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1. Black Water: ricostruzione e archetipizzazione di un personaggio

1.2. Genesi e struttura di Black Water

All’uscita del romanzo breve Black Water, nel 1992, fu chiesto a Oates perché avesse scelto di parlare del Chappaquiddick Incident, ormai piuttosto lontano nel tempo. E a sorpresa, l’autrice dichiarò che, “The Senator in Black Water shouldn’t be mistaken for Ted Kennedy, Kelly Kelleher isn’t a pseudonym for Mary Jo Kopechne, and this brief tale is not about Chappaquiddick at all”124.

In realtà, la necessità di raccontare quella storia fu suscitata da vari eventi che all’inizio degli anni Novanta avevano dominato le cronache nazionali, evidenziando “a climate particularly inhospitable for women”125. Tra questi eventi, determinante fu il processo per stupro a William Kennedy Smith126, il nipote di Ted Kennedy.

Nel 2005, Gavin Cologne-Brookes ha portato alla luce i fogli di lavoro della scrittrice nella monografia Dark Eyes on America: The Novels of Joyce Carol Oates, mostrando come non fosse sua intenzione sottolineare la “Kennedy-connection” nel romanzo127. Ciò che davvero voleva veicolare tramite Black Water “are ideas, the issues- guilt/responsibility, denial/confession”128.

Il concetto di responsabilità viene largamente analizzato da Ricoeur in The Just, dove afferma che essa “is defined by the obligation to make up or to compensate for the tort one has caused through one’s own fault”, e “extends as far as does our capacity to do harm” 129. Nel caso del Senatore non c’è stata alcuna compensazione del danno, nonostante qualcuno lo abbia equiparato addirittura a un assassino. Oates ha

124 David Streitfield, “Ballad for the Senator’s Victim; But not that Senator, Says Author Joyce Carol

Oates”, Washington Post, (June 17, 1992), npn.

125 Brenda Daly, Lavish Self-Divisions: The Novels of Joyce Carol Oates (Jackson: University Press Of

Mississippi, 1996), p. 225.

126 William Kennedy Smith fu accusato di aver stuprato una donna di ventinove anni a Palm Beach

(Florida) il 29 maggio del 1991. Smith dichiarò che lui e la donna avevano avuto un rapporto consensuale, mentre le testimonianze di altre donne presenti, che sostenevano invece il contrario, furono ignorate, e l’uomo fu prosciolto da tutte le accuse.

127 Gavin Cologne-Brookes, Dark Eyes on America: The Novels of Joyce Carol Oates (Baton Rouge:

Louisiana State University Press, 2005), p. 178.

128 Ibidem.

129 Paul Ricoeur, “The Concept of Responsibility, An Essay in Semantic Analysis”, The Just (Chicago:

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commentato questa definizione dicendo che “It’s just an extreme thing to say. I would never, never say anything like this…We know what murder is. Murder is premeditated and deliberate. At the very, very most this would be involuntary manslaughter, if you had a prosecutor who would prosecute”130.

In mancanza di un riconoscimento della responsabilità, il solo modo di compensare il torto subito dalla vittima è attraverso il ricordo, dal momento che, “the duty of memory is the duty to do justice, through memories to an other than self”131. L’obbligo del ricordo, che è stato assolto solo parzialmente da chi ha scritto del Chappaquiddick

Incident, e quasi per niente dal responsabile della morte di Mary Jo Kopechne, implica

che si paghi il debito con la vittima, dato che, “among those others to whom we are indebted, the moral priority belongs to the victims”132. Il ricordo presuppone non solo il riconoscere che queste persone non ci sono più, ma soprattutto il ricordare che un tempo sono esistite, pagando quindi il debito con loro e “inventariando” la loro eredità133. E’ un debito che in questo caso viene pagato dalla scrittrice attraverso il ricordo di una figura forzatamente dimenticata. L’eredità lasciata da Kopechne, inoltre, è probabilmente il monito per tutte le donne a non sottomettersi ai rapporti di potere con gli uomini. La dedica del romanzo, “For the Kellys”, è per coloro che sono “strong women, but each to different degrees, is victimized”134. Una inquietante anticipazione del caso Clinton-Lewinsky che sarebbe scoppiato solo pochi anni più tardi.

Oates inizia a scrivere Black Water sulla scia dell’ennesimo scandalo nella famiglia Kennedy, pur non volendo parlare esplicitamente dei Kennedy135. Tuttavia, recupera l’ormai datato Chappaquiddick Incident perché affascinata dall’immagine “of the drowning girl/trapped girl in the car, so many hours”136. Sceglie però di non raccontare l’incidente esattamente come si è svolto, nella sua reale collocazione spazio-temporale, ma di ambientarlo negli anni Novanta e in un’isola inventata del Maine, Grayling Island. La festa in cui la protagonista, Kelly Kelleher, incontra il Senatore (il cui nome non viene mai rivelato per tutto il romanzo) non fa seguito a una regata, ma è un tipico ricevimento per la festa nazionale del 4 luglio.

130 Streitfield, “Ballad for the Senator’s Victim”, cit., npn. 131 Ricoeur, Memory, History, Forgetting, cit., p. 89. 132 Ibidem.

133 Ibidem.

134 Daly, Lavish Self-Divisions, cit., p. 225.

135 Cologne-Brookes, Dark Eyes on America, cit., p. 178. 136 Ibidem.

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La narrazione, nelle 154 pagine che compongono Black Water, non segue un andamento lineare, ma dopo un inizio in medias res, dove l’auto va fuori strada e inizia ad affondare nell’acqua nera del titolo, procede per ricordi e intuizioni che permettono di ricostruire l’intera biografia della protagonista. Oates si serve di stili e generi diversi che le consentono non solo di ricostruire il personaggio di Mary Jo/Kelly, ma di delineare “more aspects of American culture”137: gli eventi storici contemporanei all’incidente, la politica, la cultura, l’essere una ragazza americana negli anni Novanta; tutto ciò per accorgersi che, con ben poche variazioni rispetto al passato, la donna continua ad esistere in una posizione ancillare rispetto all’uomo. In questo modo, Kelly diventa l’emblema delle donne della sua generazione pur non essendo un personaggio eccezionale (diverso ma in fondo complementare sarà il trattamento che Oates riserverà a Marilyn Monroe in Blonde), ma una ragazza comune con problemi comuni (sentimentali, di autostima, alimentari). La scrittrice non aveva in mente di produrre un romanzo femminista, dal momento che “Oates does not always depict women as feminist role models”138, ma un’opera che parlasse della condizione femminile senza essere militante, e che raccontasse, attraverso espedienti stilistici e simboli femminili, i rapporti di potere fra uomini e donne e l’America stessa, vista attraverso gli occhi di un personaggio che solo nella fiction può ritrovare la sua voce.