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CAPITOLO II.1 - INTRODUZIONE
II.1.1. QUESTIONE ARCHEOLOGICA
Nelle fasi iniziali del progetto nEU-Med, l’attenzione storico-archeologica si è focalizzata prevalentemente sui siti archeologici di Vetricella (Marasco et al., 2018), e Carlappiano (Dallai et al., 2018).
La caratteristica comune ai due siti è quella di trovarsi in ambienti prossimi ad un sistema lagunare e/o palustre che, fino a tempi molto recenti, caratterizzava entrambi i settori (la bonifica definitiva dei paduli di Scarlino e di Piombino è avvenuta negli anni ’50 del XX secolo, Londi et al., 2007). La presenza di ambienti umidi in aree anche molto interne rispetto alla costa è testimoniata ulteriormente dalla cartografia del Catasto Leopoldino della prima metà del XIX secolo e da altri documenti cartografici risalenti ai secoli precedenti (Londi et al. 2007). Per tale motivo, la principale questione geoarcheologica, a carattere della Macroscala, ha riguardato le caratteristiche del paesaggio fisico all’intorno degli insediamenti medievali nonché la loro evoluzione. I dati ottenuti sono stati perciò comparati con le indicazioni archeologiche e storiche relative ai periodi di occupazione e tipologie di gestione dei territori presi in esame, in maniera tale da definire con maggior precisione le modificazioni occorse nei paesaggi e non riportate nelle cronache storiche.
Ad esempio, un elemento cruciale è stato la definizione delle caratteristiche delle aree palustri e lagunari per determinare se consentissero uno scambio diretto con il settore costiero (es. navigazione) e le relazioni con i processi vallivi e dei versanti circostanti. Per rispondere a queste domande l’analisi geoarcheologica è stata condotta attraverso il rilevamento geomorfologico, sia da remoto che da terreno, l’analisi dei dati topografici di dettaglio (LiDAR) analisi stratigrafica e sedimentologica dei record sedimentari (affioramenti, trincee meccaniche e sondaggi a carotaggio continuo). I dati così ottenuti sono stati integrati allo scopo di ottenere un modello di evoluzione del paesaggio altomedievale. Inoltre, gli stessi record sono stati utilizzati per effettuare analisi sui proxies biologici, quali analisi vegetazionali (pollini, carboni), paleoidrologia e paleoambiente delle aree umide (molluschi, foraminiferi, ostracodi, pesci) e analisi geochimiche (TIC/TOC, conducibilità elettrica, pH, fosfati ecc.). I dati provenienti da queste analisi sono tuttora in fase di elaborazione e non verranno perciò discussi in questa tesi.
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II.1.2. DATI STORICI PREGRESSI
Le documentazioni storiche e cartografiche precedenti l’età moderna e le bonifiche recenti mostrano la presenza di aree umide lungo la costa (Fig. II.1), anche se la loro estensione e precisa caratterizzazione ambientale presenta delle controversie (Dallai et al., 2018). Tuttavia, la presenza di porti utilizzati per lo scambio commerciale è attestata sia a Piombino, nella pianura del Cornia (Camilli, 2005) sia a Puntone (Cucini, 1985) nell’area del Pecora.
II.1.2.1. Pianura costiera del Pecora
Le prime attestazioni di bonifica e regolamentazione delle acque si hanno a partire dalla fine del ‘500 ad opera dei Medici, e dalla prima metà del ‘700, con i Lorena . Gli interventi di recupero più concreti recenti ed organici, però, iniziano con il Granduca Leopoldo II (1831, Londi et al., 2007; Dallai et al., 2018). La documentazione storica riporta che le prime bonifiche furono effettuate tecnica con il metodo della colmata, che consisteva nell’esecuzione di opere di regimazione atte a favorire la deposizione del carico solido trasportato dai corsi d’acqua e per creare dei gradienti topografici favorevoli al drenaggio superficiale. Successivamente, data la lentezza del processo, questi lavori furono potenziati integrandoli con azioni di riempimenti artificiali attraverso l’utilizzo di materiali di diversa origine, inclusi i materiali di risulta dei siti minerari presenti nell’area e le discariche antiche (Baiocco et al., 1990). È in questo periodo che il paesaggio della pianura costiera del Pecora subisce delle importanti trasformazioni (Francovich, 1985). Tra le principali si menzionano:
- Sistemazione della laguna del Puntone di Scarlino tramite la costruzione di un argine divisorio, per impedire il mescolamento delle acque marine con quelle dolci3.
- Deviazione del Torrente Ferriere, tributario del fiume Pecora, mediante la costruzione un ponte-canale presso la loro confluenza a Cura Nuova. Quest’opera fu attuata sia per utilizzare il Torrente Ferriere come fonte di energia idraulica alle fonderie di Follonica, sia per utilizzare il fiume Pecora per le operazioni di colmata. Quest’ultimo inoltre, fu arginato artificialmente e deviato verso Ovest.
- Canalizzazione di tutti i corsi d’acqua della porzione orientale della palude e loro confluenza all’interno di un unico fosso (Fosso Allacciante), per consentire il deflusso delle acque stagnanti e la colmata delle aree più depresse e regimare gli eventi di esondazione.
3 Intervento effettuato nella credenza che la malaria fosse in stretto rapporto con la presenza delle paludi e la
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II.1.2.2. Pianura costiera del Cornia
Anche quest’area, nota come Padule di Piombino, è stata oggetto in tempi storici di importanti opere di bonifica che, a partire dal XIX secolo, hanno delineato l’assetto morfologico ed idraulico odierno. Nel XVIII secolo, la cartografia disponibile (Londi et al., 2007; Dallai et al., 2018) indica la presenza di aree umide in comunicazione con il mare nel settore occidentale (Piombino) e nel settore orientale (ad Est di Carlappiano) (Fig. II.1). Inoltre, aree perennemente umide, ma di limitata estensione, sono segnalate anche nella parte più interna della pianura fino ad una distanza di 6 km dalla costa. La complessa interazione tra le dinamiche fluviali e le dinamiche antropiche è testimoniata da segnalazioni di paesaggi umidi in continua evoluzione e presenza di malaria, a causa alla cattiva manutenzione dei corsi d’acqua naturali ed artificiali (Francovich, 1985).
Solo nel 1828, con l’emanazione del Motu Prorio4 (Londi et al., 2007), e l’avvio da parte del
Granduca di Toscana delle opere di bonifica della Maremma Grossetana iniziano i lavori di bonifica sistemazione idraulica, con opere di regimazione del Cornia ed il suo definitivo spostamento verso Ovest, e la conseguente regimazione di fossi, come Corniaccia ed Acquaviva, per consentire la colmata del settore orientale della pianura.
Figura II.1 – Esempio di cartografia storica. Carta dell’anno 1667 del territorio di Siena con il Ducato di Castro. Il riquadro rosso delimita il territorio in esame. Si noti la presenza della laguna di Piombino nella pianura costiera del Cornia.
4 Formula introduttiva latina (tradotta letteralmente “di propria iniziativa”) che indica l’atto ed il documento di una
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