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4.1 Giornali di categoria e politiche di stampa confederal
Quasi tutte le federazioni ed i sindacati nazionali di categoria, ad un certo punto della loro vita organizzativa, hanno ritenuto di dover disporre di uno strumento di stampa e propaganda attraverso il quale trasmettere le linee politiche dell’organizzazione, e questo nonostante il carattere di precarietà che l’attività di stampa ha spesso assunto nella loro vita1.
È una pubblicistica ampia e differenziata con una periodicità mensile, quindicinale o bimestrale, legata alle possibilità economiche del sindacato e con tirature che variano non tanto in rapporto alla consistenza numerica della categoria, quanto al modo in cui il periodico viene diffuso: per abbonamenti o a tutti gli iscritti2.
Questa pubblicistica ha una tradizione che affonda le sue radici nelle federazioni di mestiere e nelle camere del lavoro nate negli ultimi decenni dell’Ottocento3 e ha visto un nuovo sviluppo a partire dagli anni dell’immediato dopoguerra, quando viene inaugurata una nuova stagione politica e comunicativa per il sindacato italiano.
L’attività editoriale delle categorie, come quella a livello locale, dal punto di vista quantitativo e qualitativo ha rappresentato un fatto importante nella vita del movimento nel suo complesso. La realizzazione e la diffusione di questi giornali dalla fine degli anni Quaranta e per tutto il decennio successivo (sia a livello nazionale che territoriale) va analizzata tenendo presente le vicende delle organizzazioni sindacali di cui erano emanazione ma inquadrata anche all’interno delle politiche complessive delle confederazioni
1
MATILDE RASPINI, I periodici di categoria, in Sindacato e informazione, «Quaderni di Rassegna sindacale», n. 56-57, 1975, p. 135.
2
Ivi, pp. 135-136.
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Sono molte le federazioni di mestiere che hanno iniziato la loro attività editoriale fin dalla nascita, come nel caso dei tipografi.Sulle testate sindacali precedenti alla nascita della Cgdl, si veda anche il saggio di ROSSELLA REGA, La persistenza della carta. Immagini e parole della stampa sindacale nel secondo dopoguerra, in MARTINI LUIGI (a cura di), Rossa. Immagine e comunicazione del lavoro, Catalogo della mostra, Napoli 26 ottobre 2007 - 6 gennaio 2008, Roma, Ediesse, 2007, pp. 329-409.
di riferimento e in rapporto alla loro pubblicistica, che rappresentava un punto di riferimento giornalistico per la stampa periferica.
Nel 1950 la Cgil disponeva di una rete abbastanza estesa di organi di stampa nazionali e locali. Nel dicembre di quell’anno la confederazione registrava la pubblicazione di 43 giornali delle federazioni nazionali e dei sindacati di categoria e 12 delle camere del lavoro provinciali4. Una produzione editoriale che, almeno dal punto di vista quantitativo, tese a crescere negli anni successivi: nel 1956 il numero dei periodici censiti era salito a 47 per giornali nazionali di categoria e 25 per quelli di camere del Lavoro5.
Lo sviluppo della stampa federale e locale della Cisl avvenne invece con maggiore ritardo rispetto a quello avuto dagli organi periferici della Cgil nello stesso periodo: nel 1956 infatti erano solamente 13 le federazioni di categoria che pubblicavano un proprio giornale e 12 le unioni provinciali6.
La storia della stampa sindacale segue e rispecchia le vicende del sindacato, pertanto anche la nascita e lo sviluppo della pubblicista periferica cislina ha risentito della particolare fase organizzativa che il “sindacato nuovo” stava attraversando. Bisogna innanzitutto tener presente che essendo un’organizzazione sindacale da poco costituita, la Cisl non aveva alle spalle quella tradizione di giornali di categoria e di testate storiche ereditata dalla Cgil. Alcune organizzazioni erano riuscite a dotarsi di un periodico già nel corso del 1949-50, poco dopo la loro nascita, come nel caso dei metalmeccanici, dei bancari o degli elettrici7. Per molti sindacati però, la nascita di proprio giornale in quella fase di vita, avrebbe comportato l’esaurimento dei pochi mezzi finanziari a disposizione.
Come si è visto in precedenza, le ragioni del ritardo sono tuttavia da ricercarsi anche nelle politiche di stampa perseguite dalla confederazione nella prima metà degli anni Cinquanta, periodo in cui la Cisl tese a favorire e rafforzare la pubblicistica confederale, e non
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Dall’elenco dei bollettini e dei periodici editi dalle organizzazioni della Cgil che pervenivano all’Ufficio Stampa e propaganda, pubblicato sul «Notiziario della Cgil», risultano 27 mensili (di cui 19 di Federazioni e Sindacati, 5 di Camere del lavoro e tre editi dalla Commissione nazionale giovanile e dalla Commissione nazionale femminile), 6 quindicinali (5 delle Federazioni ed uno di Camere del lavoro), 14 saltuari (8 delle Federazioni e 6 delle Camere del lavoro). Cfr. Le nostre pubblicazioni, in «Notiziario della Cgil», n. 35-36, 30 dicembre 1950, p. 876.
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COMMISSIONE STAMPA E PROPAGANDA CGIL (a cura di), Le pubblicazioni sindacali delle organizzazioni della CGIL e i giornali di fabbrica, febbraio 1956, p. 6.
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I giornali di categoria censiti erano: «La Mina», «La voce dei Ferrovieri», «Il Corriere P.T», «Battaglie postelegrafoniche», «Il lavoratore elettrico», «Il lavoratore del libro», «Cineraiteatro», «Il ragguaglio», «Idrocarburi Cisl», «Il gazzettino degli alimentaristi», «L’ausiliario del traffico», «Il lavoratore bancario», «La nostra voce». AGP, Proposta di pubblicazione periodici periferici, luglio 1957-giugno 1958. b. 96, fasc. 96/4, «Preventivo di spesa per l’esercizio finanziario luglio 1957 – giugno 1958», 1957.
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«Il ragguaglio: notiziario mensile della Federazione italiana metalmeccanici», che diventerà poi «Il ragguaglio metallurgico» era uscito già a partire dal 1949, mentre il «Il lavoratore elettrico: periodico mensile della Federazione lavoratori aziende elettriche italiane» venne pubblicato dal 1950. Cfr. «Il ragguaglio», II, n. 9, agosto 1950; «Il lavoratore elettrico », I, n. 1, novembre 1950.
sostenendo, invece, lo sviluppo della stampa delle proprie organizzazioni orizzontali e verticali8. Se da una parte la realizzazione di questi periodici sarebbe andata a scapito della diffusione dei giornali confederali, dall’altra c’era anche la necessità di evitare possibili discordanze degli organi di stampa periferici con la nuova politica ed il nuovo metodo sindacale che la confederazione andava faticosamente propugnando e realizzando in Italia in quel periodo9.
Solo a partire dal 1956 venne attuata una politica di decentralizzazione della stampa ed un rafforzamento dei giornali federali e provinciali, nel tentativo di orientare questo mezzo di comunicazione per renderlo più efficace dal punto di vista propagandistico10. La stampa sindacale di categoria, trattando problemi specifici legati al settore produttivo, era in grado di affrontare questioni che toccavano più da vicino gli interessi dei lavoratori, che variavano da categoria a categoria, da azienda ad azienda. Rappresentava quindi uno strumento efficace nel diffondere capillarmente l’informazione sull’attività del sindacato.
Tra settembre e dicembre del 1956 vennero avviati complessivamente dalla Cisl altri 23 periodici: 19 quindicinali editi dalle unioni provinciali e 4 mensili pubblicati dalle federazioni di categoria, ai quali se ne aggiunsero l’anno seguente altri 7 locali e 4 delle categorie11.
Negli anni successivi, il numero dei periodici Cisl pubblicati nelle province tese a crescere (arrivando a 29 nel marzo 195812 e a 37 nel marzo 195913), mentre la pubblicistica delle federazioni di mestiere ebbe uno sviluppo più lento dal punto di vista quantitativo: da 18 giornali presenti nel 195814 si passò a 12 l’anno seguente15.
Con questa nuova fase avviata dalla confederazione di Pastore alla metà del decennio, anche la Cisl cominciò a seguire un percorso già intrapreso dalla Cgil alla fine degli anni Quaranta: utilizzare capillarmente il complesso della stampa sindacale prodotta a livello confederale, orizzontale e verticale, per far giungere in maniera più diffusa l’informazione sugli orientamenti e le iniziative del sindacato. Un’informazione ramificata dunque, in grado di far penetrare in maniera più efficace il messaggio sindacale, veicolata da canali differenziati ai quali erano attribuiti compiti qualitativamente diversi.
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Cfr. Capitolo II.
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ASSGP, Riordinamento del settore stampa confederale, 15 febbraio 1956, b. 41, fasc. 41/1/3, «Sospensione Cisl – Notizie e progetto quindicinali provinciali», 1955-1956.
10
AGP, Proposta per una revisione delle pubblicazioni Cisl, cit.
11
Ibidem.
12
«Conquiste del lavoro», XI, n. 8, 15 marzo 1958, p. 11.
13
CISL, Documenti ufficiali dal 1950 al 1958. 3° Congresso Confederale Cisl. Roma, 19-22 marzo 1959, Roma, 1959, pp. 123-124.
14
«Conquiste del lavoro», XI, n. 10, 15 aprile, 1958, p. 11.
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La Cgil, pur considerando i periodici degli organismi periferici un ostacolo alla diffusione della stampa confederale, aveva cercato fin da subito di orientarli, controllarli e migliorarli per giungere alla massa dei lavoratori16. Attraverso una struttura organizzativa basata su commissioni di stampa e propaganda e l’attività dell’Ufficio stampa e propaganda, cercava di indirizzare il contenuto e le impostazioni di giornali, opuscoli, notiziari e riviste edite dalle organizzazioni sindacali e leghe, affinché essi applicassero e interpretassero correttamente le linee direttive date. Contestualmente la confederazione aveva dato vita a riviste specifiche, ad apposite rubriche pubblicate all’interno del «Notiziario Cgil» e dedicato convegni regionali e provinciali all’attività di stampa e propaganda dell’organizzazione.
In maniera analoga la Cisl utilizzò la stampa periferica per divulgare messaggi e promuovere campagne comunicative e, dopo il decentramento della stampa, iniziò a svolgere un’attività di assistenza e coordinamento così come era avvenuto per la Cgil. Oltre a sussidi per l’avvio di alcune nuove pubblicazioni sotto forma di attrezzatura tecnica per la spedizione e di contributi mensili, alla fine degli anni Cinquanta aveva dato vita al Cedos, il Centro di documentazione sociale, che inviava periodicamente ai giornali delle strutture periferiche un ciclostilato contenente brevi articoli, note sindacali di settore, informazioni e notiziari, con lo scopo di divulgare informazioni sindacali dentro e fuori la Cisl17.
Considerando questo contesto organizzativo e comunicativo, appare dunque utile non limitare lo studio ad un livello confederale ma ampliare la ricerca guardando anche al modello federale, così da comprendere meglio i modi con i quali si attuò la comunicazione a stampa all’interno del sindacato.
Si è scelto di focalizzare l’attenzione sulla pubblicistica nazionale delle federazioni degli edili (ed in particolare quella prodotta dalla Filca-Cisl e dalla Filea-Cgil18), che era stata già oggetto di studio ma solo in relazione alla fase unitaria delle organizzazioni categoriali, che coincise con l’unità d’azione Cgil, Cisl e Uil (1972-1984). In questo periodo, infatti, i
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Il segretario confederale Fernando Santi nella sua relazione al Congresso di Napoli del 1952 ricordava come riuscendo ad orientarli, a disciplinarli, a migliorarli qualitativamente e tecnicamente, la Cgil avrebbe certamente ottenuto un notevole risultato nella attività di stampa e propaganda. FERNANDO SANTI“Si innalzi e si propaghi sempre più la voce della C.G.I.L”, in CGIL, I Congressi della Cgil, vol. IV-V, III Congresso nazionale della Cgil. Napoli, 26 novembre - 3 dicembre 1952, Roma, Editrice sindacale italiana, 1956, p. 77. 17
Il Centro di documentazione sociale venne avviato dalla confederazione nel 1959, CISL, 3° Congresso confederale. Roma 19-22 marzo 1959, cit., p. 122.
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Nel 1956, con l’inquadramento dei lavoratori del legno, la Federazione italiana lavoratori edili e affini aderente alla Cgil, modificò la propria denominazione in Fillea: Federazione italiana lavoratori legno edili e affini. GAIME MOSER, SILVANO OLEZZANTE, Costruzione di un sindacato. Le organizzazioni dei lavoratori delle costruzioni dalle società di mutuo soccorso alla Fillea Cgil, Roma, Ediesse, 2008, p. 177.
sindacati delle costruzioni realizzarono unitariamente la rivista «Sindacato nuovo»19, che rappresenta un unicum fra le riviste unitarie perché nata nel 1970, due anni prima della costituzione della federazione unitaria, diventando organo ufficiale della Federazione lavoratori costruzioni (Flc) nel maggio 197220.
Una lettura della produzione giornalistica delle singole organizzazioni, compiuta guardandone codici e modelli, può invece mettere in luce come l’esperienza federale si inserisca nel contesto della stampa sindacale degli anni Cinquanta e come la pubblicistica degli edili assunse una propria specificità e tentò di esprimere i tratti essenziali dei modelli sindacali seguiti.