I.3.1. PREMESSA
Il presente lavoro di dottorato si basa sull’analisi geoarcheologica riferibile ad un contesto altomedievale della Toscana meridionale. Data l’ampiezza dell’argomento, è impossibile in questo contributo poter descrivere in maniera completa ed esaustiva la disciplina geoarcheologica; per questo motivo in questo capitolo si illustreranno brevemente i concetti e le tematiche di discussione che rendono utile l’applicazione della geoarcheologia alla ricerca archeologica ed in particolare nel concetto di Multiscala. Per un discorso più approfondito si rimanda alla bibliografia di base (Cremaschi, 2000; Goldberg & Macphail, 2006; Rapp & Hill, 2006; Karkanas & Goldberg, 2019).
I.3.2. LA GEOARCHEOLOGIA
A partire dal secondo dopoguerra nella ricerca archeologica, soprattutto negli ambiti preistorici e medievali, iniziò ad emergere la consapevolezza che per ricostruire la storia delle popolazioni antiche e comprendere i loro comportamenti culturali erano necessari nuovi concetti e strumenti che permettessero di fornire nuove interpretazioni delle tracce antropiche nei depositi archeologici e ricostruire l’ecosistema in cui esse erano inserite (Davidson & Shackley, 1976; Hill, 2005). Iniziarono quindi ad affermarsi dei nuovi approcci multidisciplinari afferenti agli studi di archeologia ambientale che, avvalendosi di nozioni, metodi e tecniche provenienti dalle aree scientifiche naturali, matematiche e fisiche, sfociarono negli anni Sessanta nella cosiddetta “New Archaeology” (Cremaschi, 2000) e della “Contextual Archaeology” (Butzer, 1982; Clarke, 1978).
In questo quadro ebbero notevole impulso gli studi di archeobotanica (Behre & Jacomet, 1991; Palmer & Van der Veen, 2002, e bibliografie interne) archeozoologia (Landon, 2005, e bibliografia interna) e archeometria (Ehrenreich, 1995, e bibliografia interna), volti alla ricostruzione delle risorse alimentari e degli ambienti vegetazionali e delle faune connesse ai siti archeologici. Grazie al contributo di queste “scienze applicate” (Mannoni & Molinari, 1990), e ai nuovi metodi e strumenti a loro associati, le fonti archeologiche non si limitarono più al dato archeologico proprio (manufatti, strutture ecc.) ma estesero la ricerca anche al dato naturale ed ambientale in cui l’attività antropica si contestualizza.
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Per questo motivo, suoli e sedimenti archeologici acquistarono un valore informativo importantissimo, sia a scala piccola (es. comprendere la natura di un singolo strato archeologico o i processi di formazione di un sito, cfr. Schiffer, 1987; Browman & Givens, 1996; Stein, 2001; Shahack-Gross, 2017), che a scala grande (es. organizzazione degli insediamenti, evoluzione ambientale, Stafford, 1995; Wilkinson, T.J., 2005; Debaine-Francfort et al., 2010; Ravesloot & Waters, 2013). In questo contesto nacque e si sviluppò la geoarcheologia.
La geoarcheologia è una branca dell’archeologia che si inserisce nelle scienze inter- e multi- disciplinari, in quanto deriva dal connubio tra le scienze della terra e dell’archeologia, affiancandosi ad essa nelle fasi della ricerca ed occupandosi in maniera specifica della dinamica dei processi della superficie terrestre utilizzando metodi e concetti delle Scienze della Terra. Sebbene esistano varie definizioni, proposte da vari studiosi nel corso del tempo (Renfrew, 1976; Gladfelter, 1977, 1981; Waters, 1992; Rapp & Hill, 1998, solo per citarne alcuni), la maggiormente riconosciuta dalla comunità scientifica è quella di K. Butzer (1982) “Geo- archaeology implies archaeological research using the methods and concepts of the earth sciences”.
Dato che la geoarcheologia opera come “conceptual approach” (Butzer, 1982) secondo il procedimento induttivo (Cremaschi, 2000) gli obiettivi che si prefigge sono molteplici e dipendono dalle problematiche proposte e dalle questioni specifiche che si presentano di volta in volta. Gli scopi principali della geoarcheologia sono dunque mirati alla determinazione dei processi di formazione del registro archeologico e le sue modificazioni sin- e post-deposizionali (Goldberg et al., 2001; Karkanas et al., 2011; Howard et al., 2015; Angelucci et al., 2013, 2018), alla determinazione delle successioni stratigrafiche a scala locale o regionale e ricostruirne la sequenza cronologica (Zárate & Flegenheimer, 1991; Goldberg et al., 1992; Murphy et al., 2014, Moriwaki et al., 2016), alla ricostruzione dell’ambiente fisico e alle sue modificazioni nel tempo (Beach & Luzzadder-Beach, 2008; Amato et al., 2009; Costante et al., 2010), individuare le risorse disponibili nel territorio (Arakawa & Miskell-Gerhardt, 2009; Arnoldus-Huyzendveld & Citter, 2014) e l’organizzazione spaziale dei siti archeologici all’interno di un sistema paesaggistico (Waters, 1991; Wells, 2001; Boyer et al., 2006; Magshoudi et al., 2014). In sintesi, quindi, il principale obiettivo della geoarcheologia consiste nel ricostruire le relazioni esistenti tra i gruppi umani del passato ed il contesto paleoambientale in cui esse vivevano. Al fine di risolvere le questioni archeologiche, la geoarcheologia raccoglie ed analizza le informazioni afferenti alla geosfera utilizzando un bagaglio metodologico e tecnico mutuato
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dalle varie discipline delle Scienze della Terra. Le tecniche applicative in ambito geoarcheologico, dunque, sono diverse e sviluppate su più ambiti, riassunti in Tab. I.1.
Fonti Discipline Tecniche
Rilievo e forme Geomorfologia Prospezione geomorfologica, morfometria, fotografia aerea, rilevamento di campo, analisi di laboratorio, analisi di facies,
micromorfologia
Sedimento Sedimentologia
Suolo Pedologia Rilevamento di campo, analisi di laboratorio, classificazione
pedologica, micromorfologia
Stratificazione
(sedimenti e suoli) Stratigrafia Rilevamento di campo, analisi di facies Età Cronologia Analisi stratigrafica e correlazioni, datazioni
Manufatti Tafonomia, Traceologia,
Petrografia ecc. Caratterizzazione petrografica, analisi microscopica
Sedimenti e suoli Geofisica, Geotecnica Prospezione geofisica, prospezione geognostica
Organizzazione del
territorio (varia) Ex. Land evaluation
Tabella I.1 – Fonti d'informazione, discipline e tecniche delle Scienze della Terra utilizzate in geoarcheologia (ripreso da Angelucci, 2010)
I.3.3. DALLA GRANDE SCALA ALLA PICCOLA SCALA: UN APPROCCIO MULTISCALARE
Come è possibile dedurre in Tab. I.1, la geoarcheologia approccia le sue analisi a diversi livelli di risoluzione spaziale, che rientrano all’interno del concetto di “Multiscala” (Butzer, 1982). Questa prospettiva amplia considerevolmente la concezione intrinseca della geoarcheologia di operare non solamente all’interno di un singolo sito archeologico, ma di espandere la ricerca anche al contesto regionale che lo circonda, in uno stretto legame biunivoco. Ciò è dovuto al fatto che i fattori che veicolano i processi formativi di un record archeologico risiedono molto spesso nell’ambiente circostante; perciò, la loro discriminazione e la comprensione di come essi hanno influito nell’evoluzione del sito diviene una prerogativa imprescindibile per l’analisi archeologica. Nondimeno, lo studio di un contesto archeologico a diverse scale di risoluzione fornisce un quadro interpretativo più ampio della presenza umana sul territorio, ricostruendo i mutamenti spaziali e temporali nell’organizzazione insediativa delle comunità ed individuando patterns economico-sociali di sfruttamento del territorio, a cui si deve aggiungere gli effetti dell’impatto antropico sullo stesso (Cremaschi, 2000). A questo proposito, Goldberg & Macphail (2006: 3) riassumono molto bene questi aspetti “Geoarchaeology provides the ultimate context of all aspects of archaeology from understanding the position of a site in a landscape setting to a comprehension of the context of individual finds and features”.
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Il concetto di Multiscala, sebbene possa sembrare semplice e (erroneamente) ovvio, è stato soggetto a varie interpretazioni nel corso del tempo ed ancora oggi la discussione riguardo una sua chiara identità è ancora aperta. Il primo a descrivere questo approccio fu B.G. Gladfelter (1977), il quale introdusse i termini Micro- Meso- e Macroscala contestualizzandoli però a livello archeologico al singolo sito e all’ambiente circostante a cui esso è riferito.
In tempi più recenti l’analisi alla Multiscala è stata ripresa da C. French (2003, 2015) e K.W. Butzer (2008) che, pur con differenti interpretazioni, ampliarono la prospettiva al contesto regionale, necessario per analizzare l’organizzazione e la distribuzione delle comunità antropiche sul territorio in base alla distribuzione dei materiali e dei siti archeologici. C. French (2003, 2015) determinò, sulla base dei maggiori fattori di controllo del determinato contesto, quattro scale di risoluzione: a) “macro-environment” in cui fattori climatici, geologici e topografici hanno un ruolo primario nella modellazione del paesaggio; b) “meso-environment” da cui ricava due sottoscale, la prima considerata come l’areale in cui si imposta il sito archeologico, la seconda l’area subito intorno il sito archeologico. Qui identifica lo sfruttamento del suolo e la posizione del sito archeologico come fattori principali per la conservazione del sito archeologico; c) “soil-micro-environment” connesso al suolo ma comunque in forte connessione con i processi geografici circostanti.
K. Butzer (2008), d’altro canto, mantenne la tripartizione originale proposta da Gladfelter, definendo la Microscala come “On-site Geoarchaeology”, focalizzata sull’analisi dei sedimenti, i processi sin- e post-deposizionali e alla microstratigrafia del singolo sito archeologico, e la Mesoscala e Macroscala come “Off-site Geoarchaeology”, la prima relativa al contesto circostante il sito archeologico o di un gruppo di siti archeologici, la seconda a tutto il sistema paesaggistico in cui esso/essi si inseriscono.
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