CAPITOLO II.3 SISTEMA VALLIVO DEL FIUME PECORA
II.3.1. OSSERVAZIONI GEOMORFOLOGICHE
L’unità di paesaggio valliva del bacino idrografico del fiume Pecora è il risultato di una interazione complessa tra processi erosivi e deposizionali legati principalmente alle acque correnti superficiali, processi carsici ed attività antropiche (cfr. le osservazioni con Fig. II.9) Il tratto prossimale del corso odierno del fiume Pecora si sviluppa all’interno delle depressioni carsiche di Pian del Vescovo ad O-SO di Massa Marittima (Fig. II.6a). In quest’area, gli interventi antropici sul reticolo idrografico sono stati finalizzati al drenaggio di queste aree depresse attraverso la realizzazione di canali pensili (Fig. II.6b) e convogliando il drenaggio delle acque attraverso la soglia che collega Pian del Vescovo in direzione di Padule di Moreta e Loc. La Cascata. Allo stesso modo, le acque della sorgente carsica di Le Venelle sono state invece canalizzate verso NE (in direzione opposta alla canalizzazione del fiume Pecora) e deviate bruscamente verso S, confluendole con le acque della sorgente carsica Aronna, ed infine convogliate nel Torrente Ferriere. Precedentemente a tali sistemazioni idrauliche, il drenaggio di queste depressioni era impedito dalla presenza di soglie, che venivano interessate da fenomeni di tracimazione solamente durante episodi eccezionali critici.
A valle delle soglie di Pian del Vescovo si aprono i paesaggi caratteristici della presenza degli ambienti di tufi calcarei. Questi ambienti oggigiorno sono disattivati e sono caratterizzati dalla presenza di ampi terrazzi pianeggianti e gradini morfologici corrispondenti ai barrages.
Figura II.6 – Tratto prossimale del bacino del F. Pecora. a) visuale da Massa Marittima della depressione carsica di Pian del Vescovo; sullo sfondo è possibile notare la soglia che separa la depressione carsica dall'ambiente di CT. b) Pian del Vescovo, opere di regimazione del F. Pecora
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Le superfici dei terrazzi sono interessate da profili pedologici molto sottili e poco evoluti (Entisol, Inceptisol, USDA, 2014). Nelle fasi in cui la precipitazione di CaCO3 era attiva, il
paesaggio in quest’area all’interno della valle era interessato da ambienti umidi di tipo prevalentemente palustre a causa delle soglie di crescita dei barrages stessi.
Per quanto riguarda il fiume Pecora, il tratto principale in questo settore è caratterizzato dalla presenza del barrage principale (Loc. La Cascata). Questo barrage ha una altezza media di ca. 40 m ed uno sviluppo laterale di circa 1,5 km (Fig. II.7a). A monte di esso è possibile osservare le tracce del paleodrenaggio antecedente le opere di sistemazione idraulica. Tale drenaggio convogliava le acque nella porzione meridionale della valle, verso Padule di Moreta, ed all’interno di una profonda forra incisa nel barrage, oggigiorno inattiva. Conseguentemente, l’area retrostante era caratterizzata da ambienti umidi e palustri (Fig. II.7b). La presenza di questi ambienti, fino a tempi molto recenti, è testimoniata inoltre da alcuni toponimi, es. Padule di Moreta5 a S e Pian delle Gore a N. Oggigiorno il corso attuale del fiume Pecora in
questo settore è completamente regimato (Fig. II.7c) e convogliato all’interno di un taglio artificiale che incide profondamente la cascata, drenando di conseguenza tutte le aree depresse a monte (Fig. II.7d). La presenza di opere di sbarramento in muratura e pietre nell’area di Padule di Moreta testimoniano la continua tendenza delle acque a drenare verso il corso naturale originale (Fig. II.7e).
Nell’area a valle della cascata, Loc. Piano del Padule6 (Fig. II.7f), le tracce del paleo-drenaggio
sono concordanti con quelle osservate a monte. In questo tratto i paleoalvei scorrono sulla superficie topografica in addossamento al fianco sinistro della valle. Tutt’oggi sono presenti opere di canalizzazione delle acque superficiali per favorire il completo drenaggio dell’area. In questa porzione, il corso del fiume Pecora forma una forra profonda ca. 15 m ed ampia fino a ca. 20 m che incide le successioni dei tufi calcarei ed alluvionali ed approfondendosi fino al substrato (Fig. II.7g) e formando un ampio terrazzo. I tributari in questo tratto, provenienti per la totalità dal fianco destro della valle, sono interessati anch’essi dalla presenza di ambienti di tufi calcarei che formano dei terrazzi profondamente incisi dai corsi d’acqua attuali.
5 Il termine “Padule” indica, nell’italiano regionale toscano, ambienti paludosi.
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Figura II.7 – Tratto mediano del bacino del F. Pecora caratterizzata da ambienti di CT. a) visuale da valle (Piano del Padule) della cascata. b) visuale dell’area a monte della cascata; si noti l’area depressa di Pian delle Gore che ospitava ambienti palustri/stagnanti prima delle opere di bonifica. c) regimazione del F. Pecora ed imbocco nel taglio artificiale all’interno della cascata; si noti l’incisione dell’alveo direttamente sulle formazioni di CT in facies di cascata. d) visuale interna del taglio artificiale; le formazioni di CT in facies di cascata sono ben riconoscibili. e) Padule di Moreta, sbarramento in muratura. f) visuale di Piano del Padule. g) forra incisa dal F. Pecora su sedimenti alluvionali e formazioni di CT in facies palustre.
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Particolarmente interessante è il Fosso Trecine, primo tributario a valle della cascata; la cartografia storica, infatti, identifica questo corso d’acqua con il toponimo di Pecora Vecchia, mentre il corso attuale del fiume Pecora, a monte della cascata, è riportato con il toponimo di Torrente Sata. Ciò indicherebbe, dunque, che precedentemente la realizzazione delle opere di regimazione il Fosso Trecine fosse identificato come il corso d’acqua principale.
Verso valle, l’ambiente dei tufi calcarei si interrompe nei pressi di Loc. Casa al Conte; da questo settore in poi l’incisione del fiume Pecora diminuisce bruscamente e la pianura alluvionale si amplia (Fig. II.8a), mostrando la presenza di numerose tracce di paleoalvei che divagano all’interno di essa. Tale andamento prosegue fino alla confluenza con Fosso di Valmora, tributario in sinistra idrografica. Da questo settore, fino alla confluenza con il Torrente Ferriere, il fiume Pecora è stato oggetto di sistemazioni idrauliche, attraverso la costruzione di argini artificiali e tratti rettificati. Infine, il tratto finale assume le caratteristiche di un alveo pensile, deviato definitivamente verso O per servire alle colmate del Padule di Scarlino e agli stabilimenti industriali.
Per quanto riguarda la valle del Torrente Ferriere, l’area è caratterizzata anch’essa da ambienti di tufi calcarei con estesi terrazzi e corrispettivi barrages. Tuttavia, a differenza di quanto osservato per il fiume Pecora, il drenaggio attuale in questa valle scorre all’interno di una pianura alluvionale molto ampia. Nel tratto distale di questo ambiente, nei pressi di Cura Nuova, le formazioni di tufi calcarei formano un terrazzo sul fondovalle attuale ampio fino a ca. 15 m. In aggiunta, è da riportare che in questo settore le superfici dei terrazzi sono interessate dalla presenza di suoli argillici decarbonatati rubefatti (Alfisol, Fig. II.8b). Nel tratto più distale, prima della confluenza con il fiume Pecora, il corso d’acqua è confinato a N dai terrazzi di tufi calcarei di Cura Nuova, mentre a N da un terrazzo alluvionale localizzato ca. 4 m di altezza dal thalweg. La superficie di quest’ultimo degrada gradualmente verso S fino ad essere sepolta dai sedimenti della pianura alluvionale tardopleistocenica, sulla cui porzione più distale si colloca il sito archeologico di Vetricella (cfr. Sez. III. Mesoscala).
Per ottenere una visione più dettagliata, nonché raffinare l’evoluzione geomorfologica del tratto prossimale e mediano del fiume Pecora, sono state condotte ulteriori osservazioni sugli affioramente disponibili delle sequenze sedimentarie alluvionali e delle formazioni di tufi calcarei.
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Figura II.8 – Porzione a valle degli ambienti CT. a) diminuzione dell’incisione dell’alveo del F.Pecora all’interno della pianura alluvionale; b) Superficie del dei terrazzi interessate da suoli argillici decarbonatati rubefatti (Alfisol)