Walter Giuliano
Gli orti botanici hanno origine remo-tissima ed esistevano sin da alcuni mil-lenni avanti Cristo in Egitto, Mesopo-tamia, India e Cina.
Le prime notizie storiche tuttavia si hanno a partire da quelle istituzioni note come «orti dei medici» e «orti dei semplici» che costituiscono i progeni-tori degli attuali orti botanici. Gli orti dei medici erano raccolte pub-bliche o private di piante medicinali utilizzate in medicina e farmacia, che da esse traevano sostanze medicamen-tose impiegate nella cura delle malat-tie.
Il primo orto dei medici di cui si ha notizia fu quello di Teofrasto di Ereso (371-286 a. C.) padre della scienza bo-tanica, prima discepolo di Aristotele e poi maestro di Alessandro il Grande. Orti dei medici esistevano anche nel-l'antica Roma e di essi ci riferisce Pli-nio il Vecchio. In epoca medievale lo
studio della botanica e la coltura delle piante fu praticato in modo particolare nei conventi monastici, che ancora og-gi conservano, in molti casi, una certa fama ed esperienza nell'utilizzazione delle piante aromatiche ed officinali. Gli orti dei semplici del tutto simili ai precedenti, furono istituiti più tardi, diversificandosene nella funzione, tesa in questo caso principalmente alla di-dattica; venivano infatti utilizzati nel-l'insegnamento universitario della bo-tanica nelle facoltà di farmacia e medi-cina.
Con il Rinascimento tali orti passarono sotto la diretta giurisdizione delle Uni-versità; il primo degli orti universitari fu quello di Padova fondato nel 1545, cui seguirono quelli di Pisa, Firenze, Roma e Bologna. Analoghe istituzioni sorsero in quel periodo in tutta Euro-pa, da Zurigo a Leipzig, da Leiden a Montpellier.
Fino al Rinascimento gli orti raccoglie-vano esclusivamente collezioni di pian-te europee, ma con l'inpian-tensificazione dei traffici commerciali, dei viaggi di esplorazione e la scoperta di nuovi continenti, inizia anche la coltivazione di specie provenienti da altre parti del mondo, aiutati in ciò dal progresso tecnologico che aveva nel frattempo messo a disposizione le serre, con con-seguente possibilità di creare climi arti-ficiali. L'orto botanico diviene quindi anche un centro di introduzione, accli-matazione e diffusione in coltura di specie di interesse agrario, orticolo, fo-restale e ornamentale.
Si va affermando anche la funzione di ricerca e studio della scienza botanica nel frattempo affrancatasi dalla medi-cina e dalla farmacia per divenire scienza autonoma.
L'uso del microscopio elettronico por-terà un ulteriore impulso alla
botani-• Fig. 1/2. Le piante medicinali sono state le prime ad essere coltivate negli orti dei medici e dei semplici per il loro impiego nei campi medico e farmaceutico Iqui vediamo a pagina precedente la Digitalis purpurea, sotto il Verbascum ThapsusÀ
Negli ultimi tempi si è assistito ad un recupero e ad una rivalorizzazione della farmacopea popolare ed il consumo di prodotti naturali dotati di qualità farmaceutiche è ripreso. Al di là del fatto di moda, rimane innegabile H contributo che H mondo vegetale ha dato e dà con i suoi prodotti al mantenimento ed alla cura della salute dell'uomo; un motivo in più per essere rispettosi nei confronti di piante e fiori.
ca, rivelando tutta l'affascinante com-plessità della materia e l'interessante variabilità e molteplicità del mondo ve-getale.
Caduti i vecchi sistemi di classificazio-ne, la sistematica riceve numerosi nuo-vi impulsi e si moltiplicano gli studi e le ricerche che porteranno a risultati validi ancora oggi.
Altra svolta importante nella storia dei giardini botanici si ha con il 18° seco-lo, in cui si passa dalle piccole dimen-sioni, con piante ordinate in aiuole se-condo la sistematica, alla progettazione e all'organizzazione dei grandi giardini botanici, i cosiddetti «English landsca-pe gardens», giardini paesistici all'in-glese, come quello di Kew Garden presso Londra che raggiunge una estensione di 120 ettari di superficie. In essi, alla coltura delle piante er-bacee, si affianca quella degli alberi e degli arbusti che segnano l'avvio della formazione dei moderni arboreti tra cui ricordiamo il Boyce Thompson S-W Arboretum (U.S.A.) di quasi 700 ettari di superficie.
Dunque dalle originarie funzioni di coltura delle piante officinali, l'orto botanico ha assunto via via quelle di sussidio didattico, di centro per l'intro-duzione e diffusione di nuove specie, di istituzione per la ricerca scientifica nel settore della botanica.
Oggi l'orto botanico, oltre all'attività ordinaria, svolge funzioni:
— di ricerca scientifica; — conservazionale; — museistica; — sociale-ricreativa;
— di consulenza ed intervento nella pianificazione ambientale e nella con-servazione del paesaggio vegetale; — educativa e divulgativa; — didattica.
Alla moderna funzione scientifica l'or-to botanico ha affiancal'or-to quella delle conoscenze naturalistiche,- premessa in-dispensabile ad un nuovo rapporto uo-mo-natura che consenta una reale par-tecipazione sociale alla difesa dell'am-biente, una razionale gestione delle aree naturali ed una corretta politica del territorio.
Fig. 3. L'organizzazione dei giardini botanici è andata via via mutando: qui vediamo all'inizio del secolo la primitiva disposizione del primo giardino botanico alpino italiano «Chanousia».
Fig. 4. L'attuale sistemazione dei giardini botanici è sempre maggiormente rivolta in senso ecologico, con la ricreazione degli habitat piuttosto che unicamente sistematica: vediamo qui ricreato un ambiente, quello delle roccere nel nuovo giardino «Chanousia».
In particolare uno dei mezzi che per-mettono di promuovere una seria e tanto auspicata coscienza naturalistica, da realizzarsi attraverso una attenta opera educativa, è proprio la creazione di orti botanici e giardini alpini. Gli orti botanici in genere ed i giardini al-pini in particolare, svolgono all'interno della politica di conservazione dell'am-biente, due funzioni principali. La pri-ma, cui abbiamo già accennato, è quel-la di portare un grosso contributo alquel-la educazione ecologica ed alla formazio-ne di una indispensabile coscienza na-turalistica, che fornisca all'uomo gli strumenti conoscitivi necessari per ac-costarsi proficuamente alla natura e ai suoi delicati meccanismi ed equilibrii biologici.
La seconda, più strettamente scientifi-ca, si estrinseca nell'azione diretta, vol-ta alla conservazione di specie ed am-bienti vegetali minacciati di estinzione, attraverso la possibilità di mantenere in coltura specie che rischiano di scom-parire, ed eventualmente impiegarle in operazioni di reintroduzione. 1 giardini botanici alpini possono costituire vere e proprie banche del germoplasma vi-vente, con il mantenimento in purezza di ceppi primitivi di origine nota. A queste funzioni principali si affian-cano altre possibilità come ad esempio 10 studio e l'acquisizione delle tecniche di coltivazione delle piante attualmente sottoposte a massiccia ed incontrollata raccolta, con la successiva divulgazione di dette modalità (in modo da consen-tire la coltura in alternativa alla distru-zione in natura) e la promodistru-zione di forme di turismo educativo con la visi-ta e la conoscenza delle specie raccolte nei giardini.
Importantissima è la funzione che vie-ne svolta dagli orti e giardini botanici nella salvaguardia di specie critiche, ra-re e minacciate di estinzione.
11 rischio di estinzione è estremamente attuale e grave: in Europa esistono
11.500 specie rare o minacciate di piante fiorifere e di felci di cui 3500 circa endemiche europee; delle 1878 specie rare o minacciate a livello euro-peo, i 2/3 sono rare o minacciate an-che a livello mondiale.
Dunque la sorte di una su cinque pian-te vascolari è preoccupanpian-te; inoltre
cir-ca 100 specie sono cir-catalogate in perico-lo dall'UICN (Unione Internazionale per la conservazione della Natura). La frequenza di estinzione in Gran Bretagna è arrivata ad una specie ogni quattro anni; in Belgio su circa 1300 specie di piante superiori 59 sono spa-rite dal 1850, 71 stanno per sparire nel prossimo futuro e 151 si sono rarefatte in gran parte del Paese. Su scala euro-pea la flora più minacciata è quella delle zone umide e delle dune sabbiose proprio perché questi due, sono tra gli habitat più minacciati.
A livello mondiale delle 250.000 specie di piante vascolari, circa il 20% rischia di estinguersi in natura a tempi brevi. Numerose e varie sono le ragioni che minacciano le piante. La «lista delle piante rare minacciate e endemiche in Europa» pubblicata dal Comitato per la Salvaguardia della Natura e delle Ri-sorse naturali del Consiglio d'Europa
Fig. 6. Gran parte delle piante che troviamo nei giardini botanici e che spesso ci attraggono, sono caratterizzate da fiori di colore vivace ed intenso e spesso da gradevole profumo: questo non ha solamente lo scopo di attirare la nostra attenzione soddisfando il nostro gusto estetico, ma risponde ad un ben preciso disegno della natura. Ciò è infatti in relazione alla intensa irradiazione ed alla ricchezza di raggi ultraviolettiinoltre è in tal modo possibile rendere le piante più visibili agli insetti pronubi, favorendone l'impollinazione. Qui sotto vediamo raffigurato uno splendido esemplare di Doronicum grandiflorum.
Fig 5. Notevole sviluppo ebbe anche presso il gusto inglese la creazione di giardini a scopo prevalentemente estetico, spesso di grandi
dimensioni: essi vennero detti appunto «all'inglese» e si ritrovano ancora come nell'esempio illustrato nei pressi dei parchi londinesi.
Fig. 7/8. La bellezza estetica di molti fiori induce ad una eccessiva raccolta degli stessi che può portare le specie sull'orlo dell'estinzione. È il caso dei gigli di cui vediamo qui due rare specie, il giglio martagone IsottoJ ed il giglio rosso di S. Giovanni Inella pagina accanto in alto a sinistrai. Proprio a causa della raccolta quest'ultimo è quasi del tutto scomparso dal territorio della collina di Torino ed ha rischiato negli anni scorsi di scomparire anche da numerose zone delle nostre Alpi.
ne segnala non meno di 23 per i soli Paesi del nostro Continente.
Le principali sono industrializzazione e urbanismo, costruzione di reti stradali, sviluppo turistico, fognature, uso di er-bicidi e altri prodotti chimici, intenso pascolamento delle greggi, raccolta a scopo orticolo o botanico, rarità natu-rale di talune specie. La tutela della ve-getazione è ben più difficile di quella degli animali minacciati di estinzione in quanto le piante sono molto meno conosciute, il loro numero è molto più elevato ed infine è molto più facile strappare fiori e piante piuttosto che uccidere un animale. Allo stesso modo è molto più semplice convincere la gen-te alla necessità di tugen-tela delle specie animali che l'uomo sente come esseri viventi simili, piuttosto che salvaguar-dare vegetali molto rari e sull'orlo del-l'estinzione. È su queste cose che l'e-ducazione deve svolgere un ruolo deci-sivo ed è in questa direzione che si de-ve rivolgere l'attenzione delle
organiz-zazioni ecologiche. (
Il mezzo più efficace per tutelare la so-pravvivenza delle specie floristiche è senza dubbio quello della salvaguardia dell'ambiente naturale e quindi la crea-zione di parchi e riserve, cui si affian-cano in subordine i divieti di raccolta e la predisposizione di apposite collezio-ni all'interno degli orti botacollezio-nici e dei
giardini alpini. (Attualmente risultano protette in 70 giardini botanici europei 529 specie minacciate).
Uno dei problemi più gravi che i natu-ralisti si trovano a dover affrontare è quello della estinzione delle specie, sia animali che vegetali.
La regressione della flora spontanea è andata progressivamente aumentando con il progredire dell'agricoltura; ne è derivato che la vegetazione spontanea della maggior parte della terra ha ce-duto e cede il passo alla cosiddetta ve-getazione cosmopolita che tende ad uniformarsi in tutto il mondo.
La vegetazione primitiva è soppiantata dalle specie cosmopolite poco esigenti, dotate di grandi capacità di
adattamen-Fig. 9. Un gesto sconsiderato di raccolta può distruggere in pochi minuti H lavoro di anni della natura: è il caso della Gentiana lutea alla quale occorrono almeno sei anni ed a volte addirittura dieci-dodici, per compiere il suo ciclo riproduttivo passando dal seme al fiore e poi di nuovo al seme.
to, causando cosi la scomparsa di pa-recchie specie. La varietà floristica ten-de ad essere sostituita da una unifor-mità che è in continuo aumento, con la conseguente perdita di un immenso pa-trimonio genetico creatosi in migliaia di anni di evoluzione naturale.
La progressiva erosione genetica, vale a dire la restrizione del pool genetico che si sta verificando con la scomparsa a ritmi sempre più allarmanti delle
spe-eie floristiche, impone di correre ai ri-pari con immediate misure di salva-guardia: una volta dispersa infatti, la variabilità genetica costruita in secoli di lavoro della natura e nel corso di migliaia di generazioni, risulta irrecu-perabilmente perduta.
Quest'opera di conservazione del patri-monio genetico è di estrema importan-za per le possibilità di applicazioni pra-tiche cui può in futuro dare origine e che potrebbe risultare determinante nella sopravvivenza dell'uomo.
Delle circa 300.000 specie appartenenti alla flora superiore, attualmente ne ri-sultano domesticate ed utilizzate non più di 5-600. Dalla multiforme flora alpina e non solo alpina non è escluso che si possa in futuro attingere a risor-se oggi sconosciute. Basti pensare alle attenzioni che l'industria sta rivolgen-do a specie vegetali capaci di fornire materiali energetici preziosissimi ed al-ternativi ai prodotti di sintesi oggi uti-lizzati e non rinnovabili. La
Simmond-sia californica, la Leucaena leucoce-phale le varie specie di Euphorbia, il Parthenium argentatimi sono solo
al-cune delle specie vegetali oggetto di ri-cerche da parte degli studiosi della bioenergia. Di estremo rilievo anche l'aiuto che le piante sono in grado di offrire alla moderna medicina; soltanto negli Stati Uniti il valore delle medici-ne tratte da piante superiori è di circa 3 miliardi di dollari l'anno e dei 76 principali composti farmaceutici otte-nuti dalle piante soltanto sette possono essere convenientemente prodotti sinte-ticamente.
Un gruppo di studio dell'ONU ha compilato una lista base di piante me-dicinali esistenti in Africa, Asia ed America Latina i cui principi attivi vengono utilizzati dalla medicina: più di 40 delle 90 specie esistono soltanto in natura mentre altre 20 pur essendo coltivate, vengono raccolte anche in condizioni naturali.
L'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro degli Stati Uniti ha esaminato circa 10.000 estratti provenienti da 29.000 specie vegetali: di essi circa 300 hanno dimostrato un'efficacia poten-ziale contro il cancro ed altre malattie. Già oggi sono moltissimi i farmaci ri-cavati da piante selvatiche, basti
pensa-re alla colchicina (da Gloriosa superba) la chinina (da Cinchone) anticancero-geni come la vincristina e vinblastina (da Cathranthus) la 1-DOPA contro il morbo di Parkinson (da Mucuna
pru-viens) gli antispasmodici (da Duboisia myoporoides e Hysoscyamus) i
miori-lassanti (da Physostigma venenosum) preparati oftalmici (da Pilocarpus e
Atropa) e preparati oggi in via di
spe-rimentazione contro la schizofrenia e la sclerosi a placche (da Oenothera
biennis) per citare solo i casi più
rile-vanti.
Nella lotta per la sopravvivenza e nel corso dell'evoluzione specie sia animali che vegetali sono divenuti veri e propri laboratori viventi per la fabbricazione di composti chimici specializzati. È quindi inderogabile la necessità di protezione e conservazione di questo immenso patrimonio e ciò va fatto creando una rete di riserve
biogeneti-Fig. 10. Gli orti botanici ed i giardini alpini svolgono tra gli altri l'importante ruolo di salvaguardia per talune specie critiche, rare o minacciate dal pericolo di estinzione. In essi è possibile ammirare queste specie e comprenderne tutta l'importanza, evitandone cosi, grazie all'educazione ricevuta, la distruzione in natura. Molto meglio della raccolta di un fiore, spesso appassito ancor prima di giungere nelle nostre case, è riportarne a casa per sempre un 'immagine fotografica. INell'immagine la famosa stella alpinal.
che da realizzarsi a livello internazio-nale.
Ma una politica di questo tipo, che presuppone vincoli di tutela sul territo-rio con la sottrazione dello stesso alle tradizionali attività umane, peraltro sempre più distruttive dell'ambiente, è di lenta e faticosa realizzazione. Per questo motivo è indispensabile pre-vedere sin d'ora la salvaguardia delle specie critiche, rare e minacciate di estinzione attraverso la loro coltura in appositi orti botanici o giardini alpini,
Fig. 11. importante la funzione dei giardini botanici che sorgono nei pressi di aree di interesse
naturalistico come i parchi naturali. Essi consentono infatti di ricevere una lezione di botanica prima di avvicinarci alla vegetazione naturale del parco, riportandone quindi tutte le informazioni che ci faranno meglio apprezzare le bellezze del parco. Qui vediamo una immagine del giardino «Paradisia» del Parco Nazionale Gran Paradiso.
meglio se questi potranno inglobare nel loro terreno gli ambienti originari da tutelare nella loro integrità. Diviene dunque una indicazione preziosa quella che vuole la politica degli orti botanici affiancata e parallela a quella della tu-tela degli ambienti naturali.
La concezione russa degli orti botanici e dei giardini alpini, già prevede che essi debbano funzionare come parchi, legati alla conservazione della natura e delle specie locali, svolgendo quindi una funzione di rifugio, con particola-re riguardo alle forme endemiche, alle associazioni vegetali, agli ecosistemi ed alla biocenosi minacciate.
È un po' lo stesso concetto proposto dal seminario di studi tenutosi nel 1977 a Nevegal (Belluno) ed organizzate sot-to gli auspici del Consiglio d'Europa dalla Direzione Generale per l'Econo-mia Montana e per le Foreste del Mini-stero dell'Agricoltura e Foreste e dal-l'Università di Pavia.
Esso prevedeva l'opportunità di tutela-re non solo le singole specie ma anche
il loro ambiente naturale o qualche campione di esso; per fare ciò veniva auspicata la creazione del giardino bo-tanico nei luoghi d'origine delle specie e quindi presso le aree protette. Queste nuove istituzioni venivano denominate «giardini riserve» e la loro definizione era la seguente: «Oltre ai giardini alpi-ni tradizionali, i giardialpi-ni-riserva sono degli Horti botanici speciali, destinati ad assicurare la coltura e la conserva-zione di piante e di elementi delle fito-cenosi viventi nelle condizioni ecologi-che non perturbate di alta montagna». Gli obiettivi di questa nuova istituzione dovrebbero essere:
— la protezione delle biocenosi e la conservazione della loro diversità ga-rantendo cosi l'equilibrio ecologico; — il mantenimento delle entità specifi-che o delle unità biogenetispecifi-che minac-ciate;
— la raccolta, la coltura e la moltipli-cazione delle altre specie o varietà della regione dove il giardino è situato; — eventualmente la reintroduzione di specie della regione scomparse local-mente;
— la ricerca scientifica;
— lo sviluppo ed il piacere di un turi-smo scientifico;
— la funzione didattica; — la funzione pedagogica.
Tra i suggerimenti riguardanti la costi-tuzione e gestione dei giardini-riserva vi erano quelli di includere un campio-ne rappresentativo delle biocenosi ca-ratteristiche dell'area in cui erano de-stinate a sorgere e quello di includere un territorio particolare, adibito alla coltura ed alla moltiplicazione delle specie della regione.
Interessante la previsione di una zona cuscinetto in cui sia possibile svolgere attività umane compatibili con la con-servazione delle specie esistenti nel giardino-riserva; tra queste attività po-trebbe essere proficuamente svolta quella della coltura e produzione di specie tradizionalmente utilizzate per impieghi farmaceutici, alimentari, co-smetici, ecc. di cui sarebbe vietata la raccolta in natura nelle aree a parco. Queste colture potrebbero altresì essere
attivate a scopo dimostrativo stimolan-done la nascita anche presso le popola-zioni locali quale utile attività integra-tiva del reddito (vedi l'esperienza della Pro Natura Torino a Usseaux nel Par-co Orsiera Rocciavré) La localizzazione dei giardini botanici nei pressi di Par-chi nazionali o regionali presenta altri indubbi vantaggi che accrescono enor-memente tutte le potenzialità dei giar-dini.
Basta pensare al maggiore afflusso di visitatori e quindi alla estensione del messaggio educativo presso larghi stra-ti di popolazione; essa può cosi essere informata delle associazioni vegetali che incontrerà durante la visita al vici-no parco e contemporaneamente essere educata al loro rispetto.
Ma come detto, grande importanza è affidata all'opera educativa che gli orti botanici possono svolgere. Malgrado una autentica evoluzione dell'opinione pubblica nei riguardi della tutela del-l'ambiente, della flora e della fauna, l'educazione è ancora insufficiente per metterci al riparo dai rischi di