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Il giardino e la sua specificità di luogo urbano

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1982 (pagine 97-101)

E POTENZIALITA' PROGETTUALI DEI GIARDINI REALI DI TORINO

CONDIZIONI D'USO ATTUALI DEI GIARDINI REALI

2) le attuali differenziazioni d'uso pre- pre-senti in quest'area, che negano la

3.2. Il giardino e la sua specificità di luogo urbano

Il valore storico, s i m b o l i c o e s c e n o g r a f i c o di una s i t u a z i o n e verde importante per tut-ta la città, per la sua i m m a g i n e stessa, co-me questa dei Giardini Reali trascende cer-to il d a t o p u r a m e n t e d i m e n s i o n a l e . Tuttavia è utile ricordare che i Giardini Reali, nella loro attuale c o n f i g u r a z i o n e oc-c u p a n o una superficie di circa 130.000 mq.

In particolare questa superficie s o m m a del-le q u o t e parziali che s o n o approssimativa-mente valutabili in m o d o seguente: — il g i a r d i n o storico sei-settecentesco per una sup. di 8 0 . 0 0 0 m q (oggi ridotti per la parte c o r r i s p o n d e n t e all'area o c c u p a t a dalla rampa di a t t r a v e r s a m e n t o di circa 10.000 mq);

— il giardino n o v e c e n t e s c o per u n a s u p . di 5 3 . 0 0 0 m q ( c o m p r e n s i v o a sua v o l t a dei 10.000 m q s o p r a indicati);

— e inoltre, tra i giardini « a n n e s s i » , pos-s i a m o c o m p u t a r e a n c h e quella parte pos-sulla via Rossini r e c e n t e m e n t e acquisita a l l ' u s o p u b b l i c o per u n a s u p . di 8 . 8 0 0 m q . Se ora t e n i a m o presente che, d a un censi-m e n t o c o n d o t t o nel 1972 dal Servizio Giar-dini e A l b e r a t e m u n i c i p a l e " , la c o n s i s t e n z a delle superfici a verde c o m u n a l i nel Quar-tiere C e n t r o era di 1 7 7 . 0 0 0 m q , e c h e inol-tre questa v a l u t a z i o n e trova riscontro a n c h e c o n i 2 0 7 . 0 0 0 m q indicati c o m e «giardini p u b b l i c i » a n c h e d a dati più recenti3 8, si p u ò sottolineare c o m e la c o n c e n t r a z i o n e di

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« s p a z i o v e r d e » rappresentata dai Giardini Reali contribuisca m a s s i c c i a m e n t e (in una p r o p o r z i o n e c h e è infatti d e l l ' o r d i n e di al-m e n o il 6 0 % ) alla d o t a z i o n e di verde di un quartiere in cui, di f a t t o , è ormai quasi bloccata o g n i ulteriore possibilità di espan-s i o n e delle aree v e r d i " .

D ' a l t r o n d e q u e s t o r a p p o r t o cresce a n c o r a se si osserva, per un miglior a d e g u a m e n t o alla realtà u r b a n a , che nel c a s o dei Giardini Reali — cerniera verde tra c e n t r o storico e prima periferia — o c c o r r e r e b b e tener pre-sente a n c h e la s i t u a z i o n e inter-quartiere (quartieri C e n t r o , A u r o r a e Vanchiglia) in

cui il piano del verde registrerebbe allora

ulteriori carenze, a n c h e qui d i f f i c i l m e n t e ri-solvibili.

Il d a t o q u a n t i t a t i v o è peraltro a n c o r a più s i g n i f i c a t i v o se ci s o f f e r m i a m o a considera-re la sola parte inferioconsidera-re dei Giardini Reali, in particolare l'area verde identificata c o m e « g i a r d i n o p u b b l i c o n o v e c e n t e s c o » che, per d e s t i n a z i o n e e tradizione d ' u s o , per la sua l o c a l i z z a z i o n e e per la stessa t i p o l o g i a di design, a s s o l v e sinora quella f u n z i o n e di verde p u b b l i c o u r b a n o , di g i a r d i n o pubbli-c o , ripubbli-chiesta più p r o p r i a m e n t e nel quartiere dalle esigenze di u s o q u o t i d i a n o .

D ' a l t r o n d e , p r o p r i o q u e s t ' a r e a d o v r à m o l t o p r e s u m i b i l m e n t e c o n t i n u a r e a ( m e g l i o ! ) assolvere queste f u n z i o n i prioritarie c o n o p -p o r t u n e integrazioni e raccordi c o n le altre parti dei Giardini Reali, a n c h e q u a l o r a si p o t e s s e fare a f f i d a m e n t o ad u n a eventuale revisione di quelle potenzialità di « v e r d e » rilevabili c o n un piano del verde di quartie-re o interquartiequartie-re.

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N o n s o n o infatti trascurabili i circa 5 0 . 0 0 0 m q di superficie a verde a d e s t i n a z i o n e pubblica del giardino b a s s o che rappresen-t a n o 1 / 3 della inrappresen-tera superficie a « g i a r d i n o p u b b l i c o » disponibile nel Quartiere C e n t r o e che, c o n un certo interesse, p o s s o n o esse-re c o n f r o n t a t i c o n altesse-re situazioni di verde cittadino.

V e d i a m o ad e s e m p i o , per una verifica d'e-q u i v a l e n z a sul p i a n o d i m e n s i o n a l e , u n ' a r e a di d i s e g n o storico — c o m e la Tesoriera — o invece aree di i m p i a n t o recente c o m e cia-s c u n o dei d u e quadrilateri verdi dei n u o v i giardini l u n g o il c o r s o Vittorio E m a n u e l e affacciati alle Carceri ( d o v e avrebbe d o v u t o localizzarsi il centro direzionale), o a n c o r a quella parte in u s o p u b b l i c o della piazza d ' A r m i che fronteggia lo Stadio.

V e d i a m o a n c h e un c o n f r o n t o c o n altre aree « v e r d i » , a d e s t i n a z i o n e impropria rispetto alle esigenze urbane di g i o c o e ricreazione e di sosta p e d o n a l e , esistenti nello stesso quartiere Centro: il piazzale alberato V a l d o Fusi, la piazza A r b a r e l l o o , ancora, l'area v u o t a di f r o n t e al p a l a z z o N u o v o della Università.

Q u e s t e prime c o m p a r a z i o n i , pur t e n e n d o presenti gli elementi di d i f f e r e n z i a z i o n e , p o s s o n o essere utili a precisare da un lato l'interesse, la gravitazione e il carico d ' u s o prevedibili e, dall'altro, il necessario i m p e -g n o di p r o -g e t t o e di -g e s t i o n e / m a n u t e n z i o n e che p u ò richiedere u n ' a r e a verde c o m e questa del « g i a r d i n o b a s s o » per poter f u n z i o -nare c o m e tale.

Come abbiamo visto non sono disponi-bili il progetto, il capitolato, i preventi-vi dei lavori relatipreventi-vi all'impianto del giardino negli anni '20; e neppure è di-sponibile un rilievo botanico del giardi-no attuale. Mancagiardi-no quindi gli elemen-ti oggetelemen-tivi, per una valutazione defini-tiva di questo patrimonio verde che co-munque ha subito certamente nel corso degli anni, trasformazioni, sostituzioni ed integrazioni peraltro evidenti. Per una prima analisi della consistenza dell'area verde leggiamo, insieme alle informazioni della fig. 29, anche un dato quantitativo, secondo il quale cir-ca il 35% dell'area a giardino è occu-pata da «superficie calpestarle» attor-no ad un rimanente 65% della superfi-cie tenuto invece a prato. Ora questo dato, che si potrebbe interpretare come una risposta «ponderata» alla necessità di una intensa frequentazione, nel no-stro caso rende conto piuttosto dell'im-patto dell'attraversamento, della super-ficie asfaltata dei viali che qui non am-mette neppure un uso improprio (come spazio gioco ad esempio) occupata co-m'è dalle correnti di traffico e di par-cheggio.

Ecco allora perché le zone a prato più ampie, trasformate in un campo gioco permanente sono diventate zone d'ero-sione, e perché i1 punti di erosione cosi numerosi denunciano l'intensità di pas-saggio sulle aiuole.

Per quanto riguarda la consistenza ar-borea la fig. 29 propone un rilievo ap-prossimato, e riporta soltanto gli ele-menti vegetali prevalenti.

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Essa non può quindi rendere conto de-gli accostamenti, anche molto casuali, tra il gran numero di specie attualmen-te presenti nel giardino, dovuti a scelattualmen-te incontrollate di inserzioni botaniche successive.

Possiamo invece, riprendendo il censi-mento citato, venire a conoscere che nel giardino esistono 576 esemplari ar-borei (suddivisi in particolare in 448 la-tifoglie e in 128 conifere) corrispon-denti a ben 36 specie diverse.

Le specie più rappresentate sono, trala-sciando i viali di Tilia Hybrida (f. 39, 40, 42), il Platanus, l'Aesculus Hippo-castaneum e l'Acer platanoides, insie-me alle inevitabili Lagerstroemia Indi-ca (inserite attorno alle aiuolette del parterre) e, in second'ordine, l'Acer pseudoplatanus, la Betula alba, l'Acer palmatum, il Prunus Pissardi; mentre tra le conifere non mancano la Picea Excelsa, il Pinus austriaca insieme al Taxus baccatus.

Non si può negare, come si vede, che la sistemazione vegetale attuale sia la risultante di interventi aggiuntivi e ri-sulti disequilibrata e incerta: sono con-servati alcuni raggruppamenti interes-santi ed esistono alcuni esemplari isola-ti molto rigogliosi (vedi ad esempio il Fagus sylvatica atropurpurea che fron-teggia il prato vallonato centrale), ma molte inserzioni botaniche sono evi-dentemente sbagliate e richiedono un ripristino coraggioso all'interno di un necessario restauro forestale conserva-tivo.

Ma anche una operazione ben

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ta su questi aspetti non potrebbe essere comunque risolutiva per la riqualifica-zione dei Giardini Reali senza tener conto, insieme, di funzioni e di spazi che la partitura del verde deve acco-gliere e creare.

Infatti si può certo apprezzare il mi-croclima dovuto alla massa arborea dei Giardini Reali che può consentire una sosta gradevole all'ombra degli alberi raggruppati ai margini dei prati (f. 69, 72), ma il «senso» del giardino come «spazio abitabile» si è troppo depau-perato: e come può essere ritrovato se, ora, il Giardino Reale risulta composto di spazi sovraccaricati d'uso e di tutta un'altra serie di spazi squallidi, affati-cati e anche repellenti, distribuiti so-prattutto ai margini di questo cosiddet-to giardino pubblico? E di sera poi, con scarsa illuminazione, questo giar-dino si trasforma in una delle zone più sordide della Torino notturna.

In una situazione complessivamente cosi deteriorata, è difficile collocare sensatamente tutta un'altra serie di te-mi te-minori, pure importanti per la pra-ticabilità del giardino, quali le attrezza-ture per il gioco, le aree di sosta, le panchine, le luci, ecc.; e in tal senso vo-gliamo provvisoriamente chiudere que-sta analisi dell'area con una nota attor-no un elemento miattor-nore ma dominante come il monumento al Carabiniere. Passeremo poi a verificare alcune con-dizioni di quelli che abbiamo chiamato «i giardini annessi» e dovrebbero par-tecipare evidentemente alla ricomposi-zione dei Giardini Reali.

// monumento a/ Carabiniere

L'interesse e il g u s t o del giardino c o m e l u o -g o p u b b l i c o , c o m e s p a z i o abitabile u r b a n o , e quindi a n c h e da attrezzare specificata-mente, si vien p e r d e n d o p a s s a n d o dalla fa-se progettuale a quella realizzativa e la ver-sione n o v e c e n t e s c a del giardino, c o m e in altri casi cittadini, si f a m o l t o più irrigidita e c o m p a s s a t a dei precedenti modelli o t t o -centeschi e fin siècle. C o s i , ad e s e m p i o , i m o n u m e n t i v e n g o n o s p e s s o a sostituire le attrezzature e le o c c a s i o n i d'interesse del giardino; m e n t r e la c o n n e s s i o n e r o m a n t i c a tra m e m o r i a e giardino viene reinterpretata nei m o n u m e n t i c o n ritualità e c o m e necessi-tà c o n v e n z i o n a l e ( s a p p i a m o che vigeva il principio « o g n i g i a r d i n o sia g u a r n i t o c o n un m o n u m e n t o » , che del resto, dal 1930 ad o g g i , h a c o n t i n u a t o ad esprimersi, an-che se i m o n u m e n t i si s o n o ridotti alle dimensioni delle lapidi nei nuovi giardini urbani).

Il m o n u m e n t o al Carabiniere (f. 23, 24), un'altra o p e r a i m p e g n a t i v a di E. R u b i n o è stato p o s t o in l o c o nel 1933.

Q u e s t o o g g e t t o m o n u m e n t a l e è stato pro-gettato per u n a precisa esigenza di unidire-zionalità di veduta: n o n a c a s o il Carabi-niere « o s s e r v a » chi s c e n d e dal s o t t o p a s s o e, o c c u p a n d o un p u n t o baricentrico rispet-t o allo s c h e m a viario, dirime le d u e corren-ti di t r a f f i c o l u n g o i viali.

In c o n s e g u e n z a , il f r o n t e cieco posteriore del m o n u m e n t o c h i u d e m a l a m e n t e tutta u n a parte di giardino e n a s c o n d e la visuale verso la città.

Q u e s t a presenza p i u t t o s t o elaborata e di forte d i m e n s i o n e — ad e s e m p i o è c o n -frontabile c o n la g r a n d e v a s c a delle n i n f e e del giardino superiore che pur crea tut-t ' a tut-t tut-t o r n o un'altut-tra spazialitut-tà e s u g g e s tut-t i o n e — è di f a t t o diventata nel giardino b a s s o un f u l c r o d'interesse n e l l ' u s o reale del giardino.

Generazioni di ragazzini h a n n o probabil-m e n t e schettinato sulle lucide lastre di probabil- mar-m o e, v i c i n o a l o r o , gli adulti h a n n o u s a t o sedersi sui bordi del b a s a m e n t o del m o n u -m e n t o : usi i-mpropri -m a vivi, a n c h e se, c o n

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ogni probabilità, questa capacità di « f r u i -re» di un m o n u m e n t o è in diretto r a p p o r t o e p r o p o r z i o n e c o n la carenza t u f t ' a t t o r n o di quelle strutture e attrezzature che per-m e t t o n o di usare u n giardino.

N o n è d i f f i c i l e allora i m m a g i n a r e il ri-c h i a m o per l ' u s o p u b b l i ri-c o ri-che avrebbe p o t u t o esercitare u n a struttura a d e g u a t a c o l l o c a t a nello stesso sito, proprio c o m e il previsto c h i o s c o del c a f f è latteria s e c o n d o l ' i n v e n z i o n e architettonica del C e r i a n a (fig. 26).

/ giardini «annessi»

Il Museo di Archeologia. Questa

nuo-va sede museale che si sta insediando nella parte inferiore dei Giardini Reali lungo il corso Regina Margherita (cfr. zona indicata in alto in tono più scuro in fig. 28) rappresenta un caso di riuti-lizzazione funzionale dell'edificio pree-sistente — il padiglione delle aranciere e serre descritto al paragrafo preceden-te —, secondo la politica del riuso ur-bano, ormai in atto nella nostra città (f. 19, 21).

Nel nostro caso, questa scelta di desti-nazione dell'area e dell'edificio propo-ne una inserziopropo-ne interessante propo-nel «si-stema di luoghi storici» che potrebbe svolgersi tra scavi romani e Palazzo e Giardini del Re, ma di fatto ha annul-lato una valenza propria del giardino (la serra annessa al giardino, le aran-cierie funzionali a certi usi del giardi-no) con una decisione evidentemente estranea e non contestuale al giardino stesso.

Con la ristrutturazione dell'edificio si conserva lo schema precedente: l'esten-sione e la volumetria dei magazzini ne-cessari al museo ricavati nel sottosuolo è rilevante e inevitabilmente viene de-nunciata dalla rampa d'accesso e dalia serie di lucernari che interrompono e riducono assai l'area verde residua. Il tetto-giardino dell'avancorpo vuole infatti tentare una nuova corrisponden-za con il piano d'affaccio dei giardini alti che però viene contraddetta dallo schema delle piantumazioni.

Non si può non osservare come il pro-getto del verde, qui pensato e ridotto a banale sistemazione dello spazio resi-duo tra fortificazione, edificio ristrut-turato e il margine lungo il corso albe-rato, non sia stato risolto, soprattutto per quanto riguarda le connessioni con le altri parti del giardino inferiore e con lo spazio del giardino alto, qui molto ravvicinato.

Ciò rappresenta un fatto negativo nel bilancio complessivo di un intervento recente nell'area dei Giardini Reali, pe-raltro condotto con l'autorizzazione burocratica della competente Sovrin-tendenza, ma senza salvaguardare con sensibilità progettuale la qualità urba-na dell'insieme.

Fig. 30. Proposta per l'inserzione di un «labirinto» (équipe Guiducci, 19801 nell'area annessa al giardino pubblico.

Che dire ad esempio di questa rampa di discesa camuffata da inutili e inevi-tabili cespuglietti, che s'innesta (f. 20) proprio sull'attraversamento pedonale del corso e chiude lo spazio attorno al bastione di San Lorenzo, accetta e so-stiene quella «logica della attuale bar-riera di divisione in parti del giardi-no...» interrompendo in un punto par-ticolarmente delicato quella continuità dello spazio residuo attorno alle mura. Anche i percorsi, disegnati e smussati con le usuali graziosità delle tipologie diffuse dei giardinetti delle villette di campagna, sono fuori scala proprio là dove avrebbero dovuto (magari «anne-gati nel verde») essere dimensionati per un uso non strettamente riservato di questo spazio e raccordati a quel punto forte della connessione tra giardino al-to e giardino basso costituial-to dal pre-esistente percorso in rampa (f. 22). Ancora si nota che la piantumazione non viene considerata come una

varia-bile del progetto: con gli alberi disposti casualmente, cosi come è casuale la scelta stessa delle essenze, non si è ba-dato certo a non cancellare la presenza del muro, o a creare un rimando cali-brato tra le partiture del verde nelle due zone dei Giardini Reali, in una pa-rola non si è giocato con le possibilità progettuali del materiale «verde».

L'area a giardino tra Corso San Mau-rizio e la Via Rossini Questa area

indi-cata in figg. 29 e 30 e illustrata dalle foto 14-15 è stata recentemente aperta all' uso pubblico, ripristinando cosi il passaggio tra zona alta e bassa dei Giardini Reali attraverso il viale (o me-glio quanto restava del viale, f. 63) che risaliva verso la Cavallerizza.

Non si può certo parlare con questo intervento di un riaccorpamento dei Giardini Reali in quanto sono rimaste bloccate le annessioni sia nella parte bassa (i magazzini rimangono contro il muro) sia nella parte alta ancora occu-pata da quella «ricreazione riservata» che ha trovato modo di inserire, sugli spalti, oltre i campi di bocce (fig. 64), anche una compagine di nanetti colo-rati (fig. 49), una roulotte (fig. 49, 65),

insomma tutti gli accessori privati con i quali i gestori stabiliscono il raccordo tra il loro territorio privato e gli spazi (quasi) pubblici che controllano40. Quest'area rappresenta cosi un esem-pio tipico di gestione trascurata del verde pubblico che tende a proporre come giardino qualunque spazio libe-ro, in qualunque situazione questo si trovi, purché siano stati demoliti dei muri lungo il suo perimetro (vedi ad esempio il manicomio lungo corso Re-gina).

Per degradato che sia, il verde esistente viene sempre elevato al rango e soprat-tutto proposto all'uso, di verde

pubbli-co, senza precedentemente pensare a

risolvere nemmeno con un progetto di minima, i problemi più pressanti, che spesso potrebbero addirittura vietarne l'uso pubblico!

Ecco allora questo giardino stretto tra muri, guardato a vista dalla palazzina dei guardiani, (a sua volta ben isolata e un triplice barriera di rete metallica con cani), che riunisce un'area perico-losa come le «pagliere» in rovina (f. 52, 50), attrezzi gioco, alberature peri-colanti, spazi gioco già fatiscenti e che inevitabilmente diventa, piuttosto che un'area verde protetta, un luogo che sempre più alimenta occasioni di de-grado (vedi il piccolo edificio angolare in rovina con le aperture sigillate e i cespugli tra i coppi). Evidente dimo-strazione — come in altri luoghi e giar-dini pubblici — che il degrado molti-plica il degrado stesso e che l'inversio-ne di tendenza invece l'inversio-necessaria deve allora essere sostenuta con interventi di progetto e di gestione; anche parziali ma calibrati e poi ben conservati nel contesto reale. Da questo punto di vi-sta sembra molto sostenibile l'obiezio-ne che il quartiere ha portato l'obiezio-nei con-fronti di una recente iniziativa della pubblica amministrazione volta a ralle-grare l'area in questione con una «ini-ziativa ludica», quale l'inserimento di un labirinto progettato dall'équipe Guiducci (cfr. fig. 30).

Dare o ridare ad un giardino pubblico il senso vivo di uno spazio vivibile in una situazione quale quella torinese, dove non a caso i giardini sono solo degli spazi impoveriti, non è certo pro-blema facile e immediatamente

risolvi-bile, ma ricorrere a soluzioni quali questa che qui consideriamo (o a solu-zioni simili quali quelle realizzate in al-tri giardini: ne è esempio eloquente quanto realizzato dalla stessa équipe nel giardino delle «Carceri») denota un'atteggiamento che sembra non ba-dare innanzitutto alle relazioni reali tra oggetto e ambiente circostante, e che può avere delle ricadute sociologica-mente molto negative, in quanto inevi-tabilmente crescono il distacco affetti-vo tra la città e i suoi spazi verdi. Questo è solo un accenno ad un tema che consideriamo determinante (e che peraltro stiamo studiando) nella pro-blematica del progetto/gestione del verde cittadino e che certo qui nei Giardini Reali, al centro della città, è altrettanto presente e pressante quanto in periferia.

Ci sembra che capire, cercare di capi-re, cosa rende i giardini pubblici degli spazi riduttivi della qualità urbana, co-sa impedisce e coco-sa invece sorregge l'integrazione del verde nell'uso quoti-diano della città sia ormai una condi-zione obbligante e inevitabile per ogni proposta d'intervento sul verde, mini-mamente fondata.

4. PER LA RIQUALIFICAZIONE

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1982 (pagine 97-101)