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Programmi di buone pratiche zootecniche, igieniche e di benessere animale

Capitolo 3: Suggerimenti operativi

3.1 Alcune linee guide per l’applicazione dei suggerimenti operativi

3.1.2 Programmi di buone pratiche zootecniche, igieniche e di benessere animale

Le metodologie per raggiungere gli obiettivi fissati nel sistema di gestione della cooperativa devono basarsi su buone pratiche agricole, zootecniche e d’igiene, che standardizzino i diversi processi. La progettazione e l’applicazione di questi programmi dovrebbero essere eseguite in modo graduale, iniziando con le attività economiche e produttive di maggiore importanza, tenendo conto dell’importo dei redditi che la cooperativa percepisce da essi, e tenendo conto anche delle spese di applicazione. Questa metodologia dovrebbe essere applicata a ciascun produttore, anche gradualmente, passo dopo passo; selezionando inizialmente i produttori con i migliori risultati e maggiore predisposizione all'innovazione. I programmi di buone pratiche più utilizzati nell’allevamento bovino di latte sono (FAO e FIL, 2012):

a) Salute degli animali: con l’obiettivo fondamentale di prevenire l’ingresso di malattie nell’azienda, aumentare la resistenza del bestiame a quelle più frequenti sul territorio e fare un uso appropriato dei prodotti e dei medicinali utilizzati. Ecco alcuni esempi di azioni concrete che possono essere intraprese:

 Stabilire un programma di vaccinazione in base ai requisiti e alle raccomandazioni dei programmi nazionali in vigore.

 Stabilire una procedura per l’acquisto di animali che comprenda controlli dello stato sanitario (sia delle mandrie che dei singoli animali) e verificarne l’ingresso nell' azienda, se necessario tenendoli in quarantena. Particolare attenzione dovrà essere posta ai tori a scopo riproduttivo.

 Istituire un programma di controllo di animali vettori di patologie parassitarie nelle fattorie, nei centri di raccolta del latte e nei magazzini appartenenti alla cooperativa e ai singoli produttori.

 Stabilire un programma di controllo delle malattie parassitarie più diffuse nel territorio per le specie a scopo produttivo e di autoconsumo.

b) Routine di mungitura: per garantire la corretta qualità del prodotto e tentare che essa sia mantenuta nel tempo. Lo stabilimento di un manuale di buone pratiche per la routine di mungitura deve tener conto che in questo specifico caso il metodo utilizzato è quello manuale e soprattutto definire i metodi di monitoraggio. Alcuni principi di base possono essere (Nieto et. al., 2012; Colectivo de autores, 2011):

 Comportamento igienico del mungitore.

 Norme d’igiene delle attrezzature e dei locali per la mungitura.

 Norme di benessere animale prima, durante e dopo la mungitura.

 Utilizzazione dei metodi consigliati per mungere correttamente.

 Pratiche igieniche durante la mungitura.

c) Sistema di alimentazione (inclusa l’acqua): allo scopo di garantire che gli alimenti e l'acqua provengano da fonti sostenibili, siano adeguate in quantità e qualità, nonché di controllare le condizioni di conservazione. Alcuni esempi di azioni concrete che possono essere intraprese sono:

 Stabilire un programma per il controllo della qualità dell’acqua, delle condizioni igieniche dei pozzi, e del sistema di distribuzione all' interno delle aziende.

 Valutare fonti alternative di produzione di alimenti, con specie vegetali adatte alla coltivazione in ambiente tropicale.

 Creare un sistema interno di scambi tra agricoltori e allevatori per l’utilizzo di residui vegetali, sia come mangime che come fertilizzanti organici, finalizzato a incoraggiarne l’uso all' interno delle cooperative e generare risparmi.

 Valutare gli indicatori di produzione e utilizzo dell’area di pascolo e le variabili associate al sistema di rotazione degli appezzamenti nelle fattorie che lo utilizzano. Ad esempio: composizione botanica, carico animale, ecc.

 Stabilire un programma di buone pratiche nell'uso del letame per razionalizzarne il corretto utilizzo e ridurne l’impatto sull'ambiente ed evitare che diventi fattore di rischio per la trasmissione di malattie parassitarie. In questo specifico punto sarebbe opportuno promuovere la quantificazione della produzione di letame e del fabbisogno per la produzione di pascoli e foraggi, al fine di farne un uso più razionale.

Per la realizzazione di alcune di queste azioni specifiche, sarà necessario che la direzione delle cooperative riceva l’aiuto di professionisti appartenenti a centri di ricerca o università, in quanto, come evidenziato nel capitolo precedente, le cooperative stesse non hanno abbastanza professionisti del settore. Va notato che questo è del tutto possibile perché esiste una facoltà di medicina veterinaria nel territorio appartenente all'Università Centrale di Las Villas, con forti legami di scambio con i centri di ricerca che si occupano dei suddetti temi, come ad esempio l’Istituto di Scienze Animali (ICA per abbreviazioni ufficiali), il Centro Nazionale di Sanità Animale (CENSA) e la Stazione Sperimentale di Pascoli e Foraggi “Indio Hatuey”.

d) Benessere degli animali: allo scopo di garantire, oltre al rispetto delle "cinque libertà", l'ottenimento di prodotti di qualità e la massima potenzialità produttiva nelle condizioni specifiche di ogni allevamento. A questo proposito, riteniamo che, invece di elaborare un manuale di buone pratiche, sia necessario tenere conto di questi aspetti nella stesura e nell'attuazione dei programmi e delle procedure sopra consigliate, nonché promuovere una cultura del benessere degli animali all'interno dei produttori, dei dirigenti e del personale che in generale entra in contatto con le diverse specie appartenenti alle cooperative.

e) Ambiente: limitare l’impatto potenziale delle pratiche di produzione sull' ambiente del territorio. In questo particolare aspetto, riteniamo che l’argomento debba essere trattato nella stessa direzione del precedente. In altre parole, è necessario inserire questi temi nella redazione e nell'attuazione dei manuali di buone pratiche e procedure già raccomandate, senza voler istituire un sistema di gestione ambientale, tenendo conto delle condizioni e dei problemi incontrati nelle fattorie ed evidenziati nel capitolo precedente. Solamente una procedura standardizzata specifica per la gestione dei rifiuti di ciascun produttore e delle cooperative potrebbe essere utile.

f) Gestione socioeconomica: l’allevamento animale e l’agricoltura offrono vantaggi economici e sociali ai produttori e alle loro comunità. Le buone pratiche possono anche contribuire a gestire i rischi sociali ed economici associati all'attività imprenditoriale.

Un altro aspetto fondamentale da considerare è la creazione di procedure standardizzate per la gestione della cooperativa. In questo senso la progettazione di un programma di formazione e qualificazione del personale dovrebbe essere un punto di partenza, data la mancata conoscenza di alcuni aspetti vitali della produzione, evidenziati nei risultati delle interviste con produttori e direttivi. In questo senso dovrebbero essere considerati alcuni programmi nazionali, come il programma di prevenzione in caso di disastri e catastrofi naturali.

Come naturale passo successivo, seguirà l’interconnessione di questi programmi di buone pratiche con quelli di procedure standardizzate per formare una gestione sistematica e integrale della cooperativa. Tutto ciò deve essere supportato da un efficiente sistema di registrazione e da una cultura di lavoro basata sul monitoraggio continuo dei diversi indicatori per il rilevamento opportuno dei problemi e l'adozione di strategie a breve e lungo termine.