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Proprio i frequenti fenomeni di inquadramento metatestuale, con la sua caratteristica enunciazione al quadrato, mettono in luce un fatto: un tentativo radicale di far convivere e integrare

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L’ISOLAZIONISMO DELLA POESIA: NOTE A MARGINE DI SEREN

3. Proprio i frequenti fenomeni di inquadramento metatestuale, con la sua caratteristica enunciazione al quadrato, mettono in luce un fatto: un tentativo radicale di far convivere e integrare

forma e contenuto.

È noto che la poesia del novecento si è vista riconoscere uno statuto di politicità o attraverso l’assoluto ripiegamento sulla forma, ma evitando in toto di tematizzare il discorso politico; o attraverso l’idea di una tematizzazione esclusiva, indifferente alla forma o pronta ad assumere in modo irriflesso forme preesistenti della tradizione. Da Mallarmé(36) a Zdanov, la politica sembra scegliere due strade per entrare a dimora nel testo poetico: farsi sussumere dal momento formale, o farsi rappresentare dal momento contenutistico. Di fronte a questa duplice via novecentesca, Volponi sembra imporre una strada alternativa: lavoro sulla forma, da un lato, tematizzazione esplicita della politica, dall’altro(37); con l’elemento della primazia dei modi espressivi dell’inconscio a fare da legante e a produrre quell’aspetto cruciale del testo poetico che è la forza, l’intensità, attraverso tutta una serie di fenomeni di vandalizzazione della lingua poetica e della

lingua razionale (basati sull’esasperazione delle sue stesse peculiarità, o il simulato abbandono all’automatismo verbale) che reca con sé pregiudizi irriflessi. Così, l’inconscio, con la sua forza o intensità disgregatrice (perché in fin dei conti carica è un altro nome per designare il ruolo dell’inconscio nel testo), travaglia il discorso razionale della politica fino a contaminarlo con i vissuti disforici del soggetto, evidenziandone i limiti, le convenzionalità, i condizionamenti. Non quindi un inconscio politico del testo; ma il discorso conscio messo al vaglio di quello inconscio, che ne mostra tutte le crepe, i varchi: due immagini che tornano con frequenza nei testi di Volponi(38), a evidenziare come il discorso razionale sia sempre esposto all’abisso del nonsenso e dell’incompiutezza, rivelando in continuazione slabbrature e imposture, e che il vero lavoro del potere è mascherare e nascondere questa assoluta esposizione. Solo la poesia, però, potrà trasformare questa giustapposizione di due discorsi che rappresentano due forme diverse di soggettivazione, quella del discorso ideologico e quella della voce dell’inconscio con le sue continue emergenze, in un fenomeno transidividuale e, in quanto tale, liberatorio; la liberazione, per Volponi, è solo nella comunità:

Quando l’orizzonte fu solo quello dei sassi che poteva distinguere davanti a sé, il nano si fermò.

Tirò fuori adagio, con le mani ormai ridotte a zoccoli, dove le dita ripiegate s’impastavano nelle piaghe e nel callo, il foglio di riso sul quale la suora di Kanton aveva scritto per lui la poesia. Svolse il foglio adagio, con molta attenzione; lo ripiegò in modo diverso e poi lo strappò per dividerlo in due parti: una grande tre quarti, e una un quarto.

Consegnò quella più grande a Roboamo e divise ancora la più piccola in due: ne diede un pezzo all’oca e l’altro lo tenne per sé. Lo stirò ancora, gli soffiò sopra angolo per angolo, lo rialzò verso la luce, se lo accostò al buco e cominciò a mangiarlo.(39)

Gianluca Picconi

Note.

(1) Paolo Volponi, La strada per Roma, in Romanzi e prose, Vol. III, a cura di Emanuele Zinato, Torino,

Einaudi, 2003, p. 353. Si può certamente dire che alibi è termine morantiano.

(2) Elena Marongiu, Intervista a Paolo Volponi, Milano, Archinto, 2003, p. 18.

(3) Paolo Volponi, Il sipario ducale, in Id., Romanzi e prose, Vol. II, a cura di Emanuele Zinato, Torino,

Einaudi, 2002, p. 61.

(4) Paolo Volponi, Vorrei scrivere versi epici, in Volponi e la scrittura materialistica, a cura di Filippo

Bettini, Marcello Carlino, Aldo Mastropasqua, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi, Lithos, Roma 1995, pp. 137-138.

(5) Paolo Volponi, L'inedito di New York, Conversazione con Luigi Fontanella, Torino, Aragno, 2012, p. 24. (6) Ivi, p. 25.

(7) Paolo Volponi, Incontro con la pantera, in Id., Scritti dal margine, a cura di Emanuele Zinato, Lecce,

Manni, 1994, p. 130.

(8) Ferdinando Camon, Paolo Volponi [Intervista], in Id., Il mestiere di scrittore. Conversazioni critiche,

Milano, Garzanti, 1973, p. 129.

(9) Paolo Volponi, Francesco Leonetti, Il leone e la volpe: dialogo nell'inverno 1994, Torino, Einaudi, 1995,

pp. 107-108.

(10) Ferdinando Camon, Paolo Volponi [Intervista], cit., p. 128. (11) Paolo Volponi, Francesco Leonetti, Il leone e la volpe, cit., p. 132. (12) Ivi, p. 109.

(13) Paolo Volponi, Notizia autobiografica, in Gian Carlo Ferretti, Paolo Volponi, Firenze, La Nuova Italia,

1972, p. 78 (si tratta del numero 64, aprile 1972, di «Il castoro»), redatta nel 1963.

(14) Ferdinando Camon, Paolo Volponi [Intervista], cit., p. 128.

(15) Paolo Volponi, I giovani, la moneta, il mercato, in Id., Scritti dal margine, cit., p. 67. (16) Gregory Lucente, An interview with Paolo Volponi, in «Forum italicum», 26, 1992, pp. 233. (17) Ivi, p. 233-234.

(18) Paolo Volponi, Il giro dei debitori, in Id., Poesie 1946-1994, a cura di Emanuele Zinato, Prefazione di

Giovanni Raboni, Torino, Einaudi, 2001, p. 15. D’ora in avanti si adotterà per indicare questo volume l’abbreviazione P, seguita dal numero di pagina del testo poetico cui si rimanda.

(19) Questo testo si legge in Gian Carlo Ferretti, Emanuele Zinato, Volponi personaggio di romanzo, con tre

testi inediti, Lecce, Manni, 2009, p. 60.

(20) Paolo Volponi, L’Appennino contadino (Le porte dell’Appennino: P, 133).

(21) Sulle poesie di Albino Saluggia, si legga Maurizio Masi, Le poesie di Albino, in Volponi estremo, a cura

di Salvatore Ritrovato, Tiziano Toracca e Emiliano Alessandroni, Pesaro, Metauro, 2015, pp. 231-243.

(22) Paolo Volponi, Appunti sul raschiare dell’insonnia e sulle sue finzioni (Con testo a fronte: P, 203). (23) Ibidem.

(24) Il tema della capacità liberatoria della lingua della follia è discusso da Paolo Zublena, Anteo liberato. La

lingua della Macchina mondiale di Volponi, in «Istmi», 15-16, 2004-2005 (fascicolo monografico: Nell’opera di Paolo Volponi), pp. 125-156.

(25) Paolo Volponi, Cattura (Con testo a fronte: P, 331). (26) Id., Un ordine industriale (Con testo a fronte: P, 279). (27) Id., La deviazione operaia (Con testo a fronte: P, 241).

(28) Cesare L. Musatti, Studio sui tempi di cottimo in un azienda metalmeccanica, in «Rivista di Psicologia»,

LVII, 2, aprile—giugno 1963, pp. 91—128); e verrà poi ripreso in Cesare Musatti, Giancarlo Baussano, Francesco Novara, Renato A. Rozzi, Psicologi in fabbrica. La psicologia negli stabilimenti Olivetti, Torino, Einaudi, 1980, pp. 69-105.

(29) Paolo Volponi, La deviazione operaia (Con testo a fronte: P, 243). (30) Id., Petra pertusa e mista, (Con testo a fronte: P, 274).

(31) Id., [Omero alla fine dell’ultimo verso] (Con testo a fronte: P, 345). (32) Id., Vista sull’anno parallelo (Con testo a fronte: P, 367).

(33) Alessandro Gaudio scrive persuasivamente: «La vittoria contro le zone cieche e vacanti di questo

soggetto consiste nella convinzione che nulla permanga nell’astoricità, nulla sia asociale, ma tutto, anche l’inconscio e, ovviamente, la poesia, diventi politico» (Alessandro Gaudio, Animale di desiderio. Silenzio, dettaglio e utopia nell’opera di Paolo Volponi, Pisa, ETS, 2009, pp. 70-71).

(34) Sull’importanza del fenomeno metapoetico o metatestuale nel creare una sorta di enunciazione al

quadrato che veicola l’espressione della «forza» del testo poetico si esprime in un suo bellissimo articolo Enrico Testa: La forza della poesia. Sulla lingua di Antonio Porta, in “il Verri, 46, 2011, pp. 5-19.

(35) Paolo Volponi, Insonnia inverno 1971 (Con testo a fronte: P, 249).

(36) Su Mallarmé e le sue interpretazioni in chiave politica è d’obbligo consultare Jean-François Hamel,

Camarade Mallarmé. Une politique de la lecture, Paris, Minuit, 2014.

(37) Allegoria di questa duplice strada, che Volponi intende come una strada di leberazione ed

emancipazione è indubbiamente il riferimento a Marx e Freud: «a momenti / dovrei riconoscere banalmente devoto, / nei due nuotatori, Marx e Freud» (Paolo Volponi, L’attesa, in Nel silenzio campale: P, 372).

(38) Due soli esempi tra i numerosissimi individuabili ad apertura di libro. «solo crepe / arrivo a tastare di

disastri» ([Pasolini da cinque anni è morto], Con testo a fronte: P, 344); «la penna segue le botte e le tramuta, oltre la mano, in varchi...», Insonnia inverno 1971 (Con testo a fronte: P, 249).

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