Capitolo 2: Identificazione delle principali problematiche che influiscono sulla produzione d
2.2 Risultati e Discussione
2.2.2 Analisi degli indicatori di gestione dell’allevamento
2.2.2.3 Gestione della riproduzione
Nella CCSF Frank País 10 allevatori (83,33%) utilizzano la monta libera e solo uno riporta la monta controllata come sistema di riproduzione. La mandria di femmine è in prevalenza composta da meticce, e solo 1 produttore dichiara avere vacche della razza Zebù. In media, le vacche hanno un ciclo di produzione di 4 anni, con un intervallo di 3-6 anni, rimanendo all’interno dei parametri di riferimento (5-6 anni) secondo la razza e il tipo di sistema di allevamento in condizioni tropicali (Valdés Hernández, 2007). Nel caso dei tori riproduttori utilizzati, nel 58,33% degli intervistati sono della razza Zebù e il resto dichiara avere riproduttori meticci. I tori utilizzati a scopo riproduttivo hanno una media di età di 3,6 anni, con un range fra 3-4 anni, acquistati sempre da un altro allevatore. Il 41,67% degli intervistati dichiara di non conoscere con precisione l’età dei suoi riproduttori maschi, elemento che conferma la mancanza di registri e controllo della riproduzione. Álvarez et. al. (2006) consigliano per i maschi a scopo riproduttivo una età media fra 3- 6 anni, fino a 8 anni quando non ci sono animali da sostituire; dopo 6 anni, infatti, gli animali cominciano a presentare problemi podali, traumi e diminuzione della libido sessuale.
Nel caso della CCS Jesús Menéndez tutti produttori dichiarano l’utilizzo della monta libera, con una mandria di femmine e tori riproduttori per la maggior parte meticce, anche se 2 allevatori possiedono animali delle razze Holstein, Zebù e Siboney di Cuba. I tori riproduttori hanno una età media di 3 anni, in un range di 2-5 anni, nel 66,67% acquistato da un altro allevatore e solo 4 produttori (33,33%) utilizzano riproduttori dalla rimonta interna. In media, le vacche hanno un ciclo di produzione di 9 anni, con un intervallo di 7-10 anni. Questa situazione può comportare una diminuzione dell’efficienza riproduttiva della mandria. La consuetudine del accoppiamento nella monta libera è di 1 toro per 25 mucche (Valdés Hernández, 2007; Álvarez et. al., 2006; Bravo et. al., 1985). Nelle aziende appartenenti alla CCSF Frank País circa il 72,73% sottoutilizzano il toro riproduttore, mentre nella CCS Jesús Menéndez più del 50% lo sovra-utilizzano.
Il sistema di monta libera, pure essendo di più facile gestione per l’allevatore, rende problematico il controllo dell’accoppiamento e la gestione genetica della mandria, soprattutto dal punto di vista della tenuta dei registri. Se teniamo conto che la maggior parte dei tori utilizzati dagli allevatori in entrambe le cooperative sono acquistati da un altro produttore nelle vicinanze e di razza meticcia, si deve aspettare che non sia accertata precedentemente la efficienza riproduttiva degli stessi. Questo ultimo aspetto, unito a un mancato controllo della proporzione tra maschi e femmine, comporta o un abbassamento della fertilità, oppure uno spreco di risorse nel mantenimento del toro riproduttore. Tutto sommato, il dato mette in evidenza una mancata gestione riproduttiva e genetica dell’allevamento che finisce per comportare, quasi sempre, una bassa efficienza degli indicatori produttivi.
2.2.2.3 Sistema di alimentazione
Come tipicamente si registra nei sistemi produttivi a duplice attitudine in America Latina, anche queste due cooperative basano l’alimentazione degli animali sul pascolo. Le aziende appartenenti alla CCSF Frank País hanno una media di 11,52 ha destinati al pascolamento (range 0,5-26,84 ha) senza irrigazione, tutti di pascoli naturali e nessuno degli intervistati è a conoscenza delle specie di pascolo prevalente. Il 50% delle aziende utilizza il sistema estensivo di pascolamento, mentre il 25% utilizza il sistema di rotazione degli appezzamenti
dell’area di pascolamento e l’altro 25% non dichiara la modalità di uso dell’area. Delle 12 aziende in studio, 11 non hanno un area di produzione di foraggio, e solo un produttore dichiara l’utilizzo di 2 ha irrigui (10% dell’area totale) nella coltivazione di canna di zucchero (Saccharum officinarum), king grass (Pennisetum purpureum cv. CT-115), morera (Morus alba) e tithonia (Tithonia diversifolia). Tutta la produzione è destinata alla alimentazione animale, ma manca un computo preciso della produzione media dell’area utilizzata.
Nel caso della CCS Jesús Menéndez le aziende hanno una media di 12,36 ha per il pascolamento (range 6,6-32,4 ha), di origine naturale e senza irrigazione, costituito nella maggior parte di pascolo messicano. Il 91,67% utilizza il sistema di rotazione degli appezzamenti dell’area di pascolamento, con una media di 4 appezzamenti (range 2-5). Tutte le aziende possiedono un area di foraggio per la coltivazione di canna e king grass destinata alla alimentazione animale. In media utilizzano 0,5 ha per la produzione di king grass e 1 ha per la produzione di canna, nella maggior parte dei casi (11 di 12 intervistati) senza irrigazione e senza registro della produzione media.
Anche se si osserva una miglior gestione dell’area di pascolo e foraggio nella CCS Jesús Menéndez, la problematica del mancato registro della produzione per la pianificazione dell’allevamento è persistente in entrambe le cooperative. I Presidenti manifestano l’impossibilità della semina di pascolo coltivato data la mancanza di semi, irrigazione, recinzioni per gli appezzamenti e attrezzi per la coltivazione.
In studi condotti a Cuba, la produzione media di pascoli naturali senza irrigazione e fertilizzazione è di 5,0-7,0 kg SS/ha/anno, con una composizione nutrizionale media di 30,9% di sostanza secca, 41,30 % di fibra grezza, 5,9 % di proteina grezza, 0,52% di calcio e 0,31% di fosforo. La qualità nutrizionale e il potenziale produttivo dei pascoli tropicali sono stati ampiamente discussi in letteratura, ed è generalmente accettato che essi abbiano una qualità nutrizionale inferiore a quella dei pascoli temperati, comportando una minore produttività in carne e latte, anche se il loro potenziale per la produzione di biomassa è molto maggiore (Sánchez et. al., 2014; Hernández et. al., 2000).
La canna di zucchero (Saccharum officinarum) si utilizza come alternativa nella dieta dei bovini di latte e carne fin dal secolo XIX, e i centri di ricerca cubani hanno condotto molteplici
30% di sostanza secca) in terreni senza irrigazione, dopo 8-10 mesi, con 1 taglio all’anno e una persistenza nel terreno di 5 anni. La quantità consigliata per l'alimentazione di bovini di latte è di 10-15 Kg/capo/giorno (Valdés Hernández, 2007; Martín, 2005). A differenza della canna di zucchero, il king grass (Pennisetum purpureum cv. CT-115) è una varietà sviluppata a Cuba dall’Istituto di Scienza Animale (ICA) e diffusa in tutto il paese come la seconda specie di foraggio più importante dopo la canna di zucchero. Adatta a terreni di scarsa fertilità, resistente alla siccità e temperature calde, con una produzione circa 30 t SS/ha/anno e un taglio all’anno (García et. al., 2014; Valdés Hernández, 2007).
La morera è un albero o cespuglio di origine himalayana, ma con ampia capacità di adattamento a diversi condizioni climatiche e di altitudine. Come foraggio il primo taglio si può realizzare a 12 mesi e con la concimazione adeguata la frequenza di taglio può essere ogni 3 mesi in terreni irrigui e 4 in terreni asciutti. Possiede tra 20-24% di proteina, con un contenuto di sostanza secca fra 19-25% e una digeribilità di circa il 75-85%; e si può somministrare circa 1-1,5% del peso vivo di foglie in base secca agli animali negli allevamenti di latte (Benavides, 1995).
D’altra parte, la tithonia (Tithonia diversifolia), detta anche finto girasole o albero meraviglia, è originaria del Centroamerica. Risulta essere una pianta erbacea (o cespuglio) robusto annuo o perenne, con elevata capacità di adattamento climatico. Come foraggio si consiglia realizzare i tagli ogni circa 50 giorni con una produzione di biomassa intorno a 30 t/ha. Nelle sue piantagioni questa pianta può essere associata ad altre specie di alberi e graminacee. Possiede una percentuale media di sostanza secca di circa 17,9 % e proteina grezza fra 28,7 - 18,9 %, costituendo una alternativa fattibile per la alimentazione dei bovini da latte in condizioni tropicali (Pérez et. al., 2009).
Un problema ricorrente negli allevamenti di bovini da latte al pascolo è la presenza di infestanti a prescindere del sistema di pascolamento, ma questa problematica si evidenza in modo molto diverso nelle due cooperative in studio. Circa 80% degli intervistati nella CCSF Frank País riportano una infestazione moderata con specie quali marabú (Dichrostachys cinerea), weyler (Mimosa pigra L.) e bejuco marrullero (Ipomoea tiliacea). Mentre nella CCS Jesús Menéndez solo il 25% degli allevatori riportano una infestazione bassa con specie quali marabú e dormidera (Mimosa pudica L.). Le specie citate in precedenza sono le infestanti più
frequenti e invasive, sia delle aree di pascolamento che delle aree naturali. In particolar modo a Cuba si riporta il marabú come infestante di circa il 56% del terreno agricola destinato al pascolamento. Questa specie data la presenza di lunghe spine nel tronco ei rami può ferire gravemente i bovini nelle mammelle, zampe e occhi (EcuRed, 2017).
Dopo la crisi economica degli anni 90 si è molto diffusa a Cuba l’introduzione di alberi nell’area di pascolamento (chiamato “sistema silvopastoril”). Questa pratica, oltre ad essere utilizzata per la difesa dal caldo per gli animali, può costituire anche una fonte di reddito alternativa per il produttore, oppure una riduzione dei costi se usata come recinzione nel perimetro degli appezzamenti. Il 100% degli intervistati in entrambe le cooperative dichiarano la presenza di alberi sia all’interno sia nel perimetro dell’area di pascolamento. Le specie più utilizzate sono: güacima (Guazuma ulmifolia), ateje (Cordia dentata), algarrobo (Ceratonia siliqua), almendro (Terminalia catappa L.) e mango (Mangifera L.).
Circa la metà dei produttori intervistati nella CCSF Frank País non ha risposto alla domanda riguardo l’acquisto o la produzione di altri alimenti per gli animali, mentre dei 2 che hanno risposto affermativamente solo 1 dichiara l’acquisto di crusca di cereali, soia e mais; senza però specificare prezzo, quantità o modalità di utilizzo. Nel caso della CCS Jesús Menéndez, 8 degli allevatori intervistati (66,67%) dichiara di non comprare ne produrre altri alimenti per gli animali, e 3 allevatori riportano l’acquisto di bagacillo (residuo più fine ottenuto dalla macinazione della canna da zucchero) e melaza (sottoprodotto semiliquido del processo di raffinazione dello zucchero di canna). Questi allevatori acquistano fra 10-20t di entrambi prodotti, erogando fra 2000-5000 CUP mensile. Inoltre tra questi ultimi, un allevatore dichiara l’utilizzo dello stelo e foglie scartate dalla coltivazione della “yuca o mandioca” (Manihot esculenta) prodotte per autoconsumo, come alimento per gli animali. Il fieno o insilato non è utilizzato in nessuna delle aziende in studio.
Nella intervista con il Presidente della CCSF Frank País si conferma l’acquisto di derivati dell’industria dello zucchero che viene distribuito a ogni allevatore a seconda della necessità e dimensione della mandria. Inoltre, si dichiara l’utilizzo di scarti di colture (fagioli, mais e riso) ottenuti dai produttori agricoli associati alla cooperativa, come alimento animale, ma senza spiegare il tipo di rapporto economico stabilito tra i produttori agricoli e gli allevatori
di bovini da latte. Il Presidente della cooperativa Jesús Menéndez, invece, non ha fornito risponde alle domande riguardo questo specifico tema.