Capitolo 3: Suggerimenti operativi
3.1 Alcune linee guide per l’applicazione dei suggerimenti operativi
3.1.4 Possibilità di diversificazione delle cooperative
Sarebbe opportuno che in ogni cooperativa si facesse un’analisi di mercato sul territorio per individuare il tipo di prodotti più richiesti e valutarne la produzione da parte delle cooperative. Tali valutazioni dovrebbero anche comprendere un’analisi dettagliata di quali produttori sarebbero i più adatti alla loro produzione, senza incidere sui processi produttivi che già
svolgono. Tale identificazione potrebbe modificare gli obiettivi di alcune specie e prodotti agricoli all'interno delle cooperative e consentire di prendere decisioni in modo ordinato sulle priorità.
Per fare solo un esempio: nel capitolo 2, tabella 11, sono riportati i dati relativi ad altre specie produttive della cooperativa Frank País, nonché il numero di animali, la finalità produttiva e la loro produzione media annua. In questa cooperativa sono prodotti per autoconsumo 20 t/anno di carne bovina e 2 t/anno di carne di pollame. Nella sezione riguardante le fonti di reddito, il Presidente di questa cooperativa non fa riferimento alla produzione di queste specie come importante per l’aumento del reddito complessivo che la cooperativa ha ottenuto nell'ultimo anno, mentre il Presidente della cooperativa Jesús Menéndez riporta la vendita di carne suina come terza fonte di cambiamento.
Inoltre sarebbe importante condurre uno studio di fattibilità per la creazione di una piccola industria di trasformazione del latte in queste cooperative, poiché esiste una forza lavoro interna con le conoscenze necessarie per sviluppare tale attività. Questo potrebbe aumentare il reddito dei produttori e della cooperativa, tenendo conto del prezzo di vendita più elevato e della maggiore domanda di questi prodotti da parte della popolazione. Stabilire un sistema di prezzi più elevati per la materia prima a seconda del tipo di prodotto lattiero caseario potrebbe essere uno stimolo alla produzione, alla ricerca di alternative e al miglioramento delle pratiche di produzione da parte degli allevatori. Allo stesso tempo, aumenterà la fornitura di prodotti alla popolazione, il che rappresenterebbe un importante contributo al paniere familiare di base.
L'efficacia degli investimenti in tecnologia per migliorare la produttività agricola dipende non solo dal livello delle conoscenze, ma anche dalle condizioni che regolano l'adozione della tecnologia. Fra queste condizioni troviamo il sistema della proprietà fondiaria che determina la ripartizione dei prodotti agricoli tra proprietari di terrieri e lavoratori, le condizioni commerciali presenti tra agricoltura e industria (che determinano il prezzo relativo dei prodotti industriali in relazione a quelli agricoli) e il livello della domanda di prodotti agricoli stessi. Tuttavia l’adozione di nuove tecnologie nel settore agricolo non significa automaticamente che la produttività migliorerà. Le condizioni ambientali, in altre parole gli
incentivi e le determinazioni di redditività che si realizzano attraverso politiche macroeconomiche, sono altrettanto importanti per lo sviluppo del settore.
Il settore agricolo, nell’ambito del livello primario dell’economia, presenta caratteristiche specifiche che lo distinguono dal resto dei settori, tra le quali troviamo l’omogeneità del suo prodotto, che lo rende un organismo in cui dovrebbe prevalere una concorrenza perfetta con prezzi più flessibili; la dipendenza dal clima, per cui la produzione è altamente stagionale e i prezzi fluttuano a seconda della stagione.
Queste caratteristiche fanno sì che il rapporto tra il settore agricolo e la macroeconomia sia bidirezionale: nelle prime fasi dello sviluppo, le economie hanno un’elevata quota del settore agricolo nella produzione e nell'occupazione, per cui il loro sviluppo ha un forte impatto sui risultati macroeconomici. Con l’espansione dell’attività economica, questo impatto diminuisce, ma allo stesso tempo il rapporto tra il settore agricolo e il resto dei settori economici diventa più complesso in termini di scambio d’input e output. In realtà, si osservano una diminuzione della quota della produzione agricola primaria nel valore del prodotto finale e un aumento parallelo del valore aggiunto dell’industria di trasformazione (García e Anaya, 2015).
Conclusioni generali
La filiera del latte bovino a Cuba vive una fase di passaggio tra esigenze di modernizzazione e vincoli di struttura e amministrativi. L’attuale scenario macroeconomico, normativo e organizzativo nel quale è inserita la filiera di produzione di latte a Cuba, infatti, non contribuisce a rafforzare le iniziative da parte dei diversi attori che operano al suo interno. Ciò è dovuto a metodi di lavoro e meccanismi economici e amministrativi rimasti sostanzialmente immutati con il decorrere del tempo. La complessa struttura istituzionale, il disegno e l’implementazione di politiche senza tenere conto del profondo cambiamento nella struttura di proprietà dei terreni agricoli e del bestiame, rende ancora più difficile raggiungere l’efficienza e la crescita di capacità competitiva che il settore vive, nel territorio cubano come altrove.
L’indagine di campo mostra come l’adozione di normative centralizzate per controllare la gestione, finisce per limitare le esigenze di autonomia degli allevatori. Altro fattore che genera una influenza problematica sull’evoluzione della filiera deriva dall’obbligo di rispettare gli impegni di un mercato pianificato nel quale è prevista la vendita tramite un sistema razionato di distribuzione per persona dei prodotti alimentare di base, secondo prezzi amministrati a livelli bassi e fissi. Questo sistema ha un’altissima priorità nel Paese, anche considerato che la produzione di latte e carne sono piuttosto basse (sia nel settore statale, sia in quello cooperativo o privato), le decisioni politico-amministrative sono mirate in prevalenza alla gestione delle urgenze del presente, con inevitabili ripercussione sulla possibilità di pianificare evoluzioni del settore e su investimenti di miglioramento delle mandrie allevate, come del sistema produttivo. Di fatto, un quadro di riferimento che non può non finire per influenzare in modo problematico gli interventi di cura del bestiame nella fase pre-produttiva e l’evoluzione del sistema produttivo.
Ai vincoli oggettivi cui è sottoposta la produzione bovina nei tropici (stagionalità nella produzione di pascolo e foraggio, caldo estremo con tassi di umidità elevati) si aggiunge una crisi economica che si protrae oramai da più di 20 anni, iniziata dopo il crollo del muro di Berlino e con l’instaurarsi del blocco economico da parte degli Stati Uniti d’America.
A partire da questo quadro condizionato anche da vincoli esterni al Paese, risulta indispensabile ricercare e favorire l’adozione di alternative di pratiche migliorative di gestione dell’allevamento bovino da latte, anche in relazione con le specifiche realtà territoriali. A questo primo aspetto se ne lega un secondo, legato alla creazione di forme di commercializzazione più efficienti e vantaggiose, sia per gli operatori di filiera sia per i consumatori e per la loro possibilità di avere accesso a prodotti di origine animale di matrice bovina. Una maggiore integrazione verticale della filiera in cui la fase industriale possa rappresentare elemento di induzione di risposte produttive e tecnologiche da parte degli allevatori, a partire anche dalla creazione di maggiori benefici economici, potrebbe rappresentare una possibilità da valutare.
All’interno del quadro nazionale, la realtà operativa dell’area di Villa Clara (territorio storicamente legato alla produzione bovina) rappresenta uno scenario ottimale per l’implementazione e valutazione di strategie alternative di valorizzazione della filiera bovina da latte, anche in considerazione delle sue caratteristiche geografiche, socio-economiche e culturali.
Le aziende che la presente tesi di laurea ha preso in esame, sono entrambe società cooperative gestite da operatori di sesso maschile, con una età superiore a 49 anni e con un livello di istruzione medio- superiore. Le famiglie che operano all’interno della struttura cooperativa sono piccole e medie con maggior numero di uomini che donne, con più del 63% dei membri in età lavorativa e tra il 40-50% di essi sono lavoratori diretti in azienda, mentre circa il 30% collaborano ai processi produttivi senza per questo ottenere una remunerazione diretta. La maggior parte delle aziende sono localizzate nei municipi più vicini al capoluogo e dove si concentra l’attività economico-commerciale della provincia. Gli allevamenti sono forniti di acqua di pozzo ma senza realizzare alcun trattamento prima che gli animali la consumino. Il rifornimento elettrico nel caso della CCS Jesús Menéndez è di fonte pubblica, mentre la maggior parte delle aziende della CCS Frank País non hanno accesso alla elettricità.
Gli allevamenti si contraddistinguono per le loro piccole e medie dimensioni, anche se in entrambe le cooperative vi sono anche aziende di più grande dimensione, sia riguardo il numero di animali sia per la quantità di ettari di terreno gestiti. In termini di infrastruttura e attrezzi per lo svolgimento del lavoro agricolo e di allevamento, gli allevatori della CCS Jesús
Menéndez risultano poter contare su attrezzature maggiori rispetto a quelli della CCS Frank País, sebbene, in tutte e due i casi si registra la mancanza di sale mungiture, mezzi di trasporto, attrezzi agricoli, macchina mungitrice e stoccaggio refrigerato per il latte, mangiatoie e abbeveratoi per gli animali, e un fabbricato specifico per lo stoccaggio del mangimi e altre materiali utilizzati nell’allevamento.
Il sistema di alimentazione del bestiame in queste due cooperative si basa fondamentalmente sul pascolo di origine naturale, senza irrigazione, senza analisi degli apporti nutrizionali e la composizione botanica, e con una bassa integrazione con altri alimenti. Nella CCS Frank País viene utilizzato nella maggior parte dei casi il sistema di pascolamento estensivo, mentre, nella CCS Jesús Menéndez viene gestito il sistema di rotazione degli appezzamenti. Solamente 1 allevatore appartenente alla CCS Frank País, utilizza il 10% dell’area totale per la produzione di foraggio, mentre che il 100% degli allevatori appartenenti alla CCS Jesús Menéndez coltivano canna di zucchero (Saccharum officinarum) e king grass (Pennisetum purpureum cv. CT-115) senza irrigazione. Come prevedibile, nel caso di produttori con limitate risorse economiche, l’acquisto di alimenti non si presenta come una alternativa praticabile; ma anche tra coloro che procedono con l’acquisto di parte degli alimenti per il bestiame o per coloro che ne producono si registra una certa non curanza negli aspetti economici tra cui: l’analisi dei costi di produzione, il rapporto costo-beneficio degli acquisti/produzione, e, più in generale, un poco adeguato controllo economico dell’allevamento.
La maggior parte dei produttori utilizzano l’intera area agricola disponibile in azienda per finalità di pascolamento. Coloro che hanno una parte dei terreni destinata alla produzione agricola per autoconsumo non utilizzano i residui colturali nell’alimentazione della mandria né per la preparazione di compost organico. Sebbene la produzione agricola non sia lo scopo produttivo fondamentale di queste aziende, né, tantomeno, l’allevamento di altri animali di reddito, questi due aspetti potrebbero, in futuro, rappresentare fonti di reddito aggiuntive per l’azienda, oppure, un modo per ridurre i costi aziendali, se si valuta l’utilizzo de sottoprodotti o scarti delle produzione destinate per autoconsumo, come input nell'allevamento bovino, secondo procedure tecniche e sanitarie adeguate.
In tutte le aziende esaminate si è registrato uno sbilanciamento della struttura della mandria, soprattutto nelle categorie dei capi di rimonta. Tra i 24 allevatori intervistati solo 1 riporta l’utilizzo della monta controllata, mentre il resto utilizza la monta libera. Le mandrie di femmine sono prevalentemente meticce, e nel caso della CCS Jesús Menéndez con un ciclo produttivo lungo oltre i parametri raccomandati. Altrettanto succede per i tori riproduttori essenzialmente meticce e acquistati da un altro allevatore della vicinanza, senza valutare la sua performance riproduttiva e il suo stato di salute. Più del 50% degli allevatori, in entrambe le cooperative, fanno un uso scorretto del rapporto maschio -femmina consigliata per la monta libera nelle condizioni di allevamento in cui operano.
Gli indicatori zootecnici che hanno mostrato indicatori di risultato più compromessi sono stati: l’intervallo interparto, la durata della lattazione, la durata dell’asciutta e l’intervallo parto-concepimento. In entrambe le cooperative questi parametri sono legati anche a problemi di età e peso al primo parto e di uno scarso peso alla nascita. Si osservano anche problemi di bassa produzione di latte per capo e per periodo di lattazione. La problematica della ripetizione del calore è solo appena percepita dagli allevatori della CCS Frank País, mentre, non trova alcuna considerazione da parte dei produttori della cooperativa Jesús Menéndez.
Anche se si osserva un comportamento migliore nella produzione di latte negli allevatori della cooperativa Jesús Menéndez in termine di quantità totale prodotta, la quantità di litri per capo per giorno e il prezzo del latte mostra, invece, valori leggermente superiori nella cooperativa Frank País. In ogni caso, i produttori di entrambe le cooperative, pur affermando di effettuare frequentemente valutazione della qualità del latte prodotto (direttamente nell' azienda o attraverso i risultati dei diversi laboratori) non conoscono alcuni parametri di vitale importanza per la qualità e, in particolare, quelli che influiscono direttamente sul prezzo di vendita del latte prodotto. Anche se in nessuna delle due cooperative esiste una piccola industria di trasformazione, pure, sono presenti allevatori (maggiormente nella CCSF Frank País) che trasformano in modo artigianale il latte destinato ad autoconsumo in prodotti lattiero-caseari.
In base alle informazioni fornite dagli allevatori l’accesso ai servizi veterinari non sembra essere un problema in nessuna delle due cooperative e i produttori fanno riferimento in modo soddisfacente alla situazione sanitaria degli animali, anche se segnalano un problema
persistente di presenza di parassiti. In tutte le aziende oggetto dello studio vi sono, in quantità variabili, animali di altre specie da compagnia e da reddito, che presentano elevati livelli di promiscuità con il bestiame e le zone di pascolo. Aspetto, quello appena citato, che potrebbe costituire un importante fattore di rischio per la trasmissione e la diffusione delle malattie parassitarie. In tutte le aziende viene effettuato una sola mungitura manuale al giorno e i problemi sanitari di base sono associati alla non applicazione del post-dipping e alla errata temperatura di conservazione del latte in stalla.
Tutti gli allevatori intervistati in entrambe le cooperative, utilizzano il letame come concime nell’area di pascolo, foraggio o altre colture per autoconsumo; ma senza contabilizzarne il valore. La maggior parte, pur facendo l’accumulo del letame in un’area specifica, non possiedono una struttura costruita a questo particolare scopo e solamente gli allevatori della cooperativa Jesús Menéndez realizzano un trattamento prima dell’utilizzo. Il riciclaggio dei rifiuti organici prodotto non è una pratica utilizzata delle famiglie intervistate.
Dall'analisi parziale degli indicatori economici emerge che le voci di costo fondamentali in ordine di importanza sono:
Costo per altri materiale di consumo (i.e. materiale di ufficio, utensili e prodotti per la pulizia e la disinfezione, materiale per la protezione dei lavoratori, ecc.),
Produzione di alimenti per l’allevamento,
Costo per assistenza veterinaria/trattamenti e stipendio del personale.
A sua volta Il 96% degli allevatori di entrambi le cooperative considera come unica fonte di reddito la produzione zootecnica. Oltre il 75% degli allevatori intervistati in entrambi le cooperative hanno espresso un miglioramento dei risultati conseguiti rispetto all’anno precedente, identificando come fonti principali del cambiamento la vendita di latte e carne.
A tale riguardo, anche se i membri direttivi delle cooperative riconoscono come attività economica fondamentale la produzione animale, che ha contribuito un aumento del reddito totale delle cooperative rispetto all'anno precedente (maggiore nella Jesús Menéndez), le fonti del cambiamento in ordine di importanza sono attribuite a:
La vendita di carne e latte bovino,
La vendita di ortaggi e cereali,
La vendita di carne suina,
La vendita di capi bovini e la vendita di capi ovini.
I canali di mercato della carne sono: il macello (per la CCSF Frank País) e un’impresa agro- zootecnica statale (per la Jesús Menéndez). Nel caso del latte, in entrambe le cooperative viene raccolto dall’industria con autocisterne, dopo la raccolta e lo stoccaggio refrigerato in appositi centri appartenenti alle cooperative.
La formazione del personale è un tema sensibile in tutte due le cooperative, anche se si osserva, dalle risposte alle domande riguardo questo tema specifico, un comportamento migliore nella CCS Frank País. Vi è una maggiore disponibilità allo scambio con le istituzioni e i produttori del settore della CCS Frank País, mentre i produttori della cooperativa Jesús Menéndez sono totalmente reticenti su questi temi. Questo problema è confermato anche dai presidenti delle cooperative che fanno riferimento al fatto di non avere un programma coordinato che incoraggi la partecipazione ad attività di questo tipo. Comunque, un‘analisi completa di tutti i parametri indagati evidenzia un mancato controllo e registro degli indicatori produttivi, riproduttivi, di qualità dei prodotti ed economici in entrambi le cooperative. Più del 58% degli allevatori intervistati in entrambe le cooperative dichiarano di non avere nessun registro della gestione del allevamento. Questa problematica oltre a rendere più difficoltoso lo studio, e segno di una mancata formazione dagli allevatori, che potrebbero (a prescindere dei problemi tecnici-economici a cui devono far fronte) migliorare la performance produttiva utilizzando l’analisi dei registri per valutare, prevedere, gestire e decidere le scelte nella gestione dell’allevamento e dell’azienda in generale.
Esistono differenze di percezione dei problemi tra i dirigenti e i produttori delle due cooperative, che in alcuni casi non coincidono con problemi oggettivi individuati nelle analisi
svolte, ad esempio: problemi di scarsa fertilità, conservazione in stalla e prezzo del latte, sistema di alimentazione e formazione del personale.
Partendo dalle considerazioni fin qui sintetizzate, nel corso del lavoro è stato proposto un gruppo di azioni da intraprendere nel tentativo di migliorare la gestione, la produzione e la qualità di vita degli allevatori appartenenti alle due cooperative in studio. Il nostro intento, lungi dal fornire una ricetta, è stato quello, invece, di individuare possibili suggerimenti che devono essere ben studiati dal punto di vista della fattibilità e della tempistica con cui possono trovare eventuale applicazione:
1. Introdurre nello stile di direzione e di lavoro delle cooperative un approccio sistemico che consenta una migliore pianificazione, basata sulla registrazione sistematica degli indicatori di efficienza di ogni componente e sul monitoraggio delle stesse, per la valutazione delle strategie da attuare secondo i problemi individuati nel loro divenire.
2. Basare il nuovo sistema di gestione su programmi di buone pratiche zootecniche, igieniche e di benessere animale.
3. Promuovere gruppi di lavoro con i diversi attori economici, politici e sociali del territorio con l'obiettivo di discutere nuove strategie economiche e commerciali e le misure per rendere più flessibile la gestione delle cooperative. Ciò consentirebbe un aumento dei loro redditi in funzione della qualità e della quantità della loro produzione, senza incidere sugli obiettivi prioritari del territorio.
4. Avviare un’analisi obiettiva delle possibilità di diversificazione delle cooperative e dei produttori al suo interno, sia mediante l'allevamento di altre specie da reddito, sia mediante la coltivazione di prodotti vegetali per il consumo umano, la produzione e la vendita di input per l’allevamento (fertilizzanti, fieno, insilati o foraggi) e la creazione di mini-industrie o servizi (assistenza tecnica, ristorazione, agriturismo) in funzione delle capacità e delle caratteristiche delle aziende.
5. Analizzare in modo esaustivo nelle cooperative e nelle singole fattorie le fonti oggettive di risparmio, creando anche meccanismi economici e amministrativi che favoriscano lo scambio di input tra i diversi soci, anche quando questi hanno obiettivi produttivi
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