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L'evoluzione del giornalismo online: "La Repubblica" e "Il Fatto Quotidiano"

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Academic year: 2021

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Indice

1.

Gli inizi del giornalismo online

p.3

1.1 Le origini p.3

1.2 La rete p.5

1.3 New York, 11 settembre 2001 p.7

1.4 Gli esordi online delle testate italiane p.9

1.5 Gli anni del boom p.16

1.6 Il restyling del “Corriere della Sera” p.19

1.7 Il duemila: Dall’entusiasmo alla paura p.21

1.8 La rinascita p.23

1.9 Il giornalismo online oggi p.24

1.10 Sostenibilità economica p.27

1.11 Il web e la carta p.28

1.12 Andrea Riffeser Monti p.29

2. Giornalista: tra passato e futuro

p.32

2.1 Come cambia la professione “dalla carta al web” p.32

2.2 Modelli di business p.35

2.3 Modello paywall p.37

2.4 Giornali, social network e motori di ricerca p.39

2.5 Nuovi strumenti di lavoro p.41

2.6 Dentro il giornale elettronico p.43

2.7 Nuove tendenze del giornalismo p.46

2.8 Marco Pratellesi p.48

3. La Repubblica, dal cartaceo al digitale

p.53

3.1 Un giornale, la sua storia p.53

3.2 “La Repubblica” e il web: le elezioni politiche 1996 p.56

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3.4 Repubblica.it entra nel nuovo millennio p.62

3.5 Repubblica.it ed i suoi cambiamenti p.66

3.6 Giuseppe smorto p.70

4. Il Fatto Quotidiano: nasce qualcosa di nuovo

p.73

4.1 Excursus storico p.73

4.2 Dal cartaceo al digitale: l’inizio di un’avventura p.78

4.3 Il digitale: un mondo da scoprire p.81

4.4 Peter Gomez p.83

4.5 “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”: due nascite a confronto p.89

Bibliografia

p.93

Sitografia

p.93

Ringraziamenti

A Nanni: Oggi festeggiamo insieme questo giorno. Grazie per avermi dato una cultura, un’educazione, per avermi fatto toccare con mano le cose belle della vita. Il primo pensiero va a Te. Non dimenticherò mai i momenti passati insieme. Oggi ascoltiamo insieme, come sempre, Jazz Suite n.2. Mi manchi.

A Lia: “Da quando mi hai lasciato pure tu, non è più domenica.” Oggi non è uno dei miei classici scherzi, oggi è verità. Manchi anche tu e in questa giornata riempio il vuoto che mi hai lasciato con questo traguardo. Ti voglio bene, il tuo “azzurrino”.

Ai miei splendidi Genitori: Qui ci vorrebbero otto pagine ma non si può. Grazie per avermi aiutato in ogni momento e, talvolta, sopportato. Senza di voi tutto ciò non sarebbe stato possibile. Vi voglio bene.

A mia Nonna Riri: Quanta strada abbiamo fatto assieme. Da quando si studiava diritto pubblico ad oggi, di tempo ne è passato. Questa è una delle prime mie soddisfazioni e anche tu hai dato un grosso contributo. Adesso, quando faccio i temi sulla mia nonna qualche pregio ed elogio lo metto. Ora festeggiamo e tiriamo un calcio al passato, insieme.

A Bea: Dovrebbero darti il premio Nobel per la sopportazione e il supporto che hai nei miei confronti ogni giorno. Questo è il NOSTRO primo successo insieme, ce ne saranno infiniti. “Non ti curar di loro ma guarda e passa”, la nostra felicità è qui davanti, basta spingere.

A Dantino: Starai pensando: “Lacrima asciutta e vai dritto al punto”. Hai ragione. Oggi però lasciami fare il melanconico. A volte capita. Ricordati che, facendo così, Baricco c’ha magnato ‘na vita

Altri ringraziamenti:

Serena Di Nubila, Stefano Di Nubila, Alberto Ferrigolo, Peter Gomez, Andrea Riffeser, Giuseppe Smorto, Marco Pratellesi.

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CAPITOLO I

Gli inizi del giornalismo online

1.1.

Le origini

Dal 1995 ad oggi, il giornalismo ha conosciuto l’esplosione di internet, della multimedialità, dell’interattività. Il modo di fare giornalismo è cambiato per sempre. L’utente, un tempo, era solo un consumatore, ora, è anche produttore. L’innovazione tecnologica, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, gli ha permesso di condividere all’ interno di siti giornalistici, social network, YouTube, momenti della vita quotidiana e pubblicarli. Nasce così, la figura del prosumer, una combinazione tra quello che è il producer e il consumer. È una nuova figura di riferimento che svolge un ruolo attivo nel processo che coinvolge le fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo. Ci sono mestieri molto antichi che sono rimasti pressoché immutati nel corso dei secoli; il lavoro del giornalista, invece, è stato profondamente condizionato dal progresso delle tecnologie. Stampa, radio, televisione, pc, internet hanno di volta in volta cambiato il modo di lavorare dei giornalisti e spostato i confini delle scelte etiche cui ogni giorno sono chiamati. Il giornalismo, negli anni, è stato accompagnato da innumerevoli innovazioni. È opportuno fare un breve excursus storico sulle trasformazioni della scrittura e della stampa. L’invenzione della scrittura ha introdotto la comunicazione indiretta: il messaggio, trasportato da un medium, talvolta un papiro, talvolta una tavoletta di argilla o canna di bambù ha permesso di superare la barriera dello spazio e del tempo. Il 1455 è l’anno in cui Johann Gutenberg stampa la Bibbia a Magonza1. È

questo l’inizio della produzione libraria in occidente, nasce la stampa a caratteri

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mobili, i singoli caratteri vengono composti su un testo, stampati, smontati e riutilizzati. Il processo di stampa messo a punto da Gutenberg è ritenuto la più potente innovazione del millennio scorso; introdusse un primario moltiplicatore del messaggio e il libro diventò, anche se solo potenzialmente, un prodotto per molti: “più copie in meno tempo= basso costo = maggiore circolazione2”. Così facendo,

le idee circolavano in modo più veloce e il processo di alfabetizzazione, se pur lento, divenne irreversibile. L’invenzione della stampa fu il presupposto sul quale costruire il mercato dell’informazione. Nell’ottocento, con la rivoluzione industriale, tecnologica, economica, sociale e la conquista del potere da parte della borghesia, il giornalismo entrò nella sua fase matura. Il telegrafo, la carta in bobine, la rotativa, la nascita delle agenzie di stampa velocizzarono la diffusione delle notizie, diedero avvio alla diffusione dei giornali e alla professione del giornalista. Contestualmente si aggiungono, una lenta ma progressiva alfabetizzazione, l’estensione delle reti di comunicazione e un’ulteriore evoluzione dei mezzi; in questo modo, comunicazione di massa e quotidiano moderno sono due facce della stessa medaglia. I primi a fare esplodere il mercato delle notizie sono gli americani negli anni trenta dell’Ottocento grazie alla penny press. Con penny press si definisce la stampa quotidiana a basso prezzo; si trattava di una stampa prettamente popolare destinata a un enorme successo negli Stati Uniti3. Il primo giornale di questo tipo fu il “Sun” che costava un penny per copia. Attraverso la penny press, gli editori statunitensi avviarono una vera e propria rivoluzione. Il quotidiano, da prodotto di nicchia ed elitario, divenne un prodotto per tutti. Le tirature e le vendite aumentarono, gli introiti pubblicitari non mancarono.

2 Pratellesi, New Journalism…,p.14.

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1.2.

La Rete

In Italia, invece, i primi quotidiani appariranno nella metà dell’ottocento. Si trattava di giornali fortemente politici, filogovernativi, militanti e pedagogici, volti alla causa dell’Italia unita. Il compito e l’obiettivo non era quello di informare ma quello di formare gli italiani4. Questa centralità della politica avrebbe costituito

l’anomalia del giornalismo italiano. L’impresa giornalistica venne interpretata dagli editori, non tanto come un’attività che produceva utili, quanto come uno strumento di pressione sul potere politico per fare affari in altri settori industriali, come ad esempio quello infrastrutturale e metallurgico. Rispetto agli Stati Uniti, i lettori erano pochi e gli introiti pubblicitari non decollavano, i proprietari delle testate giornalistiche cercavano di condizionare la politica attraverso i giornali, così facendo, mettevano in secondo piano il loro dovere: raccontare i fatti, commentarli e illustrare ai cittadini ciò che accadeva. Con il Novecento, si entrò in quello che viene definito “il secolo dell’informazione”; la borghesia e il proletariato esaltavano la dialettica politica e la partecipazione, la nascente società di massa gettava le basi per il futuro villaggio globale. La stampa iniziò ad assolvere il suo compito originario, anche se si trattava di un medium molto lento e asincrono5. Inoltre, nella prima metà del secolo nacquero altri media come la radio e la televisione, invenzioni che divennero il fulcro per quanto riguarda il passaggio dalla società del villaggio, fatta di rapporti diretti, alla società planetaria, fatta di culture aperte. L’immagine gioca un ruolo fondamentale nella comunicazione, il cinema impone i propri modelli. Il reportage, che si basava sul racconto, soffocato da immagini e agenzie, diventa antieconomico. La società contemporanea si evolve sempre di più, diventando la società delle immagini. Contestualmente a queste innovazioni, si inserisce il world wide web, la seconda grande rivoluzione nel mondo del giornalismo e dell’informazione6. Il world wide web, tradotto in italiano “ragnatela

grande come il mondo”, è uno dei principali servizi di internet, che permette di navigare e usufruire di un insieme molto vasto di contenuti amatoriali e professionali, multimediali e non, collegati fra loro attraverso link. La velocità con

4 Marco Pratellesi, Chi ha paura dei giornalisti on line? in “Problemi dell’informazione”, 3, 2000, pp. 319- 323. 5 Renato Stella, Sociologia dei New Media. Media vecchi, new media e cultura digitale, UTET, Torino 2018 6 Pratellesi, New journalism…, p. 17

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cui internet entra nelle case è incredibile. Se la radio ha impiegato circa 38 anni per arrivare ad un’utenza di 50 milioni di ascoltatori, il web ha raggiunto lo stesso numero di utenti in soli quattro anni. Ad accompagnare lo sviluppo di multimedialità e diffusione di internet, ci sono trasformazioni sociali molto profonde che riguardano i rapporti interpersonali. Cambia il modo di comunicare, di lavorare, di studiare e di produrre; “adesso il limite spazio-temporale coincide con il limite stesso dell’informazione: il tempo reale7”. La nascita del world wide web è legata in qualche modo ad un evento che ha cambiato il corso della storia, la guerra fredda tra Unione sovietica e Stati Uniti. Siamo nel 1957, si tratta di una guerra diplomatica, non combattuta, un conflitto tecnologico e gli americani hanno come obiettivo, quello di creare un sistema che garantisca le comunicazioni anche in caso di attacco nucleare. Pensata in origine per far fronte alle emergenze di guerra, la rete viene creata nel 1969 per permettere agli studenti universitari di comunicare tra loro e condividere le risorse informatiche. Nell’arco degli anni, la rete ha fatto passi da gigante: dall’introduzione del trasferimento della posta elettronica nel 1972 alla nascita del protocollo tcp/ip nel 1978, che permette la comunicazione tra i computer connessi a Internet8. Negli anni Novanta, nascono i primi siti, ai quali gli utenti possono accedere per via telematica e dell’e-commerce, inteso come commercio elettronico. Si inizia a navigare in internet e con il passare del tempo, inizia a diventare un vero e proprio medium globale, aiutato anche dalla discesa in campo nel 1995 di Microsoft. Alla fine degli anni Novanta, la rete estende le proprie potenzialità, i giornali online diventano una realtà ben consolidata, non più in discussione. La multimedialità si sposa con l’interattività, si assiste alla proliferazione dei siti web, i confini diventano sottili tra chi crea i contenuti e chi ne fruisce. Il 2004 segna la nascita del web 2.0, ora il consumatore di informazioni ne diventa anche il produttore. L’enorme potere esercitato dall’utente fa aumentare il numero di blog, piattaforme social come Facebook e Twitter, siti di condivisone di musica, film e fotografie. Il Blog deriva dalla contrazione della combinazione tra web-log, sono siti internet gestiti direttamente dall’utente, formati da post, dove i lettori possono commentare. I blog sono tra le più antiche piattaforme pensate per comunicare e per essere utilizzate da un pubblico ampio e diffuso. Il primo blog apparso in rete nella pagina di Mosaic “What’s new” nacque nel 1993. Il sociologo

7 Ibidem.

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7

Blood distingue differenti tipi di blog: 1. log- style: una sorta di breve diario che trova spazio nella rete e in cui viene raccontata la propria vita quotidiana; 2. Filter -style: Si concentra sul mondo esterno e fornisce ai lettori dei link che danno la possibilità di approfondire vari temi, ponendo attenzione su problematiche sociali; 3. Notebook- style, mix dei precedenti, si identifica con gli interessi del blogger, ha uno stile più narrativo e tratta di un tema specifico9. Un’altra innovazione importante di questo periodo è la nascita di Wikipedia: un’enciclopedia online, a contenuto libero, multilingue e gratuita. La novità sta nel fatto che i software “wiki”, veloci, permettono agli utenti registrati di apportare modifiche a materiali pubblicati online dal browser utilizzato. Si inizia, infatti, a parlare di web collaborativo, che offre agli utenti continue possibilità di interazione, di partecipazione e di collaborazione. Con il web collaborativo, si assiste alla centralità dell’utente, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto riguarda la circolazione di contenuti10. Oggi, di piattaforme che si basano sulla collaborazione dell’utente ne

nascono ogni giorno e il loro successo dipende sostanzialmente dal numero di persone che le scaricano, le usano e vi collaborano. Alla fine degli anni Novanta, l’accesso a internet era garantito; in Italia, però, costava troppo: 200-300.000 lire annue. Nel 1999 il provider Tiscali lanciò il primo accesso gratuito. Era un modello di business che aveva come obiettivo principale quello di raccogliere il maggior numero di utenti, in modo tale da trasformarli, successivamente, in potenziali clienti del commercio elettronico. Quella di Tiscali fu una vera e propria rivoluzione, alla quale si dovettero adeguare anche altri internet provider. Tiscali ha avuto il merito di dare un grosso e utilissimo impulso alla diffusione della rete in Italia. Così facendo, la rete diventa “free”, gli utenti di internet nell’arco di dieci anni aumentarono enormemente.

1.3.

New York, 11 settembre 2001

Se la stampa viene definita come “quarto potere” e la televisione come “quinto potere”, per quanto riguarda internet, si inizia a parlare di “tecnologia del

9 Cosimo Marco Scarcelli, sociologia dei new media. Forme e linguaggi dei nuovi media, UTET, Torino 2018, p. 102.

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contropotere” 11. Infatti, i costi di accesso alla rete, infinitamente più bassi rispetto

a quelli necessari a pubblicare un giornale o a gestire un network televisivo, permettono a qualsiasi individuo di produrre informazione e renderle pubbliche. Nessuno aveva previsto le enormi potenzialità che avrebbe potuto offrire la rete. Inizialmente, era stata pensata solamente per garantire le comunicazioni in caso di attacco nucleare, invece, con il passare degli anni, è diventata il principale mezzo di comunicazione. A livello storico, l’attentato alle torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001 ha fatto emergere la superiorità della rete sui quotidiani a livello mondiale. Quel pomeriggio, milioni di utenti in tutto il mondo si sono collegati sul web per assistere in tempo reale a ciò che stava accadendo a New York, hanno potuto ascoltare testimonianze, servizi di giornalisti inviati, guardare con i propri occhi gli attacchi terroristici e le atrocità di quella giornata. Da quell’evento storico, i quotidiani hanno potuto sopperire ai tempi lunghi di informazione cartacea, grazie ai loro siti web. Le notizie che appaiono sul sito web, vengono accompagnate dall’interattività offerta all’utente e la multimedialità. Con l’11 settembre 2001, quindi, si è creata una distinzione tra il quotidiano cartaceo e il sito online. Il primo era impegnato ad informare, approfondire e cercare di capire le ragioni e le conseguenze di ciò che stava accadendo. Il secondo era usato per aggiornare i lettori in tempo reale sull’evoluzione dei fatti. La rete ha preso il sopravvento sul quotidiano cartaceo ed oggi ne stiamo vedendo gli effetti: calo di vendite dei quotidiani, diminuzione degli introiti pubblicitari; un mestiere sempre in continuo aggiornamento ma con un leggero pessimismo nei confronti della scomparsa dei giornali cartacei con il passare degli anni. Oggi internet è uno strumento quotidiano per moltissime persone; non ha sostituito gli altri mezzi di comunicazione, ma li ha integrati, accompagnati12. La rivoluzione telematica sta ridefinendo i ruoli dei giornalisti, con l’editoria elettronica la diffusione di notizie non è più, solo esclusivamente della carta, le imprese editoriali sono in continuo aggiornamento. La rete sta facendo dei grandissimi progressi con la sua flessibilità e velocità. Il cuore dell’impresa editoriale non è solo il foglio stampato e con il passare degli anni, lo sarà sempre di meno. Pertanto, le imprese che non sono pronte ad aggiornarsi rischieranno di essere spazzate via da questa rivoluzione o di sopravvivere ai margini del mercato dell’informazione. La rivoluzione elettronica

11 Pierluigi Allotti, Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell’Italia contemporanea, Carocci, Roma 2017, p. 132 12 Pratellesi, New Journalism…, p.20.

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ha fatto emergere quattro proprietà fondamentali; si tratta di caratteristiche che hanno cambiato il corso della storia del giornalismo. Queste proprietà si sono imposte rapidamente e radicalmente, tanto da risultare oggi connaturate al processo storico stesso dell’informazione. Si parla infatti di interattività, un coinvolgimento del lettore in internet attraverso blog, forum di discussione. In questo modo si fornisce l’opportunità all’utente di interagire con i giornalisti e di essere attivo nei confronti della notizia, senza subirla passivamente. Ipertestualità: ora il testo non è più solamente scritto, sonoro o legato alle immagini. Sul web, il centro è inventato ogni volta dal lettore. Tempestività: un continuo aggiornamento di testi, video e audio, senza vincoli di palinsesto. Personalizzazione: l’utente si trova davanti ad un prodotto flessibile e modificabile. La rivoluzione telematica ha fatto emergere concetti come quello di personalizzazione dei contenuti, dove l’utente seleziona materiali preesistenti e si costruisce un prodotto su misura; personalizzazione della produzione, come ad esempio il file sharing; personalizzazione di tempo e spazio, ossia, i consumi mediali non sono più vincolati dai tempi di produzione e distribuzione, né dagli spazi13. Con i nuovi media, insomma, il giornalismo deve aggiornarsi. La professione non è cambiata, a subire un cambiamento è stato il lavoro del giornalista, così come cinquanta anni fa cambiò per la televisione.

1.4.

Gli esordi online delle testate italiane

L’esordio online delle testate italiane si verifica nel 1995. Nelle redazioni prevaleva lo scetticismo, la diffidenza, piuttosto che la curiosità. Gli strumenti per

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intraprendere tale attività erano rudimentali, gli investimenti, sia in termini economici, sia in termini di risorse umane, scarseggiavano e la modesta penetrazione di Internet in Italia in quegli anni, sconsigliava progetti troppo onerosi. Spesso si sostiene che in Italia le novità giungono con grande ritardo rispetto al resto del mondo. Per quanto riguarda internet non fu per nulla così. Anzi, almeno nei primissimi mesi l’Italia fu pioniere in Europa. Questa avventura editoriale d’avanguardia non partì a Milano o a Roma, bensì in Sardegna, grazie al ruolo giocato da un imprenditore- editore unico nel suo genere che si buttò a capofitto in questa nuova impresa14 . Il primo tentativo fu fatto da Nichi Grauso15, patron di Video on line, con la versione web di “L’unione Sarda”, testata regionale con una redazione autonoma. Anche se in grande stile, il giornale non ebbe il successo sperato; a frenare lo sviluppo furono, sicuramente, una ridotta diffusione della rete nella penisola e la natura regionale e locale del giornale, incapace di proporsi ed attirare un pubblico nazionale e globale. In questa fase, gli editori che diedero (non usare presente storico) il via all’avventura web, lo fecero per sperimentare o perché non si poteva non esserci. I primi grandi quotidiani iniziarono a proporre contenuti ed entrare sul web nel 1995, in particolare “La Stampa”, il “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello sport”. Le versioni online di tali testate, inizialmente, non abbondavano di notizie ed avevano stili rudimentali. Si seguiva quel procedimento che Riccardo Staglianò ha definito la “fiera del repurposing16”. Questo termine

indicava sostanzialmente l’ingresso nel web, ad un costo minimo, con le stesse notizie del giornale cartaceo, un tentativo ancora alle prime armi ma comunque innovativo per l’epoca. Un altro tentativo non tanto fortunato fu fatto da “L’Unità” di Walter Veltroni nell’agosto del 1995. La sua idea era quella di pubblicare online tutti gli articoli presenti nella versione cartacea. L’esperimento dell’ex sindaco di Roma inizialmente ebbe un discreto successo; presto però, il progetto si fermò e si arenò a causa della crisi che colpì l’intera testata. Gli esempi di buona fattura non mancavano, anche se il panorama del giornalismo online non era ancora soddisfacente, sia in termini di qualità, sia in termini di quantità di notizie e approfondimenti. Alla fine del 1995, la maggior parte delle testate giornalistiche italiane non era ancora entrata sul web. Preferirono aspettare gli sviluppi del

14 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 23.

15 Andrea Bettini, Giornali. It / 2.0. La storia dei siti internet dei principali quotidiani italiani, ED. IT, Catania 2009, p.

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mercato e una maggiore diffusione della rete a livello nazionale, mentre quelle presenti avevano contenuti ridotti e poco curati. Come si è rimarcato, quindi, il giornalismo online in questi primi anni non ebbe vita facile; le iniziative partirono sempre da qualche appassionato di informatica, gli altri giornalisti, invece, dovettero vedersela con lo scetticismo generale presente nel paese. I giornalisti erano, all’ epoca, poco esperti con le nuove tecnologie, non riuscivano inoltre a sfruttare e comprendere le loro potenzialità e ovviamente prendevano le distanze dal mettere in versione telematica la testata giornalistica, per il fatto che la gestione di un sito web comportava un investimento e i ritorni economici apparivano decisamente incerti17. L’incertezza e il timore degli editori riguardo alle incognite erano alte; molti sostenevano infatti che la possibilità di trovare le notizie gratis online avrebbe ridotto la vendita delle copie cartacee. Inoltre, un ingente numero di giornalisti riteneva il giornalismo online un “giornalismo di serie B18” da riservare

ad una nicchia di giovani esperti ed appassionati di tecnologie, computer e informatica. I limiti della rete degli anni Novanta, sicuramente, non aiutavano gli editori ad intraprendere la via del web e le tecnologie disponibili erano ancora di basso livello qualitativo e molto costose. Le connessioni, oltre ad essere molto onerose, erano lente, la grafica dei siti era elementare e, talvolta, quasi inesistente. Di fronte a questa arretratezza tecnologica, l’informazione sul web non era certamente come quella sui giornali, radio e televisione. L’atteggiamento cambiò verso la fine degli anni Novanta dopo l’esplosione dei titoli tecnologici nelle borse di tutto il mondo. Emerse una ventata di ottimismo e follia, di progetti e denaro facile che contagiò anche gli editori, fino a quel momento rimasti ad aspettare lo sviluppo del mercato, una maggiore conoscenza tecnologica e una più elevata diffusione della rete su scala nazionale. Le prime avvisaglie di un cambiamento si ebbero nella primavera del 1996. Furono infatti le elezioni politiche a dare nuovo impulso al quotidiano “La Repubblica”, diretto da Eugenio Scalfari19. Su proposta di un redattore esperto di informatica, Vittorio Zambardino, il quotidiano romano decise di lanciare un sito interamente dedicato alla tornata elettorale di quell’ anno: “La Repubblica-Elezioni’96”. L’idea partì nel 1995, Zambardino fu mandato negli Stati Uniti al MIT Medialab, dove il giornale aveva una sponsorizzazione. Nel

17 Pratellesi, New journalism…, p. 22. 18 Ivi, p. 18.

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settembre dello stesso anno, fu presa la decisione definitiva di dare avvio al sito internet con contenuti aggiuntivi rispetto al quotidiano cartaceo. Il problema principale era quello degli ingenti costi di realizzazione, ritenuti, inizialmente, troppo elevati. A risolvere il problema fu la Digital, azienda pionieristica del settore informatico negli Stati Uniti d’America, che all’inizio dell’anno successivo, propose al giornale una sezione dedicata alle elezioni politiche. La sfida fu accettata, il sito era pronto e nel giro di poco tempo divenne un modello per tutto il giornalismo online. Il sito, ovviamente, non riguardava l’intero quotidiano ed era dedicato ad un tema specifico; comunque fornì un impulso importante alle altre testate nel dare avvio alla versione telematica del proprio giornale. La grafica era piuttosto rudimentale, se paragonata agli standard attuali, le notizie riguardanti la campagna elettorale ed i sondaggi erano accompagnati dall’interattività attraverso dei forum di discussione e da un notiziario aggiornato, in accordo con l’Ansa. Il giornale romano, infatti, ebbe un grande rapporto con i lettori e gli utenti apprezzarono molto, utilizzandolo con grande entusiasmo; le mail ricevute furono tantissime, i forum erano pieni di discussioni politiche, gli accessi, provenienti da tutto il mondo, si moltiplicarono. L’esperimento di “La Repubblica” del 1996, insomma, fu molto importante perché permise di fare una prova e dimostrò la fattibilità del progetto iniziale20. Dall’esperimento ben riuscito delle elezioni politiche del 1996, “La Repubblica” decise di entrare interamente online, attraverso il sito Repubblica.it. La caratteristica principale era quella di proporre contenuti aggiuntivi, rispetto al quotidiano cartaceo, sempre aggiornati. Si trattava di un giornale telematico pieno di valori aggiunti, sia di tipo generalista, sia di tipo specialistico. Se inizialmente gli editori erano frenati dall’esplorare il mondo del web, il biennio 1996-1997 vide la nascita di altri siti di quotidiani. Nell’ottobre del 1996, venne inaugurata la versione telematica del “Il Sole 24 Ore”, subito all’avanguardia nel campo della multimedialità e dell’interattività con i lettori. Ancora oggi è il sito più importante a livello nazionale per quanto riguarda l’economia e la finanza. Da questo momento, il sito del giornale di Confindustria ebbe una crescita continua ed esponenziale, con caratteristiche peculiari che lo hanno reso un caso particolare nel panorama italiano. Venne creato un sito economico di grande qualità, capace di valorizzare la propria offerta; una versione online di servizio, utile per approfondire gli argomenti, con un forte entusiasmo da

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parte dei lettori. Gli aggiornamenti continui, le informazioni sull’andamento della borsa, il debutto su internet furono un grande successo per il quotidiano milanese. Il punto di forza del “Il Sole 24 Ore” era proprio la sua specializzazione in un settore fino ad allora sconosciuto sul web; si trattava di una scelta sensata che fu fatta soprattutto per rafforzare la propria immagine, proponendo un prodotto in linea con la storia del giornale e rafforzando il rapporto con il pubblico, formato prevalentemente da utenti appassionati di economia e finanza. Graficamente, il sito presentava una struttura semplice e chiara, con una homepage divisa in due colonne. Non era presente alcuna immagine, le pagine erano essenziali. Niente a che vedere, insomma, con le strutture di oggi ma, all’epoca, si trattava certamente di un sito all’avanguardia, adeguato alla velocità e alle connessioni di allora21. La peculiarità

stava nei contenuti. Il sito si distingueva dagli altri per la ricchezza e l’abbondanza di notizie; inoltre vi era una sezione completamente dedicata alla borsa per aggiornarsi in tempo reale sui suoi andamenti e fu creata una “english version” per catturare l’attenzione di un pubblico proveniente dall’estero. Da un punto di vista strettamente economico, molti contenuti erano offerti ai lettori gratuitamente, altri vennero messi a pagamento solamente per gli abbonati. Con questa mossa, “il Sole 24 Ore” non mostrò timore nei confronti di una possibile cannibalizzazione; confidava, piuttosto, in una progressiva fidelizzazione da parte dei lettori. Gli aspetti da migliorare erano comunque tanti, ma con il passare dei primi mesi, il quotidiano milanese aumentò l’offerta attraverso dei forum interattivi tra i lettori ed i giornalisti e l’introduzione di filmati degli interventi realizzati da giornalisti e di meeting particolari. In poco tempo, il quotidiano si dimostrò come uno dei pionieri più attivi e vitali nel panorama del web italiano. Un altro sito che nacque in questo fecondo biennio fu Gazzetta.it, la versione telematica del “La Gazzetta dello Sport”, grazie alla collaborazione del gruppo RCS22. Se il debutto avvenne nell’agosto 1997, la nascita del progetto fu varata due anni prima. Il primo sito conteneva solamente tutti gli articoli del quotidiano cartaceo. Le pagine non erano facilmente consultabili forse perché le aspettative non erano altissime e sussisteva comunque il timore della cannibalizzazione. La spinta ad entrare sul web fu determinata dalla concorrenza, che non riguardava in particolar modo “La Gazzetta dello Sport” ma l’altra testata giornalistica del gruppo: il “Corriere della Sera”. L’avvio

21 Ivi, p. 20.

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scoppiettante del “La Repubblica”, prima con l’esperimento del 1996, poi con l’entrata sul web l’anno dopo, mise in guardia il gruppo editoriale concorrente. L’idea era quella di far partire online sia la rosea che il “Corriere”, poi ci fu una lieve virata nei confronti del “La Gazzetta dello Sport”. Per “il Corriere della Sera” decisero di aspettare l’evoluzione del mercato23. In occasione della nascita della

versione online, “La Gazzetta dello Sport” decise di fare le cose in grande; fu realizzata un’importantissima campagna pubblicitaria in favore dell’uscita della versione telematica del giornale. I riferimenti al sito apparvero nelle pagine principali del quotidiano cartaceo per molti giorni, al fine di “catturare” più lettori possibile, incuriosendoli e spiazzandoli attraverso un linguaggio chiaro, semplice e immediato. Il 26 agosto 1997 venne presentato il sito con un editoriale del direttore Candido Cannavò. Nacque, quindi, un nuovo punto di contatto fra i lettori sportivi e il quotidiano milanese, il pubblico rispose con enorme entusiasmo, i contatti nelle prime ore furono più di un milione, un successo quasi inaspettato. Ad avere maggiore risalto all’interno del sito furono senza dubbio i contenuti multimediali e i forum, che diventarono parte fondamentale della versione online tanto da assumere un redattore in più per far fronte a questa emergenza inaspettata. Si trattava di un prodotto in linea con gli standard di quel periodo sia da un punto di vista stilistico, sia da un punto di vista grafico. Quello che rendeva peculiare Gazzetta.it fu la presenza di un’enorme quantità di dati e statistiche riguardanti moltissime discipline sportive a disposizione dei visitatori. Vennero inseriti contenuti multimediali, file audio, un’area interattiva che permetteva ai visitatori di poter chattare con giornalisti o sportivi, giochi e sondaggi. Il lavoro della redazione, visto l’enorme successo, era frenetico, tutti si occupavano di tutto, si trattava di un vero e proprio delirio. Con il passare dei mesi e con l’aumentare dei visitatori, l’offerta fu gradualmente aumentata; vennero creati mini-siti dedicati ad argomenti o eventi specifici, la multimedialità, caratteristica dei new media, fu potenziata attraverso commenti audio e l’introduzione di una videoteca riguardante filmati sportivi della settimana24. Anche se le connessioni erano lente, Gazzetta.it decise di scommettere sulla multimedialità, una scommessa che, con il passare del tempo, sembrerebbe vinta. La presenza di dati e statistiche, interattività e multimedialità, pose il sito della rosea all’avanguardia con i tempi. Con il passare degli anni, “La

23 Pratellesi, New journalism…, p. 29. 24 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 30.

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Gazzetta dello Sport” è diventata la più grande testata sportiva italiana, la sua versione online ha aumentato la propria offerta ai lettori25. La multimedialità e l’interattività hanno giocato e giocano tutt’ora un ruolo fondamentale, si pensi solamente alla nascita di GazzaTv e GazzaSpace; in questo modo il sito è stato aperto maggiormente ai contenuti generati dagli utenti. Se con il passare del tempo, la versione online ha avuto un’evoluzione così importante, il quotidiano cartaceo ha subito come conseguenza la diminuzione di vendite e di introiti pubblicitari. L’evoluzione tecnologica sta progredendo a dismisura; si pensi solamente alla nascita e alla consolidazione di telegiornali sportivi in diretta 24 ore su 24 o alle applicazioni riguardanti più discipline, presenti sugli smartphone di ognuno di noi. Ciò che rimane della carta sono solo approfondimenti, il resto appare già tutto vecchio. La peculiarità fondamentale della versione online è quella di essere in continuo aggiornamento, tutto viene raccontato in tempo reale. Durante il biennio 1996-1997, si assistette anche ad una progressiva evoluzione di una delle testate giornalistiche più importanti d’Italia: “La Stampa” di Torino. I suoi esordi su internet, però, risalgono a due anni prima. Si trattava, ovviamente, di iniziative a risparmio, il sito era piuttosto rudimentale, testuale; le utenze scarseggiavano e le connessioni erano lente. I giornalisti dovevano ancora apprendere “i trucchi del mestiere” in tale settore, i contenuti erano gratuiti ma i visitatori all’interno delle pagine trovavano ben poco. Alla versione online veniva dato, quindi, un ruolo sperimentale, il cui fine era quello di studiare e verificare tutte le potenzialità della rete. Nonostante tutti i difetti, la prima versione di La Stampa.it aveva raggiunto una discreta stabilità26. Nel 1996-1997, infatti, gli editori, con la collaborazione della famiglia Agnelli, decisero di puntare sulla versione online con il fine di instaurare un rapporto più diretto e immediato con il lettore. Con i mondiali di sci del 1996 furono introdotti nuovi prodotti giornalistici, pubblicando degli speciali realizzati con materiale d’archivio grazie all’ intervento di partner per la fornitura di contenuti. Inoltre, nel luglio 1997, si introdussero nella versione telematica del giornale dei forum interattivi, con lo scopo di fare interagire il lettore con i giornalisti e di creare quel filo diretto tra produttore e utente; rapporto che con il passare del tempo si intensificò sempre di più fino a giungere a una fidelizzazione. Questi sono i primi esperimenti online delle maggiori testate giornalistiche italiane,

25 Bettini, Giornali.it / 2.0…, p. 115. 26 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p.31.

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prodotti ancora migliorabili ma offerti al lettore, in base alle disponibilità tecnologiche di quel tempo. In ogni caso, il giornalismo online in Italia stava facendo progressi notevoli, soprattutto dal punto di vista quantitativo. Nonostante la scarsità nelle connessioni, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Italia Media Online nel 1997 sul web erano presenti 31 quotidiani, 7 agenzie di stampa, 47 fra radio e televisioni, 25 periodici e 45 electronic magazine27. Il fenomeno, quindi, si stava espandendo e iniziava ad avere una certa importanza. La sua crescita e il suo sviluppo continuarono anche nei primi mesi del 1998, i presupposti per lo scoppio della boom economy erano quasi pronti, evento che segnò una vera e propria svolta alla fine degli anni Novanta.

1.5.

Gli anni del boom

Tra il 1998 e il 2000, il buon andamento in borsa dei titoli tecnologici creò i presupposti per una concorrenza fra i siti delle principali testate giornalistiche italiane. Il boom della new economy portò una straordinaria euforia, un grandissimo entusiasmo: era il periodo in cui con un business plan si potevano aprire molte porte. Gli investitori si lasciavano contagiare al punto da finanziare progetti digitali non sempre così solidi. Tra speranze e sogni ebbero inizio alcune imprese di grande rilievo. Microsoft, ad esempio, si lanciò nell’informazione sul web, pur non avendo uno stretto legame con il mondo dell’editoria. A questo punto, gli editori si trovarono davanti ad un bivio; si trattava di entrare o stare fuori dal mondo del web e molti di loro identificarono la risposta migliore nel lancio di nuove iniziative. Nel biennio 1998- 1999, gli investimenti nel settore furono davvero notevoli e consistenti; gruppi editoriali importantissimi a livello nazionale spesero un’ingente quantità di denaro. RCS spese oltre 100 miliardi di lire, Fininvest 300, il gruppo Espresso ancora di più, grazie alla nascita di siti come Kataweb, e “La Stampa” si impegnò considerevolmente attraverso l’introduzione di Ciaoweb, un portale web

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italiano di servizi editoriali e di e-commerce28. I portali nati in questi anni erano dei veri e propri prodotti editoriali che, fornendo strumenti per la navigazione in rete, si ponevano come punti di accesso privilegiati al web per gli utenti. Il mercato italiano stava diventando progressivamente appetibile per il mondo dell’editoria, le connessioni a Internet aumentavano sempre di più, così come il numero di navigatori interessati a contenuti di tipo giornalistico. Una ricerca condotta da Datamonitor nel 1998 mostrò che in quel periodo il 20% degli utenti che utilizzavano la rete per uso personale erano lettori di news online. L’Italia aveva un potenziale di crescita straordinario, se si considerano gli Stati Uniti. Infatti, nel nord America, la percentuale di chi leggeva regolarmente le notizie in rete stava intorno al 50% dei navigatori complessivi29. Nel 1998, i siti giornalistici italiani crebbero oltre il 200% e nel 1999 alcuni giornalisti esperti di informatica, web e tecnologia, si videro davanti contratti cospicui per il passaggio dalla redazione cartacea a quella telematica. IL 1999 fu l’anno in cui il giornalismo online italiano raggiunse il suo apice, il suo massimo splendore. Inizialmente, infatti, la presenza di giornalisti all’interno delle redazioni, quando il giornalismo online era ancora alle prime armi, scarseggiava: 4 o 5 giornalisti. C’era il bisogno di assumere personale esperto, con una forte passione e una velocità ammirevole, la concorrenza è spietata. Di fronte ancora ad una leggera titubanza e al timore nei confronti del giornalismo online, nell’ autunno del 1999 e all’inizio dell’anno successivo il panorama del giornalismo online italiano iniziò a modificarsi. I grandi editori, con un’ingente quantità di denaro, cominciarono a guardare il web con entusiasmo. Nel settembre 1999, entra sul web il gruppo Monrif, lanciando come sottosezioni del sito

www.quotidiano.net, le versioni online del “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno” e “La

Nazione30”. La famiglia Riffeser Monti decise di aspettare che il mercato si sviluppasse e scese in campo solo quando in Italia il fenomeno internet era ormai consolidato e consistente. Nell’inverno 1999, il progetto Quotidiano.net iniziò ad avere una sua forma, il gruppo editoriale fondò la società Monrif Net Spa per coordinare contemporaneamente tutte le attività web e, nel frattempo, furono poste le basi per il debutto online delle tre testate giornalistiche. L’obiettivo, visto l’aumentare della concorrenza, era quello di creare sinergie disponibili al fine di

28 Bettini, Giornali.it /2.0…, p.21. 29 Ibidem

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sviluppare un portale di informazione notevole. Il costo dell’investimento per il primo biennio fu alto: 4-5 miliardi di lire l’anno; nonostante gli sforzi economici, la novità non ricevette molta attenzione sulle pagine dei quotidiani del gruppo. Le caratteristiche del progetto erano: aggiornamenti in tempo reale, approfondimenti, interattività. L’offerta del portale era molto vasta, venivano proposti i contenuti più importanti di interesse nazionale. I siti dei tre quotidiani, invece, trattavano solo di notizie locali tratte dalle rispettive versioni cartacee. Questa scelta era dovuta al fatto che le dimensioni della redazione non erano così ampie da consentire un aggiornamento costante. Nonostante fosse un’offerta alquanto limitata, i responsabili del gruppo editoriale la ritenevano strategica. I lettori, in un’epoca di globalizzazione, cercavano di riscoprire le proprie radici e le proprie identità:” Perché la gente non ne vuole sapere di non avere una terra alla quale fare riferimento per le proprie radici31”. Così disse l’allora direttore de “Il Giorno” in un’intervista

del 2002. In effetti, le versioni cartacee delle tre testate giornalistiche del gruppo Monrif offrono sicuramente la giusta panoramica su temi nazionali e internazionali, ma comunque fanno leva sulle esigenze e le necessità locali perché questo è quello che chiede il lettore. Per quanto riguarda la parte grafica, la pagina era impostata su quattro colonne, la seconda delle quali trattava le notizie principali; si sviluppava verticalmente e aveva una capienza notevole, al fine di contenere un buon numero di notizie. Ciascuna delle tre testate online metteva su internet tutte le notizie presenti nelle rispettive edizioni cartacee; con il passare dei mesi, l’offerta di Quotidiano.net fu progressivamente ampliata attraverso speciali, approfondimenti di attualità, forum e sondaggi vari. Per quanto riguarda, invece, il modello di business, il gruppo scelse di offrire agli utenti i contenuti gratuitamente. Gli introiti vennero cercati dal mercato pubblicitario e dai servizi via sms, che ebbero circa 30.000 iscritti nel giro di pochissimi mesi32. Se quello del gruppo Monrif fu un progetto azzardato e innovativo, anche “Il Corriere della Sera” rivide la propria strategia e fece un’operazione di restyling della propria pagina web.

31 Bettini, Giornali. It / 2.0..., p. 187. 32 Pratellesi, New journalism…, p. 30.

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1.6

Il restyling del “Corriere della Sera

Nel 2000, il “Corriere della Sera” avviò un lavoro di modifiche del proprio sito web. Con questa operazione, il gruppo editoriale RCS rese il Corriere.it un vero e proprio giornale online, con una redazione staccata da quella cartacea, diretta da Ugo Savoia, in grado di sviluppare quotidianamente un’ampia produzione autonoma di news ipertestuali e multimediali. In realtà, il “Corriere” approdò nel 1995 e fu quindi uno dei primi giornali italiani ad aprire un primo sito. La qualità dei contenuti non era vastissima, i lettori potevano trovare sulla rete solo gli articoli presenti nell’edizione cartacea, senza alcun tipo di approfondimento e interattività. La posizione del “Corriere della Sera” fu attendista; il giornale mantenne sostanzialmente immutata l’offerta per cinque lunghi anni33. Nel frattempo, con il

passare degli anni, il web crebbe in maniera esponenziale, le altre testate giornalistiche iniziavano a proporsi sul web. A movimentare il quadro fu l’entusiasmo che circondò la bolla speculativa alla fine del millennio. Quel periodo fece capire che il web non era una moda passeggera ma rappresentava l’innovazione, un medium di importanza crescente. Nel giugno del 2000, quindi, il “Corriere della Sera” lanciò una nuova versione online in linea con l’evoluzione del web34. Inizialmente, dovette rincorrere le altre testate che erano già entrate a far parte del mondo del digitale; piano piano, però, facendo leva sulla propria autorevolezza, sulla fedeltà di molti lettori e sulla qualità indiscussa, il Corriere.it riguadagnò gradualmente buona parte dello svantaggio, arrivando a ridosso della testata giornalistica concorrente: “La Repubblica”. All’interno della redazione venne ampliato il numero di giornalisti, vennero introdotti dei forum dove i lettori potevano interagire con la redazione online, furono potenziate alcune rubriche, la home page fu totalmente revisionata: furono introdotti degli approfondimenti su temi di attualità, cambiò il colore cromatico e il linguaggio divenne più chiaro e immediato. Nonostante la scarsa campagna pubblicitaria, i lettori accolsero il restyling con entusiasmo; gli utenti aumentarono quotidianamente, l’interattività giocò un ruolo strategico: permetteva al lettore di non sentirsi così lontano dalla notizia. Nell’agosto, ci fu un cambiamento di rotta: per consultare gli articoli del giornale in edicola, gli utenti dovettero registrarsi, mentre prima tutti i contenuti

33 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 29 34 Bettini, Giornali.it\ 2.0…, p. 86.

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erano totalmente gratuiti. Questa scelta, contemporanea allo scoppio della bolla speculativa, comportò una ridefinizione dei pesi all’interno del sito: si può immaginare che questa mossa abbia spostato l’attenzione dei lettori verso le notizie e gli approfondimenti realizzati solamente per il web. L’offerta del Corriere.it continuò a crescere, la qualità fu migliorata ulteriormente, i contenuti statici vennero affiancati da contenuti dinamici35. La testata online iniziò ad avere un ruolo fondamentale anche nelle strategie editoriali del gruppo RCS, che in quel periodo stava rivolgendo l’attenzione anche al settore radiotelevisivo. Con una nota di autocelebrazione, all’interno del sito vennero inseriti dei link relativi alle altre testate del gruppo e dei collegamenti ad alcuni siti di giornali internazionali autorevoli, come lo spagnolo “El Mundo”, l’Argentino “La Nacion” e “The Sidney Morning Herald”. Questa mossa fu attuata per dimostrare al pubblico la propria autorevolezza. Per quanto riguardava la relazione tra giornale cartaceo e testata online fu un rapporto collaborativo e lo è tutt’ora. Nonostante il numero di utenti non ancora soddisfacente, l’integrazione tra giornalisti, soprattutto con il passare dei mesi, era forte, le due redazioni erano separate ma con una solida unione. Oggi la versione telematica del “Corriere della Sera” continua a crescere, sia in termini di qualità, sia in termini di utenti. Il settore multimediale sta crescendo a dismisura, l’interattività continua ad innovarsi. Le videochat permettono ai lettori di commentare le dirette. Il sito, in questi vent’anni circa, è diventato in qualche modo anche una televisione all news.

35 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 47.

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1. 7

Il duemila: Dall’entusiasmo alla paura

Internet, insomma, stava diventando la nuova frontiera del giornalismo. Gli utenti e gli editori erano travolti da un irrefrenabile entusiasmo. Nell’aprile nacque “eDay”, sito diretto da Arturo Monti, esperimento volto a far sì che gli utenti riuscissero a crearsi un giornale su misura. L’idea era quella di pubblicare notizie che poi dovevano essere selezionate e stampate dai lettori. A poco più di un anno però la redazione dovette chiudere i battenti; l’editore probabilmente non riuscì a soddisfare la domanda con l’offerta. Il 26 giugno, nacque News2000, sito di informazione di Libero.it; qualche mese più tardi prese avvio ilNuovo.it, quotidiano diretto da Sergio Luciano. Si trattava del primo quotidiano generalista online ad aggiornamento continuo che all’inizio riscosse un discreto successo tra i lettori36.

Con il passare di qualche anno, però, la crisi colpì duramente, decretando la chiusura del giornale. In ogni caso, nel triennio 1998-2000, si verificarono esperimenti e innovazioni molto interessanti, la crescita dell’informazione online fu velocissima. Nell’arco di tre anni i giornali online passarono da 54 (1998) a 76 (2000)37. Questo entusiasmo, però, fu frenato dalla crisi della new economy, evento che spaventò gli editori, i giornalisti online e quelli della carta stampata38. Dall’entusiasmo si passò alla paura e al timore, quello che era stato una spinta divenne un freno per tutte le case editoriali e per il giornalismo in generale. L’inizio della crisi si registrò nella primavera del 2000. La bolla cominciò a sgonfiarsi e quell’entusiasmo dei mesi precedenti iniziò a raffreddarsi; si entrò quindi in una crisi che rivoluzionò l’intero sistema. L’epoca dei finanziamenti era terminata, negli Stati Uniti molte agenzie di stampa, come ad esempio APBnews.com, dovettero chiudere. Anche in Italia molti siti pagarono ad un prezzo elevato gli effetti della crisi della new economy; quando la bolla scoppiò nell’estate molti siti furono costretti a chiudere i battenti. Altri, invece, cominciarono ad effettuare tagli al personale, a modificare la propria struttura web e a gestire le reali esigenze del momento e le condizioni del mercato, ormai non più sottovalutabili.39 Se gli anni

precedenti erano stati caratterizzati da un’enorme fiducia nei confronti del web, da

36 Bettini, Giornali.it/ 2.0…, cit., p.24. 37 Pratellesi, New journalism…, p. 30. 38 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 41. 39 Bolzoni, Giornalismo digitale…, p. 40.

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una forte tranquillità sia in termini di servizi che di facili guadagni, con la crisi, il panico sostituì l’entusiasmo; la tranquillità e l’abbondanza furono convertite in timore e titubanza; venne a crearsi una vera e propria fuga di cervelli. Si aprì la cosiddetta “era dei sopravvissuti”. La crisi non aveva colpito a caso, le maggiori testate giornalistiche online ressero il colpo abbastanza bene. Queste, infatti, potevano contare su un marchio già ben conosciuto e consolidato, una qualità affidabile, una forte fidelizzazione al prodotto da parte degli utenti, una lunga esperienza nel sapere gestire le informazioni. A pagare le spese furono gli esperimenti dei portali su internet, nati con il boom della new economy; si trattava di progetti che inizialmente sembrarono avere un discreto successo, sia in termini di qualità, sia di utenze, ma che con il passare del tempo non riuscirono a superare l’onda della crisi. Probabilmente, la poca esperienza e la mancanza di autorevolezza influirono negativamente. Alla fine, nella lotta tra i siti di informazione aggressivi, ricchi di colori e notizie, nati tra il 1998 e il 1999, e le grandi testate giornalistiche ebbero la meglio queste ultime. Il pubblico e il mercato si erano fidati di coloro che avevano esperienze decennali nel settore cartaceo. L’anno decisivo fu il 2002, quando il numero dei siti di quotidiani diminuì. Si passò dai 105 del 2001 ai 102 del 2002, la crisi si era fatta sentire anche per chi poteva contare sulla forza del quotidiano cartaceo e la selezione si era verificata anche fra questi ultimi40. Oltre alla chiusura di alcuni progetti online, si assistette alla riduzione dei posti di lavoro e all’introduzione di un nuovo modello di business che faceva affidamento sugli abbonamenti. Con questa mossa, l’utente per leggere le notizie e gli approfondimenti dei vari giornalisti doveva registrarsi e pagare. Gli editori erano ben consapevoli del fatto che un’azione tale potesse far allontanare il consumatore dalla testata giornalistica online; si trattava però di una scelta obbligata, sia per far fronte alle ristrettezze economiche, sia per far sì che la testata reggesse l’urto. All’interno del settore, più che una contrazione si registrava una razionalizzazione. Al calo numerico, non si accompagnò un declino qualitativo; nel 2002, infatti, i siti che offrivano i contenuti dei giornali in edicola crebbero da 71 a 74, così come quelli che fornivano ulteriori aggiornamenti pensati solamente per internet. Con la fine dei momenti più cupi, gli editori cominciarono a guardare al passato con occhi critici e a sviluppare idee innovative. Internet non venne più valutato come un sistema temibile, ma come un elemento imprescindibile e fondamentale. Inoltre, i

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giornalisti capirono che il nuovo medium non aveva sostituito completamente il quotidiano cartaceo ma lo aveva integrato e talvolta completato. Web e media tradizionali potevano convivere insieme anche se per questi ultimi era necessario un cambiamento notevole sotto tanti punti di vista così come era avvenuto per la radio quando comparve la televisione41. All’epoca, i nuovi media non avevano ucciso i vecchi ma li avevano addirittura potenziati e ridefiniti. Se alla fine del millennio, l’euforia aveva spinto gli editori a guardare le nuove tecnologie come il motore del cambiamento, la crisi della new economy portò a riflessioni più consistenti. La transizione in atto si traduceva in un ampio processo di integrazione tra i media esistenti. Dopo il biennio dei grandi successi e delle numerose innovazioni e il periodo buio catastrofico della crisi, si arrivò ad un periodo di maggiore equilibrio e ponderazione che consentì di valutare e studiare le reali potenzialità e i problemi del giornalismo. Un periodo questo che servì ai gruppi editoriali per elaborare nuove strategie di restyling per i propri siti, in modo tale da stare al passo con i tempi, modificare l’offerta per attirare un maggiore numero di utenti. Nel 2004, si verificò l’anno della rinascita. Le idee degli editori vennero accompagnate dalle innovazioni tecnologiche.

1.8

. La rinascita

Se gli anni della crisi sono stati caratterizzati da una fase di stasi e da un certo timore degli editori nei confronti degli investimenti da fare, nel 2004 si realizzò una ripresa. Nel giro di due anni, infatti, il numero di lettori aumentò, l’innovazione tecnologica fece passi in avanti, le connessioni veloci offrirono nuove opportunità. Realizzare siti migliori dal punto di vista qualitativo non era più un’utopia. Le testate più importanti furono le prime a rafforzare la propria offerta online con un processo di restyling non indifferente: lancio di nuove versioni, potenziamento della cronaca locale, aumento di contenuti audio e video. A Bologna, il gruppo Monrif nel giugno 2004 rinnovò Quotidiano.net. I visitatori poterono trovare prodotti e servizi non giornalistici, mentre i contenuti dedicati all’informazione vennero ridotti. Nella homepage si poteva trovare il menù con i link che collegavano l’utente

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con le altre testate del gruppo e un riquadro contenete i servizi via sms a pagamento. L’obiettivo era chiaro, la priorità veniva data ai servizi a pagamento, l’informazione occupava, invece, un ruolo più marginale ed utile. Questo non vuol dire che i prodotti giornalistici divennero secondari nelle pagine web del gruppo. Più semplicemente, le notizie furono spostate sui siti di QN e degli altri tre quotidiani. Il restyling toccò, infatti, anche le versioni telematiche del “Quotidiano Nazionale”, de “La Nazione”, de “Il Giorno” e de “Il Resto del Carlino”. Si diede molto spazio all’interattività con forum e sondaggi, alla multimedialità con varie gallerie fotografiche ed agli editoriali dei vari giornalisti. Oltre al portale della famiglia Riffeser Monti, nel 2005 vennero rinnovati tutti i più importanti siti di quotidiani nazionali42. Nel giro di dodici mesi, il rinnovamento toccò “La Stampa”, “La Repubblica”, “La Gazzetta dello Sport”, “Il Sole 24 Ore” e il “Corriere della Sera”. In particolare, il quotidiano diretto da Paolo Mieli cercò di rendere la grafica più mossa ed accattivante, fu instaurata una grande sinergia editoriale con “La Gazzetta dello Sport”, attraverso l’introduzione legate all’ultim’ora dello sport e venne lanciata una sezione, nominata “italian life”, che proponeva le traduzioni in inglese degli articoli dell’edizione cartacea. Gli obiettivi erano chiari: aumentare il numero di lettori provenienti dall’estero e dare una maggiore internazionalità alla testata giornalistica online. I gruppi editoriali, quindi, cercarono di risollevarsi dalla tempesta della crisi. Attraverso le operazioni di restyling, il giornalismo online italiano recuperò la sua vitalità e la crescente competizione era solamente uno dei tanti indicatori che il settore stava diventando sempre più importante e strategico

1.9.

Il giornalismo online oggi

L’industria editoriale è in crisi. A mettere in crisi l’industria dell’informazione cartacea non è stato di certo solo internet. Il problema delle vendite di quotidiani, in Italia come nel resto del mondo, ha subìto grandi oscillazioni economiche al

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sorgere di ogni nuova tecnologia che potesse competere sulla diffusione delle notizie. Internet e la nuova informazione multimediale sono solo l’ultimo step di un processo di continui mutamenti iniziato con l’avvento della radio e proseguita con quello della televisione43. Oggi è in atto la terza rivoluzione mediatica che di fatto sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’informazione su carta. È diffusa la convinzione (era o è attualmente diffusa questa convinzione?) che la “qualità” e quindi le strategie di content marketing saranno alla base del futuro del giornalismo di tutto il mondo sia online sia su carta. “Content is King”, il contenuto è il re44. A

coniare questa frase è stato il magnate di Microsoft Bill Gates nel 1996, direttamente dal sito internet dell’azienda. Quel che cercava di spiegare Gates è una pietra angolare del giornalismo. Offrire degli articoli qualitativamente rilevanti attirerà molti lettori che a loro volta attireranno inserzionisti pubblicitari. Questa è una regola che vale sia per il cartaceo che per qualsiasi altro mezzo di comunicazione presente e futuro. Con la crisi della stampa e la diminuzione di vendite dei quotidiani cartacei, il giornalismo online sta cominciando ad avere un’importanza rilevante. Il lettore, stanco della lunghezza dei giornali, saturo delle notizie presenti nei telegiornali all news 24 ore su 24 e di un frenetico overload informativo, preferisce consultare la versione telematica del quotidiano preferito. Con il passare del tempo quindi, le redazioni online hanno costruito una propria solidità, hanno modificato le pagine ed i contenuti a seconda dei gusti del consumatore e si sono consolidate nel mondo del web. I siti maggiormente cliccati dagli utenti sono quelli con una struttura editoriale forte, mentre i portali e gli esperimenti nati solo per il web hanno ancora un ruolo secondario. Infatti, le principali testate online sono: Repubblica.it, Corriere.it e le versioni telematiche della “Gazzetta dello Sport” e “Il Sole 24 Ore45”. Ciascun gruppo editoriale adotta

un proprio modello strutturale e grafico. La famiglia Riffeser Monti, ad esempio ha cercato di mantenere sul web la struttura delle versioni cartacee dei propri giornali, puntando molto sulle pagine locali presenti nelle sottosezioni. Altri gruppi editoriali danno largo spazio sul web alle loro firme di prestigio in modo tale da far aumentare il numero di lettori e gli introiti pubblicitari, mentre altri ancora puntano molto sull’interattività e multimedialità. In effetti, grazie anche alla nascita del

43 Mauro Forno, Informazione e potere. Storia del giornalismo italiano, Laterza, Bari 2012, p.166. 44 https://medium.com/@HeathEvans/content-is-king-essay-by-bill-gates

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giornalismo online, gli utenti sono sempre informati su ciò che accade e i giornalisti sono sempre più frenetici nel dare al lettore ciò che vuole. Le redazioni online sono un mondo tutto da scoprire. La redazione giornalistica online, rispetto alle redazioni del quotidiano cartaceo, svolge maggiormente un lavoro d’ufficio. Le fonti per raccogliere più informazioni possibili non sono solamente quelle tradizionali, come interviste o agenzie di stampa, ma anche fonti che si trovano direttamente su internet. Le redazioni sono dinamiche e vive, i ritmi di lavoro sono molto veloci, la notizia deve essere esaustiva e gli approfondimenti non devono mancare. Sono diventate “uno dei pochi luoghi dove ancora i giornalisti partecipano in prima persona alla creazione del giornale”46, un luogo dove prevalgono strutture orizzontali, dove tutti sanno fare tutto. I giornalisti online si informano, vanno a caccia di spunti tramite siti di testate giornalistiche internazionali e usano le nuove tecnologie come lo smartphone e il personal computer per lavorare; i nuovi medium, infatti, hanno ridimensionato e rivoluzionato il lavoro del giornalista ma non la professione, il cui obiettivo rimane sempre il solito: cercare, verificare e dare le notizie. Il giornalismo online, con il passare degli anni si è modificato ed evoluto, All’interno delle redazioni, fino a pochi anni fa molti giornalisti lavoravano in parallelo su due sistemi: da una parte il sistema per la carta, dall’altra il sistema per l’interattività e la multimedialità. Adesso, comunque, molti quotidiani tendono ad unificare il team online con quello del cartaceo in uno stesso ambiente, creando così una forte integrazione e sinergia47. La struttura che prevale è quella orizzontale, il lavoro di squadra è all’ordine del giorno, tutti lavorano per il medesimo scopo: dare le notizie ai lettori. Non vi è una rigida divisione delle mansioni, poiché si lavora a turni, il redattore assume un ruolo fondamentale, quello di prendere le decisioni, valutare ed eventualmente chiamare il capo anche nel cuore della notte48. Si tratta quindi di un mestiere in continua evoluzione, inizialmente visto con sospetto dai colleghi della carta, considerati troppo attaccati al proprio desk.

46 Pratellesi, Chi ha paura dei giornalisti on line? cit., p.323. 47 Pratellesi, New journalism…, p.81.

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1.10.

Sostenibilità economica

La questione dei ricavi nel panorama del giornalismo online è un tema particolarmente spinoso. Gli editori, una volta entrati sul web, fecero alcuni svariati tentativi in più direzioni ma solo oggi sembra che si siano trovate le risposte giuste. Inizialmente, la maggior parte degli editori offriva all’utente i contenuti gratuiti; il primo obiettivo era quello di attirare il lettore, le spese sarebbero state sostenute con la pubblicità, cosi come accadeva per la televisione. La pubblicità in rete, infatti, non si differenzia molto da quella presente sugli altri mezzi di comunicazione soltanto in termini qualitativi, come l’interattività, l’immediatezza e la targhettizzazione, ma anche in termini operativi e commerciali (questa frase non è chiara).49Ne è un esempio il “click baiting”, modello economico che prevede un pagamento di un tot, ogni mille pagine viste. In realtà il giornalismo online, nei primi anni di vita, andò sempre in perdita, i ricavi forniti dai banner non erano sufficienti per pareggiare il bilancio; con il 2005 e la crescita del mercato pubblicitario, le testate di maggior successo riuscirono ad ottenere un certo equilibrio tra costi e ricavi.50 Oggi, i modelli di guadagno sono diversificati fra loro. La maggior parte delle testate online prevede una soluzione ibrida, in quanto, la gratuità dei contenuti si mescola con un’area di servizi premium completamente a pagamento. I vecchi banner sono stati sostituiti o integrati con registrazioni, e-commerce e notizie via sms, in modo tale che venga identificato il profilo degli utenti e di conseguenza, aumentato il valore degli spazi pubblicitari. In futuro, il pagamento per la lettura delle notizie non sarà da sottovalutare, gli editori maggiori ritengono che la buona qualità abbia un prezzo, pertanto, saremo costretti a sostenerne un costo. Questa idea è stata introdotta dal più grande editore americano, Rupert Murdoch, proprietario del “Wall Street Journal” e del “Times”. Anche l’Italia sembra seguire la stessa linea. La questione di fondo sarà quella di capire fino a che punto gli utenti saranno in grado di accettare l’offerta delle versioni telematiche dei giornali51. In passato iniziative di tal genere sono state bocciate dal

pubblico, ma questa sarà una risposta che avremo solamente nei prossimi anni.

49 Marsili, La rivoluzione dell’informazione digitale in rete…, p.63. 50 Bettini, Giornali.it/ 2.0…, p.32.

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1. 11

Il web e la carta

L’industria del giornalismo deve affrontare una perdita consistente del mercato cartaceo a scapito dell’online con le relative perdite economiche per le copie non vendute. Infatti, ad aggravare la situazione economica dei giornali è anche il costo dell’enorme mole dei resi e delle relative spese postali. Il peso delle rese in Italia è pari al 33%, esattamente una copia su tre se ne va al macero. In Francia la percentuale di copie rese è intorno al 14%. Nello specifico, nella penisola, la testata con la maggior percentuale di copie al macero è “Il Manifesto” (74%), segue “Il fatto quotidiano” (57%). Le teorie catastrofiste in questo periodo sono rinate, la paura e il timore che il web, con il passare degli anni, possa sostituire la carta, è dietro l’angolo; soprattutto per i più romantici. La peculiarità di internet sta nel fatto che si eliminano i costi di stampa e di distribuzione e gli editori, in un momento dove le tirature diminuiscono vertiginosamente e gli inserzionisti pubblicitari preferiscono altri media, non possono sottovalutare questo elemento. “In questo settore storicamente lento nel trasformarsi – scrive Bettini-, il ritmo del cambiamento attuale è senza precedenti. Ma sarà abbastanza? Tutti gli indicatori ci dicono che la risposta è no”.52 In ogni caso, ci troviamo davanti ad un’epoca di

transizione, dove le certezze nei confronti della stampa sono ormai smarrite. Sicuramente, gli stili di vita delle persone sono cambiati, i ritmi sono diventati più frenetici, leggere i giornali attentamente richiede molto tempo, quindi la gente tende ad informarsi quasi esclusivamente online dal proprio smartphone o pc quando ha tempo. Negli Stati Uniti, questa fase è già cominciata, le rotative sono state chiuse e alcune testate importanti sono passate alla sola edizione online. È il caso del “Christian Science Monitor”, quotidiano generalista che, a causa delle ingenti perdite del 2008, fu costretto a cessare la stampa quotidiana53. Le motivazioni economiche e le innovazioni tecnologiche stanno minacciando il cartaceo, nel frattempo si stanno sperimentando tentativi come e-Book ma, soprattutto in Italia, gli esiti sono ancora da valutare. Il lavoro del giornalista è stato messo in discussione, internet continuerà ad evolversi e a cambiare il mondo

52 Bettini, Giornali.it /2.0…, cit. p.33.

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dell’informazione, gli editori dovranno essere in grado di adattarsi alle evoluzioni del mercato, alle innovazioni tecnologiche, ai gusti dei consumatori.

1. 12

Andrea Riffeser Monti (intervista via mail del 21 / 05 / 2019)

A conclusione di questo primo capitolo, risulta interessante poter inserire alcune domande che ho rivolto all’editore Andrea Riffeser Monti. Quest’ultimo è presidente e amministratore delegato della Monrif S.p.A., presidente della F.I.E.G. (federazione italiana editori giornali), presidente della POLIGRAFICI EDITORIALE S.p.A.; consigliere di amministrazione di Agenzia ANSA e di altri importanti istituti. Riportiamo di seguito l’intervista.

1) Qual è la sua personale esperienza riguardo al giornalismo digitale?

Rifesser Monti: Il gruppo Monrif, editore dei più antichi quotidiani d’Italia, si è contraddistinto per la ricerca e l’innovazione di un settore, come quello dell’informazione, da sempre in bilico tra passato e presente. Siamo stati i primi in Italia a passare dalla stampa con il piombo alle lastre fotografiche, così come i primi a digitalizzare l’intero processo produttivo, dalla scrittura dell’articolo, alle lastre delle rotative. Alla fine degli anni novanta, grazie allo sviluppo informatico, abbiamo lanciato le nostre testate online, sperimentando, inoltre, le prime comunicazioni mobile con gli abbonamenti alle news sul cellulare. Sono un attento fruitore dell’informazione digitale, convinto che il progresso tecnologico ci possa offrire le possibilità di un’informazione in tempo reale, arricchita da contenuti e approfondimenti “taylor made”, costruiti in base ai gusti e alle esigenze dell’utente.

2) L’attenzione verso le cronache locali ha una motivazione particolare? Quali sono gli obiettivi principali delle sue testate giornalistiche online?

Riffeser Monti: La storia delle nostre testate, QN Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Telegrafo, Il Giorno, ci ha portato in eredità un patrimonio importantissimo: la radicata penetrazione locale, grazie alle trentanove edizioni che da sempre raccontano il

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