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Il quotidiano “La Repubblica” nacque a Roma il 14 gennaio 1976 su iniziativa di Eugenio Scalfari. Il nome venne scelto in onore del piccolo giornale portoghese che aveva dato voce alla “rivoluzione dei garofani”. Scalfari chiamò con sé alcune grandi firme del giornalismo italiano come Giorgio Bocca, Corrado Augias, Barbara Spinelli e altri ancora99. La nuova testata romana scelse di collocarsi nell’area a sinistra della stampa italiana; una sinistra laica e riformista, che si differenziava dalla sinistra raccontata da quotidiani come “l’Unità” e “Paese Sera”. Volle, pertanto, essere visto come un “secondo giornale”, un quotidiano di

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approfondimento, per un pubblico che già leggeva le notizie altrove. I padri di “La Repubblica” furono oltre a Scalfari, Carlo Caracciolo, editore de L’Espresso, Mario Formenton e Giorgio Mondadori. Per fondare il quotidiano, Caracciolo e la Mondadori investirono più di 2 miliardi. Durante i primi anni di vita, la gestione del quotidiano e del settimanale “L’Espresso” erano unificate. Le tirature per “la Repubblica” nel 1976 non furono soddisfacenti; la delusione venne però compensata dall’ottimo risultato de “L’Espresso” che si avvicinava a quota 400 000 copie vendute100. Nel 1979 ci fu l’entrata, tra gli investitori, di Carlo De benedetti, che mise circa cinque miliardi di lire. Al suo debutto, “La Repubblica”, si presentò in un formato ridotto, sia da un punto di vista quantitativo che strutturale. Infatti, uscì con 20 pagine dal martedì alla domenica e venne strutturato su sei colonne anziché le tradizionali nove. Durante i primi due anni di vita il quotidiano si creò i propri lettori; si trattava di un pubblico oscillante tra la sinistra extraparlamentare e quella riformista. In particolare, venne dato molto spazio al movimento giovanile universitario, visto di buon occhio da Eugenio Scalfari. I commenti schierati erano all’ordine del giorno e le critiche al governo Andreotti non mancavano. Il 1978 fu l’anno della svolta per il quotidiano; il sequestro del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, nel marzo dello stesso anno, fece aumentare le copie. “La Repubblica” dimostrò una rigorosa linea di fermezza nei confronti delle richieste delle Brigate Rosse, seguendo con attenzione nettamente critica la scelta “trattativista” del PSI di Bettino Craxi101. Ciò determinò una vera e

propria linea di opposizione nei confronti del Partito Socialista Italiano, che andò avanti per i successivi dieci anni. L’anno successivo, “La Repubblica” raggiunse il pareggio di bilancio con un aumento notevole delle tirature. Vennero introdotte le notizie riguardanti lo sport e a dirigere la redazione sportiva venne chiamato Gianni Brera, grande firma del giornalismo sportivo. Le vendite continuarono ad aumentare nel 1981 anche per lo scandalo che colpì il “Corriere della Sera”. Il quotidiano milanese era controllato dalla loggia massonica P2. Ciò consentì a “La Repubblica”, non solo di continuare ad evolversi, ma anche di strappare alla testata concorrente, firme di prestigio come Enzo Biagi e Alberto Ronchey. Scalfari iniziò a lanciare nuove iniziative per allargare il bacino di lettori: diede più spazio alla cronaca varia, allo spettacolo e allo sport. Per quanto riguardava il pensiero politico,

100https://cultura.biografieonline.it/la-repubblica-giornale/

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il giornale continuò a simpatizzare per la sinistra riformista, mantenne una linea di opposizione verso il PSI di Craxi e si registrò un’apertura nei confronti della sinistra democristiana di Ciriaco De Mita.102. Si arrivò così al 1986, decimo compleanno de “La Repubblica”. La testata diretta da Eugenio Scalfari decise di aumentare l’offerta ai propri lettori. Venne introdotto un supplemento economico: “Affari e Finanza”, diretto da Giuseppe Turani. Nel dicembre dello stesso anno, “La Repubblica” fece il sorpasso sul “Corriere della Sera”: 515.000 copie contro le 487.000 del quotidiano milanese103. L’anno successivo fu una vera e propria sfida a colpi di settimanali e rubriche. “La Repubblica” introdusse un gioco a premi chiamato “Portfolio”. Il gioco si rivelò redditizio, le vendite aumentarono e i lettori continuarono a fidelizzarsi, consolidando così il proprio primato. Il “Corriere della Sera” rispose con il settimanale “Sette”, che andò in edicola il sabato. La replica di Repubblica fu il settimanale “Il venerdì”. Il 1989 si aprì con un evento che cambiò gli assetti editoriali. Si trattava della “guerra di Segrate”104. Scalfari e Caracciolo,

convinti che per la crescita del gruppo occorresse ampliare il sostegno finanziario, vendettero le loro quote a Carlo De Benedetti, importante azionista della Mondadori, il quale portò il gruppo “L’Espresso” in dote alla casa editrice milanese, di cui puntava a divenire azionista di maggioranza. Gli sbarrò la strada però Silvio Berlusconi. Fra Berlusconi e De Benedetti nacque quindi un contenzioso giudiziario che si concluse nel 1991 con la separazione tra “Mondadori”, che andò a Berlusconi, e “La Repubblica”, che fu presa da De Benedetti, azionista di maggioranza del gruppo editoriale “L’Espresso”. Con l’avvento degli anni novanta, il gruppo editoriale continuò ad aumentare i contenuti e l’offerta. Nel 1994- 1995 nacquero la rivista satirica “Il Lunedi” e i supplementi “Musica! rock & altro” e “Salute”, le tirature aumentarono vertiginosamente. Il 1994 in particolare fu l’anno della prima rivoluzione grafica: venne introdotto il colore per la prima pagina e per le inserzioni pubblicitarie. Sempre nello stesso anno, a livello politico la testata romana prese le distanze dal primo governo Berlusconi e dalla svolta a destra che stava prendendo il nostro paese anche a causa dello spostamento del MSI verso Alleanza Nazionale. Il malcontento fu espresso da Scalfari e Bocca con un articolo intitolato Lo sdoganamento della destra105.

102https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/04/craxi-de-mita-in-autunno-si.html 103http://www.repubblica.it/cultura/2016/03/06/news/repubblica_corriere_della_sera-134860729/

104 Forno, Informazione e potere…, p.212.

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Nell’aprile 1996, Eugenio Scalfari lasciò la guida del giornale ad Ezio Mauro, pur continuando a scrivere sul quotidiano. Il giornale mantenne un orientamento politico di sinistra anche se le critiche nei confronti dei rappresentanti politici non mancarono. Venne inaugurato il settimanale femminile “D- la Repubblica delle donne” e nel 1997 nacque il sito web Repubblica.it. Nel 2004 vi fu l’introduzione del colore in ogni pagina del quotidiano e l’edizione della domenica venne ampliata da una elaborata sezione culturale. Nel 2007 il quotidiano si rinnovò nuovamente sia nella grafica, sia nell’impaginazione. “La Repubblica” si sdoppiava in due giornali: uno dedicato alle notizie e un altro dedicato agli approfondimenti, alle inchieste e ai reportage. Nel 2009, “La Repubblica” fu protagonista di un vero e proprio scoop: Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi, mandò al quotidiano romano una lettera, accusando il leader di Forza Italia di frequentare altre donne106.

Lo scoop fece aumentare le vendite notevolmente, così come le inserzioni pubblicitarie. Due anni dopo, “La Repubblica” diventò il primo quotidiano: vennero superati i 3 milioni di lettori. Il 15 gennaio 2016 Mario Calabresi prese il posto di Ezio Mauro come direttore, il giorno dopo il quarantesimo anniversario della fondazione del quotidiano. Nel 2017 la grafica venne ampiamente rinnovata, comportando cosi una vera e propria ristrutturazione del giornale. Attualmente, il direttore de “La Repubblica” è Carlo Verdelli. Già ex direttore del “La Gazzetta dello Sport”, il giornalista milanese subentra al posto di Mario Calabresi a soli tre anni dall’inizio del suo incarico. Per ora le vendite del “La Repubblica” non brillano, a gennaio c’è stato un calo del 5,5% rispetto al gennaio dello scorso anno107.

3.2. “

La Repubblica” e il web: le elezioni politiche 1996

106https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/01/22/il-drago-le-vergini-festini-hardcore-cosi.html 107https://www.blitzquotidiano.it/media/vendite-giornali-gennaio-2019-3008774/

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Alla fine del millennio gli esperimenti sul web fatti dalle altre testate non furono molto soddisfacenti, le utenze erano poche e le connessioni scarseggiavano. Nonostante ciò, nel 1996, Eugenio Scalfari decise di cogliere la palla al balzo e di sfruttare le elezioni politiche di quell’anno per entrare sul web. Non si trattò di un vero e proprio sito internet, bensì di una rubrica incentrata esclusivamente sulla tornata elettorale che portò alla vittoria del PDS capeggiato da Romano Prodi, a scapito di Forza Italia con Silvio Berlusconi108. La proposta venne da Vittorio Zambardino, il quale fu mandato negli Stati Uniti nei primi anni novanta, dove il giornale aveva una sponsorizzazione. Il progetto convinse sia gli americani che il direttore del “La Repubblica” e qualche mese dopo iniziarono i lavori. L’idea di “La Repubblica” era quella di proporre qualcosa di diverso rispetto alle testate online degli altri quotidiani. In un’epoca in cui non vi erano ancora i telegiornali all news ventiquattro ore su ventiquattro, avere una rubrica online, che si occupasse di continui aggiornamenti riguardo alle elezioni politiche, rese il quotidiano romano un caso unico nel suo genere e i lettori apprezzarono molto. Si trattò di un prodotto rudimentale ma con una chiarezza di idee incredibile. Un accordo con l’ANSA permetteva di abbinare all’informazione statica riguardante i programmi di partito, un po' di notizie italiane e alcuni servizi sull’ attualità. Si provò a fare in Italia, ciò che la CNN faceva ormai da anni negli Stati Uniti. Il sito aveva una grande vitalità, ogni giorno nell’edizione cartacea appariva un grande spazio pubblicitario con lo slogan “Vota Internet”; i risultati si notarono ben presto. A pochi giorni dalla nascita di questo esperimento, i contatti andarono oltre le 300.000 visite, un risultato notevolissimo per il periodo. Approfondimento, aggiornamento e interattività erano le caratteristiche principali dell’iniziativa online di “Repubblica”. A differenziarlo dalla versione telematica degli altri quotidiani, fu proprio la prevalenza di contenuti aggiuntivi e una buona dose di interazione con il pubblico, peculiarità che hanno reso il quotidiano consapevole dei propri mezzi, della propria struttura e di un buon bacino di utenti che gli permisero successivamente di andare interamente online109. Il sito era suddiviso in tre sezioni: informazione, documentazione e servizi. Presentava una combinazione tra articoli presenti nell’edizione cartacea e contenuti realizzati esclusivamente per il web. Quello a cui puntavano principalmente era un

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https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=C&dtel=21/04/1996&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levsut0=0&es0=S& ms=S

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forte rapporto diretto con il lettore; i servizi interattivi e i forum permettevano di interagire con giornalisti, politici e attori. Venne all’epoca definito un “quotidiano- stile di vita”, nel senso che solo il fatto di leggerlo diceva molto sulla propria personalità. Repubblica.it partì senza avere alcuna certezza sui ricavi e senza seguire logiche aziendali di base. Dopo pochi giorni dall’avvento del sito sulle elezioni politiche del’96, Scalfari lasciò la redazione nelle mani di Ezio Mauro, il quale valutò e analizzò il progetto in maniera dettagliata. Mauro colse tutti gli aspetti innovativi e assicurò il totale sostegno da parte del giornale. Terminate le elezioni politiche, si inaugurò una fase di transizione, all’interno della quale vi rimase solo un piccolo avamposto sul web. Si trattava di una homepage molto semplificata, con poche notizie di rilievo. La struttura e la quantità erano effettivamente povere; in ogni caso la scelta di non chiudere dopo l’esperienza legata alla tornata elettorale primaverile permetteva al giornale di non perdere tutta la community acquistata e di fare aumentare l’attesa ai lettori per il nuovo sito. Nel frattempo, nel periodo estivo si studiava come far partire il prodotto. Vennero effettuate delle ricerche di mercato al fine di verificare il tipo di pubblico a cui andava incontro e di comprenderne i gusti. Da un punto di vista informatico, fu elaborato un prototipo di sistema editoriale, basato su Java, che è il progenitore di quello attuale. Nel corso dell’autunno la redazione partì. Quello che per qualche informatico fu un sogno, il 14 gennaio 1997, divenne realtà. Repubblica.it fece il suo debutto su internet.