Capitolo 1: Caratterizzazione della filiera di produzione di latte a Cuba
1.4 Caratterizzazione della produzione primaria
1.4.2 Sistema di alimentazione
L’attività zootecnica a Cuba è influenzata in maniera marcata dal clima, che presenta due stagioni ben definite, soprattutto per quanto riguarda il settore bovino e ovino-caprino. Il periodo da Maggio a Ottobre si configura come periodo estivo (detto anche stagione delle piogge) caratterizzato di un surplus dei pascoli; mentre da Novembre ad Aprile si ha il periodo invernale (detto anche stagione secca) nel quale il pascolo non è sufficiente a soddisfare i
fabbisogni degli animali. Nella stagione secca la produzione di pascolo è influenzata negativamente non solo dalla siccità, ma anche dai venti freddi.
Nelle zone tropicali, con una bassa capacità di produzione di cereali e legumi da foraggio, la base fondamentale dell’alimentazione è costituita da pascolo di graminacee; ma la bassa qualità nutrizionale e la bassa produttività delle specie vegetali che caratterizzano le aree di pascolo naturale, aggravano le differenze stagionali dato che ciò ostacola la produzione di insilato e fieno, come alternative per l’alimentazione del periodo secco. Il pascolo naturale nel centro-ovest del Paese è caratterizzato da alte percentuali di graminacee e leguminose a basso valore nutritivo (Paspalum notatum detto Sacasebo, Sporobolus indicus detto Espartillo, ecc.), e di un’elevata presenza di piante indesiderate (Mimosa pudica L. detta Dormidera, Melochia pyramidata detta Malva común, Dichrostachys cinerea detta Marabú, Vachellia farnesiana L. detta Aroma amarilla, ecc.) (Senra, A. 2007).
Inoltre, durante il processo di riorganizzazione del settore agricolo, a inizio degli anni 60, furono destinati alla produzione di colture per la alimentazione umana oppure a colture per esportazione i terreni più produttivi e di facile accesso per i lavoratori. Dopo l'arrivo della crisi economica negli anni 90, la mancanza di risorse economiche rese ancora più difficile la coltivazione di varietà di pascoli e foraggi ad alto rendimento nutrizionale, perché avevano bisogno di maggiore lavorazione del terreno, irrigazione e fertilizzazione (Gonzáles et. al., 2004).
Conseguentemente, la produttività dei terreni utilizzati oggi per le aree di pascolo è condizionata non solo dalle condizioni climatiche, ma anche delle sue caratteristiche. Una ricerca realizzata nelle principali aziende statali di allevamento bovino, riporta che il 90,6 % dei terreni adibiti alla produzione di foraggio per l’alimentazione animale, sono influenzati nella loro produttività da diversi fattori limitanti: 1) il 45% della superficie ha bassa fertilità naturale, 2) il 30,3% ha scarsa profondità di terreno fertile (che riduce il volume di acqua e nutrienti disponibili per le radici), 3) il 29,7% ha problemi di drenaggio, 4) il 26% della superficie ha tassi elevati di acidità, 5) il 22% presenta una topografia irregolare (mescolando insieme scarsa profondità, erosione e perdite di umidità), 6) il 20,5% ha scarsa capacità di trattenere acqua e 7) il 7,4% ha tassi elevati di salinità (Lok Mejías, 2016).
Solitamente nel settore statale, per un uso più razionale e per prevenire le infezioni parassitarie, le aree destinate alla produzione alimentare per uso zootecnico sono aree delimitate a pascolo e sottoposte a rotazione. Gli animali hanno accesso al pascolo durante il giorno e di sera sono tenuti nelle stalle. Queste zone di pascolo possono non essere rifornite di acqua, a seconda delle risorse disponibili.
La maggior parte dei produttori privati ha un sistema di alimentazione semi-estensivo, con aree di pascolo naturale (delimitate oppure no) e aree di foraggio. Queste ultime, spesso presentano una elevata presenza di piante infestanti. Alcuni produttori utilizzano alberi per delimitare l’area di pascolo, con lo scopo di dare rifugio agli animali nelle ore più calde e come fonte di alimentazione alternativa.
Le materie prime più utilizzate per la produzione di mangimi sono mais, soia, frumento e sali minerali. Per le vacche in produzione è fornita un’integrazione alimentare in sala mungitura, che è dosato in base allo stadio di lattazione dell'animale. Mentre, l’integrazione di foraggi con miele-urea (per i produttori che ne hanno accesso) è lo stesso per tutti gli animali, senza distinzioni di status produttivo o riproduttivo. I produttori privati che fabbricano i propri mangimi utilizzano materie prime coltivate da loro stessi o altre materie prime vegetali, ma di solito non hanno accesso a integratori di vitamine o minerali.
Esistono diversi tipi di mangimi secondo la specie e il tipo di produzione. Una parte dei mangimi è prodotta all'interno del Paese, utilizzando materie prime nazionali o importate; ma non sempre questi rispondono alle esigenze della produzione dello Stato ed è per questo motivo che molti produttori privati non vi hanno accesso regolare.
Inoltre le condizioni pedoclimatiche in molte regioni non consentono la coltivazione di foraggio ad alto rendimento, anche se ci sono alcune varietà adattate al tropico (Pennisetun purpureun CV. CT-115 detta king-grass e diverse varietà di Saccharum officinarum detta canna da zucchero) (Hernández e Armenteros, 2006). Tra i produttori statali e privati non è molto diffuso, come strategia di alimentazione alternativa, l'utilizzo di fieno o insilati, blocchi nutrizionali e concentrati di proteine.
Nel settore statale, normalmente, si procede allo svezzamento precoce dei vitelli con un sistema di alimentazione con latte ricostituito, ma i privati tendono a usare sistemi di
alimentazione combinati dove i vitelli restano con le loro madri dopo la mungitura, con tutte le conseguenze produttive e riproduttive che questo comporta. I produttori privati possiedono generalmente bestiame con duplice scopo, le femmine sono usate per la riproduzione e i maschi sono utilizzati per la produzione di carne, oppure sono utilizzati per trasporti, lavori agricoli o (in percentuale minore) a scopi riproduttivi.
È da sottolineare che oltre ai problemi di risorse economiche e le condizione pedoclimatiche sfavorevole alla produzione di pascolo, esiste un problema che influisce sull’alimentazione degli animali legato esclusivamente alla gestione integrale della mandria, che riguarda in modo diretto l’uomo e la sua identificazione dell’animale come fonte diretta per migliorare il suo stile di vita. Come abbiamo accennato in precedenza il modello di gestione economico amministrativo prevalente nel Paese non permette ai produttori, sia del settore statale che di quello privato, un ampio margine di autonomia per individuare strategie diverse in funzione della stagionalità. Una comparazione di risultati produttivi fra il settore cooperativo privato e quello statale, evidenza una miglior performance produttiva nei primi (a parità di regolamenti) dato un maggior margine di autonomia nella pianificazione economica e gestionale con conseguente migliore utilizzo delle risorse locali e questo determina una maggior motivazione nei lavoratori (González, 2001; Gonzáles et. al., 2004).