni successivi sarebbe tornato nuovamente ad interessarsi, e sempre per delega papale, di vertenze giudiziarie riguardanti il cenobio nonantola-no. A lui venne affidata la composizione della annosa controversia fra il monastero di San Silvestro e la pieve

16 Cfr. G. Andenna, I primi vescovi mendicanti, in Dal pulpito

alla cattedra. I vescovi degli Ordini mendicanti nel ‘200 e nel primo ‘300, Atti del XXVII Convegno internazionale (Assisi, 14-16 ottobre 1999), Spoleto, 2000, pp. 43-89, a p. 61; Alberzoni, Città, vescovi e papato cit., pp. 25, 14, 187, 189; Baietto, Il papa e le città cit., pp. 109, 158, 226, 238, 421-422.

17 A. Paravicini Bagliani, Celestino IV, in DBI, 23, Roma, 1979,

p. 399.

18 Si veda in proposito R.C. Figueira, «Legatus apostolice

se-dis»: the Pope’s «alter ego» According to Thirteenth Century Canon Law, «Studi medievali», XXVII (1986), pp. 527-574; e soprattutto il recente contributo di A. Tilatti, Legati del papa e propaganda nel Duecento, in La propaganda politica, pp. 145-176, con ricca biblio-grafia.

19 G. Tiraboschi, Storia dell’augusta badia di San Silvestro di

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di Nogara20, nel territorio veronese, quella fra lo stesso ente e la pieve di Nonantola21, e quella con il vescovo di Modena22. Ancora, egli è a summo pontifice delegatus in una causa avente per oggetto una prebenda nella pieve di Piadena23. Con l’arciprete di Suzzara è chiamato inoltre a risolvere la causa che contrappone l’arciprete di Santo Stefano di Verona e il capitolo della pieve di Santa Maria di Montorio24, presso Verona.

La grande fiducia riposta da Gregorio IX nel vesco-vo mantovano è messa in risalto dall’importante e delica-ta missione che Guidotto è chiamato ad adempiere, uni-tamente al presule di Parma, nella città di Bologna attor-no alla metà del 123225. Qui da tempo si trascinava con alterne vicende un contenzioso fra autorità pubbliche e vescovo, il quale era stato privato di non poche delle sue prerogative temporali. L’opposizione divenne aspra al punto da costringere il vescovo ad abbandonare la sua sede; persino lo Studio interruppe la sua attività. L’abilità diplomatica dei due delegati permise alle parti di addive-nire ad un accordo che portò ad una generale pacificazio-ne26. Nell’ottobre dello stesso anno, il papa affidò a Gui-dotto il compito di impedire che le autorità comunali di Brescia interferissero nella risoluzione di vertenze giudi-ziarie aventi per oggetto diritti decimali spettanti al foro ecclesiastico27. E nel dicembre seguente gli venne asse-gnato il compito di dare esecuzione alla sentenza di

20 Tiraboschi, Storia dell’augusta badia, doc. n. CCCCXLV, p.

370; ASDMn, MV, Registro 3, c. 96r, <1232> agosto 2; c. 101v, <1232 ottobre 14>.

21 ASDMn, MV, Registro 2, c. 87v, <1232 giugno 4>.

22 Tiraboschi, Storia dell’augusta badia cit., doc. nn. CCCCL,

CCCCLI, pp. 372-373.

23 ASDMn, MV, Registro 2, c. 20r, <1230>.

24 ASDMn, MV, Registro 2, c. 56v, <1231 dicembre 13>. 25 Reg.Gr.IX, n. 1062, 1232 giugno 2.

26 La vicenda è illustrata in A. Thompson, Predicatori e politica

nell’Italia del XIII secolo, Milano 1996, pp. 51-55.

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munica emessa nei confronti degli uomini del castello di Leno colpevoli di recare danni al locale monastero28.

Quanto s’è sin qui detto permette di porre in eviden-za come la carriera religiosa di Guidotto e le sue relazioni con i vertici della Chiesa sin dal pontificato di Onorio III, abbiano fatto sì che egli potesse essere considerato un fe-dele strumento della politica papale. Ciò dà ragione del perché Gregorio IX l’abbia elevato alla cattedra della ‘strategica’ città di Mantova, città assai partecipe delle vicende politiche che connotarono la Marca veronese-trevigiana29.

Il vescovo Guidotto da Correggio nei primi nel 1231 viene coinvolto in un tentativo attuato da parte dei legati della Sede pontificia al fine di portare la pace fra le oppo-ste fazioni che si contrapponevano a Verona, ove andava affermandosi Ezzelino da Romano30, partigiano di Fede-rico II31 . La presa di potere segue ad anni di alterne vi-cende politiche che avevano avuto fra i protagonisti an-che la Lega lombarda32, anni contrassegnati da frequenti azioni militari cui prese parte Mantova a sostegno della fazione avversa a quella che appoggiava Ezzelino, quella

28 MGH, Epistule saeculi XIII, n. 499, 1232 dicembre 16;

Reg.Gr.IX, n. 1019, 1232 dicembre 16.

29 Basti qui accennare al fatto che nel 1239 Mantova venne

com-presa entro la Marca: A. Castagnetti, Le città della Marca Veronese, Verona, 1991, p. 29.

30 A. Castagnetti, I da Romano, in Nuovi studi ezzeliniani, a cura

di G. Cracco, Roma, 1992, pp. 15-39.

31 A. Castagnetti, La Marca veronese-trevigiana, Torino, 1986,

pp. 77-79; G. M. Varanini, Il comune di Verona, la società cittadina ed Ezzelino III da Romano, in Nuovi studi ezzeliniani cit.; Id., La Marca trevigiana, in Federico II e le città italiane, a cura di P. Tou-bert e A. Paravicini Bagliani, Palermo, 1994, pp. 52-53.

32 Cfr. L. Simeoni, Note sulla formazione della seconda Lega

Lombarda, in Id., Studi su Verona nel medioevo, IV, Verona, 1963, pp. 281-343; G. Fasoli, Federico II e la Lega Lombarda. Linee di ri-cerca, «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento», II (1976), in particolare alle pp. 53-56; G. Chiodi, Istituzioni e attività della seconda Lega Lombarda, «Studi di storia del diritto», I (1996), pp. 1-183, dell’estratto; Vallerani, Le città lombarde cit., pp. 455-462.

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dei marchesi d’Este e dei San Bonifacio, sostenitori della Chiesa33. E sempre nel solco dei legami con la sede apo-stolica vanno situate le relazioni che egli intrattenne con i legati pontifici in Lombardia «super concordia inquirenda et componenda inter Federicum Romanorum imperato-rem et Lombardos», il cardinale Ottone di San Nicola in Carcere ed il vescovo Iacopo da Pecorara34. È a nome dei legati pontifici che il da Correggio nel 1232 è coinvolto in un ulteriore intervento pacificatore mediante il quale il papato intendeva ristabilire gli equilibri politici all’interno di Verona3536, E Guidotto è partecipe in quello stesso periodo dei tentativi di mediazione fra Gregorio IX, le città padane e Federico II. Il papa si prodigò per far sì che la Lega non osteggiasse la dieta convocata dall’imperatore e non impedisse l’ingresso in Italia dei contingenti tedeschi. A tal fine incarico due vescovi delle città della Lega, quello di Mantova per l’appunto e quello di Brescia, e due appartenenti alle città filoimperiali, quelli di Reggio e di Modena, di far opera di mediazione con le città collegate37. Più di un dato lascia intendere che

33 Della situazione politica a Mantova trattano Coniglio, Dalle

origini cit., pp. 164-165, e Vaini, Dal comune cit., pp. 182-184. Sem-pre utile C. Cipolla, Documenti per la storia delle relazioni fra Vero-na e Mantova nel secolo XIII, Milano, 1901, pp. 41- 47.

34 Fasoli, Federico II e la Lega lombarda cit., p. 56. Sul

cardina-le Ottone da Tonengo ed il vescovo Iacopo da Pecorara si veda A. Pa-ravicini Bagliani, Cardinali di curia e ‘familiae’ cardinalizie dal 1227 al 1254, Padova, 1972, rispettivamente alle pp. 76-91 e pp. 114-123. Ma si veda anche A. Tilatti, «Legatus de latere domini pape». Il car-dinale Latino e le costituzioni del 1279, in Scritti in onore di Girola-mo Arnaldi, a cura di A. Degrandi, O. Gori, G. Pesiri, A. Piazza, R. Rinaldi, Introduzione di O. Capitani, Roma, 2001, pp. 513-458.

35 Simeoni, Federico II ed Ezzelino da Romano cit., p. 138. 36 Giacomo da Pecorara fu creato vescovo di Palestrina nel 1231:

Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 114. Non sembra fuori luogo rammentare che Iacopo da Castell’Arquato, che salì sulla catte-dra episcopale mantovana succedendo a Guidotto, fu alumnus e mem-bro della familia di Giacomo da Pecorara (p. 125)

37 MGH, Epistule saeculi XIII, ed. C. Rodenberg, I, Berolini,

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al consesso di Ravenna abbia preso parte anche Guidot-to38.

Il vescovo Guidotto da Correggio venne dunque rite-nuto idoneo dai vertici della gerarchia ecclesiastica per un compito di non poca importanza, compito che richia-ma il suo intervento pacificatore assolto a Bologna nel mese di giugno dello stesso anno. Né va sottaciuta una sua probabile azione in seno alla classe dirigente manto-vana, tesa a far convergere verso la sua persona quella compagine politica che potremmo definire la fazione ‘guelfa’ di Mantova, compagine che attende invero anco-ra d’essere indagata per la mancanza di studi approfonditi sulla società mantovana dell’epoca, ma che si può rin-tracciare nei personaggi che abbiamo visto essere coin-volti negli interventi di pacificazione appena illustrati.

Tutti questi incarichi conferiti a Guidotto dimostrano che Gregorio IX aveva individuato in lui la persona ido-nea ad assecondare e promuovere i suoi disegni, e non solamente nella città di Mantova. Come si è già avuto mdo di accennare, Mantova assunse sin dagli anni Trenta un ruolo sempre più importante nel’ambito dello scac-chiere politico padano. È un ruolo che non verrà meno al volgere degli anni Quaranta del Duecento, nell’ambito della lotta fra papato e impero ed in particolare contro Ezzelino da Romano, fedele sostenitore di Federico II e quindi nemico della Chiesa. Così come non viene meno il rapporto privilegiato fra la Chiesa locale e il papato che anzi riuscirà a far sì che dopo la morte de da Correggio Reg.Gr.IX, nn. 708-709; nn. 723-725. Il 2 settembre 1231 Gregorio IX scrive ai Padovani ferventes orthodoxe fidei zelatores, sollecitan-done l’impegno contro Ezzelino, qui Sathane satellex effectus; nella parte finale della lettera vengono citati i vescovi di Reggio, di Mode-na, di Brescia, e il vescovo eletto di Mantova, che il pontefice defini-sce suo ‘diletto figlio’: G.B. Verci, Storia degli Eccelini, Bassano, 1779, III, doc. n. CXXV, p. 237.

38 ASDMn, MV, Registro 2, c. 21r, 1231 dicembre 17; c. 20v,

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fosse posto alla guida della diocesi mantovana un altro uomo di sua fiducia.

L’assassinio di Guidotto da Correggio (1235) do-vette rappresentare un evento destabilizzante per l’assetto della Chiesa mantovana. Ne è prova l’incapacità – o l’impossibilità – per il clero locale di giungere in tempi brevi alla designazione di un successore, e ciò nonostante lo stesso papa Gregorio IX nel giugno del 1235 fosse in-tervenuto per sollecitare il capitolo della cattedrale affin-ché in breve tempo e con il consiglio dei presuli di Parma e di Reggio, provvedesse alla nomina di un pastore39. Di fatto un nuovo vescovo Mantova lo avrà solo qualche an-no dopo, allorché sarà an-nominato, probabilmente per diret-to intervendiret-to del pontefice, Iacopo da Castell’Arquadiret-to, come lascerebbe intendere la sua origine e soprattutto la sua non estraneità agli ambienti della curia romana.

Il vescovo Iacopo appartenne con ogni probabilità alla nota famiglia piacentina dei della Porta, i cui membri parteciparono attivamente alla vita pubblica del comu-ne40. Due esponenti di quel gruppo parentale – Guglielmo e Ruffino – studiarono a Bologna, presso il cui Studio in-segnavano alla fine del secolo XII41. Nei primi anni del Duecento divenne vescovo di Piacenza Crimerio della Porta, un cistercense vicino agli ambienti curiali, fedele interprete delle direttive papali42. Alla stessa stirpe appar-teneva un altro uomo di Chiesa, il domenicano Giacomo da Castell’Arquato, che dopo essere stato vescovo eletto

39 Regesta pontificum romanorum, a cura di A. Potthast, I, Graz,

1957, p. 845. Cfr. Vaini, Dal comune, p. 133.

40 G.P. Bulla, Famiglie dirigenti nella Piacenza del XII secolo

alla luce delle pergamene di S. Antonio. Per una ‘Novella chronica rectorum civitatis Placentiae’, «Nuova rivista storica», 79 (1995), pp. 505-557, a pp. 525-527.

41 M. Sarti, M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis

professoribus a saeculo XI usque ad saeculum XIV, Tomus I, Boni-niae, 1888, p. 102.

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di Piacenza occupò la cattedra episcopale di Ventimi-glia43

Poco sappiamo della formazione, della cultura e del-la carriera di Iacopo. Innanzitutto è bene scartare l’ipotesi formulata dall’erudizione settecentesca che lo voleva di nazionalità francese. Egli fu di certo canonico di Piacen-za, come appare in maniera chiara dal necrologio di quel-la cattedrale44. Ebbe rapporti parentali con Bartolomeo da Cornazzano, arcidiacono di Atene, noto per aver preso parte a non poche iniziative politiche e finanziarie ponti-ficie45. Fu probabilmente nipote e alumnus del ben più famoso cardinale Giacomo da Pecorara (1231-1244)46, il quale dopo aver rivestito un importante ruolo nelle diver-se fasi del conflitto che oppodiver-se il papato a Federico II si fece cistercense in Francia47: a questo influente prelato potrebbe essere dovuta la promozione del suo ‘allievo’ alla dignità vescovile48. A sostegno di tale ipotesi gioverà ricordare che durante la sua legazione in Lombardia il cardinale da Pecorara – come si è detto – ebbe modo di avvalersi della collaborazione del vescovo Guidotto da Correggio. Né pare inutile evocare nuovamente il ruolo ‘strategico’ che Mantova andava vieppiù assumendo ne-gli anni centrali del secolo in funzione antiezzeliniana. La scelta di affidare a Iacopo da Castell’Arquato la diocesi mantovana non dovette dunque essere casuale, ma

43 Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 343; Andenna, I

primi vescovi mendicanti cit., p. 79.

44 Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 344. 45 Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 344.

46 Si veda Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 125, che

colloca Jacobus de Castroarquato fra i membri della familia del car-dinale Giacomo da Pecorara, della quale fa parte, tra gli altri, Tedaldo Visconti, che salirà al trono pontificio con il nome di Gregorio X.

47 Un profilo del cardinale si legge in Paravicini Bagliani,

Car-dinali di curia cit., pp. 114-126.

48 Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., p. 115, evidenzia

la rapida ascesa curiale di alcuni parenti del cardinale Giacomo da Pe-corara, facendo riferimento oltre al vescovo di Mantova, a Folco ve-scovo di Piacenza e a Isembaldo da Pecorara.

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namente rispondente ai disegni della curia pontificia che in quel modo poteva avvalersi di un uomo di sicura fidu-cia ai vertici della Chiesa di una città nevralgica per la lotta contro gli avversari politici del papato. E del pieno inserimento dei vertici della Chiesa mantovana nel più ampio contesto, rendono testimonianza, ad esempio, i ri-svolti mantovani dell’attività svolta da Gregorio da Mon-telongo. Il legato, nell’agosto del 1238, ricevette l’incarico della legazione in Lombardia con lo scopo di portarvi la pace e per procedere nella riforma della Chie-sa, ma alla sua missione non erano estranee finalità poli-tiche: organizzare la resistenza delle città lombarde con-tro Federico II dopo la vittoria di Cortenuova (1237)49. Il da Montelongo assunse infatti il comando della Lega lombarda50 ed anche il governo di Milano51. È noto che Federico II imputò proprio al legato la ribellione all’impero dei Mantovani e dei loro alleati52. Nel dicem-bre del 1238 Gregorio da Montelongo presenziò all’inquisizione svolta dal vescovo nei confronti di due presunti eretici53. Nel gennaio successivo lo si ritrova all’interno del palazzo del vescovo ove interviene in fa-vore del locale neonato insediamento delle Clarisse54. Particolarmente interessante è il fatto che in uno dei due registri del vescovo è stata accolta una lettera pontificia indirizzata al legato: Gregorio IX scrive al diletto figlio Gregorio da Montelongo legato apostolico chiedendogli di occuparsi di una questione riguardante il vescovo di Reggio impossibilitato a recarsi a Roma55. Quale

49 Alberzoni, Le armi del legato cit., pp. 182-183. 50 Chiodi, Istituzioni e attività cit., pp. 79-262. 51 Gardoni, Vescovi-podestà cit., pp. 50-53.

52 Alberzoni, Le armi del legato cit., p. 182; G. Marchetti

Lon-ghi, La legazione in Lombardia di Gregorio de Monte Longo (1238-1251), Roma, 1965, p. 34.

53 ASDMn, MV, Registro 9, c. 8v, 1238 dicembre 4.

54 C. Cenci, Le Clarisse a Mantova (sec. XIII-XV) e il primo

se-colo dei frati Minori, «Le Venezie francescane», 1-4 (1964), pp. 3-92, doc. n. 3, 1239 gennaio 8 (e ora Appendice documentaria, n. 5).

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legato del legato agì allora uno dei più stretti collaborato-ri del presule, il vicacollaborato-rio Uberto56. Vi è dell’altro. Nel pa-lazzo del vescovo è dato riscontrare la presenza nel 124257 del magister Giovanni scriptor domini Gregorii de Montelongo tunc apostolice sedis legati: si tratta di uno dei più fedeli collaboratori del potente prelato della cui familia faceva parte58. In quello stesso anno59 il legato scrive una lettera al podestà e al consiglio di Mantova per sollecitare la fornitura di un contingente di 100 milites da impiegare nella lotta contro Ezzelino da Romano60. Nell’anno successivo egli ha motivo di lamentarsi del mancato sostegno militare prestato dai Mantovani61: In-nocenzo IV indirizzò una lettera alle autorità mantovane alle quali chiese di intervenire militarmente a sostegno del conte di Verona, degli Estensi e del presule ferrarese tutti impegnati in una azione militare contro Ezzelino62. Nel 1243 Innocenzo IV incaricò il vescovo di Mantova di prodigarsi affinché le Chiese lombarde provvedessero a corrispondere al legato le procurazioni dovutegli63. La promozione di Iacopo alla dignità cardinalizia sembra dunque coronare una carriera ecclesiastica svoltasi all’insegna della più stretta collaborazione con i vertici della Chiesa romana.

In stretta continuità con l’operato del vescovo Ia-copo si pose il suo successore, Martino da Parma, a lungo reputato membro della famiglia dei conti di Casaloldo, ma senza fondamento alcuno: forse, come dice Ireneo

56 ASDMn, MV, Registro 9, c. 5r, <1238> novembre 29. 57 ASDMn, MV, Registro 3, c. 60r, <1242> aprile 7. 58 Alberzoni, Le armi del legato cit., pp. 213-215. 59 Winkelmann, Acta imperii selecta cit., n. 683. 60 Alberzoni, Le armi del legato cit., p. 208. 61 Winkelmann, Acta imperii selecta cit., n. 689. 62 Winkelmann, Acta imperii selecta cit., n. 690. 63 Reg.In.IV, n. 244, 1243 novembre 23.

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Affò64, seguito da Fedele Savio65, apparteneva al gruppo parentale dei Pizzolese.

In Martino crediamo sia possibile identificare il canonico parmense magister Martino cui Gregorio IX commise nel 1227 il compito di recuperare alla Chiesa di Parma alcuni beni66. Da tale identificazione possiamo trarre un primo significativo elemento: Martino, come il titolo di magister attesta, conseguì quella preparazione giuridica67 che già a quell’epoca costituiva una indispen-sabile premessa per poter percorrere una brillante carriera ecclesiastica. Non a caso, infatti, dopo essere divenuto preposito della cattedrale parmense, Martino fu chiamato presso la curia romana da papa Innocenzo IV, ossia da quel Sinibaldo Fieschi con il quale era forse entrato in contatto nel periodo in cui quest’ultimo fu presente a Parma68. Martino si recò poi con il pontefice a Lione, ove ebbe modo di seguire il Concilio tenutosi nel 1245.

Si può ipotizzare anche che egli sia il medesimo magister Martino auditor causarum del papa e suo cap-pellano69, citato in alcuni documenti milanesi degli anni Quaranta70. E non si può escludere nemmeno che sia lo stesso magister prepositus Parmensis delegato pontificio, incaricato di mettere pace fra le fazioni genovesi nel

64 I. Affò, Memorie istorico-critiche del beato Martino da

Par-ma, ParPar-ma, 1787, pp. 8-13.

65 Savio, Gli antichi vescovi cit., p. 307.

66 Regesta pontificum romanorum, a cura di A. Potthast, II, Graz,

1957, n. 8029.

67 Affò, Memorie istorico-critiche cit., p. 17, ritiene che Martino

abbia studiato «nelle Scuole di Parma».

68 Affò, Memorie istorico-critiche cit., p. 17.

69 Per il rilievo di tale ufficio pontificio basti il rinvio a J.

Gau-demet, Storia del diritto canonico. «Ecclesia et Civitas», Cinisello Balsamo, 1998, pp. 430-431.

70 Gli atti dell’arcivescovo e della curia arcivescovile di Milano

nel sec. XIII. Leone da Perego (1241-1257). Sede vacante (1257 otto-bre – 1262 luglio), a cura di M.F. Baroni, Introduzione storica di G.G. Merlo, Milano, 2002, n. XLVI, 1248 gennaio 15; e n. LIV, 1249 otto-bre 11, ove si fa riferimento ad un fodro imposto da Pietro Caponi e dal magister Martino.

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1251, durante il viaggio di ritorno a Roma del papa, al seguito del quale giunse pure a Mantova sul finire del set-tembre di quello stesso anno71. In quel periodo il papa gli commise il giudizio di una causa riguardante il monastero di San Benedetto di Polirone72.

Queste prime annotazioni biografiche restituiscono dunque l’immagine di un uomo di Chiesa nutrito di pre-parazione giuridica, profondamente legato a papa Inno-cenzo IV che ne fece un uomo di curia.

Allorché al principio del 1252 il vescovo di Man-tova Iacopo da Castell’Arquato venne promosso al cardi-nalato, la sede mantovana si vacante. Per quanto è noto, il capitolo della cattedrale non sembra essere stato in grado di provvedere alla successione. Sarebbe stato lo stesso Iacopo, su incarico del papa, a designare come suo suc-cessore il magister Martino73, l’elezione del quale venne confermata da Innocenzo IV con una lettera del 31 mag-gio 125274. In tale lettera il pontefice non manca di trat-teggiare un vivido ritratto del nuovo pastore:

(...) litterarum scientia praeditum, morum honestate de-corum et consilii maturitate praeclarum, virum tam uti-lem et experientia longa probatum, nobis et ecclesiae romanae subtraximus, ut te sibi et Mantuane ecclesie preberemus, nostrum incommodum procuraremus non vitantes.

Tuttavia, con l’assunzione del governo della dioce-si mantovana, le relazioni fra Martino, la curia romana e il papa non vennero meno. Anzi, egli divenne un impor-tante punto di riferimento per il papato in Lombardia.

Nei primissimi giorni del settembre 125275, nel pa-lazzo vescovile si trova Ludovico figlio del defunto conte

71 Annales mantuani, in MGH, SS, XVIIII, p. 23. 72 Affò, Memorie istorico-critiche cit., p. 19-20 73 Affò, Memorie istorico-critiche cit., pp. 20-21. 74 Regesta cit., n. 14616.

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Rizzardo di Sambonifacio che a nome suo e del marchese Azzo d’Este, di Nicola de Arlotis, Garzarino de Axandris, Giacomino del fu Aveno, riceve duecento libbre imperiali di parmensi grossi dal vescovo Martino il quale dichiara di agire a nome di Bonaventura Recuperi e Bonifacio da Siena mercatores et campsores domini pape.

È facile intravedere il significato politico di tali atti: il vescovo di Mantova gestisce una ingente somma di de-naro ricevuta dai banchieri del papa76 e destinata al conte di Verona Ludovico, e all’Estense. In tale operazione lo affiancano alcuni esponenti della società mantovana: un Arlotti, un Assandri, il figlio del ben noto Aveno da Man-tova. Come non riconoscere in essi gli esponenti del par-tito ‘guelfo’ mantovano in stretto collegamento da un lato con il presule locale, dall’altro con i principali esponenti della opposizione ad Ezzelino da Romano nella Marca Veronese-trevigiana, i conti di Verona e gli Estensi77?

A quello stesso periodo deve essere fatto risalire l’incarico affidato al vescovo di Mantova da parte del cardinale Ottaviano degli Ubaldini di vagliare la postula-tio del nuovo abate del monastero veronese di San Zeno, i cui monaci avevano trovato rifugio a Mantova78. Giova a tale proposito rammentare che siamo nel pieno della

76 Relativamente ai banchieri del papa sia sufficiente il rimando

a B. Dini, I mercanti-banchieri e la sede apostolica (XIII-prima metà del XIV secolo), in Gli spazi economici della Chiesa nell’occidente mediterraneo (Secoli XII – metà XIV), Atti del XVI convegno interna-zionale di studi del Centro Italiano di Studi di Storia e d’Arte (Pistoia, 16 –19 Maggio 1997), Pistoia, 1999, pp. 43-62: 49-52; A. Paravicini Bagliani, Per una storia economica e finanziaria della corte papale preavignonese, in Gli spazi economici, pp. 19-42: pp. 19-24; Id., Il trono di Pietro. L’universalismo del papato da Alessandro III a Boni-facio VIII, Roma, 1996, pp. 71-73.

77 Non pare inutile accennare al fatto che nell’atto con cui Carlo

I d’Angiò conferma l’alleanza stretta con gli Estensi e le comunità di Mantova e Ferrara, a rappresentare il conte di Verona Lodovico siano i mantovani Filippo de Capharis e Aimerico de Asandris: Cipolla, Documenti per la storia cit., p. 108.

78 Reg.In.IV, nn. 6015, 6017; I registri dei cardinali cit., n. L,

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lotta contro Ezzelino da Romano: la situazione interna a Verona aveva indotto alcuni monaci di San Zeno ad ab-bandonare la città e a trovare scampo in terra mantova-na79, ove, per l’appunto «apud Mantuam constituti», nell’estate del 1252 elessero un nuovo abate identificabi-le in Pietro di Aidentificabi-leardino80. Viceversa alcuni fuorusciti mantovani – fra i quali v’èera il canonico mantovano Ge-rardo Visconti – trovarono accoglienza proprio nel mona-staro veronese81.82. Lo stesso abate di San Zeno opererà stando nel Mantovano sino al 1259, avvero sino alla ca-duta di Ezzelino83. Del resto, già qualche anno prima, a Mantova era fuggito anche l’abate di un altro ente mona-stico veronese, San Nazaro84.

Non solo gli ecclesiastici avversi alla pars dominante in Verona ma pure i laici trovarono riparo nella città di Mantova. Adelardino di Balzanello da Monzambano, ad esempio, è attestato nel palazzo del vescovo di Mantova nell’estate del 124285. I da Monzambano in Verona costi-tuivano una delle famiglie maggiormente implicate nella lotta contro il partito imperiale, tant’é che fra i da Mon-zambano messi al bando dall’impero nel 1239 viene

79 G. De Sandre Gasparini, Ezzelino e la Chiesa veronese, in

Nuovi studi Ezzeliniani cit., pp. 415-444, p. 437 e nota 102; G.M. Va-ranini, Monasteri e città nel Duecento: Verona e San Zeno, in Il «Li-ber feudorum» di S. Zeno di Verona (sec. XIII), a cura di F. Scartoz-zoni, Padova, 1996, p. XXIX e p. XXXI

80 Varanini, Monasteri e città cit., p. XXIX. L’elezione risulta da

una bolla di Innocenzo IV da cui s’evince che fece seguito alla postu-latio dei monaci vagliata per incarico del cardinale legato Ottaviano degli Ubaldini dal vescovo di Mantova: Reg.In.IV, nn. 6015 e 6017; Registri dei cardinali cit., p. 199, doc L. Cfr. Varanini, Monasteri e città cit., p. XXX.

81 Varanini, Monasteri e città cit., p. XXIX. 82 Varanini, Il comune di Verona cit., p. 142. 83 Varanini, Monasteri e città nel Duecento, p. XXX.

84 De Sandre Gasparini, Ezzelino e la Chiesa veronese cit., p.

437, la fuga dell’abate di San Nazaro a Mantova risale agli anni 1242-1243.

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noverato proprio Balzanello86. D’altronde da tempo i da Monzambano risultano aver fatto di Mantova un loro punto di riferimento: Pegorario da Monzambano apre l’elenco degli astanti ad un atto vescovile già all’epoca dell’episcopato del da Correggio87. Tra la documentazio-ne vescovile di quegli anni si nota la presenza di un altro cittadino veronese, anch’esso appartenente ad una fami-glia implicata nelle vicende politiche di Verona e anch’essa bandita nel 1239: Cavalcasella di Isolano dei da Bussolengo88, citato come teste in alcuni atti del ve-scovo Iacopo89.

Si noti: non fu il solo vescovo Martino ad essere un fedele sostenitore dei disegni del papato alla cui direttive si attiene, è la Chiesa mantovana nelle sue strutture di vertice a farsi portatrice di quelle stesse istanze. Nel no-vembre del 1253 Innocenzo IV conferì all’arciprete man-tovano il compito d’annullare benefici e prelature con-cesse a Verona dopo la scomunica di Federico II e di Ez-zelino da Romano agli «Ecclesie persecutoribus adheren-tes»90. Anche la congregazione mantovana di San Marco risulta essere allineata – lo vedremo in un prossimo capi-tolo – sulle medesime posizioni.

86 Il bando imperiale edito a cura di G. Sancassani in B.

Brescia-ni, Monzambano. Ritorno ad una terra veronese, Verona, 1955, alle pp. 104-107.

87 ASDMn, MV, Registro 2, c. 114v, <1233> gennaio 10. 88 Notizie su questo gruppo parentale e sul ruolo assunto nella

Verona del tempo si trovano in G.M. Varanini, Torri e casetorri a Ve-rona in età comunale: assetto urbano e classe dirigente, in Paesaggi urbani dell’Italia padana nei secoli VIII-XIV, Bologna, 1988, pp. 173-249, alle pp. 215-216; A. Castagnetti, Comitato di Garda, Impero, du-chi Guelfi, cittadini e comune di Verona da Lotario III ad Enrico VI, Verona, 2002, pp. 155-160.

89 ASDMn, MV, Registro 3, c. 118r, <1245 novembre 4>;

ASDMn, MV, Registro 9, c. 11r, <1247> febbraio 16; c. 13v, <1247> aprile 12; c. 14v, <1247 maggio 20>.

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Dobbiamo ribadire il ruolo di Mantova quale punto d’appoggio per le forze avverse al partito imperiale, e so-prattutto quale rifugio per numerosi fuorusciti veronesi. Fra questi ultimi nella prospettiva da noi assunta è bene siano ricordati soprattutto alcuni uomini di Chiesa. Primi fra tutti il vescovo Iacopo da Breganze (1225-1252)91, membro di una importante famiglia vicentina. Anche la nomina di Iacopo si situò in un momento politico partico-lare per la città di Verona: la pars Ecclesie si stava av-viando verso il declino, sopraffatta dalla fazione dei Monticoli e dei Quattuorviginti, ovvero dai fedeli alleati del da Romano. Uomo pienamente inserito nelle lotte fra le avverse fazioni, il da Breganze svolse la sua attività di pastore in stretta relazione con il papato, attività che non mancò di incontrare fiere opposizioni, in modo particola-re da parte del clero della cattedrale92. Quando nel 1235 gli uccisori di Guidotto fuggirono a Verona, il vescovo Iacopo, conformemente a quanto era stato disposto dal papa, minacciò di lanciare l’interdetto sulla città, ma due canonici del capitolo della chiesa cattedrale, Anselmo ed Episcopello, interposero appello al papa93. In quello stes-so anno il vescovo veronese, in singolare coincidenza dunque con la morte del presule di Mantova, è costretto ad abbandonare la città: da quel momento egli reggerà la sua diocesi dall’esterno, da zone fortemente connotate politicamente, fra cui anche Mantova, dov’è sicuramente

91 G.M. Varanini, La Chiesa veronese nella prima età scaligera.

Bonincontro arciprete del capitolo (1273-1295) e vescovo (1296-1298), Padova, 1988, pp. 15-15; De Sandre Gasparini, Ezzelino e la Chiesa veronese, pp. 416-422; ma si veda anche il precedente contri-buto di G. Sandri, Il vescovo Jacopo di Breganze e la prima sistema-zione dell’Ordine dei minori in Verona, in Id., Scritti di Gino Sandri, raccolti da Giulio Sancassani, Verona, 1969, pp. 95-107.

92 G. De Sandre Gasparini, La vita religiosa nella Marca

vero-nese-trevigiana tra XII e XIV secolo, Verona, 1993, pp. 72-73.

93 MGH, Epistule saeculi XIII, n. 642; Reg.Gr.IX , n. 3318,

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attestato nell’estate del 125294; dovette morire esule poco tempo dopo95. Gli successe nel 1255 un uomo di curia, Gerardo Cossadoca96, già cappellano papale e rettore del-la Marca anconitana; ma egli non poté mai prendere pos-sesso della sua sede: morì esule nel 125997. Anche il scovo Cossadoca risulta essere presente ad un atto del ve-scovo Martino nel 125798. Ad attestare la ‘presa’ pontifi-cia su Mantova si può anche ricordare che nel 1259 vi ri-sulta agire un altro importante rappresentante della sede apostolica, il legato pontificio Enrico da Susa legato apo-stolico99.

Dobbiamo richiamare l’attenzione pure su un altro collegamento non meno significativo di quelli sin qui ri-portati che vede il vescovo Martino in rapporti con un al-tro esponente veneto della lotta conal-tro Ezzelino: Barto-lomeo da Breganze, traslato alla sede vicentina nel 1255 da Alessandro IV. Il da Breganze, noto per la sua attività durante l’Alleluia del 1233, fu legato papale negli anni Sessanta nella Marca Trevigiana svolgendo una attività all’insegna della piena aderenza al papato anche nel go-verno della sua Chiesa; converrà ricordare altresì che in Vicenza assunse un ruolo di guida politica100. I due pre-suli condivisero la stessa ideologia, e in raccordo con il

94 G.B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, VII,

Verona, 1750, pp. 80-81, n. XVII, 1252 agosto 17.

95 De Sandre Gasparini, Ezzelino e la Chiesa veronese cit., p.

434

96 Paravicini Bagliani, Cardinali di curia cit., pp. 334-335. 97 Varanini, La Chiesa veronese cit., p. 15.

98 L’archivio capitolare, n. CXL, 1257 gennaio 30.

99 L. Astegiano, Codice diplomatico cremonese (715-1334), I,

Torino, 1895, n. 721. Cfr. Tilatti, Legati del papa cit., p. 158.

100 Su di lui si vedano Bartolomeo da Breganze, in DBI, VI,

Roma, 1964, pp. 785-787; G. Cracco, Da comune di famiglie a città satellite (1183-1311), in Storia di Vicenza, II, Vicenza, 1988, pp. 114-125; Id., Religione, Chiesa, pietà, in Storia di Vicenza cit., pp. 406-411; Bartolomeo da Breganze, I Sermones de beata Virgine (1266), a cura di L. Gaffuri, Padova, 1993; G.M. Varanini, Episcopato, società e ordini mendicanti in Italia settentrionale fra Duecento e Trecento, Dal pulpito alla cattedra cit., pp. 106-107.

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papato operarono per la stessa causa, l’uno in Lombardia l’altro nella Marca. Invero dell’esistenza di legami fra il vescovo di Mantova e il da Breganze possediamo una so-la attestazione ma alquanto significativa: una indulgenza elargita da Martino alla chiesa vicentina di Santa Corona, eretta dal vescovo Bartolomeo con finalità di propaganda politica oltre che religiosa.

La collaborazione con i vertici della Chiesa da parte del non venne meno nemmeno dopo la scomparsa di Ez-zelino (1259). Nel 1261 Alessandro IV dà mandato al ve-scovo di Mantova di immettere Manfredo Roberti vesco-vo di Verona nel possesso di terre indebitamente assegna-te ad altri101. Nel 1263 papa Urbano IV gli affidò la pre-dicazione della Croce in Lombardia e nelle regioni circo-stanti102.

La continuità di indirizzo nei decenni centrali del Duecento risulta evidente pure dalla considerazione di al-cuni interventi di governo diocesano assunti dal vescovo Martino. Da un atto del 1256103 si apprende che il vesco-vo intervenne per regolamentare un feudo decimale che alcuni uomini di Volta avevano ricevuto dal defunto Ar-digetto da Valeggio e dai suoi consorti vassalli dell’episcopio mantovano, i quali però erano decaduti dal legittimo godimento di quel feudo in forza di una senten-za di papa Innocenzo IV, in base alla quale «omnes fau-tores et sequaces pessimi Ecelini de Romano» dovevano essete privati «a suis iuribus et feudis». Un’ulteriore te-stimonianza, indiretta ma eloquente, è costituita da una lettera del 1264. Si tratta di una indulgenza di quaranta giorni di indulgenza elargita dal vescovo in favore dei fe-deli che avessero visitato la chiesa cittadina dei Santi Co-sma e Damiano nel giorno della loro ricorrenza liturgica e nel tempo pasquale per la confessione. Il privilegio vie-ne rilasciato il 10 settembre del 1264, pochi giorni prima

101 Reg.Al.IV, nn. 3238, 3239. 102 Reg.Ur.IV, n. 466.

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della ricorrenza dei santi titolari, ovvero nel giorno in cui – come sottolinea con enfasi il vescovo nella sua lettera – Dio regalò ai Mantovani una memorabile vittoria su Ez-zelino, anzi sul ‘perfido’ EzEz-zelino, come lo definisce lo stesso presule104. È vero che l’atto si colloca ad anni di distanza dalla scomparsa del ‘tiranno’, ma quell’accenno lascia trasparire quanto fosse ancora vivo nella memoria e quanto peso potesse avere quell’evento se il vescovo ri-tiene opportuno esplicitarlo in un atto volto a incrementa-re la devozione dei fedeli105.

* * *

Nei decenni compresi fra gli anni Trenta e Sessanta del secolo XIII, decenni caratterizzati da ben note e alter-ne relazioni fra papato, impero e città, la Chiesa di Man-tova si trovò dunque ad essere guidata da uomini di fidu-cia dei pontefici. Non solo. Gli episcopati ai quali abbia-mo fatto rifeirmento nelle pagine precedenti si collocano entro quel torno di tempo che a partire dagli gli anni Qua-ranta del secolo XII sino agli anni Trenta del successivo, grazie soprattutto all’opera dei canonisti, vede ridefinito l’episcopale officium «secondo termini puramente eccle-siastici, perdendo gradatamente quell’aspetto temporale tanto caratteristico del periodo precedente». Da allora i vescovi dovettero pure «sottomettersi ai criteri ora dettati dal diritto canonico per l’esercizio della giurisddizione secolare e assumere su di sé la difesa della libertas Eccle-siae». Insomma sono quelli i decenni nel corso dei quali «si verificò il più significativo e duraturo sviluppo nella teoria costituzionale della Chiesa e nelle modalità di

104 L’archivio capitolare, n. CLXIV, 1264 settembre 10. 105 Sul significato e sul valore delle indulgenze si rimanda a O.

Capitani, L’indulgenza come espressione teologica della «communio sanctorum» e nella formazione della dottrina cristiana, in Indulgenza nel medioevo e perdonanza di papa Celestino, L’Aquila, 1987, pp. 17-32; «Misericorditer relaxamus». Le indulgenze fra teoria e prassi nel Duecento, a cura di L. Pellegrini e R. Paciocco, Chieti, 1999.

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zionamento del suo apparato amministrativo»106. Fu allo-ra che la riflessione portò pure alla definizione dei prin-cipali compiti connessi con l’autorità vescovile: l’amministrazione dei sacramenti; l’attività di magistero; l’esercizio della carità; l’esercizio della giurisdizione sul-le istituzioni eccsul-lesiastiche locali; l’amministrazione del-le res Eccdel-lesiae; l’amministrazione della giustizia; il con-trollo e l’adozione di interventi disciplinari attraverso la visita della diocesi107.

Se e come la definizione teorica dell’officium vesco-vile abbia trovato una reale applicazione è lo scopo di questo lavoro, che si pone come obiettivo proprio quello di studiare il governo esercitato dai vescovi che si succe-dettero alla guida della Chiesa di Mantova nel corso del secolo XIII. Guarderemo quindi all’episcopato come ad una istituzione di governo108, per verificare come i ve-scovi di Mantova della prima metà del secolo XIII, inter-locutori del papato ed ‘esecutori’ locali degli indirizzi dei pontefici, governarono la Chiesa a loro affidata. Si tratte-rà in altre parole di vedere come nel concreto alcuni pre-lati che funsero da strumenti della politica pontifica eser-citarono il loro governo con lo scopo di verificare se e come l’ideologia di cui erano portatori incise nella vita di una Chiesa locale109. Vescovi che oltretutto ebbero un

106 Le citazioni sono tratte da Alberzoni, ‘Redde rationem

villi-cationis tue’ cit., p. 297.

107 Alberzoni, ‘Redde rationem villicationis tue’ cit., pp.

306-307.

108 Alberzoni, ‘Redde rationem villicationis tue’ cit., p. 296. 109 È un interesse che possiamo colocare nell’ambito di un più

ampia ripresa della ricerca sulle Chiese locali che ha conosciuto una profonda ‘inversione di marcia’ soprattutto con il Concilio Vaticano II, ovvero con l’affermazione della Chiesa come popolo di Dio. Ciò ha comportato lo spostarsi dell’interesse degli storici dalla storia delle i-stituzioni ecclesiastiche alla pratica religiosa e quindi verso le Chiese locali. Solo dopo il Vaticano II, infatti, si è iniziato a guardare «alle chiese locali come alla trama di fondo di quasi venti secoli di cristia-nesimo» (G. Cracco, Introduzione, in Storia della Chiesa di Ivrea dal-le origini al XV secolo, a cura di G. Cracco, Roma, 1998, pp. XIX-XLVI). Un nuovo orizzonte storiografico e nuove prospettive di

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ricer-doppio, e ambiuo, ruolo, ecclesiastico e secolare, ma che come si è ribadito di recente incrementava il prestigio dell’ufficio episcopale; si tratta di una commistione che vanta lontane e profonde radici110. Lo evidenzia il fatto che oltre ad essersi impegnati nel governo delle istituzio-ni ecclesiastiche e della vita religiosa, alcuistituzio-ni dei vescovi di cui ci occuperemo assunsero incarichi politici per con-to del papacon-to e rivestirono magistrature pubbliche, dive-nendo Guidotto divenne vescovo-podestà di Mantova nel 1233, Iacopo e Martino vescovi-podestà di comuni rurali ca si sono dunque dischiusi e vanno facendosi strada in un contesto storiografico che nel contempo sente maturi i tempi per tratteggiare dei primi ‘bilanci’: In proposito si vedano: Ricerca storica e Chiesa locale in Italia. Risultati e prospettive, Atti del IX Convegno di studio (Grado, 9-13 settembre 1991), Roma, 1995; Deus mille ans d’Histoire de l’Église. Bilan et perspectives historiographiques, in «Revue d’Histoire Ecclésiastique» 2000; Cinquant’anni di vita della «Rivista di storia della Chiesa in Italia», Atti del Convegno di studio (Roma, 8-10 settembre 1999), a cura di P. Zerbi, Roma, 2003, ed in particola-re il saggio di G. Rossetti, Le istituzioni ecclesiastiche medievali nei convegni di storia della Chiesa in Italia dal 1961 al 1987, pp. 192-216, che passa in rassegna le principali iniziative storiografiche degli ultimi decenni dando conto dei risultati conseguiti e prospetta nuove piste di ricerca; Storia della Chiesa in Italia. Orientamenti e prospet-tive, a cura di M. Guasco, in «Humanitas», V (2004), pp. 894-1083; Storia della Chiesa in Europa tra ordinamento politico-amministrativo e strutture ecclesiastiche, Brescia, 2005.

110 Cfr. U. Dovere, La figura del vescovo tra la fine del mondo

antico e l’avvento dei nuovi popoli europei, «Archivum historiae pon-tificiae», 41 (2003), pp. 25-49; G. Tabacco, Il volto ecclesiastico del potere in età carolingia, in Id., Sperimentazioni del potere nell’alto medioevo, Torino, 1993, pp. 165-208; Id., La sintesi istituzionale di vescovo e città in Italia e il suo superamento nella res pubblica comu-nale, in Id., Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo ita-liano, Torino, 1979, pp. 397-427; G. Sergi, Poteri temporali del ve-scovo: il problema storiografico, in Vescovo e città nell’alto medioe-vo: quadri generali e realtà toscane, Atti del Convegno internazionale di studi (Pistoia, 16-17 maggio 1998), Pistoia, 2002, pp. 1-16; R. Bor-done, I poteri di tipo comitale dei vescovi nei secoli X-XII, in Forma-zione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo: marchesi conti e vi-sconti nel Regno italico (secc. IX-XII), Atti del III Convegno (Pisa, 18-20 marzo 1999), a cura di A. Spicciani, Roma, 2003, pp. 103-122; Alberzoni, ‘Redde rationem villicationis tue’ cit., p. 296.

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negli anni centrali del secolo111. Il caso di Mantova si preseta ad essere un campione esemplare non solo per le figure di vescovi che ressero la diocesi, ma anche per la disponibilità non comune di una documentazione archivi-stica che consente di penetrare nei diversi aspetti del go-verno episcopale, e quindi di seguire nel concreto l’esplicitarsi quotidiano dell’officio epsicopale, docu-mentazione che rappresenta essa stessa uno strumento di governo112. Lo si farà, va posto in evidenza, alla luce di una storiografia locale esigua, erudita o compilativa113,

111 Gardoni, Vescovi-podestà cit., pp. 61-77.

112 Si fa riferimento in particolare alla documentazione vescovile

in registro, della quale lo scrivente si è occupato in I registri della Chiesa vescovile di Mantova nel secolo XIII, in I registri vescovili dell’Italia settentrionale (secoli XII-XV), Atti del Convegno di studi (Monselice, 24-25 novembre 2000), a cura di A. Bartoli Langeli, A. Rigon, Roma, 2003, pp. 141-187; Notai e scritture vescovili a Manto-va fra XII e XIV secolo. Una ricerca in corso, in Chiese e notai, Vero-na, 2004 (= «Quaderni di storia religiosa”, XI), pp. 51-85; «Per nota-rios suos». Vescovi e notai a Mantova tra XII e XIII secolo, in «Ar-chivio storico lombardo», anno CXXXI-CXXXII, vol. XI (2005-2006), pp. 149-192; e ora qui al capitolo I. Il registro numero 2 è stato oggetto di una recente edizione (Mantova e l’episcopato mantovano nella prima metà del Duecento. Registro della mensa vescovile di Mantova, 1215-1233, a cura di G. Nosari, Reggiolo, (RE) 2004), ma quanto esposto in questa sede risulta dall’esame diretto della fonte, nelle pagine seguenti si è pertanto ritenuto opportuno rimandare diret-tamente alla fonte.

113 Ricordiamo I. Donesmondi, Dell’historia ecclesiastica di

Mantova, 2 voll., Mantova, 1612-1616; G. Pezza-Rossa, Storia crono-logica dei vescovi mantovani, Mantova, 1847; A. Sordi, Memoria sto-rico-critica sul beato Jacopo de’ Benfatti vescovo di Mantova corre-data di autentici inediti documenti estratti dall’archivio capitolare della cattedrale, Mantova, 1847; Id., Cenni biografici delle dignità e dei canonici della mantovana Chiesa assunti all’episcopato in patria e fuori dall’anno MLXXVII sino a’ nostri giorni, Mantova, 1850; C. Savoia, Serie cronologica dei vescovi di Mantova, Mantova, 1858; Id., Memoria sui documenti autentici dall’anno 1304 al 1332 riguardanti il b. Giacomo de’ Benfatti dell’ordine dei predicatori cittadino e ve-scovo di Mantova esistenti nell’archivio vescovile di detta città, Man-tova, 1861. Sui vescovi di Mantova ha raccolto informazioni D’Arco, Studi intorno cit, nel volume VII. Va poi segnalato F.C. Carreri, Ap-punti e documenti sulle condizioni dell’episcopio mantovano al tempo

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scarsamente attenta alle sollecitazioni della più recente storiografia e indifferente a temi quali per l’appunto quel-lo del governo vescovile che è al centro di questo volu-me.

* * *

Questo libro costituisce la rielaborazione di una parte della mia tesi di dottorato, dal titolo “Episcopus et pote-stas”. Vescovi e società a Mantova nella prima metà del Duecento, Università degli Studi di Padova, Dottorato di ricerca in Storia del Cristianesimo e delle Chiese (XVII ciclo), coordinatore Antonio Rigon114. La tesi è stata condotta con la supervisione di Giuseppina De Sandre Gasparini e Cristina La Rocca, che ringrazio per la di Guidotto da Correggio e de’ prossimi predecessori, «Atti e Memo-rie della R. Accademia Virgiliana di Mantova», n.s., I, (1908), pp. 43-84, che fa ampio ricorso alla documentazione vescovile in registro. Si deve poi citare la rapida sintesi di R. Brunelli, Diocesi di Mantova, Brescia, 1986. Dei numerosi altri lavori pubblicati negli ultimi anni da monsignor Roberto Brunelli, molti dei quali con finalità divulgative, si ricorda qui il solo Luoghi e vicende di Mantova francescana, Manto-va, 2001; Monasteri e conventi nel medioevo mantovano, in La rego-la e lo spazio, a cura di R. Salvarani, G. Andenna, Brescia, 2004, pp. 65-78. Un imprescindibile punto riferimento anche per le vicende del-la Chiesa mantovana nel medioevo è pure del-la sintesi di M. Vaini, Dal comune alla signoria. Mantova dal 1200 al 1328, Milano, 1986.

114 Dalle mie ricerche condotte nell’ambito del dottorato sono nel

frat-tempo scaturiti i seguenti articoli: ‘Signa sanctitatis’ e ‘signa notarii’. A proposito del processo di canonizzazione di Giovanni Bono († 1249), in Notai, miracoli e culto dei santi. Pubblicità e autenticazione del sacro tra XII e XV secolo, Atti del Seminario internazionale (Ro-ma, 5-7 dicembre 2002), a cura di R. Michetti, Milano, Giuffrè, 2004, pp. 289-341; «Domus seu religio». Contributo allo studio della con-gregazione dei canonici di San Marco nella Mantova comunale, «Ri-vista di storia della Chiesa in Italia», LIX (2005), pp. 13-39; Un ‘offi-ciale’ episcopale del primo Duecento: Uberto da Parma delegato e vicario dei vescovi di Mantova (1231-1241), Chiesa, vita religiosa, società nel medioevo italiano. Studi offerti a Giuseppina De Sandre Gasparini, a cura di M.C. Rossi e G.M. Varanini, Roma, 2005, pp. 399-413. Dalla tesi di dottorato ho tratto anche una parte del mio Ve-scovi-podestà cit..

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ziosa attenzione che mi hanno prestato. Nei loro confron-ti e nei confronconfron-ti di tutto il collegio del Dottorato pado-vano, che univa docenti di scuole e competenze diverse grazie alla formula del consorzio tra atenei, ho contratto numerosi debiti.

Un ringraziamento sentito va ai miei maestri verone-si, primo fra tutti Andrea Castagnetti, per il suo magistero e la sua sensibilità, Gian Maria Varanini, il cui aiuto è stato fondamentale, e, ancora una volta, Giuseppina De Sandre Gasparini, alla quale devo molto. A tutti loro mi sento di esprimere un ringraziamento che vuole essere qualcosa di più della fredda deferenza accademica. Fra i molti che mi sono stati vicini e che ho incontrato in que-sti anni ricordo in particolare Anna Zago, Maria Clara Rossi, Michele Pellegrini, Paolo Campagnari, Paolo Montanarini, amici, compagni di studi e di ansie. E infi-ne, ma non per ultimo, un pensiero speciale alla mia fa-miglia.

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PARTE PRIMA

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1. Alle origini di una prassi documentaria

Nel novero degli studi dedicati alle fonti scritte dei secoli XII e XIII1, ampio spazio è stato riservato alla pro-duzione delle istituzioni laiche ed in modo specifico a quella dei comuni cittadini2. Ciò ha comportato una

1 Relativamente alle fonti scritte di ambito italiano in genarle, è

d’obbligo il rimando a P. Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Roma, 1991.

2 G. Costamagna, Il notaio a Genova tra prestigio e potere,

Roma, 1970; M. Amelotti, G. Costamagna, Alle origini del notariato italiano, Roma, 1975; A. Liva, Notariato e documento notarile a Milano, Roma, 1979; Notariato medievale bolognese, Atti di un convegno (febbraio 1976), Roma, 1977; M.F. Baroni, Il notaio milanese e la redazione del documento comunale tra il 1150 e il 1250, in «Felix olim Lombardia». Studi di storia padana dedicati dagli allievi a Giuseppe Martini, Milano, 1978, pp. 5-25; Il notariato nella civiltà toscana, Atti di un convegno (maggio 1981), Roma, 1985; C. Carbonetti Venditelli, Per un contributo alla storia del documento comunale nel Lazio dei secoli XII e XIII. I comuni delle provincie di Campagna e Marittima, «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age», 101 (1989), pp. 95-132; Ead., Documenti su libro. L’attività documentaria del comune di Viterbo nel Duecento, Roma, 1996; E. Barbieri, Notariato e documento notarile a Pavia (secoli XI-XIV), Firenze, 1990; Id., Notariato e documentazione a Vercelli tra XII e XIII secolo, in L’Università di Vercelli nel medioevo. Atti del II Congresso storico vercellese (Vercelli, 23-25 ottobre 1992), Vercelli, 1994, pp. 255-292; Studio bolognese e formazione del notariato, Atti del Convegno (Bologna, 6 maggio 1989), Milano, 1992; Tra Siviglia e Genova: notaio documento e commercio nell’età colombiana, Atti del Convegno internazionale (Genova, 12-14 marzo 1992), a cura di V. Piergiovanni, Milano, 1994; G. Tamba, Una corporazione per il potere. Il notariato a Bologna in età comunale, Bologna, 1998; Il notariato italiano del periodo comunale. Atti del convegno (Piacenza, 11 aprile 1998), Piacenza, 1999; A. Meyer, «Felix et inclitus notarius». Studien zum italienischen Notariat vom 7. bis zum 13. Jahrhundert, Tübingen, 2000; A. Rovere, L’organizzazione burocratica: uffici e documentazione, in Genova, Venezia, il Levante nei secoli XII-XIV, Atti del Convegno internazionale di studi (Genova-Venezia, 10-14 marzo 2000), a cura di G. Ortalli e D. Puncuh, Genova, 2001, pp. 103-127; Ead., Comune e documentazione, in

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