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lo sviluppo, nella sua specificità, del progetto del verde che, risolta l'unità e

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1982 (pagine 103-107)

E POTENZIALITA' PROGETTUALI DEI GIARDINI REALI DI TORINO

CONDIZIONI D'USO ATTUALI DEI GIARDINI REALI

4) lo sviluppo, nella sua specificità, del progetto del verde che, risolta l'unità e

la continuità ambientale di insieme, si sdoppia in:

— restauro del giardino storico; — riprogettazione del giardino basso e dei giardini annessi.

Introduciamo qui, brevemente alcuni appunti progettuali, proprio come

con-clusione provvisoria del nostro lavoro e della tesi, che vorremmo potesse es-serre dibattuta tra quanti interessati (e interessabili con una adeguata infor-mazione) a questi Giardini Reali riabi-litati.

Connessioni urbanistiche

II tema dei Giardini Reali — come ri-progettazione di uno spazio a verde pubblico — si inserisce comunque in un quadro di riferimenti urbani che non risulta ancora ben chiarito nel do-cumento citato precedentemente, che d'altronde avrebbe potuto trovare già una sua precisazione di massima nella stesura del progetto preliminare di PRG.

La riqualificazione dell'ambiente infat-ti è uno degli obietinfat-tivi del Piano Rego-latore che si specifica nel «recupero in-tegrale dello spazio urbano e territoria-le» nei suoi aspetti storici, culturali, ambientali e naturali.

Questo obiettivo però non si concretiz-za nella individuazione di precisi ele-menti e delle loro liaisons a scala urba-nistica, ma si esprime solo in norma generale d'attuazione.

A nostro avviso, proprio perché si par-la di recupero «integrale», sarebbe ne-cessaria una migliore definizione del problema alla scala d'insieme per indi-viduarne gli elementi strutturali princi-pali, che poi nei piani di attuazione potranno essere opportunamente verifi-cati e ulteriormente precisati.

Nel documento presentato dal Comune si rileva particolarmente questa caren-za, poiché, esso considera i Giardini Reali come una ampia area a sé stante, più che una «parte» della città; infatti non pone neppure il problema delle connessioni che possono esistere tra questa area e le sue adiacenze oltre il confine nord dell'area di indagine, che coincide con il corso Regina Margheri-ta e S. Maurizio.

Si dovrebbe invece disporre di un qua-dro d'insieme — quale potrebbe essere un piano del verde che comprenda il tema degli spazi verdi e degli elementi paesistici, degli spazi liberi e di relazio-ne (come piazze e vie pedonali, ma an-che mercati e centri commerciali e aree

parcheggio) — che anche sia raccorda-to con le altre politiche d'intervenraccorda-to da attivare.

L'intervento sui Giardini Reali richiede quindi di essere studiato anche ad una scala adeguata per cogliere i rapporti più qualificanti e condizionanti. Ciò si-gnifica infatti che i riflessi dell'inter-vento sui Giardini Reali riguardano non solo la città nel suo insieme come luogo centrale, ma anche l'insieme dei tre quartieri in cui l'area dei giardini si colloca in posizione baricentrica. I tre quartieri rappresentano infatti l'a-rea di possibile gravitazione e richiedo-no che la struttura degli spazi verdi e di relazione trovi proprio nei Giardini Reali un elemento di riferimento e di continuità.

I 3 nodi di connessione urbana (fig. 31).

Come primo riferimento alla scala ur-bana ci pare da sottolinerare oltre al nodo di piazza Castello, già ricordato nel documento, anche il fulcro del

mercato di Porta Palazzo e delle sue

adiacenze, come pure la fascia della

Dora che arriva ad essere quasi

tangen-te ai Giardini Reali.

La zona del mercato di Porta Palazzo è riconfermata nella sua attuale desti-nazione dal PRG; essa stabilisce per sua localizzazione, per sua dimensione, relazioni di tipo diverso che si ribalta-no sul territorio adiacente e che inte-ressano anche i Giardini Reali. Ad es. il grande contenitore-pareheggio previsto al posto della caserma Vigili del Fuoco deve soddisfare esigenze molteplici di uso che vanno preliminar-mente chiarite e discusse.

Né forse va tralasciata a livello di PRG la prospettiva di riassetto dell'area del mercato anche secondo ipotesi che su-' perino le esigenze particolari del mo-mento: parlare di pedonalizzazione e di controllo del traffico significa interve-nire con qualche aggiustamento sulla situazione di oggi, ma il nodo del pro-blema rimane irrisolto sino a quando l'area del mercato sarà divisa e attra-versata da due assi ortogonali di scor-rimento veloce.

Forse qualche ipotesi in più può essere

avanzata: ad esempio l'area della piaz-za potrebbe essere definita come zona P (nuovo polo urbano) e diventare og-getto di ristrutturazione, risolvendo il problema della compatibilità tra traffi-co, funzioni del mercato e recupero di spazi liberi di relazione.

Ora per quanto poi riguarda il corso

della Dora, la attuale sua condizione

carente e problematica, definita dagli interminabili e anonimi lungodora, non può essere accettata come fatto precluso a interventi nuovi che ne tra-sformino l'attuale assetto e che la ri-propongano in quanto struttura

natu-rale residua, che partecipa alla

costru-zione del paesaggio e del verde per la città.

Corrispondenze tra disegno dei Giardi-ni Reali e disegno della città

Abbiamo sottolineato che nell'analisi del rapporto tra il disegno del giardino e il disegno della città esistono delle corrispondenze che ripropongono i Giardini Reali come area recintata, conclusa da un bordo ben definito (in parte già esistente, in parte da prefigu-rare per chiuderne lo spazio ed esaltar-ne l'uso e la fruibilità).

Il perimetro di questa area a verde in pieno centro storico, già perentoria-mente bloccato verso la piazza Castel-lo, se completato anche a nord lungo i corsi alberati con soluzioni di vario ti-po, configurerebbe infatti i Giardini Reali come un grosso spazio libero re-cintato che verrebbe a riconfermare il disegno del tessuto urbano antico, do-ve isolati e edifici racchiudono succes-sioni ed alternanze di spazi liberi. Questa connotazione dei Giardini Reali non può essere minimizzata assoluta-mente proprio perché, va ribadito, è

l'unica e sola occasione di verde nel

centro storico, consistente e rilevante per le sue connessioni con le strutture edilizie e gli spazi urbani adiacenti. Quindi non è pretestuoso ripensare ai Giardini Reali come a dei giardini ur-bani delimitati da un bordo costruito, perché ci sembra che attraverso questa idea si possa riproporre una connota-zione storica precisa di questa area centrale ed insieme un valido argomen-to progettuale da sviluppare.

Si tratterebbe infatti di rivedere la si-tuazione d'interfaccia tra edificato preesistente e giardino (che implica la risistemazione e la revisione d'uso di almeno tutto il piano terra) e di imma-ginare inoltre la forma che questa po-trebbe assumere nei tratti dove oggi il perimetro è più incerto o inesistente (con integrazioni del costruito, coperto ed aperto, con inserzioni di specifiche occasioni di interesse per i frequentato-ri del giardino). Sarebbero allora da frequentato- ri-pensare anche tipologie desunte dal giardino ottocentesco — come le serre e i «jardins d'hiver», i caffè e i chio-schi per musica e servizi e forse anche nuove tipologie miste, di richiamo commerciale ed aperte sia sul giardino

che SU via — attuando una formula di Fig. 32. Dai -ZOO ad oggi, incitamenti e richiami!

gestione economica integrata tra pub-blico/privato.

Soluzioni alternative per il traffico di attraversamento

Le alternative possono consistere nel: — mantenimento dello stato attuale; — eliminazione totale del traffico; — riduzione dell'impatto del traffico. Queste alternative presentano ovvia-mente livelli di soluzione e costi di rea-lizzazione di tipo differente, di cui al-cuni anche onerosi, ma che non per questo vanno tralasciate come possibile riferimento per impostare le scelte defi-nitive.

La prima soluzione come abbiamo

vi-sto, rispetto alla proposta del Comune, offre già condizioni di minor impatto,

anche se, inevitabilmente, l'attraversa-mento viario spezza l'area dei giardini in due parti nette.

Dovrebbe comunque essere perfeziona-ta, trovando quegli elementi di supera-mento della barriera del traffico e di separazione dall'effetto rumore che fa-vorevolmente risolvano in modo più unitario e collegato l'assetto di tutta l'area.

Il traffico cioè può venire isolato e trattato come fatto inevitabile di di-sturbo da separare dal giardino con re-cinzioni, trincee, quinte arboree ampie e a varia altezza, costruendo solo alcu-ni sovrappassi/sottopassi in prosecu-zione dei percorsi pedonali previsti.

La seconda soluzione di eliminare il

traffico sarebbe certamente la migliore e la più ovvia, se si potessero stabilire orientamenti precisi sulla viabilità cit-tadina.

Ciò vorrebbe dire annullare lo stato di fatto e riconoscere che le motivazioni che hanno prodotto nel primo '900 questo intervento sono radicalmente mutate e che un nuovo assetto urbano della viabilità può risolvere diversa-mente l'esigenza di una comunicazione tra piazza Castello e la zona Vanchi-glia (deviando ad esempio il traffico di attraversamento attuale su Via Rossini - Via Po).

La terza soluzione non risponde alle

esigenze di economicità e di intervento di minima, ma prefigura, nella lenta prospettiva di recupero del centro sto-rico di Torino, anche il recupero di questa importante opera di architettura

dei giardini che è parte integrante nel

contesto architettonico esistente. Il restauro del giardino alto comporte-rebbe il riempimento dello scavo dei bastioni compreso tra il sottopasso del-la Prefettura ed il cavalcavia (20.000 me circa) e la costruzione di un percor-so in galleria che percor-sottopassi la Prefet-tura ed esca in Piazza Castello, divi-dendosi in due tronchi secondo i due sensi di marcia, rispettando cosi il

sen-so attuale di scorrimento del traffico.

La parte bassa del giardino verrebbe sempre ad essere attraversata dal flusso di traffico, ma (come prima si è detto)

potrebbe essere risolta con opportuni accorgimenti.

Con un nuovo progetto di uso, utiliz-zando proprio questa divisione fisica, si potrebbero articolare gli spazi come luoghi per funzioni ed attività di tipo diverso.

Sviluppi per l'intervento sul verde

Le considerazioni precedentemente svi-luppate sulla centralità e la marginalità dell'area hanno chiarito il significato e le diverse funzioni che possono assu-mere i Giardini Reali, a livello urbano e a livello di quartiere.

Conseguentemente il progetto deve te-nerne conto e darne pratica attuazione ad esempio connettendo in modo più esplicito la parte alta dei Giardini Reali con piazza Castello, sottolineandone quindi l'uso aulico e rappresentativo per l'intera città, e destinando ad uso dei quartieri adiacenti la parte più bas-sa opportunamente risistemata. Nel complesso il progetto deve sostan-zialmente ricostruire l'unità dell'area, oggi frammentata, dei Giardini Reali rispondendo a questi due obiettivi principali:

— la parte alta dei Giardini Reali va ricostituita come giardino storico e pertanto richiede specifici interventi di restauro conservativo;

— la progettazione del giardino basso, deve soprattutto evitare risultati generi-ci, localizzare i caratteri interessanti dell'impianto spaziale e vegetale preesi-stente, e anche, migliorando le condi-zioni di accessibilità pedonale, innesca-re nuovi processi di richiamo e di frui-zione.

alle esigenze di allora non si può certo pensare di accogliere, interpretare e ri-spondere automaticamente alle richie-ste d'oggi.

Il nodo del problema sta allora nel ri-conoscere e nell'affrontare

progettual-mente quelle oggettive condizioni di

degrado che, non a caso, prendono l'avvio e si sviluppano proprio a parti-re da questa irrisolta dicotomia tra il giardino d'allora e le esigenze della cit-tà di oggi.

Si deve infatti ammettere che il giardi-no pubblico, nelle condizioni di degra-do in cui attualmente si trova, altro non è che il residuo trasandato e ridut-tivo di un'idea progettuale di verde pubblico «datato», — in quanto rea-lizzato per una città totalmente diversa — proprio come poteva esserlo la To-rino degli anni '20 rispetto alla città at-tuale.

E col riportare ad oggi, e malamente, una realizzazione (forse) rispondente

Gli autori ringraziano la dr. Rosanna Roccia per la sua amichevole collaborazione.

LA STAMPA

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1982 (pagine 103-107)